University of Bologna

Antropologia e Teatro. Rivista di Studi
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    217 research outputs found

    La pratica del teatro nō fuori dal Giappone: un esempio di valorizzazione transnazionale di un bene intangibile nel quadro della Convenzione UNESCO 2003

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    The workshop took place at the State University of Milan in November 2022 along with the nō at the Franco Parenti theater, both performed by the company of Ōsaka, are among the most recent events of nō theater that we were able to attend in Italy thanks to the celebrations of the 40th anniversary of the twinning Milano Ōsaka. For those unable to travel to Japan, these are unique and important events, especially for those who have never had the opportunity to see nō live. These type of events are also the occasion to remain connected with this ancient discipline for those who already know it, a simple user or a scholar. The first simple reflection stems from my personal experience and the fortune of having been able to get to know nō gradually, as a practitioner, thanks to the transmission of precious teachers. Those who study and love this art have a duty to also protect its dissemination, not through censorship but through didactics aimed at addressing the user who is not only the spectator but also the possible practitioner. Approximately 1185 nō theatre actors operate in Japan, and we know that most of their livelihood comes from the training of their students. How, then, can we move from conservation to dissemination of the protected heritage?Il workshop svolto all'Università Statale di Milano a novembre 2022, insieme allo spettacolo al teatro Franco Parenti eseguiti entrambi dalla compagnia Yamamoto di Ōsaka, sono tra gli eventi più recenti di teatro nō ai quali abbiamo potuto assistere in Italia grazie alle celebrazioni del 40° anniversario del gemellaggio tra Milano e Osaka. Per chi è impossibilitato a recarsi in Giappone, questi sono eventi unici ed importanti, soprattutto per chi non ha mai avuto occasione di vedere un nō dal vivo. Lo sono anche per rimanere in connessione con questa antica disciplina per chi già la conosce, un semplice fruitore o uno studioso. La prima semplice riflessione nasce dalla mia esperienza personale e dalla fortuna di aver potuto conoscere il nō gradualmente, come praticante, grazie alla trasmissione di preziosi insegnanti. Chi studia e ama quest’arte ha il dovere di sostenerne anche la divulgazione, non attraverso la censura ma attraverso una didattica volta a a indirizzare il fruitore che è non solo lo spettatore ma anche il possibile praticante. In Giappone operano circa 1185 attori di teatro nō e sappiamo che la maggior parte dei sostentamenti provengono dalla formazione degli allievi. Come passar quindi dalla conservazione alla divulgazione del patrimonio tutelato

    Conservare e valorizzare le arti performative nei contesti carcerari: Un caso di studio: l’Archivio Compagnia della Fortezza

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    The preservation of intangible cultural heritage responds to the need to prevent it from being forgotten and to ensure its transmission across generations. In hidden and marginalized contexts, such as total institutions, the creation of archives that document cultural practices not only enables knowledge transmission but also creates a bridge with the external society.The article examines the case study of Compagnia della Fortezza, led by director Armando Punzo, which has been working in the Volterra’s Prison for over thirty years. The archive of Compagnia della Fortezza represents a cultural and artistic heritage of inestimable value for the history of prison theatre and contemporary theatre in Italy and Europe. The company’s archive is preserving the memory and legacy of a pioneering experience, which has transformed a correctional institution into a cultural one.La salvaguardia del patrimonio culturale immateriale risponde alla necessità di impedirne l'oblio e garantirne la trasmissione alle generazioni future. Nei contesti nascosti e marginalizzati, come le istituzioni totali, la creazione di archivi cartacei e digitali che documentano le pratiche culturali non solo consente la trasmissione del sapere ma anche la creazione di un ponte con la società. L’articolo prende in esame il caso di studio della Compagnia della Fortezza diretta dal regista Armando Punzo che da più di trent’anni opera nella Casa di reclusione di Volterra. L’archivio della Compagnia della Fortezza rappresenta un patrimonio culturale e artistico di inestimabile valore per la storia del teatro in carcere e per il teatro contemporaneo in Italia e in Europa. Grazie alla sua creazione e conservazione, si garantisce la memoria e il lascito di un'esperienza capostipite nella ricerca teatrale, che ha permesso di trasformare un istituto di pena in istituto di cultura

    Il ventennale della Convenzione UNESCO 2003

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    International Cultural Heritage: The 2003 ICH in Context

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    In this contribution, Monica Alcantar outlines the main features for assessing the Convention for Safeguarding the Intangible Cultural Heritage two decades after its adoption. She provides a framework to critically approach the wide range of considerations over the text and its implementation. From the unprecedented positive impact that followed the expansion of the traditional conception of heritage to include anthropological and sociological perspectives, the 2003 Convention not only introduced but amplified the notion of culture under an evolving dimension, where the term “safeguarding” became the measure to ensure the viability of intangible cultural heritage while admitting its entropic nature.In questo contributo, Monica Alcantar delinea le caratteristiche principali per valutare la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale a due decenni dalla sua adozione. L'autrice fornisce un quadro di riferimento per affrontare criticamente l'ampia gamma di considerazioni sul testo e sulla sua attuazione. Dall'impatto positivo senza precedenti che ha seguito l'espansione della concezione tradizionale del patrimonio per includere prospettive antropologiche e sociologiche. La Convenzione del 2003 non solo ha introdotto, ma ha amplificato la nozione di cultura in una dimensione evolutiva, dove il termine “salvaguardia” è diventato la misura per garantire la vitalità del patrimonio culturale immateriale, pur ammettendo la sua natura entropica

    Ḥalqa, musicisti e danzatori a Marrakesh

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    This article focuses on male dancers and comedians in women’s clothing who perform alongside musical groups in Jāmaʿ l-Fnāʾ square in Marrakech, Morocco, which was declared a UNESCO Intangible Cultural Heritage in 2001. Despite being present in this space for a long time, the groups of musicians and dancers have received little attention in the literature on street performances. The article is divided into two parts. Firstly, it explores the ḥalqa, which is the main performance space for male dancers in women’s clothing and musicians. The ḥalqa is a public gathering in the shape of a circle surrounding the performers. Secondly, the article examines the two main musical groups collaborating with male dancers, analysing their musical practices, dances, short comedy skits with other costumed characters.Questo articolo si occupa dei danzatori in abiti femminili che si esibiscono con dei gruppi musicali nella piazza Jāmaʿ l-Fnāʾ, a Marrakesh (Marocco), nominata dall’UNESCO Patrimonio Immateriale dell’Umanità nel 2001. Pur presenti in questo spazio da lungo tempo, i gruppi di musicisti e i danzatori hanno avuto una scarsa attenzione nella letteratura relativa agli spettacoli di strada. L’articolo è diviso in due parti. In primo luogo, esplora la ḥalqa, che è il principale spazio di esibizione dei danzatori in abiti femminili e dei musicisti. La ḥalqaè un incontro pubblico che prende la forma di un cerchio che circonda gli artisti. In secondo luogo, l’articolo esamina i due principali gruppi musicali che collaborano con i danzatori e indaga le loro pratiche musicali, danze e brevi scene comiche con altri personaggi in costume

    Canto a tenore e altre polifonie sarde. Riflessioni e proposte attorno alla Convenzione UNESCO ICH 2003

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    The article examines the evolution of UNESCO's paradigms concerning the Convention for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage (ICH 2003) compared to the Convention for the Protection of the World Cultural and Natural Heritage (1972). Specifically, employing an anthropological approach, the analysis centers on authenticity and cultural identity. As a case study, the article takes the "Canto a tenore, Sardinian pastoral songs," inscribed in the list of intangible cultural heritage due to its association with pastoralism. The objective is to contemplate the limitations and challenges associated with this designation and the broader issues surrounding ICH 2003. The article explores the journey undertaken by Sardinian singers and institutions following its recognition in 2005, culminating in Modas, the most recent initiative to study and preserve the practice of tenore singing. Through its activities, this project aspires to be more inclusive of polyphonic practices featuring multiple vocal components that have not yet found a place on UNESCO's list.L’articolo osserva e discute le trasformazioni dei paradigmi UNESCO relativi alla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (ICH 2003) rispetto alla Convenzione per il patrimonio mondiale culturale e naturale (1972). In particolare, adottando un approccio antropologico, l’analisi si concentra sui concetti di autenticità e identità culturale. Viene quindi preso a caso di studio l’elemento “Canto a tenore sardo”, iscritto nella lista del patrimonio culturale immateriale in riferimento al suo legame con il pastoralismo. Per riflettere sui limiti e le criticità di tale designazione e, più in generale, della ICH 2003, l’articolo guarda al percorso intrapreso dai cantori e dalle istituzioni sarde dopo la proclamazione, avvenuta nel 2004, arrivando fino all’ultimo progetto di studio e salvaguardia della pratica denominato Modas, che si propone, attraverso le proprie attività, maggiormente inclusivo di quelle pratiche di polifonia a più parti vocali non incluse nella cura UNESCO

    L'Opera dei pupi siciliani a 20 anni dalla Convenzione ICH UNESCO

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    This paper analyzes the safeguarding process, started in the 1960s, of the first Italian Element inscribed in the UNESCO’s ICH 2003 List, the Opera dei pupi, which became a Masterpiece of Humanity in 2001. This participatory process combines museographic activity, field research and the staging of shows, both traditional and innovative. It was promoted by the Antonio Pasqualino Puppet Museum of Palermo, which is a museum of performance, a museum-narration, a place of ideas and not of things, which goes beyond the simple collection and becomes a meta-story, an “open work”.L’articolo analizza il processo di salvaguardia, avviato negli anni Sessanta, del primo Elemento Italiano iscritto nella Lista UNESCO dell’ICH 2003: l’Opera dei pupi, divenuta Capolavoro dell’Umanità nel 2001. Tale processo partecipativo integra attività museografica, ricerca sul campo e messinscena degli spettacoli di tradizione e innovazione. È stato promosso dal Museo delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo che si configura come un museo della performance, un museo-narrazione, luogo di idee e non di cose, capace di andare al di là della raccolta e trasformarsi in meta-storia, “opera aperta”

    L’arma segreta dell’Armenia. Il duduk a difesa dell’identità nazionale

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    The prolonged conflict for Nagorno-Karabakh has profoundly impacted the culture and identity of Armenia. Overtaken militarily by Azerbaijan, Armenia has sought to preserve its national identity by enhancing its intangible cultural heritage (ICH). This strategy, launched through the revision of the 2003 UNESCO Convention, opened new perspectives in heritage representation, focusing on ethnographic rather than topographical principles. This text aims to analyse the relationship between UNESCO, Armenia and the conflict for Nagorno-Karabakh, focusing on the candidacy of the duduk as ICH and its role in defending the Armenian national identity.Il lungo conflitto per il Nagorno-Karabakh ha avuto impatti profondi sulla cultura e sull’identità dell’Armenia. Superata militarmente dall’Azerbaijan, l’Armenia ha cercato di preservare la sua identità nazionale tramite la valorizzazione del suo patrimonio culturale immateriale (ICH). Questa strategia, avviata attraverso la rettifica della Convenzione UNESCO del 2003, ha aperto nuove prospettive nella rappresentazione del patrimonio, focalizzandosi su principi etnografici più che topografici. Il presente testo si propone di analizzare la relazione tra l’Unesco, l’Armenia e il conflitto per il Nagorno-Karabakh concentrandosi sulla candidatura del duduk come ICH e sul suo ruolo nella difesa dell’identità nazionale armena

    Laura A. Ogden, Perdita e meraviglia alla fine del mondo

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    Il Rabinal Achí di Ondinnok. Il patrimonio immateriale come pratica incarnata nel teatro contemporaneo del Québec

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    The paper interrogates the value and meaning of the concept of intangible heritage as defined in the Convention for the Safeguarding of Intangible Cultural Heritage established by UNESCO in 2003 as an embodied practice and from a decolonial perspective. The reflection focuses particularly on the case of the play Xajoj Tun Rabinal Achí by the indigenous Quebec company Ondinnok, which in 2010 staged in Montreal a theatrical reworking from the 15th-century Guatemalan Mayan drama Rabinal Achí, which predates the Hispanic colonial conquest and was declared in 2005 by UNESCO to be one of the masterpieces of the oral and intangible heritage of humanity .Il contributo interroga il valore e significato del concetto di patrimonio immateriale come definito nella Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale istituita dall’UNESCO nel 2003 in quanto pratica incarnata e in un’ottica decoloniale. La riflessione si concentra in particolare nel caso dello spettacolo Xajoj Tun Rabinal Achí della compagnia autoctona quebecchese Ondinnok, che nel 2010 ha messo in scena a Montreal una rielaborazione teatrale dal dramma maya guatemalteco Rabinal Achí, risalente al XV secolo e precedente la conquista coloniale ispanica, dichiarato nel 2005 dall’UNESCO uno dei capolavori del patrimonio orale e immateriale dell’umanità

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