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    Interleukin-6 neutralization ameliorates symptoms in prematurely aged mice

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    Hutchinson\u2013Gilford progeria syndrome (HGPS) causes premature aging in children, with adipose tissue, skin and bone deterioration, and cardiovascular impairment. In HGPS cells and mouse models, high levels of interleukin-6, an inflammatory cytokine linked to aging processes, have been detected. Here, we show that inhibition of interleukin-6 activity by tocilizumab, a neutralizing antibody raised against interleukin-6 receptors, counteracts progeroid features in both HGPS fibroblasts and LmnaG609G/G609G progeroid mice. Tocilizumab treatment limits the accumulation of progerin, the toxic protein produced in HGPS cells, rescues nuclear envelope and chromatin abnormalities, and attenuates the hyperactivated DNA damage response. In vivo administration of tocilizumab reduces aortic lesions and adipose tissue dystrophy, delays the onset of lipodystrophy and kyphosis, avoids motor impairment, and preserves a good quality of life in progeroid mice. This work identifies tocilizumab as a valuable tool in HGPS therapy and, speculatively, in the treatment of a variety of aging-related disorders

    Cloaked websites: propaganda, cyber-racism and epistemology in the digital era

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    This article analyzes cloaked websites, which are sites published by individuals or groups who conceal authorship in order to disguise deliberately a hidden political agenda. Drawing on the insights of critical theory and the Frankfurt School, this article examines the way in which cloaked websites conceal a variety of political agendas from a range of perspectives. Of particular interest here are cloaked white supremacist sites that disguise cyber-racism. The use of cloaked websites to further political ends raises important questions about knowledge production and epistemology in the digital era. These cloaked sites emerge within a social and political context in which it is increasingly difficult to parse fact from propaganda, and this is a particularly pernicious feature when it comes to the cyber-racism of cloaked white supremacist sites. The article concludes by calling for the importance of critical, situated political thinking in the evaluation of cloaked websites

    Progress and Challenges in Coupled Hydrodynamic-Ecological Estuarine Modeling

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    Reducing the environmental impact of surgery on a global scale: systematic review and co-prioritization with healthcare workers in 132 countries

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    Background Healthcare cannot achieve net-zero carbon without addressing operating theatres. The aim of this study was to prioritize feasible interventions to reduce the environmental impact of operating theatres. Methods This study adopted a four-phase Delphi consensus co-prioritization methodology. In phase 1, a systematic review of published interventions and global consultation of perioperative healthcare professionals were used to longlist interventions. In phase 2, iterative thematic analysis consolidated comparable interventions into a shortlist. In phase 3, the shortlist was co-prioritized based on patient and clinician views on acceptability, feasibility, and safety. In phase 4, ranked lists of interventions were presented by their relevance to high-income countries and low–middle-income countries. Results In phase 1, 43 interventions were identified, which had low uptake in practice according to 3042 professionals globally. In phase 2, a shortlist of 15 intervention domains was generated. In phase 3, interventions were deemed acceptable for more than 90 per cent of patients except for reducing general anaesthesia (84 per cent) and re-sterilization of ‘single-use’ consumables (86 per cent). In phase 4, the top three shortlisted interventions for high-income countries were: introducing recycling; reducing use of anaesthetic gases; and appropriate clinical waste processing. In phase 4, the top three shortlisted interventions for low–middle-income countries were: introducing reusable surgical devices; reducing use of consumables; and reducing the use of general anaesthesia. Conclusion This is a step toward environmentally sustainable operating environments with actionable interventions applicable to both high– and low–middle–income countries

    Potenziale redox del plasma nel paziente uremico

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    Da qualche tempo a questa parte è stato definito Stress Ossidativo (SO) l’accumulo di composti chimici ossidanti nel sangue. Malati con un alto SO corrono seri pericoli anche di decesso, perché esso può condurre a infarto o a gravi disturbi del sistema cardiocircolatorio. Pazienti neuropatici cronici in terapia conservativa e in trattamento emodialitico manifestano spesso un aumento di stress ossidativo, inteso come variazione di radicali liberi dell’ossigeno. Si ritiene che la dialisi possa essere utilizzata per abbassare il livello di Stress Ossidativo mediante uno scambio, attraverso un opportuno filtro, con un’apposita soluzione. Entrambi i liquidi(soluzione di dialisi e sangue), da una parte e dall’altra della membrana dialitica, possono essere considerati delle soluzioni di composizione varia, tamponate in forza ionica. Il sangue è anche tamponato come valore di concentrazione idrogenionica (pH = 7,4). Il problema oggetto di ricerche e discussioni riguarda la condizione del paziente prima e dopo la dialisi. Il sangue del paziente, mediante la dialisi, dovrebbe disfarsi di componenti chimici ossidanti e/o arricchirsi di componenti riducenti (o se si vuole anti-ossidanti) o subire il processo inverso. Il metodo può adatto per misurare sperimentalmente la forza ossidante o riducente di un sistema consiste nella costruzione di un elemento galvanico opportuno e nella misura della forza elettromotrice (f.e.m.) a temperatura costante. Essendo sia i componenti ossidanti che quelli riducenti in soluzione, è necessario adoperare un elettrodo inerte. Nelle misure effettuate nel nostro laboratorio è stato impiegato un elettrodo di platino liscio. A 25°C, è stata misurata la f.e.m. della seguente cella galvanica: R.E. / soluzione test/ Pt (I) Dove R.E. è un elettrodo di riferimento, generalmente Ag, AgCl / 0,50 mol dm-3 NaCl saturo con AgCl / 0,5mol dm-3 NaCl, Pt è un elettrodo di platino liscio e la soluzione test è costituita da un volume noto di plasma cui è stata aggiunta una soluzione di NaCl tale da avere alla fine 0,50 mol dm-3 in NaCl. Tutte le misure sono state condotte fuori dal contatto dell’aria e della luce, in recipienti perfettamente chiusi in stanza termostatata a 25°C. La f.e.m. della cella (I) a 25°C ed in mV, può essere espressa dalla seguente relazione: EI = E°I + 59,16 log cox cred-1 (1) Nella (1) ox e red non sono noti qualitativamente, ma il rapporto delle loro concentrazioni è responsabile del valore del potenziale EI. E°I è una costante che non dipende dalle concentrazioni di ox e red, ma potrebbe dipendere dalla loro qualità. Si indica con la lettera c minuscola la concentrazione libera della specie indicata come pedice. Se la soluzione test è costituita consecutivamente da plasma dello stesso paziente (prima e dopo la dialisi) e allo stesso valore di forza ionica, si può ammettere che le specie ossidate o ridotte presenti siano le stesse in qualità, ma con concentrazioni che possono essere differenti. In tal caso il valore della f.e.m. misurata prima e dopo la dialisi dipende dal rapporto delle concentrazioni (assimilabili alle attività) di ox e red, prima e dopo la dialisi. Le misure sperimentali erano condotte su 18 campioni di sangue, prelevati rispettivamente prima e dopo la dialisi. I pazienti, 5 maschi e 2 donne di età compresa fra i 55 ed i 65 anni, erano selezionati escludendo fumatori, bevitori, ed altri soggetti a malattie acute croniche o infiammatorie e tumori, che avrebbero potuto influenzare lo Stress Ossidativo (SO). Il plasma era ottenuto centrifugando a 4000 giri al minuto per 15 minuti campioni di sangue venoso eparinizzato prelevati dai pazienti prima e dopo la dialisi. Volumi misurati di plasma erano mescolati con la quantità calcolata di NaCl in modo da avere una soluzione 0,50 mol dm-3 da sottoporre alla misura. La soluzione risultante costituiva la soluzione test della cella (I). Per predisporre un tempo di misura significativo, veniva effettuata in un primo tempo una prova usando plasma (sottoposto a identico trattamento descritto prima) di un paziente sano. La f.e.m. era quindi misurata per almeno una settimana, in modo automatico ogni 15 minuti. Dopo una prima diminuzione rapida di EI, per circa 24 ore, poteva essere registrato un tratto approssimativamente costante entro ± 5 mV per cinque giorni. Passati i 5 giorni veniva osservata una lento ma continua diminuzione di EI, che poteva essere l’indizio di un processo di degradazione. Veniva deciso di estendere le misure di f.e.m. a tre giorni in ogni caso. Tale tempo corrispondeva in realtà al raggiungimento di un valore costante. Questo procedimento è stato applicato ai campioni di plasma dei pazienti sottoposti a dialisi

    On the behavior of cysteine as ligand of cadmium(II).

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    The ability of cysteine to form complexes with cadmium(II) in aqueous solutions has been investigated at 25°C and in constant ionic medium NaCl at two different concentrations, 1.00 and 3.00 mol l−1. The presence of chloride ions was necessary to avoid the precipitation of cadmium(II). Two kinds of measurements were carried out. The electromotive force of galvanic cells containing glass and cadmium amalgam electrodes was measured as a function of cadmium and hydrogen ion concentrations in acid or moderately alkaline solutions in order to obtain the free concentration of cadmium(II) and hydrogen ions. The experimental data obtained in 1.00 mol l−1 NaCl were explained by assuming the presence of CdHL and CdH2L2, while those obtained in 3.00 mol l−1 NaCl were accounted for with the formation of CdHL, CdH2L2, CdH3L3 and CdH2L3. Moreover, polarographic measurements were carried out under the same experimental conditions but in alkaline solutions, and the formation of CdL2 and CdL3 was assumed from the shift of E(1/2) of cadmium(II) with an excess of cysteine. The stability constants of the assumed species were determined. Protonation constants of cysteine in 1.00 and 3.00 mol l−1 NaCl have been also determined. A comparison with the behaviour of serine and α-aminopropanoate towards cadmium(II) is proposed

    Aggregati misti di sali sodici di acidi biliari

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    La vasta indagine condotta in precedenza sui sali sodici degli acidi biliari ha permesso di mettere in evidenza il differente comportamento fra i composti diidrossicolanici e triidrossicolanici. I primi hanno mostrato rendenza a formare aggregati micellari molto voluminosi con numero di aggregazione dell'anione vicino al centinaio e molto spesso multipli di tre. Questa tendenza era meno spiccata per il desossicolato(DC) ma molto più pronunciata per i coniugati con glicina e taurina, soprattutto per il taurodesossicolato(TDC) che presentava numeri di aggregazione dell'anione sempre multipli di tre

    Studio del comportamento del glicocolato di sodio in soluzione acquosa.

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    Soluzioni acquose di glicocolato di sodio (NaGC) a diversa composizione sono state studiate a 25°C ed in mezzo ionico costante costituito da N(CH3)4Cl a tre concentrazioni diverse W = 0,100; 0,500 e 0,800 mol dm-3 in modo da minimizzare le variazioni dei coefficienti di attività. Sono state effettuate misure di forza elettromotrice (f.e.m.) e di solubilità del glicocolato di piombo in assenza ed in presenza dello ione sodio. E’ stata misurata la f.e.m. di celle galvaniche contenenti elettrodi di vetro sensibili agli ioni idrogeno e sodio. I dati sperimentali sono stati spiegati assumendo la presenza di aggregati con differente composizione dipendente dalla concentrazione dei reagenti e da W. Le specie assunte presentano tutte un numero di aggregazione pari, relativo all’anione glicocolato (GC-), che aumenta con l’aumento della concentrazione dei reagenti e del mezzo ionico. La distribuzione delle specie trovate a parità di concentrazione di mezzo ionico rimane costante, mantenendo la soluzione intorno alla neutralità. Dall’esame delle specie assunte per spiegare i dati sperimentali, sembra che un dimero (Na(GC)2) costituisca l’unità base delle soluzioni a basse concentrazioni e un ottamero (Na6(GC)8) invece lo diventi a concentrazioni più elevate. La presenza di aggregati con numeri di aggregazione multipli di 8 è predominante a concentrazioni più elevate. Il confronto fra il comportamento di NaGC e NaTC (taurocolato di sodio) mostra strette analogie. Entrambi formano aggregati con numero pari, multipli di due a basse concentrazioni e multipli di 8 a concentrazioni più elevate
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