"La redditività nel tempo lungo come indicatore di efficacia strategica e la BSC": il caso Mediaset

L’evoluzione del comportamento strategico del gruppo Mediaset descritta in chiave comparativa e di medio-lungo termine, si inserisce nel quadro metodologico di ricerca qualitativa delineato in questo lavoro. Pur in assenza di un’ipotesi iniziale strutturata, l’analisi condotta con tecniche prevalentemente qualitative, corrobora ulteriormente un modello concettuale molto diffuso in letteratura: esistenza di una relazione significativa tra la dimensione strategica dell’impresa e, la propria performance economica nel tempo lungo. Dall’osservazione indiretta della condotta strategica e delle performance storiche conseguite, è emersa una significativa relazione circolare, tra le due dimensioni aziendali. Mentre la gestione operativa e le contingenze ambientali esterne condizionano i risultati di breve periodo, nel medio-lungo periodo la dimensione strategica è alla base della redditività aziendale. Questo spiega perché nel tempo, al di là della ciclicità dell’economia e dello specifico ambito competitivo, la redditività del gruppo è stata sistematicamente superiore a quella dei principali competitori attivi nel settore. Ciò conferma la crescente necessità di realizzare un processo di controllo strategico, in grado di segnalare per tempo l’efficacia delle scelte strategiche compiute, che rappresentano il presupposto per una congrua e duratura redditività. In tale prospettiva, un ruolo determinante riveste lo strumento della balanced scorecard, capace di tradurre, day to day, la strategia in coerenti comportamenti operativi, mediante il monitoraggio di variabili quali-quantitative, esplicative della missione e della visione strategica aziendale. Il gruppo Mediaset ha avviato l’implementazione di tale strumento nel 2003 al proprio sistema informativo aziendale, in quanto funzione critica a supporto di tutte le unità aziendali. Sebbene sul piano formale, il gruppo non abbia ancora applicato lo strumento all’intero business aziendale, dall’analisi condotta è emersa una sostanziale applicazione della bsc all’intera gestione aziendale dell’azienda, per la forte attenzione del management aziendale non solo ai risultati di breve periodo ma anche e soprattutto ai quei value drivers in grado di creare le condizioni per uno sviluppo duraturo dell’impresa nel tempo. Infatti, il gruppo Mediaset, pur adottando una strategia di forte focalizzazione sul core business, ottenendo nel tempo un duraturo vantaggio competitivo, ha sistematicamente orientato la propria condotta anche al futuro, attraverso ingenti investimenti strategici, soprattutto in assets immateriali (relazioni con fornitori e clienti,immagine di marca,investimenti in conoscenza, formazione del personale, ricerca & sviluppo) che nel breve periodo, hanno solo in parte ridotto la redditivita’aziendale a vantaggio invece, della sua dimensione qualitativa. Ci sono investimenti, soprattutto immateriali, destinati a produrre presumibilmente flussi reddituali solo a distanza di anni; essi però, rappresentano le precondizioni della redditività futura. La gestione strategica dell’impresa, realizzata con la bsc e il controllo strategico dei costi e delle attività connesse, diventano dunque, fonte di vantaggi competitivi durevoli e difendibili nel tempo. Tuttavia, il vantaggio competitivo acquisito dal gruppo nel proprio core business, per effetto della crescente complessità ambientale appare, come evidenziato dall’analisi dei dati, sempre meno difendibile. Di qui, la necessità di affrontare nuove sfide in termini di business serviti, al fine di cogliere nuove opportunità di mercato e ridurre i rischi legati all’affermazione di nuovi temibili competitors. La redditività operativa negli ultimi anni è in forte calo, anche se resta al di sopra della media di settore. Il calo della redditività del gruppo, nel breve periodo, va sicuramente ascritto alle mutate e difficili condizioni macroeconomiche e dello specifico ambito competitivo, ma anche e soprattutto agli ingenti investimenti strategici attuati per migliorare la propria value proposition. Oggi, pur difendendo la redditività nel proprio core business, l’azienda sta evolvendo sempre più, verso una logica multipiattaforma e multichannel, dove la variabile critica diventa il controllo dei contenuti Tv e delle tecnologie di accesso al cliente. Mentre nel business maturo, l’impresa persegue una strategia competitiva poco differenziata, in grado di realizzare ancora elevate economie di scala e di scope, nel nuovo business della pay Tv si elaborano strategie competitive fortemente differenziate al fine di soddisfare istanze sempre più personalizzate e sofisticate del pubblico televisivo, sperimentando nuove forme di interazione con il mercato e quindi nuove opportunità di business pubblicitario. La relazione con i clienti, i fornitori diventa lo scopo ma anche lo strumento per accrescere la propria redditività nel tempo mediante l’acquisizione di nuove forme di vantaggio competitivo

The auditory anatomy of the minke whale (Balaenoptera acutorostrata) : a potential fatty sound reception pathway in a baleen whale

Author Posting. © John Wiley & Sons, 2012. This article is posted here under terms and conditions set forth in the Wiley Online Library. The definitive version was published in The Anatomical Record: Advances in Integrative Anatomy and Evolutionary Biology 295 (2012): 991-998, doi:10.1002/ar.22459.Cetaceans possess highly derived auditory systems adapted for underwater hearing. Odontoceti (toothed whales) are thought to receive sound through specialized fat bodies that contact the tympanoperiotic complex, the bones housing the middle and inner ears. However, sound reception pathways remain unknown in Mysticeti (baleen whales), which have very different cranial anatomies compared to odontocetes. Here, we report a potential fatty sound reception pathway in the minke whale (Balaenoptera acutorostrata), a mysticete of the balaenopterid family. The cephalic anatomy of seven minke whales was investigated using computerized tomography and magnetic resonance imaging, verified through dissections. Findings include a large, well-formed fat body lateral, dorsal, and posterior to the mandibular ramus and lateral to the tympanoperiotic complex. This fat body inserts into the tympanoperiotic complex at the lateral aperture between the tympanic and periotic bones and is in contact with the ossicles. There is also a second, smaller body of fat found within the tympanic bone, which contacts the ossicles as well. This is the first analysis of these fatty tissues' association with the auditory structures in a mysticete, providing anatomical evidence that fatty sound reception pathways may not be a unique feature of odontocete cetaceans

Managing the Effects of Noise From Ship Traffic, Seismic Surveying and Construction on Marine Mammals in Antarctica

© 2019 Erbe, Dähne, Gordon, Herata, Houser, Koschinski, Leaper, McCauley, Miller, Müller, Murray, Oswald, Scholik-Schlomer, Schuster, Van Opzeeland and Janik. The Protocol on Environmental Protection of the Antarctic Treaty stipulates that the protection of the Antarctic environment and associated ecosystems be fundamentally considered in the planning and conducting of all activities in the Antarctic Treaty area. One of the key pollutants created by human activities in the Antarctic is noise, which is primarily caused by ship traffic (from tourism, fisheries, and research), but also by geophysical research (e.g., seismic surveys) and by research station support activities (including construction). Arguably, amongst the species most vulnerable to noise are marine mammals since they specialize in using sound for communication, navigation and foraging, and therefore have evolved the highest auditory sensitivity among marine organisms. Reported effects of noise on marine mammals in lower-latitude oceans include stress, behavioral changes such as avoidance, auditory masking, hearing threshold shifts, and—in extreme cases—death. Eight mysticete species, 10 odontocete species, and six pinniped species occur south of 60°S (i.e., in the Southern or Antarctic Ocean). For many of these, the Southern Ocean is a key area for foraging and reproduction. Yet, little is known about how these species are affected by noise. We review the current prevalence of anthropogenic noise and the distribution of marine mammals in the Southern Ocean, and the current research gaps that prevent us from accurately assessing noise impacts on Antarctic marine mammals. A questionnaire given to 29 international experts on marine mammals revealed a variety of research needs. Those that received the highest rankings were (1) improved data on abundance and distribution of Antarctic marine mammals, (2) hearing data for Antarctic marine mammals, in particular a mysticete audiogram, and (3) an assessment of the effectiveness of various noise mitigation options. The management need with the highest score was a refinement of noise exposure criteria. Environmental evaluations are a requirement before conducting activities in the Antarctic. Because of a lack of scientific data on impacts, requirements and noise thresholds often vary between countries that conduct these evaluations, leading to different standards across countries. Addressing the identified research needs will help to implement informed and reasonable thresholds for noise production in the Antarctic and help to protect the Antarctic environment

Elastic modulus of cetacean auditory ossicles

In order to model the hearing capabilities of marine mammals (cetaceans),it is necessary to understand the mechanical properties, such aselastic modulus, of the middle ear bones in these species. Biologically realisticmodels can be used to investigate the biomechanics of hearing in cetaceans,much of which is currently unknown. In the present study, theelastic moduli of the auditory ossicles (malleus, incus, and stapes) of eightspecies of cetacean, two baleen whales (mysticete) and six toothed whales(odontocete), were measured using nanoindentation. The two groups ofmysticete ossicles overall had lower average elastic moduli (35.2613.3GPa and 31.666.5 GPa) than the groups of odontocete ossicles (53.367.2GPa to 62.364.7 GPa). Interior bone generally had a higher modulus thancortical bone by up to 36%. The effects of freezing and formalin-fixation onelastic modulus were also investigated, although samples were few and noclear trend could be discerned. The high elastic modulus of the ossicles andthe differences in the elastic moduli between mysticetes and odontocetes arelikely specializations in the bone for underwater hearing. Anat Rec, 297:892–900, 2014. VC 2014Wiley Periodicals, Inc

A prediction of the minke whale (Balaenoptera acutorostrata) middle-ear transfer function

The lack of baleen whale (Cetacea Mysticeti) audiograms impedes the assessment of the impacts of anthropogenic noise on these animals. Estimates of audiograms, which are difficult to obtain behaviorally or electrophysiologically for baleen whales, can be made by simulating the audiogram as a series of components representing the outer, middle, and inner ear (Rosowski, 1991; Ruggero and Temchin, 2002). The middle-ear portion of the system can be represented by the middle-ear transfer function (METF), a measure of the transmission of acoustic energy from the external ear to the cochlea. An anatomically accurate finite element model of the minke whale (Balaenoptera acutorostrata) middle ear was developed to predict the METF for a mysticete species. The elastic moduli of the auditory ossicles were measured by using nanoindentation. Other mechanical properties were estimated from experimental stiffness measurements or from published values. The METF predicted a best frequency range between approximately 30 Hz and 7.5 kHz or between 100 Hz and 25 kHz depending on stimulation location. Parametric analysis found that the most sensitive parameters are the elastic moduli of the glove finger and joints and the Rayleigh damping stiffness coefficient ß. The predicted hearing range matches well with the vocalization range