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    Contesting Marital Presumption of Paternity – Biological Father’s Legal Position. Comparative Overview in Albania and the Western Balkan Countries

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    This scientific article is focused on the possibility for the biological father to challenge the marital presumption of paternity. Academic studies show that there is an enlargement of legal actions towards the establishment of biological evidence and that non-marital parents have enforceable legal rights. In the Albanian legislation (and in some others as well), there is a different treatment reserved for children born within and out of wedlock. While the biological father is entitled to contest the paternity of a child born out of wedlock, he is not when it comes to children born within wedlock. Thus, the aim of the research is to critically analyse the Albanian legislation on presumed paternity contestation, focusing on the legal position of the biological father of the child. It takes into consideration relevant doctrine, the jurisprudence of the European Court of Human Rights, and comparative legislation in the Western Balkan countries. The main thesis of this paper is that, when contesting the marital presumption of paternity, a fair balancing of competing rights and interests at stake is not reached if the biological father is excluded from the category of persons entitled to contest the presumed paternity

    L'evoluzione della forma di governo in Albania dopo la caduta del regime totalitario (1991-2012).

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    I mutamenti di regime registrati nei paesi dell’Europa centro-orientale alla fine degli anni ‘80, e l’avvio verso la transizione democratica, è stato trattato successivamente da autorevole dottrina, spesso avendo in mente democrazie ormai sovrane e tese a rimanere tali. Eppure, la scommessa sugli esiti dei nuovi progetti costituzionali e sulla loro capacità di restaurare e far funzionare effettivamente i rispettivi ordinamenti, secondo il modello di riferimento scelto, il modello del costituzionalismo occidentale, rappresenta ancora oggi una scommessa aperta. Più volte è stata sottolineata, in considerazione delle diverse realtà socio-politiche di riferimento, la difficile forma che la democrazia ha assunto in alcuni paesi di recente democratizzazione. E’ stato rilevato infatti che il successo delle nuove costituzioni adottate negli ordinamenti in trasformazione, più che da una lettura dei testi, tesa a capire il disegno costituzionale dei nuovi regimi, dipende dall’effettiva realizzazione e istituzionalizzazione degli equilibri fra gli organi costituzionali di vertice. Si sono registrati casi ove la rispettiva scelta del parlamentarismo, in virtù della forza politica dei partiti ma soprattutto grazie alla dottrina della sovranità del Parlamento, ha oscurato il significato del principio di separazione e bilanciamento dei poteri, consentendo il travestimento del ruolo prevalente assunto dal partito dominante, penetrato nell’esecutivo e controllandolo a sua volta. Si è posto quindi il problema del ruolo del Parlamento quale organo centrale dell’ordinamento e sovraordinato agli altri organi costituzionali. Così come non sono mancate voci preoccupate già nei primi anni della transizione alla democrazia, restii a raccomandare l’adozione della regola di maggioranza, in considerazione delle sue possibili derive nel dispotismo maggioritario, soprattutto in ordinamenti dove il consolidamento della democrazia è ancora in corso, dovendo percorrere una lunga strada, come si è storicamente dimostrato. \ud L’accenno ai suddetti rilievi di studi e opinioni, sembra dunque più che attuale, in considerazione dei recenti sviluppi segnalati nei paesi dell’area dell’Europa centro-orientale, fra i quali interessa in via primaria l’Albania e i relativi sviluppi, che costituiscono anche l’oggetto del presente lavoro di ricerca. L’Albania è uno di quei ordinamenti che nel processo intrapreso di cambiamento del regime, non poteva contare su esperienze precedenti importanti e continuative di democrazia . Di cui anche l’interrogativo sull’effettività dei nuovi principi e regole introdotte inizialmente nel nuovo sistema. Nemmeno ha potuto contare della piattaforma normativa internazionale iniziata nel 1975 con gli Accordi di Helsinki che poneva le basi per un miglioramento delle relazioni tra il blocco comunista e quello occidentale, soprattutto in tema di tutela dei diritti umani e delle minoranze, in quanto non firmataria. Nonostante ciò i primi cambiamenti rinvenibili in Albania, all’inizio degli anni ’90, e successivamente tradotti in una vera e propria transizione verso la democrazia, hanno risentito dell’innegabile influenza di diversi organismi internazionali interessati alle sue sorti, quali la Comunità europea, il Consiglio d’Europa, la Commissione per la Democrazia attraverso il Diritto del Consiglio d’Europa, l’Ufficio per le istituzioni democratiche dell’OSCE, in tema di Stato di diritto, democrazia, tutela dei diritti e delle libertà; e il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, su questioni che riguardavano i nuovi indirizzi politici economici e finanziari che avrebbero ispirato i nuovi testi costituzionali. Si trattava quindi di un influenza che si presentava come assistenza e guida nella fase transizionale da un regime all’altro, e tramite inviti ad aderire ai diversi atti normativi e organismi internazionali. \ud In questo senso rileva verificare il quadro giuridico nel quale si è realizzato il processo costituente in Albania, le sue fasi, l’eventuale efficacia dei nuovi principi recepiti nell’ordinamento, così come le modalità in cui è stato esercitato il potere costituente in Albania, quale potere originario fondante la nuova convivenza civile, o quale fedele trascrizione e ricezione di principi e regole esperimentati con successo altrove. L’intento è quello di percorrere l’iter dei mutamenti realizzati sul piano istituzionale nell’ordinamento albanese dagli anni ’90, fino ad oggi, anche alla luce di alcuni importanti emendamenti costituzionali adottati nel 2008, che hanno travolto il fragile equilibrio fra i poteri, e la visione di un passato ventennale in cui si è tentato di ricostruire un ordinamento all’insegna del costituzionalismo, del periodo pre-costituzionale (1991-1998) e post-costituzionale (dall’avvento della Costituzione del 1998 in poi). La Costituzione del 1998 si apre con la frase “Qui comincia il futuro”, riferendosi appunto alle sfide affrontate nei primi 7 anni della transizione, in nome di un futuro realmente democratico (almeno nelle intenzioni), anche se la realtà odierna pone una serie di domande sulla strada che ancora deve essere percorsa mentre si ripropongono ancora una volta fenomeni di marginalizzazione estrema dell’opposizione, di violazione delle norme costituzionali, e del reale potere di chi sostiene i numeri giusti per dettare legge. \ud Dal punto di vista temporale l’analisi parte da un periodo caratterizzato dalla volontà di riformare il paese, a partire dalla ristrutturazione del sistema istituzionale, e che include entrambe le fasi pre-costituzionale e post-costituzionale. In questo senso si propone di analizzare il grado di realizzazione delle prescrizioni costituzionali in riferimento ai principi del costituzionalismo, allo Stato di diritto, alla separazione ed equilibrio tra i poteri, al pluralismo politico, in un ottica almeno apparentemente parlamentare e ricostruire l’evoluzione della forma di governo. La premessa a questo lavoro è costituita dalla ricostruzione degli eventi storici del periodo della transizione, periodo in cui si è realizzata la caduta del sistema totalitario e l’avvio verso un sistema istituzionale ispirata al costituzionalismo, per poi analizzare i rapporti e l’interazione tra i principali organi costituzionali ossia l’Assemblea, il Governo, il Presidente della Repubblica e la Corte costituzionale, quali principali protagonisti in termini di determinazione, realizzazione e mantenimento della forma di governo predisposta dall’ordinamento. \ud Il lavoro verrà condotto attraverso lo studio della dottrina albanese ed estera in merito, ma soprattutto attraverso l’elaborazione, l’analisi e l’interpretazione sistematica dei relativi testi normativi in riferimento ai rapporti intercorsi tra i suddetti soggetti costituzionali

    The Rights and Obligations of Spouses in Islamic Classic Law

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    Islamic Law, the third largest global legal system, next to Civil Law and Common Law, has been far -back subject of an increased interest to the academics.  Its main peculiarity is the absorption of theology in the law. There is no clear borderline between juridical and religious regulation. For this reason it is important to understand how certain legal institutes where regulated in the past. In fact, Islamic classic law despite its later evolution is considered the most authoritative legal source, because closest to the Divine Revelation. With regard to the rights and obligations of spouses, they’re conceived in terms of complementary, while their equality is interpreted in terms of moral and spiritual rights and obligations. In order to better comprehend their rights and obligations, it is necessary to analyze the different roles of gender inside the Islamic family. Given the premises, this paper will focus on specific rights and obligations between spouses and with regard to the child-parent relationship. In particular, it will treat the meaning of the supremacy or authority of the man to the woman; the rights and obligations that they have towards the children born in and out of wedlock; the questions on the practice of the polygyny

    Fermentation-enabled wellness foods: A fresh perspective

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