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    Role of Arginine 285 in the Active Site of Rhodotorula gracilis d-Amino Acid Oxidase A SITE-DIRECTED MUTAGENESIS STUDY

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    Abstract Arg285, one of the very few conserved residues in the active site of d-amino acid oxidases, has been mutated to lysine, glutamine, aspartate, and alanine in the enzyme from the yeast Rhodotorula gracilis (RgDAAO). The mutated proteins are all catalytically competent. Mutations of Arg285 result in an increase (≈300-fold) ofK m for the d-amino acid and in a large decrease (≈500-fold) of turnover number. Stopped-flow analysis shows that the decrease in turnover is paralleled by a similar decrease in the rate of flavin reduction (k 2), the latter still being the rate-limiting step of the reaction. In agreement with data from the protein crystal structure, loss of the guanidinium group of Arg285 in the mutated DAAOs drastically reduces the binding of several carboxylic acids (e.g. benzoate). These results highlight the importance of this active site residue in the precise substrate orientation, a main factor in this redox reaction. Furthermore, Arg285 DAAO mutants have spectral properties similar to those of the wild-type enzyme, but show a low degree of stabilization of the flavin semiquinone and a change in the redox properties of the free enzyme. From this, we can unexpectedly conclude that Arg285 in the free enzyme form is involved in the stabilization of the negative charge on the N(1)-C(2)=O locus of the isoalloxazine ring of the flavin. We also suggest that the residue undergoes a conformational change in order to bind the carboxylate portion of the substrate/ligand in the complexed enzyme

    Surfactants-based remediation as an effective approach for removal of environmental pollutants—A review

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    Deterioration of environmental quality and equilibrium by rampant industrial expansion, accelerated urbanization and unchecked population growth has become a high-priority concern. The release of an alarming number of toxic polluting agents such as volatile organic compounds, dyes, heavy metals, pharmaceuticals, pesticides, industrial wastes, and personal care products due to natural or anthropogenic activities pose direct adverse effects on human health and living entities. This issue is inescapably increased because of the lack of efficient technologies for the proper disposal, management, and recycling of waste. It is of paramount importance to track alternative solutions to address these pollution problems for an eco-sustainable environment. Conventional remediation techniques are either inefficient, cumbersome or restricted due to certain techno-economic limitations. Environmental compatibility and high pollutant-removal efficacy make surfactants valuable for removal of organic pollutants and toxic heavy metal ions from different mediums. In this review, we present recent and up-to-date information on micelles/surfactants-assisted abatement of a vast number of toxic agents of emerging concern from water/wastewater including volatile organic compounds, personal care products, pharmaceutically active residues, toxic metals, dye pollutants, pesticides, and petroleum hydrocarbons. Based on the literature survey, it can be concluded that micelles-assisted water and soil treatment technology can have a better future on large-scale decontamination of wastewater. Though bio-surfactants are environmentally friendlier matrices and have successfully been employed for environmental decontamination; their large-scale applicability is challenging owing to high costs. Additional research efforts on the development and employment of novel bio-surfactants might render wastewater treatment technology greener, smarter and economical

    La percezione di caregiving degli operatori socio-sanitari in servizio nelle strutture residenziali per anziani

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    Premessa. All\u2019interno delle strutture residenziali per anziani, l\u2019operatore socio-sanitario \ue8 una figura centrale rispetto all\u2019offerta di cura e assistenza, svolgendo attivit\ue0 tese a soddisfare bisogni primari e a favorire il benessere e l\u2019autonomia dell\u2019utente; egli \ue8 il professionista che ha maggiore contatto con l\u2019utente (da 2 a 12 soggetti in carico). Recentemente, il suo profilo professionale \ue8 stato disciplinato a livello nazionale e regionale (Decreto del Ministero della Sanit\ue0 del 18 Febbraio 2000 e Accordo Stato-Regioni del 22 Febbraio 2001) unificando precedenti denominazioni e figure (O.T.A., O.S.A.) e stabilendo le rispettive competenze, mansioni e conoscenze. Obiettivi. Data la centralit\ue0 del ruolo dell\u2019operatore e, a fronte dell\u2019evoluzione del profilo professionale, la presente ricerca intende indagare l\u2019offerta di cura del personale socio-sanitario. Nel dettaglio, vuole verificare la presenza di eventuali differenze nella percezione del proprio stile di accudimento e nella messa in atto di comportamenti compassionevoli da parte di operatori con stile di attaccamento sicuro e insicuro. Si vogliono, infine, individuare le variabili predittrici di uno stile di accudimento user-centered / oggettivante. Metodo. Nella prima fase della ricerca, dedicata allo sviluppo della scala di percezione di caregiving, \ue8 stato combinato il metodo quantititavo (somministrazione questionario) al metodo qualitativo (intervista) al fine di ottenere feedback sullo strumento proposto; sono stati coinvolti 29 operatori socio-sanitari in servizio presso due strutture residenziali per anziani della provincia di Verona. Nella seconda fase, invece, \ue8 stata usata la metodologia quantitativa per indagare i costrutti di interesse coinvolgendo 312 operatori socio-sanitari in servizio presso strutture residenziali per anziani del Veneto e del Trentino Alto Adige, attraverso un questionario autosomministrato. Risultati. La percezione di caregiving \ue8 stata indagata attraverso le due dimensioni di cura della scala creata ad hoc: una in cui viene messa al centro la persona e i suoi bisogni e, l\u2019altra in cui viene misurata l\u2019oggettivazione dell\u2019utente. Gli operatori coinvolti nella ricerca presentano punteggi medi maggiori nella cura della persona anzich\ue9 nell\u2019oggettivazione. Anche il punteggio medio della compassione \ue8 piuttosto alto, ma risulta pi\uf9 elevato tra i soggetti insicuri. Minori sono, invece, i livelli di esaurimento emotivo e di depersonalizzazione degli operatori sicuri rispetto a quelli riportati da evitanti ed ansiosi. Gli operatori sicuri sembrano, di fatto, meno inclini allo sviluppo della sindrome di burnout. A determinare questo tipo di malessere nell\u2019operatore \ue8 un elevato carico di lavoro percepito e un\u2019elevata standardizzazione del lavoro. Anche umanizzare il paziente sembra essere legato al burnout (Vaes & Muratore, 2012), ma solo nell\u2019attribuzione dei tratti condivisi con la specie animale. Attribuire tratti che appartengono esclusivamente all\u2019uomo, invece, potrebbe evitarne l\u2019insorgenza. Gli operatori con stile di attaccamento sicuro offrono una differente tipologia di cura, rispetto agli operatori con stile di attaccamento insicuro. I sicuri tendono ad oggettivare gli utenti in misura minore e a dedicare maggior tempo alla relazione rispetto agli ansiosi, ma tendono anche a mettere in atto meno gesti compassionevoli rispetto agli operatori insicuri ansiosi. Inoltre, essi attribuiscono agli utenti anziani punteggi inferiori relativamente ai tratti della natura umana rispetto agli insicuri e assegnano, in definitiva, un eguale o pi\uf9 equilibrato punteggio sia ai tratti della natura umana che ai tratti pienamente umani. Una buona cura \ue8 complessivamente determinata da compassione, tratti della natura umana, tempo dedicato alla relazione e minore depersonalizzazione. Una cura oggettivante \ue8, invece, alimentata dall\u2019ansia di attaccamento, da un ridotto tempo dedicato alla relazione e da un elevato esaurimento emotivo. Una buona cura negli operatori sicuri \ue8 determinata da gesti compassionevoli e da un maggior tempo dedicato alla relazione, mentre nelle persone insicure \ue8 determinata da gesti di compassione e da un minore livello di burnout. Tra sicuri, \ue8 la relazione con gli utenti a favorire una cura fondata sui bisogni dell\u2019anziano, mentre negli insicuri \ue8 centrale il fatto di avere un burnout ridotto. Per gli insicuri, \ue8 l\u2019esaurimento emotivo a determinare la messa in atto di comportamenti che tolgono dignit\ue0 alla persona assistita; per i sicuri, invece, non ci sono variabili che comportino l\u2019oggettivazione. Conclusioni. Dai risultati emerge molto chiaramente l\u2019importanza degli stili di attaccamento; essi sembrano influire sulla messa in atto di quei comportamenti di cura che rappresentano un valore aggiunto nella quotidiana offerta di cure (oggettivazione dell\u2019utente). L\u2019attaccamento \ue8, pertanto, una variabile di differenza individuale decisiva anche nell\u2019offerta di cura formale. Sulla base di quanto ottenuto, possono essere creati percorsi formativi mirati che permettano all\u2019operatore di: - acquisire consapevolezza circa il proprio e altrui modo di rapportarsi con gli altri; - conseguire quelle conoscenze/competenze necessarie per offrire una buona cura.Background. HealthCare Assistant (HCA) has a key-role in nursing homes in terms of care. HCA satisfies basic human needs, but also well-being\u2019s and autonomy\u2019s requests of institutionalized elderly people. The HCA is, furthermore, the professional more in contact with older adults (2-12 users in charge). Recently, Italian Health Department replaced previous qualifications with the HCA, clarifying functions, competences and required knowledge. Aims. The present study aims to investigate health and social personnel\u2019s caregiving, through the development of a self-report instrument. Different caregiving styles were expected according to different attachment styles. Further investigations have the purpose to identify predictors of a user-centered and/or objectifying caregiving style. Methods. In the first phase, both quantitative and qualitative methodology were used to get feedback and suggestions from respondents (29 HCA) relating to the new scale. In a second phase, a quantitative method was used to reach a vast number of HCA (312), administrating a self-report questionnaire. Results. Two opposite caregiving\u2019s dimensions emerged from the developed instrument: on the one side, a patient-centered dimension and, on the other side, a patient\u2019 dignity denial component. The user-centered care is determined by compassion, the attribution of human nature traits, more time spent having an interaction with elderly and less depersonalization. An objectifying care is derived from attachment anxiety, less time dedicated to relationship and a high level of emotional exhaustion. In secure HCA, a good quality of care is determined by compassion and more time dedicated to relationship with users; among insecure HCA, a good care is determined by compassion and less burnout. Conclusion. Results suggest that attachment styles influence the quality of formal care. Specific training courses could be realized in order to help HCA to provide a good care in accordance with individual attachment style
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