18 research outputs found

    Tra «incivilimento» e «riordino»: le ambizioni di un grande teatro d’opera per Roma capitale (1789-1960)

    Get PDF
    During the nineteenth century the theatre building - and in particular the opera house - imposed itself as tangible proof of the civic progress of Western societies. As Mazzini theorised the “civilization of the multitudes” through the arts, the theatre became the place where this yearning could be pursued. The momentum of Italian theatre construction was impressive during the nineteenth century, both in the major centres and in the small provincial towns. Rome, from this point of view, represents a significant exception. Until the end of the 19th century, the city, although equipped with important venues of the old regime, did not have an opera house conceived in contemporary terms. To fill the gap, for about a century and a half, designers from different backgrounds will work to equip the capital with an opera house worthy of its aspirations. Drawing on rare or little-known sources, produced among others by architects Pietro Sangiorgi, Antonio Lovatti, and Marcello Piacentini, the contribution reflects on the positioning of a large opera house in the urban layout of the capital. From the papal Rome and the liberal age, to the fascist period, the longed opera house tries to give new, contemporary meanings to a building that will come to stand out for its fascinating outdatedness.During the nineteenth century the theatre building - and in particular the opera house - imposed itself as tangible proof of the civic progress of Western societies. As Mazzini theorised the “civilization of the multitudes” through the arts, the theatre became the place where this yearning could be pursued. The momentum of Italian theatre construction was impressive during the nineteenth century, both in the major centres and in the small provincial towns. Rome, from this point of view, represents a significant exception. Until the end of the 19th century, the city, although equipped with important venues of the old regime, did not have an opera house conceived in contemporary terms. To fill the gap, for about a century and a half, designers from different backgrounds will work to equip the capital with an opera house worthy of its aspirations. Drawing on rare or little-known sources, produced among others by architects Pietro Sangiorgi, Antonio Lovatti, and Marcello Piacentini, the contribution reflects on the positioning of a large opera house in the urban layout of the capital. From the papal Rome and the liberal age, to the fascist period, the longed opera house tries to give new, contemporary meanings to a building that will come to stand out for its fascinating outdatedness

    Tra «incivilimento» e «riordino»: le ambizioni di un grande teatro d’opera per Roma capitale (1789-1960)

    Get PDF
    During the nineteenth century the theatre building - and in particular the opera house - imposed itself as tangible proof of the civic progress of Western societies. As Mazzini theorised the “civilization of the multitudes” through the arts, the theatre became the place where this yearning could be pursued. The momentum of Italian theatre construction was impressive during the nineteenth century, both in the major centres and in the small provincial towns. Rome, from this point of view, represents a significant exception. Until the end of the 19th century, the city, although equipped with important venues of the old regime, did not have an opera house conceived in contemporary terms. To fill the gap, for about a century and a half, designers from different backgrounds will work to equip the capital with an opera house worthy of its aspirations. Drawing on rare or little-known sources, produced among others by architects Pietro Sangiorgi, Antonio Lovatti, and Marcello Piacentini, the contribution reflects on the positioning of a large opera house in the urban layout of the capital. From the papal Rome and the liberal age, to the fascist period, the longed opera house tries to give new, contemporary meanings to a building that will come to stand out for its fascinating outdatedness

    teoria evolutiva dei giochi

    Get PDF
    Nella sua tesi di dottorato, mai pubblicata, il popolare matematico John Nash suggeriva un'interpretazione del suo concetto di equilibrio nell'ambito di giochi tra individui scelti a caso da vaste popolazioni, individui che non devono necessariamente avere una conoscenza dell'intera struttura del gioco, o l'abilita' di effettuare complicati processi razionali. E' di questo tipo di giochi che si occupa la teoria evolutiva dei giochi, che puo' essere considerata come un'estensione della teoria dei giochi classica. L'interesse per questo argomento nacque nel 1973, quando John Maynard Smith e George R.Price formalizzarono alcune problematiche che sorgono nel contesto della biologia. Sono proprio le scienze biologiche, insieme a quelle economiche e sociali, le discipline in cui la teoria evolutiva dei giochi trova un numero sempre maggiore di applicazioni. Le principali differenze rispetto alla teoria dei giochi classica risiedono nel fatto che in un gioco evolutivo i giocatori, ovvero individui scelti a caso da una vasta popolazione, non hanno la capacita' di analizzare razionalmente il gioco; e' l'interazione tra i vari giocatori a determinare la scelta delle strategie, e quelle che producono un maggiore guadagno risulteranno essere usate piu' di frequente. I giocatori potrebbero addirittura non avere consapevolezza del guadagno che una determinata strategia produce; esiste tuttavia una 'legge' che li indirizza verso strategie sempre piu' proficue: questo avviene, per esempio, nella modifica della frequenza delle caratteristiche genetiche delle specie viventi operata dalla selezione naturale, descrivibile attraverso un modello semplificato di cui ci occuperemo nell'ultimo capitolo. Nel primo capitolo vengono presentati sia i concetti basilari della teoria dei giochi classica, sia gli strumenti necessari per la trattazione successiva: le definizioni di gioco, payoff, strategie miste, equilibri di Nash, insieme a qualche esempio di gioco e ai fatti fondamentali, come il teorema di esistenza di un equilibrio misto di Nash per un gioco discreto a due giocatori. Il secondo capitolo introduce la teoria evolutiva, nella quale si ha una popolazione di giocatori sottoposti, in maniera casuale, a un gioco a due giocatori discreto e simmetrico: tra le possibili strategie alcune possono rivelarsi evolutivamente stabili, vale a dire che quando vengono adottate dall'intera popolazione resistono, in un ben precisato senso, a mutazioni (di strategie) di una piccola percentuale dei giocatori. Per questo tipo di giochi e' stata ipotizzata una dinamica, detta della replicazione, secondo cui il tasso di incremento, al variare del tempo, della frequenza della strategia i-esima tra la popolazione e' dato dalla differenza tra il payoff, che tale strategia ottiene contro un giocatore a caso, e il payoff medio. Nel corso del capitolo vengono analizzati alcuni teoremi che legano stabilita' statica, evolutiva e dinamica: per esempio, usando gli strumenti classici dei sistemi dinamici, si dimostra che una strategia evolutivamente stabile si rivela un punto di equilibrio asintoticamente stabile nella dinamica associata al gioco. La trattazione e' corredata da numerosi esempi, alcuni dei quali comprendono casi patologici. E' possibile riformulare alcuni dei concetti descritti per applicarli a giochi lievemente diversi, come quelli in cui i guadagni non sono necessariamente lineari, o nei quali si scontrano due popolazioni distinte, con distinte matrici dei payoff. Proprio a questo tipo particolare di giochi ci si puo' riferire per affrontare una questione di attualita' negli studi sociali: il problema delle pubblicazioni scientifiche open access. Nel terzo capitolo mostriamo che la situazione puo' essere modellata come un gioco tra una popolazione di scienziati e una di editori che hanno a disposizione la scelta tra open access e non open access; le caratteristiche dei payoff spingono a studiare il gioco da un punto di vista dinamico. Ne risulta una periodica redistribuzione delle frequenze delle strategie tra le due popolazioni. Questo modello, recentemente proposto da Katharina e Lutx Habermann, presenta alcuni aspetti che possono essere resi piu' realistici: si e' scelto di migliorarlo, prima modificando alcune ipotesi e poi introducendo dei payoff non lineari; l'evoluzione nei due casi presenta alcune differenze. Come gia' anticipato, viene studiata infine un'altra possibile applicazione della teoria evolutiva dei giochi: la formalizzazione del processo di selezione naturale, nel quale si riduce la frequenza delle caratteristiche genetiche che peggio si adattano all'ambiente in cui sono inserite. In alcuni casi, conoscendo tutte le combinazioni di geni possibili in una popolazione, e il relativo tasso di sopravvivenza, si puo' calcolare come varia la frequenza dei cosiddetti genotipi all'interno della popolazione, al continuo susseguirsi delle generazioni. Ne viene fuori un'equazione della replicazione, associata a un curioso gioco in cui i giocatori risultano essere i geni, mentre gli esseri viventi costituiscono solo il tavolo da gioco. Per questo gioco vengono ricavati alcuni risultati particolari, che si aggiungono a quelli esaminati nel secondo capitolo: per esempio una caratteristica dell'equazione della selezione naturale e' la corrispondenza biunivoca tra punti di equilibrio asintoticamente stabili e strategie evolutivamente stabili

    PET-CT cerebrale per amiloide con 18F-Flutemetamolo: confronto tra tecniche acquisitive TOF/NON TOF ed implementazione di un database di normalità

    Get PDF
    Amiloidosi cerebrale, metodica PET-CT con acquisizione LIST MODE e algoritmo TOF/NON TOF per la diagnosi della demenza di Alzheime

    Analisi del comportamento dinamico di veicoli dotati di differenziale

    Get PDF
    L’oggetto del presente lavoro di ricerca può essere sintetizzato nell’impatto del differenziale sul comportamento direzionale di un autoveicolo. Se una parte del lavoro è stata rivolta allo studio del comportamento della ruota con pneumatico ed alla definizione del classico modello monotraccia di veicolo dotato di differenziale ordinario con il quale è stato possibile definire in maniera rigorosa i concetti di sottosterzo, di gradiente di assetto, etc… ; la parte principale dell’attività è stata rivolta allo sviluppo di un modello matematico per lo studio del comportamento direzionale di un veicolo dotato di differenziale bloccato (o con rapporto di bloccaggio molto elevato). La conseguenza immediata del bloccaggio del differenziale è la nascita di un momento , dovuto alla differenza delle forze longitudinali delle ruote posteriori, che condiziona l’equilibrio ad imbardata del veicolo. La differenza delle forze longitudinali delle ruote collegate rigidamente dal differenziale bloccato può essere imputato a due effetti principali: il primo, “cinematico”, è rappresentato dalla differenza degli scorrimenti teorici longitudinali delle due ruote dell’assale posteriore, scorrimenti ai quali la generica forza longitudinale è legata, in generale, attraverso una relazione non lineare; il secondo, “costitutivo”, può essere identificato dalla dipendenza della rigidezza allo scorrimento del pneumatico dal carico verticale. Infatti, se si trascura il trasferimento di carico verticale tra i due assali, il trasferimento di carico tra le due ruote posteriori, in presenza di un’accelerazione laterale non nulla, determina una differenza tra le rigidezze di scorrimento generalizzare dei due pneumatici posteriori. L’effetto “cinematico” è legato principalmente alle condizioni di moto, ovvero dalla curvatura istantanea della traiettoria del baricentro del veicolo; mentre l’effetto “costitutivo” è legato alle comportamento macroscopico del pneumatico e all’entità del trasferimento del carico verticale che dipende, oltre che dall’accelerazione laterale, anche dall’altezza del baricentro del veicolo. Quest’ultima grandezza, tuttavia, se si escludono veicoli particolari come i SUV e gli MPV, varia poco da veicolo a veicolo (pari a 0.55 m ca.). Dall’analisi è emerso come sia più corretto, dal punto vista concettuale, considerare lo scorrimento teorico , e non l’angolo di deriva la grandezza di riferimento per definire le condizioni cinematiche della ruota con pneumatico. Infatti le forze scambiate tra veicolo e strada sono da correlare alle grandezze cinematiche che caratterizzano il moto del punto ideale di contatto ruota-strada e non quello del centro ruota. L’angolo di deriva così come è stato definito (e cioè come l’angolo formato dal vettore velocità del centro ruota con il piano medio longitudinale individuato) è una grandezza caratteristica del centro ruota mentre solo lo scorrimento teorico , tenendo conto anche della velocità angolare del cerchio della ruota, caratterizza opportunamente il moto del punto di contatto ruota-strada. E’ stata ricavata l’espressione analitica del momento di imbardata : funzione non solo dei parametri costruttivi del veicolo e del pneumatico e delle condizioni di moto del veicolo; ma dipendente dal parametro che identifica le condizioni di moto (una sorta di scorrimento longitudinale medio) dell’assale rigido motore. E’ stato sviluppato un modello matematico del veicolo con il differenziale in condizioni di bloccaggio con il quale è stato analizzato il comportamento direzionale discutendo i risultati con quelli ottenuti dal modello monotraccia classico (con differenziale libero ideale). Per quel che riguarda la differenza tra l’angolo di sterzo (alle ruote) e quello di Ackermann , si ha che accanto al termine classico dipendente dalla differenza capacità direttive dei due assali compare un secondo termine direttamente legato al momento di imbardata generato dalla differenza delle due forze longitudinali posteriori. Anche assumendo trascurabile il termine legato al momento di imbardata , si ha una differenza tra le due espressioni dovuta al termine che riduce la capacità direttiva dell’assale posteriore i cui pneumatici sono caratterizzati da condizioni di scorrimento combinato. La differenza dipende non solo dall’accelerazione laterale a regime ma anche dalle condizioni cinematiche di scorrimento dell’assale posteriore ovvero dal parametro . Questo fa sì che il gradiente di sottosterzo di un autovettura, definito come la derivata rispetto all’accelerazione laterale a regime della differenza , nel caso di differenziale bloccato dipenda non solo dalle sue caratteristiche costruttive (costanti) ma anche dal tipo di manovra quali la velocità di avanzamento o il raggio di curvatura . In particolare, ipotizzando in prima istanza , nel caso di manovra a velocità costante (Slow Ramp Steer) il gradiente di sottosterzo diminuisce all’aumentare della velocità; mentre nel caso di manovra a raggio costante diminuisce all’aumentare del raggio di curvatura. Non solo ma il gradiente di sottosterzo , a causa della variazione della rigidezza di deriva col carico verticale, è funzione dello scorrimento medio dell’assale posteriore. Per quanto riguarda, invece, il gradiente di assetto definito come derivata dell’angolo di assetto rispetto all’accelerazione laterale a regime , si ha un a aumento (in assoluto) del gradiente di assetto cinematico, ossia dell’angolo di assetto a bassa velocità ; dall’altro, dal momento che risulta per definizione , si ha un aumento (in modulo) del gradiente di assetto. Nella parte conclusiva del lavoro sono state descritte le caratteristiche costruttive e le equazioni funzionali dei più diffusi tipi di differenziali con le quali è sono state definite le equazioni (non lineari) di moto di un veicolo dotato di differenziale generico per la cui soluzione numerica è stato utilizzato l’ambiente MatLab/Simulink®

    Modellizzazione e predizione di segnali in reti di sensori tramite tecniche di pattern recognition

    Get PDF
    Abbiamo sviluppato un sistema di elaborazione che, sulla base dei dati raccolti da sensori di movimento disseminati in una rete di sensori wireless (WSN, Wireless Sensor Network), è in grado di costruire un modello riguardo le sequenze di occupazione dei vari locali. Tale modello è costruito durante una fase di apprendimento secondo i principi del machine learning, effettuando una classificazione di alcune fra le sottosequenze della serie temporale; esso viene poi utilizzato dal sistema per interpretare i dati forniti in tempo reale dai sensori, allo scopo di fare delle previsioni sull'evoluzione dell'occupazione dei locali nel futuro prossimo. Non è necessario programmare in alcun modo il sistema poiché esso stesso è in grado di costruire il modello e, successivamente, di identificare le varie sottosequenze all'interno di esso, grazie all'utilizzo di tecniche di pattern recognition. Crediamo che il nostro sistema possa trovare diverse applicazioni nel campo della domotica e del risparmio energetico in ambienti domestici e lavorativ
    corecore