1,278 research outputs found

    The complex of pant decompositions of a surface

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    We exhibit a set of edges (moves) and 2-cells (relations) making the complex of pant decompositions on a surface a simply connected complex. Our construction, unlike the previous ones, keeps the arguments concerning the structural transformations independent from those deriving from the action of the mapping class group. The moves and the relations turn out to be supported in subsurfaces with 3g-3+n=1,2 (where g is the genus and n is the number of boundary components), illustrating in this way the so called Grothendieck principle.Comment: Minor changes in the introductio

    «The curved line belongs to God»: the use of ruled surfaces in the architecture of Antoni Gaudí

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    We introduce the concept of ruled surface and we describe some examples (namely the one-sheeted hyperboloid, the hyperbolic paraboloid, the helicoid and the conoid), illustrating their main technical features. Then, we explain how, where and why (both from the technical and the symbolic point of view) Antoni Gaudí uses such surfaces to get his peculiar architecture, pervaded by curved shapes, which on one hand is the heir of the gothic and traditional Catalan architecture and, on the other hand, anticipates the flavour of the modern topological one. A quick glimpse at the latter concludes the paper

    Comunicare la matematica: chi, come, dove, quando e, soprattutto, perch\ue9?!

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    \u201cI ricercatori dovrebbero assicurare che le loro attivit\ue0 di ricerca siano rese note alla societ\ue0 in senso lato, in modo tale che possano essere comprese dai non specialisti, migliorando in questo modo la comprensione delle questioni scientifiche da parte dei cittadini. Il coinvolgimento diretto dell\u2019opinione pubblica consentir\ue0 ai ricercatori di comprendere meglio l\u2019interesse del pubblico nei confronti della scienza e della tecnologia e anche le sue preoccupazioni\u201d Lo leggiamo nella carta europea dei ricercatori, alla voce Impegno verso l\u2019opinione pubblica. Informare, dunque: ma come e perch\ue9? L'Eurobarometro 2010, come gi\ue0 il precedente, disegna il quadro di un\u2019opinione pubblica fortemente interessata alla scienza, ma anche preoccupata in merito ai rischi posti dalle nuove tecnologie e al potere che la scienza conferisce agli scienziati. Inoltre, denuncia ancora un gap di comprensione tra questi e la societ\ue0: il cittadino europeo si sente male informato, e rivendica il diritto di essere coinvolto nel processo decisionale che governa la ricerca. Informare, quindi, perch\ue9 l\u2019opinione pubblica lo chiede, e soprattutto perch\ue9 ne ha diritto: in una societ\ue0 del rischio, come la definisce il sociologo Ulrich Beck, in cui l\u2019immagine della scienza come un sapere certo e affidabile \ue8 ormai irrimediabilmente superata, il cittadino non pu\uf2 pi\uf9 accettare di subire scelte verticistiche - sia pur supportate dalle opinioni di esperti riconosciuti - senza essere adeguatamente informato e coinvolto. La matematica, in questo contesto, ha una peculiarit\ue0: da una parte, infatti, \ue8 vista forse come meno "pericolosa" rispetto alle altre scienze, in quanto non direttamente collegata a problematiche di attualit\ue0 percepite come spinose (si pensi per esempio al tema degli ogm, o del nucleare). D'altra parte, per\uf2, \ue8 la scienza forse pi\uf9 martirizzata dal pregiudizio: troppo spesso la si vede come una disciplina arida, fredda, a siderale distanza dalla vita quotidiana, i cui risultati sono stati stabiliti chiss\ue0 da millenni fa, e non sono suscettibili di revisione. Una ragione in pi\uf9 per spingerci a comunicarla, facendola uscire dalle aule di ogni ordine e grado per farla entrare, come deve, nella societ\ue0. Fin qui, abbiamo parlato del perch\ue9. Ma l\u2019aspetto pi\uf9 delicato \ue8 forse il come. I ricercatori, di per s\ue9, non sono formati a comunicare i loro risultati a un pubblico di non esperti n\ue9, spesso, sono interessati a comunicare al pubblico generico la bellezza e l'importanza della loro disciplina. Per questo, improvvisandosi comunicatori, rischiano di cadere in molte trappole, prima tra tutte quella di credere di avere davanti un pubblico ignorante e vuoto, da riempire con nozioni semplificate, in un opera, letteralmente, di divulgazione. Non \ue8 questo che viene chiesto loro: per tornare ai risultati dell\u2019Eurobarometro, si registrano forti critiche al modo in cui gli scienziati si rivolgono al pubblico, monologando invece di dialogare. \uc8 invece necessario ascoltare il pubblico, per capirne le preoccupazioni. In questo articolo, dopo aver spiegato pi\uf9 in dettaglio le motivazioni che muovono coloro che, pur appartenendo all'accademia, sono impegnati in prima linea nella comunicazione, e dopo aver riflettuto sull'opportunit\ue0 di inserire la comunicazione della matematica in un'ottica interdisciplinare, esamineremo le differenze tra comunicazione e didattica, e le ricadute dell'una sull'altra. Analizzeremo poi in che modo i ricercatori siano (o meglio NON siano) formati a comunicare i fondamenti delle loro discipline, nonch\ue9 i risultati delle loro ricerche, chiedendoci quindi se e come potrebbero interagire con altre figure di "mediatori" al fine di produrre una comunicazione efficace. Rifletteremo dunque sull'apparente paradosso che vede, quasi in tutta Europa, l'enorme successo dei festival della scienza contrapporsi al calo degli iscritti a facolt\ue0 scientifiche e al dilagare degli abbandoni delle matricole. Concluderemo delineando un quadro, necessariamente non esaustivo, di esperienze di comunicazione della matematica a nostro parere significative, con particolare riferimento al nostro paese, di cui cercheremo di fotografare lo stato dell'arte, anche in comparazione con altri paesi europei.According to the European Charter for Researchers \uaball researchers should ensure [\u2026] that the results of their research are disseminated and exploited, e.g. communicated, transferred into other research settings or, if appropriate, commercialised \u2026\ubb Therefore, it\u2019s part of the researchers\u2019 mission to raise the general public awareness with respect to science. This need is further emphasized by a survey of Eurobarometer 2010: society is strongly interested in science but, at the same time, is often scared by the risks connected with new technologies. Moreover, irrational attitudes towards science are prompted by a broad scientific illiteracy. The result is a remarkable distance between the community of scientists and the society at large. Mathematics, in this context, has a peculiarity: on one hand, it is seen as less "dangerous" than other sciences, as it is not directly related to current issues perceived as controversial and potentially risky (for example, Ogm or nuclear power). On the other hand, however, too often it is seen as a dry, cold discipline, very far from everyday life, with results determined by who knows millennia ago, and not susceptible of review. One more reason to communicate it. In a time when innovation, technological progress and, ultimately, the well-being of a society depend decisively on the mathematical culture that this society can express, the widespread ignorance of the basics of mathematics is politically, socially and culturally dangerous: raising the percentage of people who dominate at least its basics can be an important engine to accelerate the transition to an authentic "knowledge society"

    Comunicare la matematica: un paradigma necessario, che fatica a essere accolto

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    10 marzo 2020: un’Italia confusa segue con apprensione la conferenza stampa del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Dal giorno dopo, l’intera nazione è confinata: bar chiusi, ristoranti solo per l’asporto, proibiti gli spostamenti al di fuori della provincia di residenza, didattica a distanza per scuole e università, autocertificazioni subito obsolete che seguono il ritmo inquietante dei provvedimenti governativi. A dare il ritmo alle nostre giornate di reclusi, l’appuntamento fisso delle 18, in cui il capo della protezione civile snocciola le cifre dell’epidemia, immediatamente riprese in tempo reale da tutti i quotidiani (vedi fig. 1). Fig. 1 Un esempio dei dati Cifre che, per la maggior parte della popolazione italiana, significano solo una cosa: terrore. Si parla di R0, di curva, di crescita esponenziale, di abbassare il picco, espressioni che per i più sono totalmente prive di senso – ma che nonostante questo entrano presto a far parte del lessico comune della paura. I matematici si sentono improvvisamente chiamati alle armi: da materia oscuramente relegata, nei pregiudizi dei più, a esperienze traumatiche sui banchi di scuola, la matematica si trasforma, a livello sociale e mediatico, in una chiave di lettura fondamentale per chiarire il senso di dati altrimenti difficili da interpretare. L’emergenza sanitaria rende immediatamente palese un’ovvietà: la comunicazione della matematica è una necessità imprescindibile di una società consapevole, i cui cittadini possano interpretare le informazioni dei media senza fraintendimenti, prendendo di conseguenza decisioni ragionevoli senza essere ostaggio di pseudoscienza e credenze oscurantiste. Purtroppo l’epoca Covid ha al contempo reso evidente un’altra ovvietà: nonostante, a differenza di quanto succedeva qualche lustro fa, esista una consistente popolazione di matematici che vuole comunicare, solo una piccola percentuale di questa popolazione ha idea di come questo vada fatto. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: polemiche sui modelli matematici, sulla sicumera di chi parla “a nome della Scienza”, sui criteri con cui vengono effettuate le scelte politiche, ecc. E confusione, da una parte e dall’altra. Quello della comunicazione è un paradigma ancora difficile da far accogliere, specie in ambito accademico. Se da una parte ormai la comunità accademica matematica ha chiaro come la comunicazione sia centrale per la società, non vi è la stessa consapevolezza riguardo a quanto questa centralità sussista anche per la matematica stessa. Di conseguenza, in contrasto con quanto succede nel resto d’Europa (per non parlare di una ormai consolidata tradizione anglosassone), in Italia i corsi di comunicazione sono estremamente rari nei piani di studio proposti dalle Università, e non esiste neppure un settore scientifico disciplinare di riferimento. Nonostante si tratti di un paradigma assolutamente necessario, ancora trova difficoltà ad essere accolto

    A Peptide Representing the Carboxyl-terminal Tail of the Met Receptor Inhibits Kinase Activity and Invasive Growth

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    Interaction of the hepatocyte growth factor (HGF) with its receptor, the Met tyrosine kinase, results in invasive growth, a genetic program essential to embryonic development and implicated in tumor metastasis. Met-mediated invasive growth requires autophosphorylation of the receptor on tyrosines located in the kinase activation loop (Tyr(1234)-Tyr(1235)) and in the carboxyl-terminal tail (Tyr(1349)-Tyr(1356)). We report that peptides derived from the Met receptor tail, but not from the activation loop, bind the receptor and inhibit the kinase activity in vitro. Cell delivery of the tail receptor peptide impairs HGF-dependent Met phosphorylation and downstream signaling. In normal and transformed epithelial cells, the tail receptor peptide inhibits HGF-mediated invasive growth, as measured by cell migration, invasiveness, and branched morphogenesis. The Met tail peptide inhibits the closely related Ron receptor but does not significantly affect the epidermal growth factor, platelet-derived growth factor, or vascular endothelial growth factor receptor activities. These experiments show that carboxyl-terminal sequences impair the catalytic properties of the Met receptor, thus suggesting that in the resting state the nonphosphorylated tail acts as an intramolecular modulator. Furthermore, they provide a strategy to selectively target the MET proto-oncogene by using small, cell-permeable, peptide derivatives

    Comportamento supersticioso em esquemas múltiplos: estudo sobre a interação do comportamento verbal com o comportamento mantido por relação acidental com reforço

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    The interaction between “superstitious” behavior and verbal behavior was evaluated in three experiments. The participants received different instructions suggesting that responses could score points. In experimental sessions, a rectangle’s color on the computer screen indicated a situation of point presentarion regardless of the participant’s responses or another situation in which the points could not be presented (mult VT 8 s EXT). At the end of each session, participants had to describe what they were doing. In three experiments, only a few participants developed “superstitious” behavior, regardless of the kind of instruction presented at the beginning of the session. At the end of the sessions, participants described their own behavior. The results indicate that the non verbal performance of the participants controlled their self-assessment and that the very contingencies of multiple schemes were responsible for the “superstitious” behavior, more than self-assessment or instructions.   Keywords:  "superstitious" behavior; contiguity; instructions; verbal behavior.  A interação do comportamento “supersticioso” com o comportamento verbal foi avaliada em três experimentos. Os participantes receberam diferentes instruções sugerindo que responder poderia produzir pontos. Nas sessões experimentais, a cor de um retângulo que aparecia no monitor de um computador era relacionada à vigência de uma situação de apresentação de pontos independentemente do responder ou à vigência de outra situação em que os pontos não eram apresentados (mult VT 8 s EXT). Ao final de cada sessão, os participantes tinham que descrever o que faziam na sessão. Nos três experimentos, apenas alguns participantes desenvolveram comportamento “supersticioso”, independentemente do tipo de instrução apresentada no início da sessão. Ao final das sessões, os participantes descreviam seus próprios comportamentos. Os resultados sugerem que o desempenho não-verbal do participante controlou seus auto-relatos e que as próprias contingências do esquema múltiplo foram responsáveis pelo comportamento “supersticioso” mais do que instruções ou autorelatos. Palavras-chave: comportamento “supersticioso”; contigüidade; instruções; comportamento verbal.
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