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    Le deuxième côlon du trimètre iambique et les normes de Knox: des iambographes aux poètes alexandrins

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    La raison des normes de Wilamowitz – Knox réside dans un problème de règlement harmonieux de l'intermot à l'intérieur du deuxième côlon du trimètre iambique. Plus précisément, la matière verbale est organisée de façon à ce que les éléments métriques compensent la division du vers donnée par la position de la césure. Si à l'époque alexandrine la norme perd sa valeur, c'est qu elle se réfère au rythme du côlon et non pas du vers.Wilamowitz – Knox s bridges aims to a well-matched word disposition in the second colon of iambic trimeter. More specifically, word mass is arranged in order to reproduce the cola division given by the position of the caesura. If those bridges spare the Alexandrian trimeter, that is due to their reference to the colon's and not to the verse s rhythm

    Water, culture and identity. The recovery of former Cagliari’s racecourse area, Italia

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    El antiguo hipĂłdromo de Cagliari, inaugurado en 1929, ocupa un área de aproximadamente 24 hectáreas y está localizado entre la playa de Poetto y el Parque Natural Regional Molentargius-Saline (uno de los más importantes humedales en Europa). A pesar de que la pista ha estado inactiva desde el 2004, el uso previsto para este sitio aĂşn permanece vinculado a la actividad ecuestre, disciplina profundamente viva y arraigada en la cultura sarda. La investigaciĂłn llamada “Ruina habitada”, punto de partida para este artĂ­culo, examina un lugar inmerso en el corazĂłn de un contexto natural y pretende revelar y promover la funciĂłn original del sitio, aprovechando su posiciĂłn estratĂ©gica dentro del parque. Actualmente la playa y el parque, aunque limĂ­trofes, son aĂşn dos realidades distintas dada la escasez de caminos e infraestructuras que permitan a estos sitios conectarse entre sĂ­. Revaluar esta estructura e integrarla en el contexto circundante, en tĂ©rminos de programa y diseño arquitectĂłnico arquitectĂłnicos, permitirĂ­a mejorar toda el área con un sistema más cohesivo e integrado (área de la playa, parque y actividades de carreras de caballos).  Este proyecto interpreta la cultura de las apuestas de las carreras de caballos en una clave contemporánea, involucrando el elemento agua, muy fiel al lugar, por su poder restaurador y tambiĂ©n estudia y toma como modelo diferentes lugares que en la historia han albergado eventos similares, como por ejemplo las plazas italianas de Piazza del Campo en Siena, Piazza dell'Anfiteatro en Lucca and Piazza Navona en Roma. El encanto y Ă©xito de estos lugares demuestran como la esfera privada de los complejos residenciales puede ser involucrada activamente en la vida pĂşblica y el entretenimiento, convirtiĂ©ndose en ejemplo e inspiraciĂłn para recuperar el sitio existente y transformarlo en un nuevo entorno que integre adecuadamente elementos naturales y le dĂ© un carácter Ăşnico a esta zona de Cagliari.The former racecourse of Cagliari, inaugurated in 1929, occupies an area of about 24 hectares and is located between the Poetto beach and the Molentargius-Saline Regional Natural Park (one of the most important wetlands in Europe). Although the racetrack has been inactive since 2004, the intended use of this site remains linked to equestrian activity, a discipline deeply alive and rooted in Sardinian culture. The research called "Inhabited Ruin”, the starting point of this article, examines a place immersed in the heart of a natural context and aims to promote and reveal the original function of the site, leveraging its strategic position within the park. Currently the beach and the park, although limiting, are still two distinct realities given the scarcity of paths and infrastructures that allow these sites to be connected to each other. Re-evaluating this structure and integrating it into the surrounding context, in architectural and program terms, would allow the enhancement of the entire area with a more cohesive and integrated system (beach area, park and horse racing activities).  This project interprets the culture of the game of horse racing in a contemporary key, involving the element of water - so faithful to the site - for its restorative power, studying and taking as a model different places that in history have hosted similar events (for example Italian squares such as Piazza del Campo in Siena, Piazza dell'Anfiteatro in Lucca and Piazza Navona in Rome. The charm and success of these places, demonstrate how the private sphere of residential complexes can be actively involved in public life and entertainment venues become the example and inspiration to recover the existing site and transform it into a new environment that adequately integrates natural elements and built to give a unique character to this area of Cagliari

    I Spanien

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    Intet resumé

    Trois études stylistiques sur la clausule du trimètre iambique d’Aristophane (Vesp. 1219-1264 – Ran. 1365-1413 – Thesm. 846-928)

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    In the iambic trimeter, there are tragic line-ends and other comic ones. These two types of clausulae alternate in para-tragic scenes of Aristophanes, in the song competition of the Wasps , in the line weighing of the Frogs and in the Helen parody of the Thesmophoriazusae .Dans le trimètre iambique, il y a des clausules tragiques et d’autres comiques. Ces deux types de clausules alternent dans les scènes para-tragiques d’Aristophane, dans le concours de chant des Guêpes , dans la pesée des vers des Grenouilles et dans la parodie de l’Hélène des Thesmophories

    Imprevista Pompei. Restauro e valorizzazione del margine sud-occidentale della cittĂ  antica. (1905-1961)

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    Il dibattito che vede oggi coinvolte le istanze del restauro e della conservazione, in riferimento ai rapporti che legano l’archeologia alle città, è il campo di indagine nel quale questa tesi di ricerca si vuole inserire, con l’obiettivo di sviluppare una trattazione che, partendo da tematiche generali, si cali poi sul caso della città di Pompei. L’ Obiettivo della tesi è quello, in primo luogo, di affrontare il tema del rapporto tra archeologia e città, guardando con approccio storico il significato stesso di rovina che ogni epoca si è data. Ogni fase storica ha restituito alla rovina un valore ben definito, frutto delle politiche e della situazione sociale di quel dato tempo, e, quindi, di per sé non ripetibile. E’ proprio da questa consapevolezza, che a seguito della presa di coscienza di questi valori, l’archeologica trova spazio nella città, stabilendo con essa nuove dinamiche di convivenza. L’ Obiettivo è quello di studiare, partendo dal bordo dell’area archeologica, come queste dialoghino con il contesto urbano prossimo e come ne possano eventualmente aver condizionato un possibile sviluppo. Si passerà poi al cuore della ricerca rappresentato dal caso studio dell’area archeologica di Pompei e il suo margine sud-occidentale. Partendo dall’analisi dei rapporti che insistono tra il bordo l’area archeologica e il confine del tessuto urbano prossimo la ricerca intende sviluppare un approfondimento su una porzione di territorio che dal momento della sua definizione non è mai appartenuta completamente né all’area archeologica e alla sua ragionata e sistematica divisione in Regiones, né al tessuto scompaginato e disomogeneo della Pompei in espansione. Un territorio ibrido quindi. La ricerca intende soffermarsi sulle vicende storiche e le ragioni che hanno determinato la configurazione attuale di questa parte di territorio, partendo dal momento in cui esso si è costituito, ovvero dalla prima metà del XX secolo. La ricerca in particolare intende soffermarsi sul periodo che va dalla direzione degli Scavi di Pompei di Antonio Sogliano a quella di Amedeo Maiuri e, approfondendo gli studi esistenti attraverso il contributo di fonti inedite, cogliere le vicende che hanno determinato l’ attuale margine sud-occidentale della città archeologica. Un’ultima riflessione, infine, intende soffermarsi sull’analisi delle principali vicende che, dalla metà del XX secolo in poi, hanno caratterizzato la percezione della città archeologica di Pompei dal margine sud – occidentale e i principali progetti sviluppati su quel fronte, con le finalità di favorire più facili connessioni tra la città archeologica e la Pompei moderna. La proposta finale che la tesi intende formulare si basa principalmente su uno studio volto alla ri-significazione del margine sud-occidentale dell’area archeologica di Pompei partendo dall’assunto che questa porzione di territorio si pone, per la sua naturale costituzione, come un elemento di per sé autonomo sia al tessuto moderno che alla città antica, considerandolo, dunque, come una parte della forma urbis mutevole sia nella sua consistenza fisica, che nelle sue trasformazioni in rapporto al tempo. Tali considerazioni hanno reso il margine un elemento interessante, frutto di trasformazioni sia legate al disvelamento dell’area archeologica, sia risultati delle trasformazioni urbane. Questa doppia genitorialità ha di fatto reso quest’ area di nessuno, un non luogo, carica però di elementi portatori di opportunità volti alla valorizzazione dell’intera città archeologica

    Place-Making, World-Making Three Amazonian Indigenous Artists

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    This exhibition features the work of a leading generation of Amazonian indigenous artists working today. Rember Yahuarcani, Brus Rubio and Harry Pinedo/Inin Metsa explore the practices of place-making and the claims of belonging of Amazonian indigenous people. Through their work, they highlight issues of spatial politics and ecological connections, migration, cosmopolitanism and their current dwelling conditions as they challenge static and narrow views of indigenous art. Rember Yahuarcani explores the mythology of his people, the Uitoto, showing how place-making is embedded into a network of relations with other worlds and beings. His work questions Western notions of place, while alerting us to the destruction of these worlds through capitalist mining and extractivism. Brus Rubio from the Bora and Uitoto groups reflects upon his intercultural biography and transnational mobility as an artist. His work imagines a future of true intercultural cities as part of a cosmopolitan world in which indigenous people and their knowledge participate in equal ways. Finally, Harry Pinedo/Inin Metsa from the Shipibo people, highlights the process of migration and the battles in making urban indigenous communities – raising questions of government responsibility, housing rights and the provision of basic services with a focus on the current pandemic

    Evoluzione e prospettive del diritto dell’integrazione in Europa ed America Latina

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    2009 - 2010Il fenomeno dell‟integrazione internazionale è divenuto, nell‟epoca più recente della globalizzazione, uno degli aspetti certamente più degni di interesse della più ampia materia del diritto internazionale. Com‟è noto, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso, sulla base della specifica realtà settoriale, geo-politica e geo-economica del continente europeo, si è avviato e sviluppato un processo assolutamente unico nel suo genere di integrazione, prima economica e poi giuridica e sempre più politica, che ha portato gli Stati aderenti a cedere gradualmente una parte della propria sovranità in ragione di una sorta di “sovranità comune”, finalizzata al rafforzamento del peso economico e politico dell‟area continentale europea. Le ragioni a fondamento di un tale processo sono certamente da ricercarsi negli eventi storici, anche dolorosi, che hanno caratterizzato il periodo storico della prima metà del „900 e, dunque, nella primaria ed immediata esigenza di ristabilire un “nuovo ordine” nel continente europeo, dilaniato dagli eventi bellici, con una duplice finalità: quella di garantire le condizioni per un ristabilimento di un pacifico ordine democratico e quella di consentire la ricostruzione e la ripresa dell‟economia dei paesi dell‟area. L‟esperienza integrazionista, partita con la istituzione della Comunità Europea del Carbone e dell‟Acciaio e proseguita con la Comunità Economica Europea (poi solo Comunità Europea), si è poi completata con l‟esperienza parzialmente diversa dell‟Unione Europea. Tali iniziative sono state recentemente integrate, dopo il fallito tentativo del c.d. Trattato-Costituzione (Roma 2004), dall‟ultimo Trattato di Lisbona che viene, nel presente lavoro, esaminato in due dei suoi ambiti più peculiari riguardanti l‟aspetto interno dell‟integrazione fra gli Stati membri, attraverso un rinnovato anelito a colmare i problemi di “deficit democratico” che nel corso degli anni e dell‟evoluzione del percorso di integrazione si sono manifestati e l‟aspetto esterno dell‟integrazione come proiezione del “blocco” continentale europeo nelle relazioni con gli altri attori dello scacchiere internazionale, in una dimensione di equilibri globali sempre più interconnessi e di relazioni sempre più basate sulla logica della rappresentanza di interessi riconducibili ad aree geo-economiche e geo-politiche. Tale 3 fenomeno integrazionista, mutato e sviluppatosi nel corso degli anni e delle varie fasi, va inteso come tendenza non più solo prettamente economica, ma anche politica, giuridica nonché culturale, finalizzata all‟instaurazione di una cooperazione istituzionalizzata fra un numero limitato di Stati con caratteristiche di stabilità e dinamismo per il perseguimento di obiettivi comuni. Il fenomeno integrazionista non è tuttavia esclusivamente limitato all‟area europea, anche in altre aree geografiche extraeuropee sono sorti, a partire dagli anni cinquanta-sessanta del secolo scorso, processi di convergenza in forme volontarie, graduali e progressive di cooperazione ed integrazione internazionale, anche se i risultati, finora conseguiti in tali esperienze associative, non sono paragonabili alla riuscita che le medesime esperienze hanno avuto nell‟area continentale europea. In particolare, la cooperazione ed integrazione regionale ha avuto un suo autonomo sviluppo nell‟area latinoamericana, caratterizzata da un tendenziale “comune sentire” di natura storica, politica, culturale e per certi aspetti giuridica. In tal senso, le diverse forme associative latinoamericane vengono tradizionalmente intese come fasi di un‟evoluzione, non certamente lineare, di un più ampio e generale movimento di integrazione di natura sub-continentale che affonda le sue radici nella c.d. “teoria internazionalista bolivariana” o “diritto internazionale bolivariano” e che trova fondamento nei tentativi di riunione o associazione, sulla base della historia compartida, delle giovani repubbliche di nuova indipendenza, già a partire dalla metà dell‟800. In tal senso, l‟anelito integrazionista latinoamericano ha radici profonde al pari di quello europeo, anche se, a conclusione di un ciclo di sviluppo ed evoluzione dei processi di integrazione, l‟associazionismo integrazionista in America Latina ha prodotto un pluralismo di organizzazioni che hanno finito per non incidere, o comunque incidere in maniera frammentata, sull‟integrazione economico-politica dell‟area. In tempi più recenti, anche in considerazione degli effetti limitati e frammentari prodotti dalle varie forme di cooperazione ed integrazione rappresentate da ALADI, SELA, Mercosur e Comunità Andina, l‟anelito all‟integrazione sub-continentale si ritrova con ilTrattato di Brasilia del 2008, istitutivo dell‟UNASUR. Tale trattato, quasi contemporaneo all‟evoluzione dell‟integrazione europea operata con il Trattato di Lisbona, riprende lo spirito integrazionista della “teoria bolivariana”, nel tentativo di sintetizzare le precedenti, plurali e frammentate forme di integrazione e cooperazione, che, con più o meno successo, a seconda dei casi, hanno caratterizzato l‟evoluzione dell‟integrazionismo latinoamericano. Come si vedrà nel corso del presente lavoro, le similitudini del Trattato di Brasilia con il Trattato di Lisbona sono molteplici, anche da un punto di vista di integrazione “interna”, anche se certamente non comparabili per il livello tecnico-giuridico, né per l‟assetto istituzionale ed il riparto delle competenze che, nell‟ambito europeo, sono, per così dire “rodati”, da un‟evoluzione progressiva e di successo che consente di consolidare il percorso integrazionista europeo, già fissato dal collante dell‟unione economica e monetaria e da meccanismi di rafforzamento dell‟integrazione interna che possono consentire, ora, uno sviluppo dell‟azione esterna dell‟Unione Europea sullo scenario delle relazioni globali extracontinentali. Nell‟Unione delle Nazioni Sudamericane vi è una forte componente di storia comune che non può, però, non fare i conti con il percorso, non sempre coerente, delle forme di integrazione e cooperazione economica e commerciale e delle rispettive evoluzioni, nonché con le differenze – talvolta molto profonde - fra i suoi Stati membri, sia per quel che riguarda gli assetti politici interni, gli equilibri sociali, sia per i fondamentali economici. Sulla base di tali premesse, si procederà ad un‟analisi, certamente non esaustiva né onnicomprensiva, dei processi di integrazione in un‟ottica bi-continentale che porterà a considerare prima, rapidamente, l‟evoluzione dell‟integrazione continentale europea, per poi focalizzare i due aspetti ritenuti essenziali sul piano della duplice integrazione “interno-esterna” contenuti nel Trattato di Lisbona. E ciò, come visione prospettica del futuro dell‟integrazione europea, all‟interno della stessa, attraverso i meccanismi di controllo parlamentare e, dunque, di democratizzazione del processo decisionale ed all‟esterno, nella sua capacità di diventare, in prospettiva, attore globale ad unica voce, nella sfida del tutto nuova di un treaty-making power europeo che costituirebbe la forma più alta di esercizio della “sovranità comune”. Nell‟ottica latinoamericana, d‟altro canto, si porrà l‟attenzione su quello che si può definire un “neo internazionalismo” di radice bolivariana, che riprende l‟anelito unitario ed integrazionista della storia comune (historia compartida) delle repubbliche sudamericane in evidente contrasto con il pluralismo associativo che ha caratterizzato l‟integrazione latinoamericana degli anni passati. Il passo rilevante che viene compiuto dal Trattato di Brasilia è il coinvolgimento di paesi da sempre estranei all‟integrazionismo latino-americano, allargando la portata del tentativo unitario anche a paesi che non hanno una matrice linguistica, storica e politica che si richiama alla tradizione prettamente latina, fornendo, in tal modo, una piattaforma di integrazione sub-continentale, non limitata alla matrice latino-americana, ma estesa a quella sud-americana. La sfida, nell‟ottica prospettica dell‟integrazione nel sub-continente latinoamericano, sarà quella di capire se il rinnovato anelito unitario rappresentato dal Trattato di Brasilia, possa essere una forma di associazione che può consentire un cambio di rotta rispetto alle passate esperienze frammentate e limitate alla istituzione di comunità, sistemi economici, mercati comuni, in considerazione della sempre più marcata globalizzazione, non solo degli scambi, ma anche e soprattutto della governance come forma di concerto mondiale sulle decisioni di natura politico-economico-finanziaria che porta a scenari di rappresentatività per “macro aree” continentali o sub-continentali, ove singoli paesi, che non si inquadrano nell‟ambito di una sovranità comune, volontaria, negoziata e funzionale alle proprie esigenze di “gruppo”, avrebbero difficoltà a guadagnare una effettiva incisività. In tal senso, si dovrà cercare di comprendere se, nell‟ambito dell‟integrazione latinoamericana, gli aspetti di integrazione “interna”, pure affrontati dal Trattato di Brasilia con la istituzione di un Parlamento comune sudamericano, possano rafforzarsi nella forma di Unione delle Nazioni 6 sudamericane, così come gli aspetti di integrazione “esterna”, cioè di rappresentatività unica continentale sullo scenario globale, possano essere integrati ed affidati ad una tale forma di Unione, o debbano rimanere confinati entro i ruoli assunti a livello globale da paesi “leader” o “locomotiva” con effetti trainanti sull‟intero continente. In ogni caso, anche se appare ancora lunga la strada dell‟integrazione unitaria latinoamericana, l‟istituzione di una Unione delle Nazioni Sudamericane appare un necessario punto di svolta per l‟evoluzione del frammentato, non costante e confuso pluralismo associativo, che può diventare un‟occasione importante per un continente che sarà certamente protagonista (e vi sono già chiari segnali nell‟espansione economica del Brasile ed alcuni buoni risultati di altri paesi come la Colombia) sullo scacchiere internazionale degli anni a venire. [prefazione a cura dell'autore]IX n.s
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