45 research outputs found

    Mentalità stratigrafica e progetti per la conoscenza e per la conservazione

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    Gli autori presentano i risultati più significativi di una ricerca svolta presso le Università di Milano e di Brescia, nell'ambito dei corsi di Restauro architettonico. Fra i principali obiettivi dello studio e delle esperienze didattiche correlate vi è il tentativo non solo di utilizzare le procedure dell'archeologia stratigrafica, per quanto utile e possibile, nella complessa serie di operazioni che segna la redazione di un progetto di conservazione e di riuso, ma di trasferirvi anche quella che si può definire come "mentalità stratigrafica". In particolare considerando nuovi codici, quali le Interfacce di Fase e le Unità Stratigrafiche Associate. A corredo di queste argomentazioni vengono anche svolte alcune considerazioni in merito al cosiddetto "Restauro archeologico

    Il restauro tra le macerie nella Milano della ricostruzione. Gli interventi al refettorio con l’Ultima cena di Leonardo e al Chiostro dei morti nel convento di Santa Maria delle Grazie (1943-1948)

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    Il contributo prende in esame alcuni aspetti poco conosciuti della ricostruzione del refettorio del convento domenicano presso Santa Maria delle Grazie in Milano, con l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e la Crocifissione di Donato Montorfano, e dell’adiacente Chiostro dei Morti, semidistrutti dai bombardamenti dell’agosto 1943. L’analisi di documentazione di archivio poco nota fa luce sia sulla portata degli interventi, sia sul ruolo giocato dalle diverse personalità che si avvicendarono, con ruoli istituzionali o professionali, nella progettazione e nella conduzione degli interventi su questi manufatti, e sulle polemiche che innescarono, fra 1943 e 1948. Mentre si preparava il restauro della Cena, si dipanava una vicenda che rivela profonde assonanze con quanto avveniva anche in altri cantieri, fra oggettive difficoltà (non solo tecniche), limiti della tutela, aporie disciplinari, questioni politiche e anche personalismi, all’inizio della complessa e contradditoria stagione della ricostruzione milanese e non solo milanese.This paper depicts some not widely known aspects of the reconstruction of the Chiostro dei Morti and of the refettorio (refectory) of the Dominican priory adjacent to the church of Santa Maria delle Grazie, in Milan, both partly destroyed by bombing raids in august 1943. The refectory hosts the Last Supper by Leonardo da Vinci and the Crucifixion by Donato Montorfano. Some not very well known archive documents show the scope of the restoration work and the role played by the people who planned and executed works on these buildings, in an institutional or professional role, and the controversies these works raised, between 1943 and 1948. The events that unfolded during the planning of the restoration of the Last Supper, show significant similarities with what was going on in other restoration projects, among practical problems (not just technical ones), limits imposed by laws for the protection of historical buildings, intrinsic inconsistencies in the discipline, political and even personal conflicts, at the beginning of the complex and contradictory times of post-war reconstruction in Milan and in other places

    Memorie difficili: il Villaggio San Marco nel Campo di Fossoli e l’arcipelago dei quartieri per gli esuli giuliano-dalmati in Italia, periferie di ieri e di oggi

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    The paper is based on the results of a survey campaign carried out on the church of San Marco in the Fossoli Camp (Carpi - MO). The church perimeter walls and the bell tower remain to remind us of how the camp used for the collection and departure of prisoners from Italy to the death camps in Germany during tWWII was then put to civil use. From 1954 to 1970 it housed hundreds of refugees who lost their homeland when Istria, Fiume (Rijeka) and Dalmatia were assigned to the Federal Republic of Yugoslavia. The Italian government launched a plan to provide accommodation for a large proportion of the approximately 250,000 exiles who had abandoned their lands. Most of those people had been staying in temporary camps, while many others had already chosen to emigrate. The plan saw the construction of Giulian-Dalmatian settlements in several Italian cities.The Fossoli camp, built in 1942, was one of these new homelands, a temporary homeland, left in 1970 for new housing built in Modena and Carpi. With the remains of its iconic church, Fossoli is emblematic of the problematic memory regarding an archipelago of settlements with a common destiny: they were suburbs yesterday, they are suburbs today; almost everywhere the problem of the degradation of buildings and context is an urgent issue. Thus, this proposal aims to present a report on the location, state of conservation and prospects for the settlements of the Giulian-Dalmatian diaspora in Italy. Memorie difficili: il Villaggio San Marco nel Campo di Fossoli e l’arcipelago dei quartieri per gli esuli giuliano-dalmati in Italia, periferie di ieri e di oggiIl contributo prende spunto dai risultati di una campagna di rilievo realizzata sulla chiesa di San Marco nel campo di Fossoli (Carpi – MO. I resti della e del suo campaniletto ricordano che il campo di raccolta e di partenza per i campi di sterminio è poi divenuto Villaggio San Marco, ospitando dal 1954 al 1970 centinaia di esuli rimasti senza patria dopo la perdita di Istria, Fiume e Dalmazia, assegnati alla Iugoslavia. Si trattava di una parte dei circa 250.000 esuli che avevano abbandonato le loro terre, finendo nei Campi di raccolta profughi, emigrando, trovando autonomamente una casa e un lavoro. Per molte migliaia di questi il governo costruì case e veri e propri “borghi giuliani”, in decine di città italiane. Un arcipelago, di cui si tenta di ora di ricostruire mappa e consistenza. Fossoli, come Villaggio San Marco, ne fa parte a pieno titolo. Perse l’iniziale carattere di centro di raccolta per divenire villaggio giuliano stanziale, fino all’avvio degli esuli in più confortevoli case a Modena e a Carpi. Con la sua chiesa-icona in rovina, Fossoli è emblema della difficile memoria di insediamenti con un destino comune: periferie di ieri e di oggi, centinaia di edifici costruiti per una stessa gente con grande risparmio, con un alto grado di isolamento sociale sia al tempo dell’insediamento dei profughi sia oggi. E, in ogni caso, è emblema del transitorio: le tracce del passaggio degli esuli giuliani, sono oggi la trama più evidente della presenza umana nell’ex Campo.Il contributo prende spunto dai risultati di una campagna di rilievo realizzata sulla chiesa di San Marco nel campo di Fossoli (Carpi – MO. I resti della e del suo campaniletto ricordano che il campo di raccolta e di partenza per i campi di sterminio è poi divenuto Villaggio San Marco, ospitando dal 1954 al 1970 centinaia di esuli rimasti senza patria dopo la perdita di Istria, Fiume e Dalmazia, assegnati alla Iugoslavia. Si trattava di una parte dei circa 250.000 esuli che avevano abbandonato le loro terre, finendo nei Campi di raccolta profughi, emigrando, trovando autonomamente una casa e un lavoro. Per molte migliaia di questi il governo costruì case e veri e propri “borghi giuliani”, in decine di città italiane. Un arcipelago, di cui si tenta di ora di ricostruire mappa e consistenza. Fossoli, come Villaggio San Marco, ne fa parte a pieno titolo. Perse l’iniziale carattere di centro di raccolta per divenire villaggio giuliano stanziale, fino all’avvio degli esuli in più confortevoli case a Modena e a Carpi. Con la sua chiesa-icona in rovina, Fossoli è emblema della difficile memoria di insediamenti con un destino comune: periferie di ieri e di oggi, centinaia di edifici costruiti per una stessa gente con grande risparmio, con un alto grado di isolamento sociale sia al tempo dell’insediamento dei profughi sia oggi. E, in ogni caso, è emblema del transitorio: le tracce del passaggio degli esuli giuliani, sono oggi la trama più evidente della presenza umana nell’ex Campo. Problematic memories: Villaggio San Marco in Fossoli Camp and the archipelago of settlements for Giulian-Dalmatian exiles, in Italy: suburbs, yesterday as today The paper is based on the results of a survey campaign carried out on the church of San Marco in the Fossoli Camp (Carpi - MO). The church perimeter walls and the bell tower remain to remind us of how the camp used for the collection and departure of prisoners from Italy to the death camps in Germany during tWWII was then put to civil use. From 1954 to 1970 it housed hundreds of refugees who lost their homeland when Istria, Fiume (Rijeka) and Dalmatia were assigned to the Federal Republic of Yugoslavia. The Italian government launched a plan to provide accommodation for a large proportion of the approximately 250,000 exiles who had abandoned their lands. Most of those people had been staying in temporary camps, while many others had already chosen to emigrate. The plan saw the construction of Giulian-Dalmatian settlements in several Italian cities.The Fossoli camp, built in 1942, was one of these new homelands, a temporary homeland, left in 1970 for new housing built in Modena and Carpi. With the remains of its iconic church, Fossoli is emblematic of the problematic memory regarding an archipelago of settlements with a common destiny: they were suburbs yesterday, they are suburbs today; almost everywhere the problem of the degradation of buildings and context is an urgent issue. Thus, this proposal aims to present a report on the location, state of conservation and prospects for the settlements of the Giulian-Dalmatian diaspora in Italy

    Da indicatori archeologici e del cantiere tracce di vicende costruttive “sconosciute” del Castello di Milano

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    [EN] The aim of the contribution is to present the methods used and results obtained to date, begin to frame the information collected in the broader historiographical framework of the Castle of Milan, to stimulate new research on indirect sources (or their re-readings) and, more generally, to highlight the importance of direct, archaeological readings, even in contexts where knowledge of the historical event is considered mostly complete and not susceptible to significant variations.Pertot, G. (2024). Da indicatori archeologici e del cantiere tracce di vicende costruttive “sconosciute” del Castello di Milano. Editorial Universitat Politècnica de València. https://doi.org/10.4995/FORTMED2024.2024.1795

    Beneficial insects deliver plant growth-promoting bacterial endophytes between tomato plants

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    Beneficial insects and mites, including generalist predators of the family Miridae, are widely used in biocontrol programs against many crop pests, such as whiteflies, aphids, lepidopterans and mites. Mirid predators frequently complement their carnivore diet by feeding plant sap with their piercing–sucking mouthparts. This implies that mirids may act as vectors of phytopathogenic and beneficial microorganisms, such as plant growth-promoting bacterial endophytes. This work aimed at understanding the role of two beneficial mirids (Macrolophus pygmaeus and Nesidiocoris tenuis) in the acquisition and transmission of two plant growth-promoting bacteria, Paraburkholderia phytofirmans strain PsJN (PsJN) and Enterobacter sp. strain 32A (32A). Both bacterial strains were detected on the epicuticle and internal body of both mirids at the end of the mirid-mediated transmission. Moreover, both mirids were able to transmit PsJN and 32A between tomato plants and these bacterial strains could be re-isolated from tomato shoots after mirid-mediated transmission. In particular, PsJN and 32A endophytically colonised tomato plants and moved from the shoots to roots after mirid-mediated transmission. In conclusion, this study provided novel evidence for the acquisition and transmission of plant growth-promoting bacterial endophytes by beneficial mirid

    Linking genomics and ecology to investigate the complex evolution of an invasive Drosophila pest

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    Drosophilid fruit flies have provided science with striking cases of behavioural adaptation and genetic innovation. A recent example is the invasive pest Drosophila suzukii, which, unlike most other Drosophila, lays eggs and feeds on undamaged, ripening fruits. This poses a serious threat for fruit cultivation, but also offers an interesting model to study evolution of behavioural innovation. We developed genome and transcriptome resources for D. suzukii. Coupling analyses of these data with field observations, we propose a hypothesis of the origin of its peculiar ecology. Using nuclear and mitochondrial phylogenetic analyses, we confirm its Asian origin, and reveal a surprising sister relationship between the eugracilis and the melanogaster subgroups. While the D. suzukii genome is comparable in size and repeat content to other Drosophila species, it has the lowest nucleotide substitution rate among the species analysed in this study. This finding is compatible with the overwintering diapause of D. suzukii, which results in a reduced number of generations per year compared to its sister species. Genome-scale relaxed clock analyses support a late Miocene origin of D. suzukii, concomitant with paleogeological and climatic conditions that suggest an adaptation to temperate montane forests, a hypothesis confirmed by field trapping. We propose a causal link between the ecological adaptations of D. suzukii in its native habitat and its invasive success in Europe and North America

    Problemi antichi e moderni di vulnerabilità delle statue stanti: note a margine della nuova sistemazione della Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti nel Castello di Milano.

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    Le statue stanti (alte e snelle, e con base di appoggio di piccole dimensioni), in pietra, metallo o altri materiali, sono probabilmente i manufatti artistici non edilizi più esposti alle sollecitazioni esterne e richiedono quindi significativi interventi per mitigarne la vulnerabilità. La destinazione a Museo dedicato alla Pietà Rondanini dell’Hospitale spagnolo del Castello visconteo-sforzesco di Milano, oggetto di un recente intervento di restauro e conservazione, ha per esempio comportato lo studio e la realizzazione di una complessa soluzione antisismica e antivibrazioni per la celebre statua. Viene in questa sede confrontata con altre metodologie di intervento sulle statue stanti, e vengono proposte alcune considerazioni sulle implicazioni di questo genere di interventi su contesti storici fragili e pluristratificati
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