New PCR primers applied to characterize distribution of Botrytis cinerea populations in French vineyards

The phytopathogenic fungus Botrytis cinerea is a complex of two main genetic groups, Group-I and Group-II, the latter including different TE types distinguished by the presence or absence of two transposable elements (TE), Boty and Flipper. In populations from Bordeaux vineyards (n = 470), the frequency distribution into these genetic subdivisions showed that Group-I isolates were rare (2.3 %) whereas, within Group-II, four TE types were identified by dot blot in very different proportions: II-transposa (59.8 %), II-boty (21.3 %), II-vacuma (15.5 %) and II-flipper (1.1 %). To distinguish the TE types by PCR, a first primer pair was designed within the Flipper sequence which yielded a not-expected 2287 bp fragment. The 5’ extremity of this fragment was sequenced revealing a potential genomic insertion site of the Flipper element allowing the design of a new overlapping PCR primer. Detection of the Flipper element by two newly developed PCR tests and a published one (F300-F1550) was consistent with dot blot results in Group-I and II-transposa (concordance rates from 94.6 % to 100 %). However, discrepancies between PCR and dot blot were noticeable especially in II-boty, but also in II-vacuma (concordance rates from 33.3 % to 38.0 % and from 62 % to 81.2 %, respectively). On the basis of TE-type identification strengthened by combining different PCR and dot blot results, the spatiotemporal distribution of the Group-II isolates was assessed according to the developmental stage and the host organ of grapevine. In Bordeaux as in Loire valley vineyards, similar distribution patterns were described showing significant differences between the most sampled TE types. The II-transposa isolates predominated on grape berries at the end of the season, whereas the II-vacuma ones were detected mostly at flowering. Lastly, the II-boty isolates were more often detected on grapevine leaves than on flowers or berries.

Recupero della deglutizione tramite esercizio del gusto dopo intervento di glossectomia parziale e ricostruzione per tumore della lingua

Introduzione Le neoplasie della lingua sono tra i più gravi e diffusi tumori del cavo orale. Il trattamento chirurgico in elezione prevede la glossectomia parziale e la successiva ricostruzione chirurgica tramite innesto. A seguito dell’intervento chirurgico può insorge-re un’ipostenia linguale, associata a un deficit percettivo e di controllo motorio, con conseguenti alterazione e difficoltà nell’esecuzione di attività funzionali quali la deglutizione, la fonazione e la respirazione (1). Tali disabilità spesso determinano un peggioramento delle qualità della vita del paziente, con isolamento sociale e sintomatologia depressiva. In letteratura sono descritti protocolli riabilitativi che comprendono esercizi di rinforzo della muscolatura linguale, finalizzati al miglioramento della fase orale della deglutizione. Un approccio riabilitativo alternativo potrebbe essere basato sull’esperienza percettiva e sull’integrazione multisensoriale a partire dal gusto, funzione sensitiva principale della lingua, ma di competenza anche dell’alta laringe e della parte posteriore dell’orofaringe. Questo approccio potrebbe condizionare positivamente il recupero della motricità della lingua consentendo un miglioramento della fase orale della deglutizione e della fonazione. Materiali e metodi In quest'ottica, abbiamo condotto uno studio pilota al quale hanno preso parte due pazienti sottoposte a un intervento di emiglossectomia destra e ricostruzione del difetto chirurgico residuo mediate lembo microvascolare fascio-cutaneo di avambraccio sinistro. Nella fase preoperatoria, le pazienti sono state sottoposte a una valutazione della fase orale della deglutizione e della fonazione mediante una prova di lettura. Sono state raccolte le informazioni riguardanti le preferenze alimentari in termini di gusto, consistenza, temperatura, nonché la bevanda e il cibo preferiti. Dopo l’intervento, ciascuna paziente è stata sottoposta a un training riabilitativo di riconoscimento dei cibi, utilizzando i canali olfattivo, tattile e gustativo. Le sedute riabilitative sono state eseguite ogni due-tre settimane per un periodo di tre mesi. Risultati Entrambe le pazienti hanno presentato un miglioramento della percezione dei sapori, della deglutizione e della fonazione, con una riduzione del tempo impiegato alla prova di lettura. Il programma di trattamento si è rivelato di facile applicazione. Discussione Questo studio propone un approccio riabilitativo finalizzato al recupero della motilità linguale attraverso esperienze percettive. Il gusto origina da recettori specializzati, capaci di rispondere a sensazioni semplici quali dolce, amaro, acido, salato e umani. L’esperienza multisensoriale nasce dall’interazione delle molecole del cibo con i recettori dei diversi canali sensitivi che ricevono gli stimoli e li traducono in rappresentazioni neurali. Quando le informazioni sensoriali raggiungono i centri cerebrali superiori presso i quali sono interpretate, si costituisce una vera e pro-pria rappresentazione percettiva del sapore. Quando mangiamo, la percezione del sapore è un processo che coinvolge sia le sensibilità speciali (in particolare olfatto e gusto, ma anche la vista), sia il sistema limbico, dando luogo a un “unico sistema cerebrale umano del sapore” (2). Conclusioni Un training d’integrazione multisensoriale (gusto, olfatto, temperatura, consistenza del cibo e vista) potrebbe essere una proposta riabilitativa efficace (3). Somministrando al paziente input multisensoriali congruenti si stimolano le aree del cervello responsabili della creazione della rappresentazione percettiva del sapore. Queste aree sono interconnesse a quelle che gestiscono il movimento della lingua. In tal modo, si potrebbe migliorare o preservare la rappresentazione corticale della lingua e aumentare il reclutamento della muscolatura linguale, nonché la consapevolezza e il controllo del movimento. (1) Lazarus CL, Husaini H, Falciglia D, DeLacure M, Branski RC, Kraus D, Lee N, Ho M, Ganz C, Smith B, Sanfilippo N. Effects of exercise on swallowing and tongue strength in patients with oral and oropharyngeal cancer treated with primary radiothera-py with or without chemotherapy. Int J Oral Maxillofac Surg. 2014 May;43(5):523-30. doi: 10.1016/j.ijom.2013.10.023. Epub 2013 Dec 11. PMID: 24332586. (2) Verhagen JV, Engelen L. The neurocognitive bases of human mul-timodal food perception: sensory integration. Neurosci Biobe-hav Rev. 2006;30(5):613-50. doi: 10.1016/j.neubiorev.2005.11.003. Epub 2006 Feb 2. PMID: 16457886. (3) Yau JM, DeAngelis GC, Angelaki DE. Dissecting neural circuits for multisensory integration and crossmodal processing. Philos Trans R Soc Lond B Biol Sci2015 Sep 19; 370(1677): 20140203. doi: 10.1098/rstb.2014.020

Genetic evidence and new morphometric data as essential tools to identify the Patagonian seahorse Hippocampus patagonicus (Pisces, Syngnathidae)

A genetic study to support morphometric analyses was used to improve the description and validate the Patagonian seahorse Hippocampus patagonicus (Syngnathidae) on the basis of a large number of specimens collected in the type locality (San Antonio Bay, Patagonia, Argentina). DNA sequence data (from the cytochrome b region of the mitochondrial genome) were used to differentiate this species from its relatives cited for the west Atlantic Ocean. Both phylogenetic and genetic distance analyses supported the hypothesis that H. patagonicus is a species clearly differentiated from others, in agreement with morphometric studies. Hippocampus patagonicus can be distinguished from Hippocampus erectus by the combination of the following morphometric characteristics: (1) in both sexes and all sizes of H. patagonicus, the snout length is always less than the postorbital length, whereas the snout length of H. erectus is not shorter than the postorbital length in the largest specimens; (2) in both sexes of H. patagonicus, the trunk length:total length (LTr:LT) is lower than in H. erectus (in female H. patagonicus: 0·27-0·39, H. erectus: 0·36-0·40 and in male H. patagonicus: 0·24-0·34, H. erectus: 0·33-0·43) and (3) in both sexes, tail length:total length (LTa:LT) in H. patagonicus is larger than in H. erectus (0·61-0·78 v. 0·54-0·64).Fil: González, Raul Alberto Candido. Universidad Nacional del Comahue. Instituto de Biología Marina y Pesquera Almirante Storni; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; ArgentinaFil: Dinghi, Pablo Adrián. Universidad de Buenos Aires. Facultad de Ciencias Exactas y Naturales. Departamento de Ecología, Genética y Evolución; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; ArgentinaFil: Corio, C.. Universidad de Buenos Aires. Facultad de Ciencias Exactas y Naturales. Departamento de Ecología, Genética y Evolución; ArgentinaFil: Medina, Alonso Ismael. Universidad Nacional del Comahue. Instituto de Biología Marina y Pesquera Almirante Storni; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; ArgentinaFil: Maggioni, M.. Universidad Nacional del Comahue. Instituto de Biología Marina y Pesquera Almirante Storni; ArgentinaFil: Storero, Lorena Pia. Universidad Nacional del Comahue. Instituto de Biología Marina y Pesquera Almirante Storni; Argentina. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas; ArgentinaFil: Gosztonyi, Atila Esteban. Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas. Centro Científico Tecnológico Conicet - Centro Nacional Patagónico; Argentin

Conception and parametric design workflow for a timber large-spanned reversible grid shell to shelter the archaeological site of the Roman Shipwrecks in Pisa

Reciprocal structures or nexorade are composed by the assembling of groups of three or more beams mutually connected by mono-lateral T joints in a way that any relative movement is suppressed. This kind of structures can be easily built in relatively unprepared sites, dismantled, transported and re-used even by not specialized handcraft. For these reasons, reciprocal structures have been widely used in the past for military purposes, and nowadays they seem to satisfy very well the different requirements of a quick and temporary shelter of a large archaeological area when they are shaped as grid shells. This paper proposes the design of a reversible, reciprocal framed grid shell to shelter the archaeological site of the Roman Shipwrecks in Pisa. The structure must protect excavations and archaeologists from the weather and provide an easy access to visitors. Additionally, it must allow for easy disassembling and moving to another site. The design choices aim at optimizing both structural efficiency and esthetical qualities. A parametric workflow for both the form finding and the digital fabrication processes has been developed, and a prototype of accommodative steel T-joint for timber reciprocal beams has been realized. Finally, a model using CNC-cutting tested the structural feasibility of such a design approach

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Synchronous bilateral epithelial–myoepithelial carcinoma of the parotid gland: case report and review of the literature

Synchronous bilateral malignancy in the parotid glands is extremely rare. The English literature reveals nine case reports. The most common synchronous bilateral malignancies are acinic cell carcinoma. Epithelial–myoepithelial carcinoma is an uncommon neoplasm comprising 1% of all salivary gland tumours. In this case report, we describe, to our best of knowledge, the first case of a patient with a synchronous bilateral epithelial–myoepithelial carcinoma of the parotid gland. The clinical histopathological and immunohistochemical peculiarities are elucidated. Imaging studies like ultrasonography are mandatory for both parotid glands and upper necks in the clinical presence of a unilateral parotid gland tumour

Electrical Sintering of Silver Nanoparticle Ink Studied by In-Situ TEM Probing

Metallic nanoparticle inks are used for printed electronics, but to reach acceptable conductivity the structures need to be sintered, usually using a furnace. Recently, sintering by direct resistive heating has been demonstrated. For a microscopic understanding of this Joule heating sintering method, we studied the entire process in real time inside a transmission electron microscope equipped with a movable electrical probe. We found an onset of Joule heating induced sintering and coalescence of nanoparticles at power levels of 0.1–10 mW/m3. In addition, a carbonization of the organic shells that stabilize the nanoparticles were found, with a conductivity of 4 105 Sm−1