68 research outputs found

    Miti, miti in miniatura, miti senza racconto. Note a quattro epilli (Mosch. "Eur." 58-62, Catull. 64,89-90, Verg. "georg." IV 507-515, Ou. "met." XI 751-795)

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    The pattern ‘frame and inset’ is a characteristic feature of Roman epyllion. Under this respect, Moschus’ Europa was a precursor of it. This study surveys the development of the type within Latin literature from Catullus to Ovid – i.e. from problematic unity to mannerism and play with forms – focusing on some passages of highly representative and influencial poems

    Fortuna delle eroine d'un tempo. Da Omero a Villon

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    pp.19-66Nella poesia catalogica e più specificamente genealogica, l’esteso contenuto erudito prende la forma che è garanzia di verità grazie alla sua struttura: essa consiste in un appropriato circoscrivere e disporre le parti interne dell’opera, ma anche nell’appropriato inquadramento di essa nell’organismo della cultura comunitaria. Ciò significa immettere il complesso catalogico dall’esterno in un ordine temporale, di cui proprio quel catalogo concreterà l’estensione e chiarirà l’articolazione. Il catalogo delle eroine è parte integrante di un piano che mira a un effetto di totalità integrando gli opposti: femminile-maschile; antiche eroine-antichi eroi; tempo della morte-tempo della vita; forma del catalogo genealogico-forma della mimesi epica. Per la sua fluidità, il catalogo si presta a rielaborazioni: nella serie dei testi che derivano da Omero qui considerati – il grande affresco di Polignoto; il libro VI dell’Eneide; il canto V dell’Inferno di Dante, la ballata di François Villon, detta Des dames du temps jadis – il catalogo delle eroine resta necessario alla rappresentazione dell’Oltremondo, mentre la tecnica di combinazione tra i codici – catalogico e narrativo – evolve sempre più concentrando il rilievo sapienziale del catalogo e limitandone l’autonomia formale.In catalogic poetry and more specifically in genealogical poetry, the extensive learned content takes a form which, by means of its very organization, is a guarantee of truth: it consists of an appropriate limitation and disposition of the internal parts of the work, but also requires that the content be framed as appropriate into the organic culture of its community. This means placing the catalogic complex from the outside into a temporal order, whose dimension and internal articulation the catalogue itself will constitute and determine. The Catalogue of Heroines is part of a plan which aims at a full integration of opposites: male-female, ancient heroes-ancient heroines; time of death -time of life; form of genealogical catalogue - form of epic mimesis. Because of its fluidity, the catalogue is open to reworkings: in a series of texts which derive from Homer and which will be considered in this paper - the great fresco by Polignotus; book VI of the Aeneid; the V canto of Dante’s Inferno, François Villon’s ballad Des dames du temps jadis - the catalogue of heroines remains a necessary tool for the representation of the Underworld, while the technique of combination of the codes - catalogic and narrative - evolves by increasingly concentrating on the sapiential importance of the catalogue while limiting its formal autonomy

    Ombre sull'acqua, da Virgilio a Pascoli

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    pp. 95-102The interpretation of Verg. Aen. VIII 96 is controversial; this paper supports, through the analysis of auctores behind the Virgilian text (especially Ap. Rh. 519-558 and Cat. 64, 16-18), the exegesis of Servius, according to which the Trojans vessels, as they sailed up the river, shattered the shadows projected over the water. Among the Virgilian commentators who interpret the verse in the way of Servius, there is also G. Pascoli, who glosses silvas ‘reflected in water'; also in Alexandros, Pascoli engages with some of the previous Virgilian reworkings (Stat. silu. I 3,16 ff. and G. Carducci, Alle fonti del Clitumno vv. 77-88) thus adding to the tradition developed around this classical motif

    Tre esempi dal libro VII

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    La struttura tematica delle Punica di Silio Italico fa immediatamente balzare alla mente del lettore il libro nono dell’Eneide, che è il principale ipotesto di Silio. Ma Silio ‘contamina’ il suo ipotesto con ulteriori echi, che reindirizzano il suo lettore anche ad altri libri dell’Eneide o verso altri autori come Ovidio e Lucano. Fernandelli definisce questa tecnica che amalgama nello stesso passo varie allusioni da differenti parti dell’Eneide come una forma di memoria selettiva che richiama la strategia narrativa operata da Ovidio nella sua ri-lettura di Virgilio. Silio sfida la memoria del lettore a riconoscere la traccia dell’ipotesto in quello che innegabilmente è un tour de force letterario. In Silio, gli echi sono ‘frammentati’: egli disperde una singola allusione letteraria in unità liguistiche e le sparge in parti differenti del testo che hanno in comune scene simili.The thematic structure of Silius Italicus' Punica immediately conjures up in the mind of the reader book nine of the Aeneid, which is Silius’ main hypotext. However, Silius 'contaminates' his hypotext with further echoes, redirecting his reader either to other books of the Aeneid or to different authors such as Ovid and Lucan. Fernandelli defines this technique of blending in the same passage various allusions to different parts of the Aeneid as a form of selective memory which recalls the narrative strategy operated by Ovid in his re-reading of Vergil. Silius challenges the reader's memory to recognize the trace of the hypotext in what undeniably constitutes a literary tour de force. In Silius, the echoes are 'fragmented': he breaks up a single literary allusion into small linguistic units and scatters them in different parts of the text which have in common similar scenes

    Cultura e significati della praefatio all’ 'Epitalamio per le nozze di Onorio e Maria' di Claudiano

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    Il preambolo dell’ 'Ecloga' 6 di Virgilio va considerato tra le premesse della 'praefatio' claudianea intesa come tipo letterario. Nei versi virgiliani è nominata Talia – forse per la prima volta in un testo latino – , la musa che il poeta tardoantico più sentirà come sua propria. Il nome di Talia si associava, nei versi virgiliani, a un certo atteggiamento del poeta nei confronti dell’epica d’occasione, un atteggiamento in cui si specificava la scelta di Callimaco nei famosi distici di introduzione agli 'Aitia'. La 'praefatio' claudianea dà uno sviluppo suo proprio a questo tipo di preambolo apologetico, avvalendosi di nuove componenti, adattando la forma a specifici contesti e soprattutto invertendone la funzione: le prefazioni claudianee spesso introducono carmi epici d’accasione. Quando il tenore del testo introdotto è narrativo, o almeno lo è in prevalenza, il rapporto che si istituisce tra 'praefatio e carmen'assume forma ciclica o complementare. Per realizzare questi effetti, il poeta si affida alla cooperazione del lettore vigile ed esperto. Ciò accade anche nel caso dei carmi 9 e 10 – quest’ultimo un epitalamio epico –, i quali formano insieme con i carmi 11-14 – i quattro fescennini in metri lirici – un complesso poetico unitario. In questo studio è seguita l’interpretazione tradizionale che intende 'carm.' 9,11-14 come un riferimento ai fescennini da poco eseguiti nell’ambito dei festeggiamenti per le nozze imperiali. Il significato politico del 'carme', che Jean-Louis Charlet e altri studiosi hanno illuminato in modo persuasivo, è rinforzato e ulteriormente articolato attraverso una evocazione di testi greci e latini che l’autore ha sapientemente scelto e connesso tra loro. Capovolgendo il significato e l’atmosfera della 'Gigantomachia' – il tema principale dei passi richiamati – il poeta epitalamico dimostra tutto il potere ‘orfico’ del suo canto, la suprema capacità di armonizzare, all’evento celebrato, ogni componente del suo contesto.Verg. ecl. 6,1-12 must be considered amongst the formal models of Claudian’s praefationes. Therein Thalia appears – perhaps for the first time in a Latin text –, i.e. the favourite Muse of the late antique poet. In Vergil’s hexameters the name of Thalia is associated to a specific attitude of the poet towards epic, namely encomiastic epic. By this he specifies the object of Callimachus’ famous recusatio of epic in the prologue to the 'Aetia'. In his praefationes Claudian develops the tradition of this apologetic introductory form, by adapting it to new contexts and inverting its original function: a number of Claudian’s praefationes, in fact, introduce an epic poem. When the text thus prefaced is of a narrative kind, or pre-eminently so, the praefatio both introduces and complements the content or meaning of the poem. The poet relies on the educated reader’s cooperation in order to construct these sophisticated relationships. This is also the case of carm. 9 and 10 – the latter an epic epithalamium –, which form, along with carm. 11-14 – the lyrical fescennini – an organic set of poems. In this paper the traditional interpretation is followed according to which 'carm'. 9,11-14 refers to the recently performed fescennini. The political meaning of carm. 9, persuasively elucidated by Jean-Louis Charlet and other scholars, is further articulated and reinforced by the evocation of some Greek and Roman poems, consistently selected and joined together by the poeta doctus. By reversing the meaning and atmosphere of 'Gigantomachy' – the main theme of the intertexts – he, the epitalamic poet, shows the ‘orphic’ power of his song, his supreme capability of harmonizing the celebrated event and every part of its context

    Catullo 64 e il Giambo 12 di Callimaco

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    La seconda parte del carme 64 di Catullo (vv. 278-408) è dedicata al banchetto nuziale. Sopraggiungono tre dèi donatori. Poi gli Olimpi tutti, a eccezione di Apollo e Diana, prendono posto nella sala. Infine le Parche intonano il peana nuziale. Esso è concepito come un epitalamio all’interno del quale il motivo augurale della felice discendenza è sviluppato ipertroficamente. Si ha così un epitalamio (stanze 1-3 e 11-12) che incornicia un ‘genethliacon (stanze 4-10). I due tipi letterari sono formalmente affini. Nel ‘Giambo 12’ di Callimaco, la festa olimpica per gli Anfidromia di Ebe sembra una cerimonia nuziale adattata a uno scopo più ‘domestico’: le Moire dovranno qui accompagnare un evento diverso dal matrimonio di Zeus ed Era. La tesi di questo studio è che Catullo, nel suo racconto del banchetto nuziale, abbia imitato la struttura del ‘Giambo 12’, che lo interessava sotto vari aspetti: la presenza delle Moire e il loro nesso con la nascita; la processione degli dèi donatori; il motivo ‘tutti tranne uno’; e infine la complessa relazione mito-presente, che Callimaco aveva tessuto tanto sul piano paradigmatico (il mito è figura oppure antitesi del presente) quanto su quello sintagmatico (il mito è premessa del presente). L’esame attento di questo ultimo punto dimostra inoltre che il ‘Giambo 12’ rappresentò un ‘trait d’union’ tra i due principali modelli della scena nuziale e, rispettivamente, dell’epilogo del carme 64, modelli che la critica ha riconosciuto nell’ ‘Ifigenia in Aulide’ di Euripide (III stasimo) e in testi del ‘corpus’ esiodeo (in part. Op. 174ss.).The second half of Catullus 64 (ll. 278-408) concerns the wedding ceremony proper. Three gods carrying gifts come along. Then the Olympians, all of them but Apollo (and Diana), take a seat in the banquet hall. The Parcae finally sing the nuptial peana. This song is conceived as an epithalamium which develops the auspicious motif of the happy offspring to an exceptional extent. What we have read, eventually, is an epithalamium (stanzas 1-3 and 11-12) with an embedded genethliacon (stanzas 4-10). The two literary types, in fact, are formally akin to each other. In Callimachus’ ‘Iambus 12’, the Olympic feast celebrating the Amphidromia for Hebe looks like a wedding ceremony adapted to a more ‘domestic’ occasion: now the Moirai are summoned in order to assist an event other than the marriage of Zeus and Hera. The purpose of this paper is to argue that Catullus, in his representation of the wedding scene, imitated the structure of Callimachus’ ‘Iambus 12’, which had captured his attention by virtue of some noteworthy details: the Moirai, thereby associated with birth; the gods offering gifts; the ‘all but one’ motif; and lastly the complex relationship between myth and the present, which Callimachus’ poem established both on the paradigmatic level (myth as the archetype of the present; myth vs the present) and on the syntagmatic one (from myth to the present). Moreover, a close analysis of the last issue shows that Iambus 12 provided a trait d’union between the two major model-texts of the wedding scene and the epilogue of Catull’s poem respectively. According to the interpreters these models were Euripides’ ‘Iphigeneia at Aulis’ (III stasimon) and some texts of the Hesiodic corpus (especially Op. 174ff.)

    Ovidije i dvosmislenosti Eneide

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    L\u27ambiguità è un tratto caratteristico del linguaggio epico virgiliano. L\u27idea che essa sia l\u27espressione di un dualismo tra piani di significato rappresentati da voci (“Two voices theory\u27), cui attribuire un grado maggiore o minore di autenticità, è stata superata a favore di una lettura che riconosce tale autenticità nello stato aperto del testo, che insieme stimola all\u27interpretazione e si presta a una continua riattualizzazione dei propri significati. L\u27“ambivalenza” (del testo) ha preso il posto della dialettica di “ottimismo” e “pessimismo” (nella visione dell\u27autore). Virgilio, in Ovidio, è onnipresente. Le ambiguità dell\u27Eneide, la cui tipologia è varia, causano, in Ovidio, due risposte: lo invitano a illuminare le zone contraddittorie di quel testo già classico; oppure sono risolte o neutralizzate nel quadro di riscritture di genere e intonazione diversi, ma sempre in modo che la disambiguazione risulti palese e si configuri come una scelta conforme ai valori di una poetica nuova. Ciò si nota in particolare nelle Metamorfosi, dove i luoghi più complessi dell\u27Eneide nutrono l\u27invenzione poetica, mentre la loro conversione in situazioni, immagini, espressioni univoche asseconda la fluidità che il poema del continuo mutamento richiede al suo linguaggio. Ma questa semplificazione del complesso e determinazione dell\u27indeterminato è anche il filtro attraverso il quale l\u27inimitabile Eneide si offre all\u27imitazione delle generazioni successive.Dvosmislenost je karakteristično obilježje vergilijevskoga epskog jezičnog izraza. Ideja da je ona izrazom dualizma među značenjskim razinama koje predstavljaju glasovi (“Two voices theory”) prevladana je u korist čitanja koje prihvaća takvu autentičnost u otvorenosti teksta, koja istovremeno potiče interpretaciju i biva otvorena za neprekidnu reaktualizaciju vlastitih signifikata. “Dvoznačnost” (teksta) zauzela je mjesto dijalektike “optimizma” i “pesimizma” (u viziji autora). Virgilije je kod Ovidija sveprisutan. Dvoznačnosti Eneide, čija je tipologija raznolika, uzrokuju kod Ovidija dva odgovora: pozivaju ga da rasvijetli kontradiktorne zone u tom, već klasičnom, tekstu; ili su pak razriješene ili neutralizirane preradama u okviru drugoga žanra ili intonacije, ali uvijek tako da razdioba ostaje jasna i poput izbora koji se prilagođava vrijednostima nove poetike. To se osobito zamjećuje u Metamorfozama, gdje najkompleksnija mjesta Eneide hrane poetsku invenciju, dok njihova konverzija u jednoznačne situacije, slike i izraze podržava fluidnost kakvu poema neprekidne izmjene zahtijeva od svoga jezičnog izraza. No to je pojednostavljenje složenoga i određenje neodređenoga i filtar putem kojega se Eneida, koju nije moguće imitirati, nudi na imitaciju kasnijim generacijama

    Via Latina. Studi su Virgilio e sulla sua fortuna

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    Virgilio è un poeta bilingue e dalla cultura complessa, all’interno della quale si distingue bene una componente alessandrina. La parola dotta, la compresenza degli stili, lo spirito critico e talora agonistico ne sono aspetti caratteristici. Questo patrimonio intellettuale e tecnico, tuttavia, subisce nell’opera di Virgilio una trasformazione, in accordo con una nuova idea del genere letterario e in vista di nuovi scopi. La tendenza verso il poema universalmente rappresentativo, in particolare, comporta uno sviluppo dello stile nella direzione dell’organicità. I generi diventano modi, la varietà complessità; nasce un nuovo naturalismo poetico che può avvalersi, nell’opera narrativa in particolare, di tutte le parti e le gradazioni espressive del patrimonio letterario greco e latino. I saggi che compongono questo volume analizzano i modi in cui questa sintesi ha luogo nell’opera di Virgilio e ne seguono alcuni sviluppi lungo la Via Latina della cultura europea

    Closure and the Book of Virgil

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