4 research outputs found

    SessualitĂ  e stomia: indagine conoscitiva presso l'ambulatorio stomizzati dell'ulss 1 di Belluno e approcci assistenziali.

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    Problema principale: la sessualità è un aspetto fondamentale della persona umana. Se da un lato è intesa come atto finalizzato alla riproduzione, dall’altro è correlata allo sviluppo di comportamenti e di modelli sociali e di relazioni che si sono evoluti nella società. Quando si parla di “sessualità” si fa quindi riferimento agli aspetti psicologici, sociali e culturali del comportamento sessuale dell’essere umano. L’ipotesi centrale che viene discussa in questa tesi è che la sfera sessuale subisca importanti alterazioni quando il paziente affronta uno stato di malattia che comporta il confezionamento di una stomia. Il paziente che deve convivere con un mutato aspetto del proprio corpo temporaneo o permanente, deve quindi essere educato per la gestione della sua sessualità e al mantenimento delle relazioni con le persone in particolare verso coloro che da un punto di vista affettivo sono a lui maggiormente vicini. L’infermiere quindi che prende in carico il paziente deve disporre di adeguate competenze per indagare e affrontare gli aspetti di natura sessuale, psicologica e relazionale conseguenti allo stato di malattia. Obiettivo: l’obiettivo principale della tesi è quello di indagare le modifiche sulla vita sessuale e le problematiche di una stomia, che sia essa temporanea o permanente e di correlarle con le informazioni che vengono fornite ai pazienti da parte del personale sanitario dei diversi reparti riguardo al tema della sessualità. Se si tratta di una stomia temporanea, la persona dovrà superare innanzitutto il problema della malattia fisica; in un secondo momento avrà modo di saper gestire autonomamente i propri presidi stomali (placche, sacca). Per quei pazienti che invece si ritrovano ad avere una stomia permanente, le problematiche vanno proiettate anche nel lungo periodo. A livello psicologico la persona dovrà riprendere pian piano le normali attività di vita quotidiana, tra le quali rientra anche l’attività sessuale con il partner. In particolare lo studio condotto ha cercato di mettere in luce le figure professionali che maggiormente hanno trattato l’argomento con il paziente. Inoltre si è voluto conoscere anche quanto incideva la sfera sessuale sulle singole persone. Infine, l’indagine condotta mirava a conoscere le modalità e le problematiche più rilevanti che insorgono quando l’infermiere affronta temi legati alla sfera sessuale con i pazienti in generale e non solamente con pazienti portatori di stomia. Infine, con riferimento alla realtà del bellunese, la tesi si è posta l’obiettivo di ottimizzare la gestione dell’ambulatorio stomizzati per poter garantire una migliore assistenza al paziente portatore di stomia. Materiali e metodi: per poter compiere il mio lavoro di tesi, ho redatto 2 questionari rivolti al personale infermieristico e ai pazienti portatori di stomia (intestinale o urinaria), all’interno dell’U.O. di Chirurgia e Urologia dell’ospedale San Martino di Belluno. I pazienti coinvolti nell’indagine conoscitiva del fenomeno preso in considerazione sono 49, di cui 28 uomini e 21 donne. Gli infermieri che hanno risposto sono 43 persone, facenti parte dei reparti sopra citati. Risultati emersi: dai risultati dei questionari è emerso che le persone portatrici di stomia hanno avuto, nel colloquio pre – operatorio prima e nel periodo riabilitativo poi, la possibilità di affrontare l’argomento riguardante la sessualità e del modo in cui questa poteva subire dei cambiamenti dopo l’intervento. Inoltre si evince che il personale parla di questo argomento con i propri pazienti, ma urge la necessità di poter approfondire l’argomento, così da poter colmare in modo ancor migliore le esigenze di coloro che sono chiamati ad assistere. Conclusioni: dai dati emersi nell’indagine condotta in questa tesi emerge come il tema della sessualità sia delicato da trattare sia per i pazienti che per gli infermieri. Si impone quindi la necessità di dover affrontare tale argomento e le problematiche ad esso connesse in maniera che sia il più semplice e chiara possibile da parte del personale infermieristico. il personale sanitario infermieristico dimostra la volontà e il desiderio di formazione per intraprendere un percorso di conoscenza che possa aiutarlo a rispondere in maniera efficace alle esigenze del paziente. Si evidenzia anche come nella realtà del bellunese sia solo l’infermiere stomaterapista ad occuparsi del percorso di cura dall’inizio, fino alla fase di riabilitazione del paziente. Sulla base dei dati raccolti si propone di intraprendere un percorso gestionale dell’ambulatorio stomizzati diverso dall’organizzazione attuale centrato solamente su un’unica figura professionale, quella dell’infermiere specializzato stomaterapista, il quale segue l’iter riabilitativo del paziente nei mesi successivi all’intervento. L’ottimizzazione del servizio richiede la creazione di un gruppo di professionisti formati e ben organizzati che possano gestire indipendentemente le attività di ambulatorio. La figura dell’infermiere specializzato stomaterapista dovrà essere il punto cardine del gruppo di lavoro. L’infermiere stomaterapista avrà inoltre la possibilità di essere affiancato a rotazione da infermieri che sono stati preventivamente formati dall’ente, cosicché altro personale infermieristico partecipi alla gestione dell’ambulatorio. Il lavoro ambulatoriale dovrà essere organizzato in modo che i pazienti possano incontrare il personale medico per rispondere alle esigenze squisitamente medico – chirurgiche. Inoltre, risulterà importante nella realtà bellunese intraprendere una maggiore collaborazione con l’Associazione Stomizzati, in modo tale innanzitutto che i pazienti possano sentirsi parte di un gruppo in cui anche altre persone condividono le stesse esperienze di vita senza essere messi in disparte o abbandonati a sé stessi. Inoltre l’Associazione permette ai pazienti di poter esprimere liberamente durante gli incontri le proprie esperienze di vita ed i propri dubbi e perplessità nella gestione del stomia e nella convivenza con questo presidio. Avendo quindi già dei punti di partenza su cui trattare, perché espressi durante gli incontri dell’Associazione, si può permettere al paziente di arrivare all’appuntamento ambulatoriale più tranquillo e consapevole che c’è qualcuno che lo può aiutare; dall’altra parte il personale infermieristico collaborando con l’Associazione può avere un quadro più generale del proprio operato e apportare le opportune modifiche, in modo tale che la gestione del paziente stomizzato sia ottimale e garantisca un qualità di vita buona.ope

    Validation of a new method to estimate energy use for space heating and hot water production from low-resolution heat meter data

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    One of the initiatives to reach the European decarbonization goal is the roll-out of smart heating meters in the building stock. However, these meters often record the total energy usage with only hourly resolution, without distinguishing between space heating (SH) and domestic hot water (DHW) production. To tackle this limitation, this paper presents the validation of a new methodology to estimate the SH and DHW from total measurements in different building types in three countries (Denmark, Switzerland, and Italy). The method employs a combined smoothing algorithm with a support vector regression (SVR) to estimate the different heating uses. The estimation results are compared with the different countries’ DHW compliance calculations. The comparison showed that the compliance calculations outperformed this method by considering the validation dataset characteristics

    Comparing scavenging in marine and terrestrial ecosystems: a case study with fish and gull carcasses in a small Mediterranean island

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    Carrion consumption by scavengers is a key component of both terrestrial and aquatic food webs. However, there are few direct comparisons of the structure and functioning of scavenging communities in different ecosystems. Here, we monitored the consumption of 23 fish (seabream Sparus aurata) and 34 bird (yellow-legged gull Larus michahellis) carcasses on a small Mediterranean island (Isla Grosa, southeastern Spain) and surrounding waters in summer to compare the structure of the scavenger assemblages and their carrion consumption efficiencies in terrestrial and shallow water habitats. Scavenging was highly efficient both in marine and terrestrial environments, especially in the presence of a highly abundant vertebrate scavenger species, the yellow-legged gull. The vertebrate scavenger community was richer in the marine environment, whereas the invertebrate community was richer on land. The scavenger network was usually well-structured (i.e., nested), with the exception of the community associated with fish terrestrial carcasses, which were almost monopolized by yellow-legged gulls. In contrast, gulls left conspecific carcasses untouched, thus allowing longer persistence of gull carcasses on land and their exploitation by a diverse insect community. Our study shows important differences in the scavenging process associated with environment and carcass type. Promising avenues for further eco-evolutionary and applied research arise from the comparison of scavenging processes in terrestrial and marine ecosystems, from small islands to continents.D.R.-G. was granted by the European Social Fund and the Chamber of Commerce of Granada, Z.M.-R. by a postdoctoral contract co-funded by the Generalitat Valenciana and the European Social Fund (APOSTD/2019/016), and E.S.-G. and M.M. research contracts RamĂłn y Cajal from the MINECO (RYC-2019-027216-I and RYC-2015-19231, respectively). This study was funded by the Spanish Ministry of Economy, Industry and Competitiveness and EU ERDF funds through the project CGL2017-89905-R. Funding for open access charge: Universidad de Granada / CBUA

    Diversity, specificity and speciation in larval Diplostomidae (Platyhelminthes: Digenea) in the eyes of freshwater fish, as revealed by DNA barcodes

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    Larvae (metacercariae) in some species of Diplostomidae (Platyhelminthes: Digenea) inhabit fish eyes and are difficult to identify to species based on morphology. DNA barcoding has clarified the diversity and life cycles of diplostomids in North America, Europe and Africa, but has seldom been used in parasites sampled in large numbers or at large spatial scales. Here, distance-based analysis of cytochrome c oxidase 1 barcodes and, in some specimens, internal transcribed spacer (ITS-1, 5.8S, ITS-2) sequences was performed for over 2000 diplostomids from Africa, the Middle East, Europe, Asia and the Americas. Fifty-two species of Diplostomum, Tylodelphys and Austrodiplostomum (Digenea: Diplostomidae) were distinguished. The 52 species comprise 12 identified species, six species in two species complexes and 34 putative species, and 33/52 had been delineated in previous studies. Most (23/40) of the unidentified, putative species distinguished by cytochrome c oxidase 1 distances were supported by at least one additional line of evidence. As the intensity of sampling of the 52 species increased, variation in cytochrome c oxidase 1 decreased between and increased within species, while the spatial scale at which species were sampled had no effect. Nonetheless, variation between species always exceeded variation within species. New life-cycle linkages, geographic and host records, and genetic data were recorded in several species, including Tylodelphys jenynsiae, Tylodelphys immer and Diplostomum ardeae. Species of Diplostomum inhabiting the lens are less host-specific and less numerous than those infecting other tissues, suggesting that reduced immune activity in the lens has influenced rates of speciation
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