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    L'OBBLIGAZIONE COME RAPPORTO COMPLESSO

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    Un’indagine sulle origini della moderna teoria dell’obbligazione: dalle “lacune” del diritto tedesco in tema di perturbative dell’adempimento, limitate alle fattispecie tipiche dell’impossibilitĂ  e del ritardo, ai tentativi di porvi rimedio. Da qui la fortuna della dottrina delle violazioni positive del contratto e la critica di Heinrich Stoll che, nel suo celebre saggio, tende a proporre una diversa ricostruzione dello schema delle Leistungsstörungen, come violazioni del diritto di credito, alla luce degli interessi sottesi alla prestazione e alla protezione e delle modalitĂ  della loro violazione. Nel collocare il pensiero di Stoll nella scienza giuridica germanica del XX secolo si cerca, da un lato, di indagare le ragioni che sono alla base del fenomeno di espansione del rapporto obbligatorio in Germania e di analizzare il sistema delle Schutzpflichten e delle Nebenpflichten cosĂŹ come codificato dalla Schuldrechtsreform del 2002. Dall’altro, di esaminare, con metodo comparativo, i principali problemi (obblighi di protezione e di prestazione, obbligazioni di sĂ©curitĂ© “di mezzi” e “di risultato”, obbligazione senza obbligo primario di prestazione, contatto sociale o negoziale, culpa in contrahendo, contratto con effetti di protezione per terzi e stipulation pour autrui tacite, responsabilitĂ  contrattuale e delittuale ecc.) che i temi dell’obbligazione e della sua struttura complessa pongono oggi all’attenzione della scienza giuridica. Il volume, nel ricostruire le vicende della moderna teoria dell’obbligazione, affronta taluni temi paradigmatici: la distinzione tra la nozione di “contatto sociale” (kraft sozialen Kontaktes) e l’idea di “contatto negoziale” (geschĂ€ftliche Kontakte di cui al § 311 BGB); la “connessione” funzionale delle obbligazioni di sĂ©curitĂ© e delle Schutzpflichten alla prestazione e la questione degli obblighi di protezione “puri” o “isolati”; le ragioni della riforma del diritto delle obbligazioni in Germania, anche in considerazione dei limiti del sistema di responsabilitĂ  delittuale e delle discordanti normative in tema di responsabilitĂ  degli ausiliari “nell’adempimento” e “nell’attività” (§§ 278 e 831 BGB); la responsabilitĂ  da affidamento derivante da status professionale, ma nell’ambito di una disciplina uniforme degli ausiliari del debitore (art. 1228 c.c.), ecc. Rilevata la “specificità” della culpa in contrahendo e valutata la possibilitĂ  di un suo possibile inquadramento nell’area della responsabilitĂ  contrattuale, si esplorano i temi delle prestazioni “non dovute”, ma tipicamente previste dalla legge (ad es., adempimento del terzo, gestione di affari altrui, contratto nullo ma eseguito, delegazione di pagamento, obbligazioni naturali ecc.), come fonte di obblighi di protezione fondati sulla regola di buona fede/correttezza. Da qui la possibile ricostruzione dei “rapporti di cortesia” all’interno di un paradigma relazionale. Dal confronto tra le esperienze francese e tedesca emerge una contrapposizione tra due diverse concezioni (la prima pluralistica, la seconda unitaria) dell’obbligazione. L’esperienza francese si caratterizza per il carattere “accessorio”, strumentale e rimediale delle obbligazioni di sĂ©curitĂ© e per un collegamento sistematico con le regole della responsabilitĂ  delittuale. Il dato della accessorietĂ  Ăš confermato dallo stesso lessico utilizzato dalla scienza giuridica d’oltralpe: l’essere “di mezzi” o “di risultato” Ăš una nozione che pertiene essenzialmente alla prestazione e che l’obbligazione di sĂ©curitĂ© acquisisce proprio in virtĂč del fenomeno di connessione funzionale, pur potendo esprimere una qualificazione diversa rispetto alla prestazione alla quale Ăš collegata. CosĂŹ, ad una prestazione (ad es., sanitaria) che rappresenta l’oggetto di un’obbligazione “di mezzi” puĂČ risultare collegata un’obbligazione di sĂ©curitĂ© che Ăš “di risultato”, la cui violazione dĂ  luogo ad un regime di responsabilitĂ  ben piĂč rigoroso di quello che discende dall’inadempimento dell’obbligo di prestazione. A differenza dell’esperienza tedesca, che proprio a seguito del contributo di Heinrich Stoll inizierĂ  a individuare nell’ambito dell’obbligazione intesa come rapporto complesso obblighi (recte, doveri) di protezione autonomi rispetto alla prestazione; e a differenza di una parte della giurisprudenza italiana che, proprio sulla base della ricezione di queste acquisizioni, tende oggi ad allinearsi all’esperienza germanica; nell’esperienza francese, malgrado il termine prestation sia talvolta usato per indicare il contenuto e/o l’oggetto dell’obbligazione strictement contractuelle, la dottrina e la giurisprudenza dominanti non procederanno mai ad una scomposizione della prestazione dalla sĂ©curitĂ© all’interno di un medesimo rapporto obbligatorio a struttura complessa. CosĂŹ l’obbligazione di sĂ©curitĂ©, che Ăš obbligazione ex lege, conserva una sua autonomia strutturale rispetto alle altre obbligazioni “strettamente contrattuali” alle quali Ăš funzionalmente connessa. Un altro aspetto che viene posto in evidenza Ăš quello del carattere rimediale del sistema delle obbligazioni di sĂ©curitĂ©, nel senso di attribuire un rimedio contrattuale (anche se soltanto) risarcitorio, che Ăš caratterizzato da un piĂč rigoroso regime di imputazione della responsabilitĂ  (rispetto al rimedio delittuale), al fine di tutelare uno specifico assetto di interessi. Emblematiche, sul punto, l’opera della giurisprudenza d’oltralpe nell’ideare (nel 1911-1913) un'obbligazione di sĂ©curitĂ© “di risultato” e la critica della dottrina riguardo alla prolifĂ©ration giurisprudenziale delle obbligazioni di sĂ©curitĂ©-moyens, testimoniata dalle recenti proposte di riforma ispirate al regime del concorso o alla “decontrattualizzazione” delle obbligazioni "di mezzi", al fine di garantire al “contraente” e al terzo una medesima tutela giuridica fondata su regole di responsabilitĂ  oggettiva, ora contrattuale, ora delittuale. Ma anche in Germania e in Italia la teoria degli obblighi di protezione e, piĂč in generale, il fenomeno di “contrattualizzazione” della responsabilitĂ  civile hanno contribuito a realizzare una piĂč intensa tutela della vittima, rispetto a quella che sarebbe conseguita sulla base dell’applicazione delle regole di diritto comune in tema di responsabilitĂ  delittuale per colpa. Anzi, un'autorevole dottrina tedesca ha individuato la medesima «funzione della teoria dei ‘doveri di protezione’» proprio nel rendere applicabile il § 278 BGB in luogo del § 831, al fine di escludere la prova liberatoria prevista da quest’ultimo testo. La teoria delle Schutzpflichten e l’estensione degli effetti di protezione anche nei riguardi di terzi, poi, hanno consentito di tutelare interessi non protetti ai sensi della responsabilitĂ  delittuale (ad es., danni meramente economici, danni da culpa in contrahendo e da contratti nulli, danni da inesatte informazioni, ecc.), sulla base della convinzione che debba essere proprio il contratto – e non la responsabilitĂ  delittuale – il tipico strumento di salvaguardia degli interessi patrimoniali. Anche in Italia l’importazione della dottrina degli obblighi di protezione e della controversa idea di “contatto sociale qualificato” ha consentito, quanto meno in specifici settori, di prevedere una tutela rafforzata per la vittima. L’allegazione di un inadempimento solo “astrattamente idoneo a causare il danno lamentato” inverte, nella sostanza, l’onere della prova della causalitĂ , dovendo il debitore «dimostrare o che tale inadempimento non vi Ăš stato ovvero che, pur esistendo, esso non Ăš stato eziologicamente rilevante». Nel diritto tedesco, in presenza di un ridimesionamento degli obblighi di protezione “autonomi” a quelli che discendono da Ă€hnliche geschĂ€ftliche Kontakte (e non da un mero “contatto sociale”), si pone oggi il problema della partizione tra leistungsbezogene Nebenpflichten e nicht leistungsbezogene Nebenpflichten (§ 241, commi 1 e 2) al fine di individuare il tipo di rimedio esigibile. In presenza dell’impraticabilitĂ  del solo approccio dogmatico-tassonomico, si suggerisce di adottare un metodo ispirato alla scelta del rimedio (risarcitorio o in forma specifica) in concreto esigibile. Constatata la rispondenza delle diverse soluzioni dottrinali e giurisprudenziali alle esigenze storiche ed alle caratteristiche sistematiche di ciascun diritto, si sottolinea il fenomeno dell’“equivalenza” e della “simmetria” dei regimi di imputazione della responsabilitĂ  in ambito delittuale e contrattuale, che spinge a un superamento della partizione e all’unificazione dei modelli di responsabilitĂ  in un itinerario che conduce dalla colpa alla strict liability

    Extending the fabric from the EGRIPice core in space with geophysicalmethods and modelling

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    Anisotropic crystal fabrics in ice sheets develop as a consequence of deformation and hence record information of past ice flow. Simultaneously, the fabric affects the present-day bulk mechanical properties of glacier ice because the susceptibility of ice crystals to deformation is highly anisotropic. This is particularly relevant in dynamic areas such as fast-flowing glaciers and ice streams, where the formation of strong fabrics might play a critical role in facilitating ice flow. Anisotropy is ignored in most state-of-the-art ice sheet models, and while its importance has long been recognized, accounting for fabric evolution and its impact on the ice viscosity has only recently become feasible. Both the application of such models to ice streams and their verification through in-situ observations are still rare. Ice cores provide direct and detailed information on the crystal fabric, but the logistical cost, technical challenges, particularly in fast-flowing ice and shear margins, difficulty in reconstructing the absolute orientation of the core, and their limitation of being a point measurement, make ice cores impractical for a spatially extensive evaluation of the fabric type. Indirect geophysical methods applied from or above the ice surface create the link between the small scale of laboratory experiments and ice–core observations to the large-scale coverage required for ice flow models and the complete understanding of ice stream dynamics. Here, we present a comprehensive analysis of the distribution of the ice fabric in the upstream part of the North-East Greenland Ice Stream (NEGIS). Our results are based on a combination of methods applied to extensive airborne and ground-based radar surveys, ice- and firn-core observations, and numerical ice-flow modelling. They show that in the onset region of NEGIS and around the EGRIP ice core drilling site, the fabric is horizontally strongly anisotropic, forming a horizontal girdle perpendicular to the ice flow, while the horizontal anisotropy reduces quickly over distances of less than five ice thicknesses outside of the ice stream’s shear margins. Downstream of the drill site, the fabric develops into a more vertically symmetric configuration on a time scale of around 2 ka, the first observation of this kind. Our study shows how ice-core based fabric observations, geophysical surveys and ice-flow modelling complement each other to obtain a more comprehensive picture of the spatially strongly varying fabric

    FUmanoid team description 2009

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    Abstract. This document describes hardware and software of the robots developed by the "FUmanoid" Team for the RoboCup competitions to be held in Graz, Austria 2009. The robot has 22 actuated degrees of freedom based on Dynamixel RX28, and RX64 servos. Central Processing, including Machine vision, Planning and control is performed using a Gumstix Verdex 6LP which is an ARM based 600MHz platform. Planning algorithms are organized in a new structure called Concurrent Scenario based Planning (CSBP). This paper explains the software and hardware used for the robot as well as control and stabilization methods developed by our team

    [Cr(III)8M(II)6](12+) Coordination Cubes (M(II) =Cu, Co)

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    [Cr(III)(8)M(II)(6)](12+) (M(II)=Cu, Co) coordination cubes were constructed from a simple [Cr(III)L(3)] metalloligand and a “naked” M(II) salt. The flexibility in the design proffers the potential to tune the physical properties, as all the constituent parts of the cage can be changed without structural alteration. Computational techniques (known in theoretical nuclear physics as statistical spectroscopy) in tandem with EPR spectroscopy are used to interpret the magnetic behavior

    Leukemia Inhibitory Factor in Rat Fetal Lung Development: Expression and Functional Studies

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    Background: Leukemia inhibitory factor (LIF) and interleukin-6 (IL-6) are members of the family of the glycoprotein 130 (gp130)-type cytokines. These cytokines share gp130 as a common signal transducer, which explains why they show some functional redundancy. Recently, it was demonstrated that IL-6 promotes fetal lung branching. Additionally, LIF has been implicated in developmental processes of some branching organs. Thus, in this study LIF expression pattern and its effects on fetal rat lung morphogenesis were assessed. Methodology/Principal Findings: LIF and its subunit receptor LIFRa expression levels were evaluated by immunohistochemistry and western blot in fetal rat lungs of different gestational ages, ranging from 13.5 to 21.5 days post-conception. Throughout all gestational ages studied, LIF was constitutively expressed in pulmonary epithelium, whereas LIFRa was first mainly expressed in the mesenchyme, but after pseudoglandular stage it was also observed in epithelial cells. These results point to a LIF epithelium-mesenchyme cross-talk, which is known to be important for lung branching process. Regarding functional studies, fetal lung explants were cultured with increasing doses of LIF or LIF neutralizing antibodies during 4 days. MAPK, AKT, and STAT3 phosphorylation in the treated lung explants was analyzed. LIF supplementation significantly inhibited lung growth in spite of an increase in p44/42 phosphorylation. On the other hand, LIF inhibition significantly stimulated lung growth via p38 and Akt pathways

    A roadmap to improve the quality of atrial fibrillation management:proceedings from the fifth Atrial Fibrillation Network/European Heart Rhythm Association consensus conference

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    At least 30 million people worldwide carry a diagnosis of atrial fibrillation (AF), and many more suffer from undiagnosed, subclinical, or 'silent' AF. Atrial fibrillation-related cardiovascular mortality and morbidity, including cardiovascular deaths, heart failure, stroke, and hospitalizations, remain unacceptably high, even when evidence-based therapies such as anticoagulation and rate control are used. Furthermore, it is still necessary to define how best to prevent AF, largely due to a lack of clinical measures that would allow identification of treatable causes of AF in any given patient. Hence, there are important unmet clinical and research needs in the evaluation and management of AF patients. The ensuing needs and opportunities for improving the quality of AF care were discussed during the fifth Atrial Fibrillation Network/European Heart Rhythm Association consensus conference in Nice, France, on 22 and 23 January 2015. Here, we report the outcome of this conference, with a focus on (i) learning from our 'neighbours' to improve AF care, (ii) patient-centred approaches to AF management, (iii) structured care of AF patients, (iv) improving the quality of AF treatment, and (v) personalization of AF management. This report ends with a list of priorities for research in AF patients

    Genome-wide association identifies nine common variants associated with fasting proinsulin levels and provides new insights into the pathophysiology of type 2 diabetes.

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    OBJECTIVE: Proinsulin is a precursor of mature insulin and C-peptide. Higher circulating proinsulin levels are associated with impaired ÎČ-cell function, raised glucose levels, insulin resistance, and type 2 diabetes (T2D). Studies of the insulin processing pathway could provide new insights about T2D pathophysiology. RESEARCH DESIGN AND METHODS: We have conducted a meta-analysis of genome-wide association tests of ∌2.5 million genotyped or imputed single nucleotide polymorphisms (SNPs) and fasting proinsulin levels in 10,701 nondiabetic adults of European ancestry, with follow-up of 23 loci in up to 16,378 individuals, using additive genetic models adjusted for age, sex, fasting insulin, and study-specific covariates. RESULTS: Nine SNPs at eight loci were associated with proinsulin levels (P < 5 × 10(-8)). Two loci (LARP6 and SGSM2) have not been previously related to metabolic traits, one (MADD) has been associated with fasting glucose, one (PCSK1) has been implicated in obesity, and four (TCF7L2, SLC30A8, VPS13C/C2CD4A/B, and ARAP1, formerly CENTD2) increase T2D risk. The proinsulin-raising allele of ARAP1 was associated with a lower fasting glucose (P = 1.7 × 10(-4)), improved ÎČ-cell function (P = 1.1 × 10(-5)), and lower risk of T2D (odds ratio 0.88; P = 7.8 × 10(-6)). Notably, PCSK1 encodes the protein prohormone convertase 1/3, the first enzyme in the insulin processing pathway. A genotype score composed of the nine proinsulin-raising alleles was not associated with coronary disease in two large case-control datasets. CONCLUSIONS: We have identified nine genetic variants associated with fasting proinsulin. Our findings illuminate the biology underlying glucose homeostasis and T2D development in humans and argue against a direct role of proinsulin in coronary artery disease pathogenesis

    Iron Behaving Badly: Inappropriate Iron Chelation as a Major Contributor to the Aetiology of Vascular and Other Progressive Inflammatory and Degenerative Diseases

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    The production of peroxide and superoxide is an inevitable consequence of aerobic metabolism, and while these particular "reactive oxygen species" (ROSs) can exhibit a number of biological effects, they are not of themselves excessively reactive and thus they are not especially damaging at physiological concentrations. However, their reactions with poorly liganded iron species can lead to the catalytic production of the very reactive and dangerous hydroxyl radical, which is exceptionally damaging, and a major cause of chronic inflammation. We review the considerable and wide-ranging evidence for the involvement of this combination of (su)peroxide and poorly liganded iron in a large number of physiological and indeed pathological processes and inflammatory disorders, especially those involving the progressive degradation of cellular and organismal performance. These diseases share a great many similarities and thus might be considered to have a common cause (i.e. iron-catalysed free radical and especially hydroxyl radical generation). The studies reviewed include those focused on a series of cardiovascular, metabolic and neurological diseases, where iron can be found at the sites of plaques and lesions, as well as studies showing the significance of iron to aging and longevity. The effective chelation of iron by natural or synthetic ligands is thus of major physiological (and potentially therapeutic) importance. As systems properties, we need to recognise that physiological observables have multiple molecular causes, and studying them in isolation leads to inconsistent patterns of apparent causality when it is the simultaneous combination of multiple factors that is responsible. This explains, for instance, the decidedly mixed effects of antioxidants that have been observed, etc...Comment: 159 pages, including 9 Figs and 2184 reference
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