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Preventing Marginalization and Radicalization through Theatre and the Expressive Arts: Empowering Intercultural Dialogue
Marginalization, radicalization, and encountering the Other are undoubtedly some of the topics on top of the agenda for social growth in our society. The roles that women, in general, and mothers, in particular, can play in prevention and inclusion strategies are certainly of great importance for an approach that goes beyond a simple intervention on effects, working on causes and facilitating intercultural dialogue. theatre and art have always been used as forms of storytelling, to generate emotions and make the audience identify with the stories they hear or watch. For this reason, in the field of methodologies and tools for the inclusion of people and the prevention of marginalization, over time excellent examples of the application of artistic approaches to facilitate the processes of growth and empowerment have emerged. Theatre and story-telling workshops, especially those for migrant women, represent good cases of facilitating the process of discovering and defining one's own identity in a healthy way. This represents the basis for a path of integration through art,giving awareness and inclusion to participants and at the same time making them "ambassadors" of the intercultural dialogue
The GiufĂ Project: oralitĂ , teatro e identitĂ per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale
Can international projects and residencies enhance the value of intangible cultural heritage, which is fundamental for intercultural dialogue? In this perspective, mere preservation is not enough; it is crucial to transmit it to the younger generations and promote mutual understanding of traditions. The GiufĂ Project, Charlemagne Youth Prize Winner 2022 - Italy, serves as an example of such initiatives, as it builds a community through social theatre and storytelling. Born in 2014, it involves seven nations and over 30 communities, collecting a rich intangible cultural heritage: traditional stories, folk music, costumes, artisanal craftsmanship, and artistic productions. The project fosters dialogue between local communities and the international community through multigenerational and intercultural workshops, using a practical and performative approach. By examining The GiufĂ Project, we aim to explore the impact of artistic methodologies and archetypal figures on the enhancement of intangible cultural heritage
Analisi della teoria del programma negli interventi di co-sviluppo promossi dalla Regione Toscana
Il presente lavoro di tesi verte sullâanalisi della teoria del programma, come strumento di valutazione, negli interventi di cosviluppo promossi dalla Regione Toscana.
Il cosviluppo Ăš stato identificato, in sintesi come il nesso che lega la migrazione allo sviluppo ovvero una pratica in cui vi Ăš la partecipazione, nei progetti di sviluppo, del migrante come attore e protagonista dello sviluppo del proprio Paese di origine, mediatore tra i contesti locali del Paese di origine e quello dâimmigrazione.
Nel primo capitolo lâattenzione Ăš stata posta, inizialmente, sulla relazione che intercorre tra migrazione e sviluppo analizzando la nascita del discorso ufficiale su migrazione e sviluppo in EU e in ambito UN, con particolare riferimento allâAgenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dove, per la prima volta, la migrazione Ăš stata inserita nella programmazione strategica delle politiche di sviluppo globale ed Ăš stata riconosciuta come contributo allo sviluppo sostenibile, se adeguatamente gestita.
In seguito, si Ăš proceduto ad analizzare i concetti che sono stati ritenuti maggiormente significativi a favorire la comprensione del tema della migrazione e sviluppo e di conseguenza del cosviluppo, ovvero quelli di Cooperazione Internazionale allo sviluppo, Cooperazione Decentrata, transnazionalismo, agency dei migranti e ruolo delle diaspore.
La migrazione, che Ăš stata una costante nella storia del genere umano, Ăš uno dei grandi temi del nostro tempo che ha effetti demografici, antropologici, sociali, economici e politici significativi
sia sui paesi di partenza che su quelli dâarrivo del migrante.
Negli ultimi sessantâanni il fenomeno della mobilitĂ umana Ăš notevolmente aumentato, anche in connessione ai processi di globalizzazione e transnazionalizzazione.
Nellâera della globalizzazione le migrazioni hanno assunto nuove caratteristiche, in primis sono divenute globali poichĂ© implicano quasi tutti i paesi del mondo e devono pertanto essere analizzate come un fenomeno sociale globale, inerente tutti gli ambiti della vita sociale e individuale che coinvolge tanto gli emigrati, le societĂ di partenza quanto quelle di arrivo.
Da qui il concetto di migrazione circolare.
La Commissione Europea, dagli anni 2000, ha iniziato a produrre una serie di documenti in cui sono stati messi in relazione fra loro i concetti di migrazione temporanea e circolare, migrazione e sviluppo nonchĂ© di controllo delle migrazioni irregolari nel territorio dellâUnione.
Con il documento COM (2007) 248, Ăš stata elaborata una definizione di migrazione circolare: âuna forma di migrazione gestita in modo tale da consentire un certo grado di mobilitĂ legale di andata e di ritorno tra due paesiâ, ponendo quindi lâaccento sulla caratteristica della circolaritĂ , cioĂš del ritorno nel paese di origine del migrante.
Grazie a periodi di permanenza allâestero, e di successivo rientro nel contesto di origine, il migrante avrebbe la possibilitĂ di interagire con due diverse tipologie di contesti, quello di origine e quello ospitante.
Nel Paese di destinazione ha la possibilitĂ di contribuire allo sviluppo dellâeconomia mettendo a disposizione conoscenza, manodopera e capacitĂ . In quello di origine, una volta tornato e re-inseritosi, puĂČ mettere in campo e spendere le esperienze e le abilitĂ implementate o acquisite ex novo. Studio e lavoro possono implementare lâacquisizione di capacitĂ che, in un futuro prossimo, possono avere ripercussioni positive nella sfera economica, e in quella socio-politica, del Paese di partenza.
Il cosviluppo Ăš stato poi analizzato, inizialmente, con riferimento al livello internazionale, europeo e nazionale e infine regionale toscano.
Per ciĂČ che concerne il cosviluppo nel contesto internazionale si Ăš fatto riferimento al Progetto Messicano Tres Por Uno Inciativa Ciudadana, mentre in quello europeo sono state passate in rassegna alcune esperienze comparate di cosviluppo in Francia, in Catalogna e in Belgio.
Rispetto al cosviluppo nel contesto nazionale, lâattenzione Ăš stata focalizzata al Sistema italiano della Cooperazione allo Sviluppo, alla Legge n.125 del 2014 con la quale i flussi migratori sono stati individuati come i processi che possono sostenere e facilitare lo sviluppo e le relazioni con i paesi d'origine, allâOIM (Organizzazione Internazionale per le migrazioni) di cui lâItalia Ăš uno dei paesi fondatori.
Il lavoro dellâOIM si basa sullâidea che tutte le migrazioni organizzate in condizioni umane, siano un beneficio sia per i migranti sia per la societĂ di partenza che di arrivo, pertanto le migrazioni sono state ricomprese nel quadro dello sviluppo economico e sociale di un Paese.
Lâanalisi del cosviluppo in Toscana si Ăš sviluppata, dapprima, attraverso la descrizione del contesto normativo di riferimento in particolare della Legge n. 26 del 22 maggio 2009 âDisciplina delle attivitĂ europee e di rilievo internazionale della Regione Toscanaâ e della Legge n. 29 del 9 giugno 2009 âNorme per lâaccoglienza, lâintegrazione partecipe e la tutela dei cittadini stranieri nella Regione Toscanaâ, in seguito attraverso la descrizione di alcuni bandi regionali per proposte progettuali di cosviluppo tra cui il âBando per micro progetti per il cosviluppo e il progetto âSenza Frontiere. Associazioni di migranti protagoniste di una nuova dimensione della cooperazione internazionale Toscanaâ.
Prima di giungere allâanalisi della teoria del programma negli interventi di cosviluppo promossi dalla Regione Toscana, nello specifico sui cinque progetti vincitori del suddetto bando, nel quarto capitolo tale teoria Ăš stata analizzata negli interventi di cosviluppo in Francia (il GRDR: Groupe de recherche et de realisations pour le dĂšveloppement rural- Francia / Regione del bacino del fiume Senegal), in Catalogna (il Fons catalĂ de CooperaciĂČ al Desenvolupament- Cataluna/ Spagna) e in Belgio (il CIREâasbl: Coordination et Initiatives pour et avec les RĂš fugiĂšs et Etrangers- Belgio).
Tale scelta Ăš derivata dalla volontĂ di far emergere convergenze e divergenze nei progetti/programmi di cosviluppo nei differenti paesi.
La teoria del programma, di cui la teoria del cambiamento ne costituisce uno sviluppo (ToC), costituisce uno strumento sia di programmazione/progettazione che di valutazione dei programmi/progetti, Ăš un insieme di approcci teorici che si caratterizzano, come ha affermato Weiss (1997), âper innescare una riflessione circa il perchĂ© dellâesistenza di alcune catene causali che permettono ai beneficiari di un programma o una politica di trasformare, o di non trasformare, le risorse che una politica mette loro a disposizione in vista della produzione di un cambiamentoâ.
Esistono molteplici definizioni della teoria del programma ma tutte convergono nellâidentificarla come un insieme di assunzioni relative ai risultati che un determinato programma prevede di produrre e alle strategie, tattiche adottate dal programma stesso per raggiungere i suoi obiettivi.
La Toc consiste, quindi, in una serie di assunti volti a spiegare come, e attraverso quali meccanismi, un programma puĂČ avere successo in determinate condizioni ovvero si esplicitano i requisiti necessari per ottenere i risultati attesi ovvero il meccanismo che collega input a output.
Il cambiamento Ăš prodotto dalla risposta che la sequenza di input genera nei beneficiari e nellâambiente ( meccanismi).
Lâultimo capitolo del presente elaborato Ăš stato dedicato interamente allâanalisi della ToC negli interventi di cosviluppo promossi dalla Regione Toscana e nello specifico nei cinque progetti vincitori del progetto âSenza Frontiere. Associazioni di migranti protagoniste di una nuova dimensione della cooperazione internazionale Toscanaâ: âJOKKO: Migranti, reti territoriali, cosviluppo. Un ponte con il Senegalâ, âItaliaâBangladesh, un ponte per l'ambiente, la sostenibilitĂ e la saluteâ, âDiasporaid: Azione peril coinvolgimento della diaspora Tunisina in Toscana per il sostegno dell'imprenditoria femminile a Sidi Bouzidâ, âUn filo conduttore. Relazioni tessili e catene di valore tra Toscana e PerĂčâ e âL'esperienza dei migranti al servizio delle comunitĂ locali di origineâ.
Il progetto âSenza Frontiere. Associazioni di migranti protagoniste di una nuova dimensione della cooperazione internazionale Toscanaâ, Ăš stato promosso nellâambito delle iniziative finanziate dalla Regione Toscana e realizzato da ARCI Toscana, in collaborazione con Anci Toscana, CESVOT, COSPE, Euroafrican Partnership e Funzionari Senza Frontiere.
Il progetto si propone di rafforzare le associazioni di migranti, valorizzare le loro competenze e conoscenze in materia di cooperazione internazionale e sostenere la creazione di reti di partenariato tra queste e gli attori della cooperazione toscana, gli attori istituzionali e della societĂ civile.
Come riportato dal Rapporto sulla Cooperazione Internazionale della Regione Toscana 2016-2019,
la Cooperazione Internazionale della Regione Toscana si basa sul sostegno alla micro-progettualitĂ che ha permesso, alle Associazioni interessate, di accedere a Bandi rivolti a finanziare progetti di cosviluppo e quindi ha garantito lâattivismo del locale e dei migranti.
Il cosviluppo, come evidenziato nel corso nel presente elaborato, ha comportato e comporta un approccio innovativo al governo dei fenomeni migratori la dove si riconosce la migrazione come un motore di crescita per la societĂ di accoglienza e per lo sviluppo della societĂ di origine.
Il tema del cosviluppo Ăš un fattore fondamentale dellâassociazionismo straniero in Toscana in quanto la maggioranza delle realtĂ associative ha una forte relazione con le varie comunitĂ allâinterno del paese di accoglienza, come anche con i paesi e le comunitĂ di origine
Contribution to the study of the cycle of human corneal endothelial cell
Les cellules endothĂ©liales (CE), monocouche de cellules hexagonales jointives situĂ©es Ă la face interne de la cornĂ©e, assurent la transparence de ce tissu essentiel Ă la vision. Peu avant la naissance, ces CE perdent leur capacitĂ© prolifĂ©rative en restant bloquĂ©es en phase G1du cycle cellulaire. Le non remplacement des cellules mortes est responsable de certaines pathologies cĂ©citantes dont la cornea gutatta et les dystrophies bulleuses du pseudophaque sont les prototypes et comptent parmi les premiĂšres indications de greffe de cornĂ©e. Les mĂ©canismes molĂ©culaires impliquĂ©s dans lâarrĂȘt de la prolifĂ©ration de ces CE restent trĂšs partiellement expliquĂ©s. La premiĂšre partie de cette thĂšse a pour objectif dâidentifier si des changements dâexpression transcriptionnelle des gĂšnes rĂ©gulateurs du cycle cellulaire interviennent au cours de lâorganoculture (OC) et de la culture in vitro, afin de dĂ©finir au mieux les cibles potentielles Ă inhiber ou celles Ă surexprimer pour re-dĂ©clencher une prolifĂ©ration cellulaire contrĂŽlĂ©e. Pour la premiĂšre fois, nous avons mis en Ă©vidence des profils transcriptionnels variables en fonction de lâenvironnement des CE, avec une activation globale de lâexpression des gĂšnes en OC de routine et en culture primaire et lâexpression accrue de gĂšnes impliquĂ©s dans lâarrĂȘt du cycle cellulaire en diffĂ©rents points comme DIRAS3, GADD45A, p15 p16, p18 et p19 ou impliquĂ©s dans la rĂ©gulation du cycle des CE comme le complexe ubiquitine/protĂ©asome (culines, APC...), laissant supposer que les freins antiprolifĂ©ratifs sont encore plus complexes. Dans la seconde partie, nous avons dĂ©veloppĂ© une mĂ©thode dâanalyse de la viabilitĂ© de lâendothĂ©lium pan-cornĂ©enne afin dâĂ©valuer au mieux la viabilitĂ© des cellules endothĂ©liales sur les greffons. Nous avons dĂ©veloppĂ© un outil innovant de mesure combinant un triple marquage Hoechst/Ethidium/CalcĂ©ine AM Ă lâanalyse pan-endothĂ©liale permettant dâĂ©valuer de dĂ©finir la notion originale de densitĂ© en cellules viables dâune cornĂ©e. Cette technique peut ĂȘtre appliquĂ©e Ă lâanalyse de nâimporte quel procĂ©dĂ© chirurgical ou non, susceptible dâaltĂ©rer directement ou indirectement lâendothĂ©lium cornĂ©enCorneal endothelial cells (EC) form a monolayer of hexagonal contiguous cells located at the inner surface of the corne and are responsible for maintenance of its transparency, and therefore essential for vision. Just before birth, they lose the proliferative capacity and remain blocked in the G1 phase of the cell cycle. The absence of cell replacement by mitosis induces is responsible for certain blinding diseases such as cornea gutatta and pseudophakic bullous keratopathy, two prototype endothelial diseases that are among the first indications of corneal graft. The molecular mechanisms involved is the non-proliferation of EC remain only partially explained. The first part of this thesis aimed to identify whether changes in transcriptional expression of cell cycle regulators genes occurred during organ culture (OC) and during in vitro culture, in order to better deïŹne the potential targets to inhibit or to overexpress necessary to trigger a controlled cell proliferation. Forthe first time we have highlighted variable transcriptional proïŹles depending on endothelial environment, with a glolal activation of gene expression in routine OC and in primary cultures, especially with an increased expression of gene involved in cell cycle arrest at different points like DIRAS3, GADD45, p15 p16, p18 and p19 or involved in cycle regulation as the ubiquitin/proteasome complex (Culines, APC ...), suggesting that the antiproliferative brakes are even more complex than previously reported. In a second part we developed an original method of pan-corneal endothelial viability assessment. This innovative measurement tool combines a triple Hoechst/Ethidium/Calcein-AM labeling with a part endothelial image analysis allowing to deïŹne the new concept of viable endothelial cell density, that represent the reaviable cell pool of a cornea. This technique can be applied to the analysis of any procedure (surgical or not), likely to directly or indirectly alter the corneal endotheliu
Contribution à l'étude du cycle de la cellule endothéliale cornéenne humaine
Corneal endothelial cells (EC) form a monolayer of hexagonal contiguous cells located at the inner surface of the corne and are responsible for maintenance of its transparency, and therefore essential for vision. Just before birth, they lose the proliferative capacity and remain blocked in the G1 phase of the cell cycle. The absence of cell replacement by mitosis induces is responsible for certain blinding diseases such as cornea gutatta and pseudophakic bullous keratopathy, two prototype endothelial diseases that are among the first indications of corneal graft. The molecular mechanisms involved is the non-proliferation of EC remain only partially explained. The first part of this thesis aimed to identify whether changes in transcriptional expression of cell cycle regulators genes occurred during organ culture (OC) and during in vitro culture, in order to better deïŹne the potential targets to inhibit or to overexpress necessary to trigger a controlled cell proliferation. Forthe first time we have highlighted variable transcriptional proïŹles depending on endothelial environment, with a glolal activation of gene expression in routine OC and in primary cultures, especially with an increased expression of gene involved in cell cycle arrest at different points like DIRAS3, GADD45, p15 p16, p18 and p19 or involved in cycle regulation as the ubiquitin/proteasome complex (Culines, APC ...), suggesting that the antiproliferative brakes are even more complex than previously reported. In a second part we developed an original method of pan-corneal endothelial viability assessment. This innovative measurement tool combines a triple Hoechst/Ethidium/Calcein-AM labeling with a part endothelial image analysis allowing to deïŹne the new concept of viable endothelial cell density, that represent the reaviable cell pool of a cornea. This technique can be applied to the analysis of any procedure (surgical or not), likely to directly or indirectly alter the corneal endotheliumLes cellules endothĂ©liales (CE), monocouche de cellules hexagonales jointives situĂ©es Ă la face interne de la cornĂ©e, assurent la transparence de ce tissu essentiel Ă la vision. Peu avant la naissance, ces CE perdent leur capacitĂ© prolifĂ©rative en restant bloquĂ©es en phase G1du cycle cellulaire. Le non remplacement des cellules mortes est responsable de certaines pathologies cĂ©citantes dont la cornea gutatta et les dystrophies bulleuses du pseudophaque sont les prototypes et comptent parmi les premiĂšres indications de greffe de cornĂ©e. Les mĂ©canismes molĂ©culaires impliquĂ©s dans lâarrĂȘt de la prolifĂ©ration de ces CE restent trĂšs partiellement expliquĂ©s. La premiĂšre partie de cette thĂšse a pour objectif dâidentifier si des changements dâexpression transcriptionnelle des gĂšnes rĂ©gulateurs du cycle cellulaire interviennent au cours de lâorganoculture (OC) et de la culture in vitro, afin de dĂ©finir au mieux les cibles potentielles Ă inhiber ou celles Ă surexprimer pour re-dĂ©clencher une prolifĂ©ration cellulaire contrĂŽlĂ©e. Pour la premiĂšre fois, nous avons mis en Ă©vidence des profils transcriptionnels variables en fonction de lâenvironnement des CE, avec une activation globale de lâexpression des gĂšnes en OC de routine et en culture primaire et lâexpression accrue de gĂšnes impliquĂ©s dans lâarrĂȘt du cycle cellulaire en diffĂ©rents points comme DIRAS3, GADD45A, p15 p16, p18 et p19 ou impliquĂ©s dans la rĂ©gulation du cycle des CE comme le complexe ubiquitine/protĂ©asome (culines, APC...), laissant supposer que les freins antiprolifĂ©ratifs sont encore plus complexes. Dans la seconde partie, nous avons dĂ©veloppĂ© une mĂ©thode dâanalyse de la viabilitĂ© de lâendothĂ©lium pan-cornĂ©enne afin dâĂ©valuer au mieux la viabilitĂ© des cellules endothĂ©liales sur les greffons. Nous avons dĂ©veloppĂ© un outil innovant de mesure combinant un triple marquage Hoechst/Ethidium/CalcĂ©ine AM Ă lâanalyse pan-endothĂ©liale permettant dâĂ©valuer de dĂ©finir la notion originale de densitĂ© en cellules viables dâune cornĂ©e. Cette technique peut ĂȘtre appliquĂ©e Ă lâanalyse de nâimporte quel procĂ©dĂ© chirurgical ou non, susceptible dâaltĂ©rer directement ou indirectement lâendothĂ©lium cornĂ©e
Contribution à l'étude du cycle de la cellule endothéliale cornéenne humaine
Les cellules endothĂ©liales (CE), monocouche de cellules hexagonales jointives situĂ©es Ă la face interne de la cornĂ©e, assurent la transparence de ce tissu essentiel Ă la vision. Peu avant la naissance, ces CE perdent leur capacitĂ© prolifĂ©rative en restant bloquĂ©es en phase G1du cycle cellulaire. Le non remplacement des cellules mortes est responsable de certaines pathologies cĂ©citantes dont la cornea gutatta et les dystrophies bulleuses du pseudophaque sont les prototypes et comptent parmi les premiĂšres indications de greffe de cornĂ©e. Les mĂ©canismes molĂ©culaires impliquĂ©s dans l arrĂȘt de la prolifĂ©ration de ces CE restent trĂšs partiellement expliquĂ©s. La premiĂšre partie de cette thĂšse a pour objectif d identifier si des changements d expression transcriptionnelle des gĂšnes rĂ©gulateurs du cycle cellulaire interviennent au cours de l organoculture (OC) et de la culture in vitro, afin de dĂ©finir au mieux les cibles potentielles Ă inhiber ou celles Ă surexprimer pour re-dĂ©clencher une prolifĂ©ration cellulaire contrĂŽlĂ©e. Pour la premiĂšre fois, nous avons mis en Ă©vidence des profils transcriptionnels variables en fonction de l environnement des CE, avec une activation globale de l expression des gĂšnes en OC de routine et en culture primaire et l expression accrue de gĂšnes impliquĂ©s dans l arrĂȘt du cycle cellulaire en diffĂ©rents points comme DIRAS3, GADD45A, p15 p16, p18 et p19 ou impliquĂ©s dans la rĂ©gulation du cycle des CE comme le complexe ubiquitine/protĂ©asome (culines, APC...), laissant supposer que les freins antiprolifĂ©ratifs sont encore plus complexes. Dans la seconde partie, nous avons dĂ©veloppĂ© une mĂ©thode d analyse de la viabilitĂ© de l endothĂ©lium pan-cornĂ©enne afin d Ă©valuer au mieux la viabilitĂ© des cellules endothĂ©liales sur les greffons. Nous avons dĂ©veloppĂ© un outil innovant de mesure combinant un triple marquage Hoechst/Ethidium/CalcĂ©ine AM Ă l analyse pan-endothĂ©liale permettant d Ă©valuer de dĂ©finir la notion originale de densitĂ© en cellules viables d une cornĂ©e. Cette technique peut ĂȘtre appliquĂ©e Ă l analyse de n importe quel procĂ©dĂ© chirurgical ou non, susceptible d altĂ©rer directement ou indirectement l endothĂ©lium cornĂ©enCorneal endothelial cells (EC) form a monolayer of hexagonal contiguous cells located at the inner surface of the corne and are responsible for maintenance of its transparency, and therefore essential for vision. Just before birth, they lose the proliferative capacity and remain blocked in the G1 phase of the cell cycle. The absence of cell replacement by mitosis induces is responsible for certain blinding diseases such as cornea gutatta and pseudophakic bullous keratopathy, two prototype endothelial diseases that are among the first indications of corneal graft. The molecular mechanisms involved is the non-proliferation of EC remain only partially explained. The first part of this thesis aimed to identify whether changes in transcriptional expression of cell cycle regulators genes occurred during organ culture (OC) and during in vitro culture, in order to better de ne the potential targets to inhibit or to overexpress necessary to trigger a controlled cell proliferation. Forthe first time we have highlighted variable transcriptional pro les depending on endothelial environment, with a glolal activation of gene expression in routine OC and in primary cultures, especially with an increased expression of gene involved in cell cycle arrest at different points like DIRAS3, GADD45, p15 p16, p18 and p19 or involved in cycle regulation as the ubiquitin/proteasome complex (Culines, APC ...), suggesting that the antiproliferative brakes are even more complex than previously reported. In a second part we developed an original method of pan-corneal endothelial viability assessment. This innovative measurement tool combines a triple Hoechst/Ethidium/Calcein-AM labeling with a part endothelial image analysis allowing to de ne the new concept of viable endothelial cell density, that represent the reaviable cell pool of a cornea. This technique can be applied to the analysis of any procedure (surgical or not), likely to directly or indirectly alter the corneal endotheliumST ETIENNE-Bib. Ă©lectronique (422189901) / SudocSudocFranceF
<i>In vitro</i> proliferation assessment during wound healing.
<p>(<b>A</b>) EdU incorporation evaluation during wound healing process. EdU staining can be observed in all conditions. Magnification 10x. (<b>B</b>) Proliferation rate (%) corresponding to the number of positive EdU nuclei out of the total number of nuclei (EdU+Dapi nuclei). High Medium increases EdU incorporation compared with Low Medium in control cultures but also in Y-27632 treated cultures during wound healing process. Furthermore, Y-27632 treatment decreases the number of EdU positive cells compared to control groups with a decrease of 23.6 and 30.7% in Low and High Medium respectively. (<b>C</b>) Relative ECD corresponding to the ratio between the number of nuclei and the ROI measurement area. Cells incubated in High Medium have a superior Relative ECD in control and treated group compared with cells incubated in Low Medium of respectively 26.4% and 29.6%. Y-27632 treatment decreases the Relative ECD of 17.9% in Low Medium and of 14.2% in High medium compared to controls. Values are means +/â SEM (nâ=â9). **P<0.001 and ***P<0.0001 (Studentâs <i>t</i>-test).</p
<i>Ex vivo</i> morphological assessment.
<p>(<b>A</b>) Zo-1 immunostaining. In control corneas, endothelial cells appear as a mosaic of cells with polygonal shape. Addition of Y-27632 induces a morphological change with a loss of the polygonal shape and an irregular cell border, suggesting a disruption of the tight junctions. (<b>B</b>) Actin staining. In control corneas, actin filaments are assembled into large radial and circumferential bundles, with a main localization along the membrane of the endothelial cells. After treatment the distribution of F-actin are altered, with only a residual staining associated with the cell periphery. The formation of circular membrane ruffles of variable size and actin content can also be observed.</p
ROCK Inhibitor Enhances Adhesion and Wound Healing of Human Corneal Endothelial Cells.
Maintenance of corneal transparency is crucial for vision and depends mainly on the endothelium, a non-proliferative monolayer of cells covering the inner part of the cornea. When endothelial cell density falls below a critical threshold, the barrier and "pump" functions of the endothelium are compromised which results in corneal oedema and loss of visual acuity. The conventional treatment for such severe disorder is corneal graft. Unfortunately, there is a worldwide shortage of donor corneas, necessitating amelioration of tissue survival and storage after harvesting. Recently it was reported that the ROCK inhibitor Y-27632 promotes adhesion, inhibits apoptosis, increases the number of proliferating monkey corneal endothelial cells in vitro and enhance corneal endothelial wound healing both in vitro and in vivo in animal models. Using organ culture human cornea (Nâ=â34), the effect of ROCK inhibitor was evaluated in vitro and ex vivo. Toxicity, corneal endothelial cell density, cell proliferation, apoptosis, cell morphometry, adhesion and wound healing process were evaluated by live/dead assay standard cell counting method, EdU labelling, Ki67, Caspase3, Zo-1 and Actin immunostaining. We demonstrated for the first time in human corneal endothelial cells ex vivo and in vitro, that ROCK inhibitor did not induce any toxicity effect and did not alter cell viability. ROCK inhibitor treatment did not induce human corneal endothelial cells proliferation. However, ROCK inhibitor significantly enhanced adhesion and wound healing. The present study shows that the selective ROCK inhibitor Y-27632 has no effect on human corneal endothelial cells proliferative capacities, but alters cellular behaviours. It induces changes in cell shape, increases cell adhesion and enhances wound healing ex vivo and in vitro. Its absence of toxicity, as demonstrated herein, is relevant for its use in human therapy
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