10 research outputs found

    Making a lot with little – Modular architecture, starting with Walter Segal

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    This paper examines the remarkable design journey of the Jewish architect Walter Segal and his fifty-year career in London. After his early experiments in Ascona (Switzerland), Segal developed a system of construction in wood that was based on using the modular components of materials in the forms that were available on the market. This method attracted considerable interest, being both simple and economical, and went on to become a system of self-build construction. The paper attempts to follow some of the hidden channels that link Segal’s practice with movements within the complex geography of contemporary architectural design: movements that focus on reclaiming ‘making’, on the sustainability intrinsic in Segal’s principles, and on a pragmatic aesthetic that takes account of events and external circumstances to achieve ‘more’ with ‘less’.   Article info Received: 10/09/2023; Revised: 08/10/2023; Accepted: 26/10/202

    Reducing the environmental impact of surgery on a global scale: systematic review and co-prioritization with healthcare workers in 132 countries

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    Abstract Background Healthcare cannot achieve net-zero carbon without addressing operating theatres. The aim of this study was to prioritize feasible interventions to reduce the environmental impact of operating theatres. Methods This study adopted a four-phase Delphi consensus co-prioritization methodology. In phase 1, a systematic review of published interventions and global consultation of perioperative healthcare professionals were used to longlist interventions. In phase 2, iterative thematic analysis consolidated comparable interventions into a shortlist. In phase 3, the shortlist was co-prioritized based on patient and clinician views on acceptability, feasibility, and safety. In phase 4, ranked lists of interventions were presented by their relevance to high-income countries and low–middle-income countries. Results In phase 1, 43 interventions were identified, which had low uptake in practice according to 3042 professionals globally. In phase 2, a shortlist of 15 intervention domains was generated. In phase 3, interventions were deemed acceptable for more than 90 per cent of patients except for reducing general anaesthesia (84 per cent) and re-sterilization of ‘single-use’ consumables (86 per cent). In phase 4, the top three shortlisted interventions for high-income countries were: introducing recycling; reducing use of anaesthetic gases; and appropriate clinical waste processing. In phase 4, the top three shortlisted interventions for low–middle-income countries were: introducing reusable surgical devices; reducing use of consumables; and reducing the use of general anaesthesia. Conclusion This is a step toward environmentally sustainable operating environments with actionable interventions applicable to both high– and low–middle–income countries

    La Vela: una rovina contemporanea a Roma. Proposta di rifondazione simbolica e funzionale del grande complesso sportivo incompiuto a Tor Vergata.

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    La Vela – come ù definita dagli abitanti di Roma – ù analizzata come una rovina contemporanea nella città delle rovine, un tassello urbano ai margini della città. La proposta di intervento vuole considerare in unico luogo la sostanza fisica della fabbrica, dimentica dei suoi piani attuativi. Il progetto si pone tre obbiettivi principali. In primo luogo la rifondazione della Vela, sia a livello simbolico che funzionale, come oggetto tecnico concluso. In secondo luogo la chiusura del cantiere per rendere accessibili le strutture. Infine vuole risarcire il sito, chiudere il terreno divelto e funzionalizzare le fondazioni della fabbrica. Il progetto si propone dunque come revisione del rapporto tra sito di costruzione e luogo

    Nella Pratica, la Teoria

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    Attraverso quali forme praticare il necessario dibattito sui possibili significati della disciplina progettuale nella contemporaneitĂ ?  Se la ricerca passa ineludibilmente attraverso il progetto – quale sperimentazione applicativa di teorie altrimenti inafferrabili – come costruire il processo di avvicinamento al suo mai lineare esercizio? A partire da questi interrogativi, il contributo propone la possibilitĂ  di tradurre in segni, forma e materia una riflessione aperta sul senso della nostra disciplina e la sua condivisione.  L’idea di architettura come prassi, di progetto come rito, di disciplina come strumento di interrogazione e modificazione della realtĂ  trova cosĂŹ una possibile forma di rappresentazione: un modello, in ferro e cera, forgiato per mutare ed evolvere nel tempo.  Sette “mani aperte” sorreggono, con orientamenti deliberatamente diversi e mutevoli, ideali fiamme di libertĂ : torce che rifiutano l’univocitĂ  dei molti vacui simboli universali. La pluralitĂ  dei segni e dei gesti sovrasta l’astrazione totalizzante, a rimarcare il valore della contingenza, dell’eterogeneitĂ , della molteplicitĂ . In un rito di ciclica accensione, che richiede la medesima dedizione della pratica della libertĂ , TĂšda prende vita. La cera, liquefatta per un istante, abbandona progressivamente le mani, dilavando verso il basso e costruendo, nel tempo, una superficie imprevedibile, cangiante, eppure eloquentemente comune alle radici di ciascuno stelo. L’esercizio di ricerca progettuale proposto rifugge, dunque, la mera speculazione teorica e affida agli strumenti propri della composizione, alla dimensione plastica della materia, alla gestualitĂ  rituale del “praticare quotidianamente l’architettura”, la riflessione sui possibili gradi di libertĂ  di una disciplina in transizione

    Nella pratica, la Teoria

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    Attraverso quali forme praticare il necessario dibattito sui possibili significati della disciplina progettuale nella contemporaneità? Se la ricerca passa ineludibilmente attraverso il progetto – quale sperimentazione applicativa di teorie altrimenti inafferrabili – come costruire il processo di avvicinamento al suo mai lineare esercizio? A partire da questi interrogativi, il contributo propone la possibilità di tradurre in segni, forma e materia una riflessione aperta sul senso della nostra disciplina e la sua condivisione. L’idea di architettura come prassi, di progetto come rito, di disciplina come strumento di interrogazione e modificazione della realtà trova così una possibile forma di rappresentazione: un modello, in ferro e cera, forgiato per mutare ed evolvere nel tempo. Sette “mani aperte” sorreggono, con orientamenti deliberatamente diversi e mutevoli, ideali fiamme di libertà: torce che rifiutano l’univocità dei molti vacui simboli universali. La pluralità dei segni e dei gesti sovrasta l’astrazione totalizzante, a rimarcare il valore della contingenza, dell’eterogeneità, della molteplicità. In un rito di ciclica accensione, che richiede la medesima dedizione della pratica della libertà, Tùda prende vita. La cera, liquefatta per un istante, abbandona progressivamente le mani, dilavando verso il basso e costruendo, nel tempo, una superficie imprevedibile, cangiante, eppure eloquentemente comune alle radici di ciascuno stelo. L’esercizio di ricerca progettuale proposto rifugge, dunque, la mera speculazione teorica e affida agli strumenti propri della composizione, alla dimensione plastica della materia, alla gestualità rituale del “praticare quotidianamente l’architettura”, la riflessione sui possibili gradi di libertà di una disciplina in transizione

    Forma compiuta in un processo incompiuto

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    Progetto per parti nella città per parti, il Campus ù un montaggio di frammenti, blocchi elementari e oggetti trovati; un tumulto di volumi che nella sua articolazione genera un brano complesso di città. In esso, l’invenzione spaziale di Carlo Aymonino si traduce in un oggetto fisico stereometrico e autonomo, di cui il manufatto del Liceo Scientifico diviene preesistenza e “prototipo/modello” per le successive realizzazioni. Attraverso l’allestimento di un tavolo, inteso come topos – al contempo luogo primo del mestiere dell’architetto e spazio di collaborazione e sincretismo – l’installazione proposta intende riattivare il processo di montaggio e smontaggio di forme che caratterizza il manufatto del Liceo Scientifico. Sul tavolo si riattiva la fucina delle forme messa in atto da Aymonino e la costante ricerca di collaborazione e dialogo nella pratica del progetto. L’artefatto del Liceo ù rimesso in gioco scomponendo la sua unità composita nella elementarità di frammenti geometrici componibili, ibridabili e trasducibili in montaggi analoghi. L’istallazione consiste così in un invito a rimettere in discussione la forma formata del Liceo, a riscattarne il significato per mezzo di un procedimento attivo e partecipativo legato al continuo esercizio di costruzione

    Molochagniestia. L'isola brucia

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    Il progetto, commissionato dall’unitĂ  di ricerca dell’UniversitĂ  Iuav di Venezia nell'ambito del PRIN «SYLVA. Ripensare la “selva”. Verso una nuova alleanza tra biologico e artefatto, natura e societĂ , selvatichezza e umanità», Ăš incentrato su Ca Roman, un'isola militare abbandonata, nel bacino meridionale della laguna. L'antica arena di guerra Ăš riconvertita in un luogo di catarsi e di riti funebri collettivi

    [Updated SICI-GISE position paper on institutional and operator requirements for transcatheter aortic valve implantation]

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    Transcatheter aortic valve implantation (TAVI) has revolutionized the management of patients with symptomatic severe aortic stenosis and has become the standard of care for inoperable patients and the preferred therapy for those at increased surgical risk with peculiar clinical and anatomic features. Technology advances, growing experience and accumulating data prompted the update of the 2011 Italian Society of Interventional Cardiology (SICI-GISE) position paper on institutional and operator requirements to perform TAVI. The main objective of this document is to provide a guidance to assess the potential of institutions and operators to initiate and maintain an efficient TAVI program
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