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Il progetto di ricerca longitudinale \u201cIndici fonetici predittivi di balbuzie cronica in et\ue0 prescolare\u201d: primi risultati.
La balbuzie \ue8 un disordine della fluenza della parola che \ue8 presente nell\u20191% della popo-lazione mondiale e secondo ricerche recenti compare all\u2019et\ue0 media di 33 mesi (Yairi & Ambrose, 2005). Gli studi epidemiologici registrano un alto tasso di guarigione spontanea: bench\ue9 colpisca il 5% dei bambini prescolari, l\u201980% di essi guarisce spontaneamente entro il quinto anno dalla comparsa. Il restante 20% che, probabilmente a causa di una forte pre-disposizione genetica (Yairi & Ambrose, 2005), \ue8 destinato a cronicizzare, deve essere in-dividuato e sottoposto a trattamento terapeutico il prima possibile, in modo che la guarigio-ne possa essere rapida, completa e duratura (Starkweather, 1993).
Il presente lavoro illustra i primi risultati di un progetto di ricerca (CNR RSTL 995) vol-to all\u2019individuazione degli indici clinici predittivi, di tipo percettivo e acustico, che dovreb-bero permettere, gi\ue0 dalle prime fasi di comparsa del disturbo, di discriminare i soggetti candidati a cronicizzare rispetto a coloro che, invece, guariranno spontaneamente. Dei circa 40 soggetti finora reclutati, tutti con familiarit\ue0 al disturbo, quelli studiati a tutt\u2019oggi sono tre (Anna, Giuseppe, Alessandro). Di loro sono state selezionate e analizzate le registrazioni relative alle fasi significative di evoluzione del disturbo: il mese precedente la comparsa della balbuzie (per 2 dei 3 soggetti), il periodo dell\u2019insorgenza, il periodo a distanza di 12 mesi e quello intorno ai 15 mesi (fine della fase di osservazione ed inizio dell\u2019eventuale trattamento). Qui presentiamo i risultati relativi agli indici sperimentali Profilo delle di-sfluenze (Yairi & Ambrose, 2005) e all\u2019analisi acustica del grado di coarticolazione intrasil-labica, secondo il metodo delle \u2018Equazioni del Locus\u2019 (Sussman et alii, 1999; Zmarich e Marchiori, 2005).
I risultati evidenziano che per due dei tre soggetti il valore prognostico del Profilo delle disfluenze (remissione vs. cronicit\ue0) nel secondo semestre \ue8 simile a quello dei soggetti de-stinati a cronicizzare (Yairi & Ambrose, 2005). Il terzo soggetto (Anna), invece, a distanza di 12 mesi dall\u2019insorgenza sarebbe, secondo il Profilo delle disfluenze, candidato a remis-sione. Con riferimento ai dati relativi all\u2019analisi della coarticolazione intrasillabica, quest\u2019ultimo soggetto e uno degli altri due (Alessandro) sarebbero destinatati a guarire spontaneamente dal disturbo poich\ue9, a distanza di 12 mesi dall\u2019esordio, il grado di coartico-lazione nelle sillabe percettivamente fluenti si riduce rispetto alle tappe precedenti (come per i soggetti balbuzienti di Subramanian et alii 2003, che in seguito avrebbero recuperato spontaneamente), mentre il terzo soggetto sarebbe destinato a cronicizzare poich\ue9 il grado di coarticolazione intrasillabica si mantiene su livelli alti per tutte le tappe d\u2019et\ue0 studiate
Deep-Sea Bioluminescence Blooms after Dense Water Formation at the Ocean Surface
<p>The deep ocean is the largest and least known ecosystem on Earth. It hosts numerous pelagic organisms, most of which are able to emit light. Here we present a unique data set consisting of a 2.5-year long record of light emission by deep-sea pelagic organisms, measured from December 2007 to June 2010 at the ANTARES underwater neutrino telescope in the deep NW Mediterranean Sea, jointly with synchronous hydrological records. This is the longest continuous time-series of deep-sea bioluminescence ever recorded. Our record reveals several weeks long, seasonal bioluminescence blooms with light intensity up to two orders of magnitude higher than background values, which correlate to changes in the properties of deep waters. Such changes are triggered by the winter cooling and evaporation experienced by the upper ocean layer in the Gulf of Lion that leads to the formation and subsequent sinking of dense water through a process known as "open-sea convection". It episodically renews the deep water of the study area and conveys fresh organic matter that fuels the deep ecosystems. Luminous bacteria most likely are the main contributors to the observed deep-sea bioluminescence blooms. Our observations demonstrate a consistent and rapid connection between deep open-sea convection and bathypelagic biological activity, as expressed by bioluminescence. In a setting where dense water formation events are likely to decline under global warming scenarios enhancing ocean stratification, in situ observatories become essential as environmental sentinels for the monitoring and understanding of deep-sea ecosystem shifts.</p>