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Christian Wolff tra psicologia empirica e psicologia razionale: atti del seminario internazionale di studi, Verona, 13-14 maggio 2005
Il confronto tra psicologia empirica e psicologia razionale costituisce senz\u2019altro uno dei nodi pi\uf9 significativi del pensiero di Christian Wolff e permette non solo di ricostruirne dall\u2019interno le motivazioni e gli sviluppi pi\uf9 significativi, ma anche di apprezzarne l\u2019influsso nel dibattito successivo. Allo stesso tempo, tuttavia, proprio tale nodo centrale del suo pensiero si presta forse pi\uf9 degli altri al fraintendimento che si pu\uf2 riassumere nello schema, tante volte ripetuto nella letteratura critica, di un Wolff epigono della tradizione scolastica, della quale si limiterebbe a fornire una versione aggiornata sulla base delle nuove istanze del pensiero moderno.
Quando Kant nella Critica della ragion pura, all\u2019interno della Dialettica trascendentale, si confronter\ue0 con la grandi tesi della metafisica tradizionale, saranno proprio i grandi volumi delle opere wolffiane a costituire il termine di riferimento, al di l\ue0 dell\u2019assenza di un rimando esplicito e puntuale. L\u2019impressione, che il lettore comune per lo pi\uf9 ne ricava, sembra avvalorare una sorta di continuit\ue0 rispetto alle impostazioni scolastiche, quasi che la distinzione tra psicologia empirica e psicologia razionale fosse ormai assodata e non costituisse invece un elemento di novit\ue0. Una novit\ue0, del resto, che potrebbe risultare con tutta evidenza anche solo dal fatto che possiamo in effetti rintracciarla solo a partire dalle Institutiones del Th\ufcmmig pubblicate nel 1725, mentre risulta assente, sul piano strettamente terminologico, nelle stesse opere wolffiane anteriori a quella data, per essere invece consacrata in modo definitivo solo con l\u2019edizione dei due grossi volumi latini, la Psychologia empirica e la Psychologia rationalis, apparsi la prima volta tra il 1732 e il 1734.
Come spesso accade, l\u2019uso dei termini corrisponde anche in Wolff ad uno specifico nodo problematico che si era venuto sviluppando gi\ue0 dalle prime opere, per trovare una prima formulazione compiuta nel testo della cosiddetta Metafisica tedesca, apparsa in prima edizione agli inizi del 1720. Nel tracciato di quest\u2019opera, che solo in parte corrisponde alla scansione delle grandi opere latine degli anni Trenta, il discorso sull\u2019anima viene ad occupare due capitoli ben distinti, il terzo e il quinto, sulla base di una precisa distinzione che fin d\u2019ora suona, da una parte, come richiamo alla concretezza dell\u2019esperienza (\uab Von der Seele \ufcberhaupt und was wir nehmlich von ihr wahrnehmen \ubb), dall\u2019altra, come tentativo di chiarirne l\u2019essenza, in un discorso che si allarga, come riporta il titolo del capitolo, alla considerazione in genere di ogni soggetto spirituale (\uabVon dem Wesen der Seele und eines Geistes \ufcberhaupt \ubb). Si avverte fin d\u2019ora tuttavia che i termini empirica e razionale risultano solo in parte appropriati ad indicare la distinzione, se non altro per il motivo che gi\ue0 nel terzo capitolo si parla di qualcosa che deve valere \ufcberhaupt e non solo sul piano della contingenza empirica. Per questo il confronto tra i due livelli della ricerca non dovr\ue0 mai dimenticare l\u2019intreccio continuo che li collega costantemente, al di l\ue0 delle facili schematizzazioni che vorrebbero un Wolff legato esclusivamente ad una deduzione a priori che parta dalla definizione dell\u2019essenza dell\u2019anima escludendo ogni rapporto con l\u2019esperienza.
Dal punto di vista metodologico, quella che potrebbe sembrare una manchevolezza dell\u2019impianto wolffiano, soprattutto per la ridondanza dei richiami tra i due livelli appena indicati, risulta agli studi pi\uf9 recenti come uno degli aspetti pi\uf9 significativi e interessanti di un pensiero che rivela una complessit\ue0 e una ricchezza notevoli, al di l\ue0 delle difficolt\ue0 che inevitabilmente lo percorrono a motivo del difficile equilibrio che cerca di raggiungere sulla base delle diverse istanze tipiche del pensiero moderno. Senza voler passare da un Wolff come espressione compiuta del razionalismo illuministico ad un Wolff filosofo dell\u2019esperienza sulla base di un modello che potremmo sinteticamente definire \u201cscientifico-sperimentale\u201d, occorre riconoscere che entrambe le interpretazioni possono trovare delle giustificazioni all\u2019interno delle opere wolffiane, e tra queste proprio le due grandi Psychologi\ue6 latine ne forniscono l\u2019esempio pi\uf9 articolato e significativo.
Tra gli studi che costituiscono come l\u2019occasione per le indagini svolte nel volume che qui presentiamo, possiamo certamente ricordare i contributi delle giornate di studio ad Halle, presso il Centro interdisciplinare di ricerca sull\u2019Illuminismo europeo (IZEA), nell\u2019aprile del 2002, promosse da J\ufcrgen Stolzenberg (Halle) e Pierre-Fran\ue7ois Moreau (Lyon) e dedicate appunto alla psicologia di Wolff nella sua elaborazione sistematica, oltre che al suo significato e agli influssi nel pensiero successivo 1. Ma non possiamo allo stesso tempo non ricordare anche il primo Convegno internazionale su Wolff, in occasione dei duecentocinquant\u2019anni dalla sua scomparsa, tenutosi sempre ad Halle, nell\u2019aprile del 2004, dal titolo \uab Christian Wolff und die Europ\ue4ische Aufkl\ue4rung \ubb: un\u2019occasione unica che ha visto il concorso di gran numero di studiosi, permettendo un bilancio quanto mai significativo sulla fortuna del suo pensiero nel pi\uf9 vasto contesto del dibattito filosofico europeo attorno alla met\ue0 del Settecento.
Le giornate di studio, svoltesi a Verona nel maggio del 2005, di cui qui presentiamo i contributi, intendono porsi sulla linea di tale rinnovato interesse per le problematiche wolffiane, e in particolare della sua psicologia, non solo dal punto di vista dell\u2019articolazione interna del suo pensiero, ma anche da quello dei riferimenti storici che ne possono consentire una migliore comprensione, cos\uec come degli influssi e delle discussioni che ha contibuito a determinare.
Nel segno di un ideale collegamento con il Convegno di Halle, in apertura delle giornate veronesi si \ue8 voluto anzitutto ricordare la figura di Hans-Werner Arndt, che a quel Convegno aveva tenuto la relazione inaugurale su \uab Christian Wolff - Philosophie als Weltweisheit \ubb, in una sorta di continuit\ue0 nel campo della ricerca scientifica, che si pu\uf2 senz\u2019altro ravvisare nell\u2019accentuazione del ruolo dell\u2019esperienza all\u2019interno del pensiero wolffiano, al di l\ue0 degli schemi usuali invalsi nella storiografia filosofica.
Il filo che riannoda i diversi contributi del volume pu\uf2 essere infatti ravvisato nel tentativo di accentuare, sia pure in maniera diversa, il richiamo alla concretezza dell\u2019indagine psicologica presente nelle opere wolffiane. Se non si pu\uf2 certamente dimenticare che la nascita della psicologia come disciplina scientifica autonoma si avr\ue0 solo con la seconda met\ue0 dell\u2019Ottocento, va riconosciuto all\u2019insieme delle indagini compiute da Wolff nel corso delle diverse opere \u2013 non solo le due Psychologi\ue6, ma anche la Physik e i Versuche, per ricordare solo alcune tra le pi\uf9 significative oltre la Metafisica tedesca \u2013, il merito di aver approfondito in modo rigoroso il vissuto umano, giungendo all\u2019individuazione di alcune leggi specifiche che lo regolano, tra le quali basti ricordare, ad esempio, il ruolo svolto non solo dai processi dell\u2019associazione mentale, ma anche dal complesso intreccio tra tendenze e atti della volont\ue0 che regola il nostro comportamento. Nell\u2019insieme, potremmo dire che rimane costante il confronto tra fatti psichici e considerazioni filosofiche, in un intreccio di considerazioni che si potrebbero riassumere nel connubium tra ragione ed esperienza, al quale Wolff pi\uf9 volte si richiama.
Senza ripercorrere qui l\u2019apporto fornito alla discussione dai singoli contributi, basti ricordare, a titolo di esempio, il confronto con Locke e Malebranche, oltre che l\u2019analisi delle cosiddette ideae sensuales o dei processi tipici dell\u2019immaginazione e del linguaggio simbolico, e insieme la possibilit\ue0 dell\u2019utilizzo della matematica nella psicometria
Technical design report for the Barrel DIRC detector
The (anti-Proton ANnihiliation at DArmstadt) experiment will be one of the four flagship experiments at the new international accelerator complex FAIR (Facility for Antiproton and Ion Research) in Darmstadt, Germany. will address fundamental questions of hadron physics and quantum chromodynamics using high-intensity cooled antiproton beams with momenta between 1.5 and 15 GeV/c and a design luminosity of up to 2 × 1032 cm−2 s−1. Excellent particle identification (PID) is crucial to the success of the physics program. Hadronic PID in the barrel region of the target spectrometer will be performed by a fast and compact Cherenkov counter using the detection of internally reflected Cherenkov light (DIRC) technology. It is designed to cover the polar angle range from 22° to 140° and will provide at least 3 standard deviations (s.d.) π/K separation up to 3.5 GeV/c, matching the expected upper limit of the final state kaon momentum distribution from simulation. This documents describes the technical design and the expected performance of the Barrel DIRC detector. The design is based on the successful BaBar DIRC with several key improvements. The performance and system cost were optimized in detailed detector simulations and validated with full system prototypes using particle beams at GSI and CERN. The final design meets or exceeds the PID goal of clean π/K separation with at least 3 s.d. over the entire phase space of charged kaons in the Barrel DIRC
Experimental access to Transition Distribution Amplitudes with the P̄ANDA experiment at FAIR
Baryon-to-meson Transition Distribution Amplitudes (TDAs) encoding valuable new information on hadron structure appear as building blocks in the collinear factorized description for several types of hard exclusive reactions. In this paper, we address the possibility of accessing nucleon-to-pion (\u3c0N) TDAs from \uafpp \u2192 e+e 12\u3c00 reaction with the future PANDA detector at the FAIR facility. At high center- of-mass energy and high invariant mass squared of the lepton pair q2, the amplitude of the signal channel pp\uaf \u2192 e+e 12\u3c00 admits a QCD factorized description in terms of \u3c0N TDAs and nucleon Distribution Amplitudes (DAs) in the forward and backward kinematic regimes. Assuming the validity of this factorized description, we perform feasibility studies for measuring \uafpp \u2192 e+e 12\u3c00 with the PANDA detector. Detailed simulations on signal reconstruction efficiency as well as on rejection of the most severe background channel, i.e. pp\uaf \u2192 \u3c0+\u3c0 12\u3c00 were performed for the center-of-mass energy squared s = 5 GeV2 and s = 10 GeV2, in the kinematic regions 3.0 0.5 in the proton-antiproton center-of-mass frame. Results of the simulation show that the particle identification capabilities of the PANDA detector will allow to achieve a background rejection factor of 5 \ub7 107 (1 \ub7 107) at low (high) q2 for s = 5 GeV2, and of 1 \ub7 108 (6 \ub7 106) at low (high) q2 for s = 10 GeV2, while keeping the signal reconstruction efficiency at around 40%. At both energies, a clean lepton signal can be reconstructed with the expected statistics corresponding to 2 fb 121 of integrated luminosity. The cross sections obtained from the simulations are used to show that a test of QCD collinear factorization can be done at the lowest order by measuring scaling laws and angular distributions. The future measurement of the signal channel cross section with PANDA will provide a new test of the perturbative QCD description of a novel class of hard exclusive reactions and will open the possibility of experimentally accessing \u3c0N TDAs
Limited clinical relevance of imaging techniques in the follow-up of patients with advanced chronic lymphocytic leukemia: results of a meta-analysis
The clinical value of imaging is well established for the follow-up of many lymphoid malignancies but not for chronic lymphocytic leukemia (CLL). A meta-analysis was performed with the dataset of 3 German CLL Study Group phase 3 trials (CLL4, CLL5, and CLL8) that included 1372 patients receiving first-line therapy for CLL. Response as well as progression during follow-up was reassessed according to the National Cancer Institute Working Group1996 criteria. A total of 481 events were counted as progressive disease during treatment or follow-up. Of these, 372 progressions (77%) were detected by clinical symptoms or blood counts. Computed tomography (CT) scans or ultrasound were relevant in 44 and 29 cases (9% and 6%), respectively. The decision for relapse treatment was determined by CT scan or ultrasound results in only 2 of 176 patients (1%). CT scan results had an impact on the prognosis of patients in complete remission only after the administration of conventional chemotherapy but not after chemoimmunotherapy. In conclusion, physical examination and blood count remain the methods of choice for staging and clinical follow-up of patients with CLL as recommended by the International Workshop on Chronic Lymphocytic Leukemia 2008 guidelines. These trials are registered at http://www.isrctn.org as ISRCTN 75653261 and ISRCTN 36294212 and at http://www.clinicaltrials.gov as NCT00281918