603 research outputs found

    L'obbedienza non è d'obbligo

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    L'intervento di Luzzatto Fegiz ha il merito di lasciare intravedere da subito il groviglio interpretativo che accompagna l'emanazione delle leggi razziali: una quantità abnorme, com'è noto, di questioni e dubbi che le autorità locali con grande sollecitudine sollevano presso l'autorità centrale dei ministeri competenti e, come ultima istanza, presso il ministero degli Interni per ottenere soprattutto chiarezza e di certo anche per indurre il beneplacito dell' obbligo che poteva liberare (almeno in parte) l'esecutore delle disposizioni di legge da ogni responsabilità individuale. A ben vedere tutto il fervore dello scambio tra zelanti quesiti e circostanziate risposte è una trappola tanto micidiale quanto faticosamente congegnata, bisognosa di continui adattamenti: a tale riguardo, il dibattito che si apre nelle periferie svela i risvolti di un clima politico, all'interno del quale le sedimentazioni di antichi convincimenti giuridico-istituzionali intersecano nuove fedeltà, nient'affatto superficiali

    Introduzione.E se

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    L’autore introduce il tema dell’intero saggio, ovvero la storia delle terre al confine orientale e il suo rapporto con il presente, come il fatto stesso che le vicende del confine orientale continuino a sollecitare passioni e tensioni dia l’idea di un microcosmo che non si rassegna a trasformarsi in un placido oggetto di studio. Dunque questo “passato che non passa” è un refrain e, allontanare quelle ombre è proprio inutile, perciò si parla di “memorie condivise”. La memoria pubblica nazionale si è infatti costruita nel tempo attraverso la contrapposizione delle parti, modellata sulle esigenze della politica. L’autore infine mette in luce come leggere le città e i territori, pone alla ricerca storica molte domande e impone anche lo sguardo “dell’altro”. Si può dire quindi che è dunque possibile uno sguardo e tanti sguardi diversi rivolti al “passato che non passa”

    Una lunga emergenza sociale: le terre “redente” tra le due guerre mondiali

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    Histamine in cancer: the dual faces of the coin.

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    Commentary to:The role of histamine in human mammary carcinogenesis: H3 and H4 receptors as potential therapeutic targets for breast cancer treatment.Vanina Medina, Maximo Croci, Ernesto Crescenti, Nora Mohamad, Francisca Sanchez-Jimenez, Noelia Massari, Mariel Nunez, Graciela Cricco, Gabriela Martin, Rosa Bergoc, Elena River

    Junctional Adhesion Molecule-C Mediates the Recruitment of Embryonic-Endothelial Progenitor Cells to the Perivascular Niche during Tumor Angiogenesis

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    The homing of Endothelial Progenitor Cells (EPCs) to tumor angiogenic sites has been described as a multistep process, involving adhesion, migration, incorporation and sprouting, for which the underlying molecular and cellular mechanisms are yet to be fully defined. Here, we studied the expression of Junctional Adhesion Molecule-C (JAM-C) by EPCs and its role in EPC homing to tumor angiogenic vessels. For this, we used mouse embryonic-Endothelial Progenitor Cells (e-EPCs), intravital multi-fluorescence microscopy techniques and the dorsal skin-fold chamber model. JAM-C was found to be expressed by e-EPCs and endothelial cells. Blocking JAM-C did not affect adhesion of e-EPCs to endothelial monolayers in vitro but, interestingly, it did reduce their adhesion to tumor endothelium in vivo. The most striking effect of JAM-C blocking was on tube formation on matrigel in vitro and the incorporation and sprouting of e-EPCs to tumor endothelium in vivo. Our results demonstrate that JAM-C mediates e-EPC recruitment to tumor angiogenic sites, i.e., coordinated homing of EPCs to the perivascular niche, where they cluster and interact with tumor blood vessels. This suggests that JAM-C plays a critical role in the process of vascular assembly and may represent a potential therapeutic target to control tumor angiogenesis

    La traduzione come esperienza della differenza: dalla critica al platonismo di Antoine Berman al concetto di negoziazione di Umberto Eco

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    Abstract: Affermatasi come riflessione critica (storica e teorica) sulla  metafisica occidentale, e, in particolare, ponendo in discussione  il concetto di Identità che ne ha attraversato l’intera storia,  la «filosofia della differenza», costituisce l’espressione  non solo di un nuovo corso del  pensiero filosofico, che ha i suoi principali rappresentanti in Foucault, Deleuze, Derrida e Lacan, ma anche  la base teorica di una nuova teoria  e pratica della traduzione,  intesa non più come una operazione seconda, che si aggiunge eventualmente, accidentalmente, alla storia di una lingua, di un testo,ma in senso originario come «esperienza» dell’Altro.  Ed è a partire da qui che si snodano le riflessioni di Berman e Eco, analizzate in questo intervento, che pur nella diversità dei presupposti  teorici dei due autori, hanno in comune il fatto che entrambi parlano di «esperienze», piuttosto che di una metodologia sistematica e astratta, di un'etica della fedeltà, della centralità del testo (privilegiato rispetto al suo autore e persino al «significato»), dell'assenza di una «cosa in sé» celata dietro le parole.  Il traduttore, insomma,  al confine  fra due  diversi sistemi linguistico-culturali, ha il compito di cogliere la differenza  che si dà nella somiglianza

    Introduzione

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    Introduzione

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    Ideologia e traduzione: Jorge Amado in Italia e la traduzione in italiano di CapitĂŁes da Areia

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    O presente trabalho pretende considerar a tradução em italiano do romance de Jorge Amado, Capitães da areia, realizada em 1953 por Dario Puccini, colocando-a no contexto histórico-ideológico da Itália dos anos 1950 dominado pelo confronto entre o Partido Comunista e a Democracia Cristã. O texto da tradução, de fato, traz sinais de uma coerção ideológica que sujeita o romance de Amado, mediante mutilações e cortes de capítulos inteiros, simplificações linguísticas e reescrita de extensos trechos do texto original dentro dos esquemasde realismo socialista e, portanto, de uma literatura com forte caráter exemplar-educativo.This  paper aims at considering the Italian translation of Jorge Amado’s novel, Capitães da areia, made by Dario Puccini in 1953, placing it in the historical and ideological context of Italy ’50s dominated by the conflict between the Communist Party and the Christian Democrats. The translation of the text, in fact, bears the marks of an ideological compulsion that folds the Amado’s novel, through excisions and cuts of whole chapters, linguistic simplifications and rewriting of significant passages from the original text, in the patterns of socialist realism, and therefore, of a literature characterized by strong educational and exemplar contents.  Il presente lavoro intende prendere in considerazione la traduzione in italiano del romanzo di Jorge Amado, Capitães da areia, realizzata nel 1953 da Dario Puccini, collocandola nel contesto storico-ideologico dell’Italia degli anni ’50 dominato dalla contrapposizione tra Partito comunista e Democrazia Cristiana. Il testo della traduzione, infatti, porta i segni di una costrizione ideologica che piega il romanzo amadiano, mediante recisioni e tagli piuttosto netti di interi capitoli, semplificazioni linguistiche e riscrittura di corposi brani del testo originale, dentro gli schemi del realismo socialista e, dunque, di una letteratura a forte impronta esemplare-educativa
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