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Marco Robecchi, Jean le Long et la traduction du Liber peregrinationis de Riccold de Monte di Croce
1. Riccold, son Liber peregrinationis et sa fortune En 1300, le dominicain florentin Riccold de Monte di Croce revient en Italie aprĂšs un long voyage en Orient, qu'il dĂ©crit dans son Liber peregrinationis. Ă la suite de son pĂšlerinage en Terre Sainte, il a visitĂ© la Turquie et a parcouru le Tigre jusquâĂ Bagdad, oĂč il a vĂ©cu pendant dix ans Ă la cour de lâIlkhan de Perse. LĂ , il a combattu les hĂ©rĂ©tiques chrĂ©tiens â Jacobites et surtout Nestoriens â et il a appris lâarabe, ce qui lui aurait d..
"Recoudre" une famille étymologique: pour une exploitation des matériaux inconnus du few
This article proposes a new etymology in the lexical field that Wartburg relegated to various different parts of the volumes of Ătymons inconnus, unaware of their unity. Having recovered all the available attestations of the lexeme naier âto solder, stitch together' and its derivatives, we investigate and discuss all the etymological and lexicographical proposals of the past few decades. Thanks to identification of the diffusion paths on the diatopic and diachronic axes, we wish to propose a new Old Dutch etymon *nājan for inclusion among the germanisms in FEW
Notice sur un nouveau tĂ©moin de la «MĂ©lusine» en prose de Jean dâArras
RĂSUMĂ: Cette brĂšve note prĂ©paratoire signale la trouvaille dâun nouveau long fragment de la MĂ©lusine en prose de Jean dâArras (1393). Il a Ă©tĂ© individuĂ© dans le manuscrit Cotton Otho D II de la British Library de Londres, contenant en outre six oeuvres qui concernent lâOrient, traduites par Jean le Long (1351). Cette dĂ©couverte est importante dâun point de vue textuel (il sâagit probablement dâun des plus anciens tĂ©moins connus) et dâun point de vue de la diffusion de ce roman. Une Ă©tude plus dĂ©taillĂ©e suivra cette note.MOTS-CLĂS: MĂ©lusine â Jean dâArras â Cotton MS Otho D II â Fragment â Roman â Moyen français â Jacquette de LuxembourgABSTRACT: This short preliminary article introduces to the discovery of a new long fragment of Jean dâArrasâ MĂ©lusine (1393). It is conserved by the Cotton MS Otho D II, which contains six travel accounts translated by Jean le Long (1351). Preceding a more exhaustive study, this note means to point out the interest of the fragment both for his textual tradition and the history of the circulation of the text.KEYWORDS: MĂ©lusine â Jean dâArras â Cotton MS Otho D II â Fragment â Roman â Middle French â Jacquette of Luxembourg
Notice sur un nouveau t\ue9moin de la M\ue9lusine en prose de Jean d'Arras
Signalation d'un nouveau fragment du roman de Jean d'Arras dans le ms. Londres, British Library, Cotton Otho D II
"Le mantel mautaill\ue9", edizione critica e commento a cura di Alberto Conte, Modena, Mucchi, 2013; 127 pp., ISBN 978-88-7000-617-9.
Recensione positiva dell'edizione del racconto breve antico-francese "Le mantel mautaill\ue9" di materia arturian
Jean le Long et la traduction du Liber peregrinationis de Riccold de Monte di Croce
L\u2019obiettivo della tesi \ue8 lo studio e l\u2019edizione critica della traduzione francese del "Liber peregrinationis" di Riccoldo da Monte di Croce, scritto attorno al 1300 e tradotto nel 1351 dal benedettino Jean le Long d\u2019Ypres (= JLL). Nel testo il domenicano fiorentino Riccoldo racconta il suo viaggio tra Terra Santa, Turchia e Persia, compreso un decennio di soggiorno a Bagdad. JLL lo inserisce in un 'corpus' di sei traduzioni di opere di viaggio e di descrizione dell\u2019Oriente. La prima parte della tesi \ue8 consacrata allo studio della tradizione del testo latino, tramandato da 7 mss., con il fine di individuare la versione pi\uf9 vicina alla fonte utilizzata dal traduttore. Si tratta di uno stato testuale prodottosi tra Fiandre e Germania renana nella prima met\ue0 del XIV sec. Lo studio della diffusione manoscritta e della tradizione testuale ha fornito nuovi, importanti risultati per lo studio del testo odeporico di Riccoldo e della sua diffusione. JLL, abate benedettino di formazione parigina in diritto canonico, ha tradotto il "Liber" di Riccoldo congiuntamente al "Flos historiarum" di Hayton, alla "Relatio" di Odorico da Pordenone, al "Liber" di Wilhelm von Boldensele, a due lettere scambiate tra il kahn Togon Tem\ufcr e papa Benedetto XII, e il trattato "De statu, conditione ac regimine magnis Canis". Questi 6 testi son tramandati da 6 mss. in maniera unitaria, il che sottintende un preciso progetto di compilazione dietro le scelte del traduttore. Ho prima di tutto analizzato la tradizione manoscritta del testo, interrogandomi sulle figure di lettori e destinatari, nonch\ue9 sulle trasformazioni della raccolta progettata dal Benedettino, individuando due linee di diffusione storico-geografiche : una limitata all\u2019area piccarda e ad un pubblico borghese (mss. A e B), l\u2019altra limitata all\u2019area parigina e circolante tra l\u2019alta aristocrazia francese (mss. CDEF). L\u2019analisi si \ue8 dunque occupata dei rapporti tra i 6 mss. : ci\uf2 ha permesso di discernere due famiglie testuali coincidenti con le aree di diffusione storico-geografiche proposte. Lo studio dei rapporti tra il testo francese e la fonte latina ha permesso di identificare con una certa sicurezza la versione che il traduttore aveva sotto gli occhi. Il testo latino della fonte \ue8 stato quindi pubblicato a fronte del testo francese, permettendo cos\uec una comparazione puntuale di 'texte source' e 'texte cible'. Il testo del ms. A (Besan\ue7on, BM 667) copiato nel 1368 nei dintorni di Saint-Omer (dove JLL era abate) \ue8 stato scelto come testimone di base per l\u2019edizione, per la sua elevata qualit\ue0. In seguito, l\u2019analisi traduttologica, linguistica e lessicografica hanno permesso di riconoscere la qualit\ue0 della traduzione. JLL \ue8 un traduttore fedele, che omette poco della sua fonte e aggiunge piccoli passaggi chiarificatori. Soprattutto, ha un\u2019ottima conoscenza dell\u2019Oriente. La lingua impiegata \ue8 un 'moyen fran\ue7ais' intriso di piccardismi ma ormai essenzialmente neutralizzato in direzione standardizzante (come ci si aspetterebbe a met\ue0 del XIV sec.). L\u2019analisi lessicografica ha permesso di individuare une cinquantina di regionalismi e una quindicina di termini rari impiegati dall\u2019autore. L\u2019edizione del testo, condotta su A senza mai prescindere dall\u2019apporto degli altri 5 mss., \ue8 corredata di un ricco apparato di varianti, di un\u2019esaustiva sezione di discussione delle scelte editoriali e di un glossario che registra circa 250 voci
Entre humanitĂ© et bestialitĂ©Â : Riccold de Montecroix face Ă lâautre dans son voyage
Les Ă©tudes mĂ©diĂ©vales postcoloniales nous ouvrent des champs de recherche dans lesquels nous devons encore nous engager, des territoires habitĂ©s de populations mĂ©diĂ©vales peu familiĂšres, des langues et des cultures de genres trĂšs diffĂ©rents. Ă partir du xiie siĂšcle, lâOccident (re)commence Ă voyager et, par consĂ©quent, Ă rencontrer des peuples quâil ne connaissait pas, ou quâil ne connaissait quâindirectement. Nous nous intĂ©resserons dans cet article Ă la rencontre de Riccold de Montecroix av..
Jean Miélot, Vie de sainte Katherine, édition de Maria Colombo Timelli, Paris, Classiques Garnier, 2015
Rec. a Jean Miélot, Vie de sainte Katherine, édition de Maria Colombo Timelli, Paris, Classiques Garnier, 2015
Il «Lucidario» bergamasco (Biblioteca Civica Angelo Mai, ms. MA 188). Edizione critica a cura di Marco Robecchi
Composto al volgere del secolo XI, lâElucidarium di Onorio Augustodunense godette di unâenorme fortuna nel corso di tutto il Medioevo. I manoscritti dellâoriginale latino sono centinaia, e altrettanto eccezionale Ăš il numero di versioni nelle varie lingue europee. In ambito italiano si contano una traduzione dal francese, conservata da una trentina di codici, e tre volgarizzamenti dal latino, uno milanese, uno bolognese e uno bergamasco. Di questâultimo, tramandato da un unico manoscritto della metĂ del XV secolo, si offre qui per la prima volta lâedizione critica. Lo studio che la correda ne ricostruisce la genesi entro lâambiente delle confraternite laiche che nella Bergamo quattrocentesca collaborarono strettamente con gli ordini mendicanti. Allâinteresse che ne consegue sul piano storico documentario si assomma quello linguistico, trattandosi di un testimone importante del volgare impiegato nella cittadina orobica, aperto agli usi delle scriptae sovramunicipali padane ma ancora poco permeabile allâinflusso del toscano in via di affermazione.
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