50 research outputs found
Transmitting, Re-Telling. Narratives by Female Authors of the Twentieth Meridian
Basado en una investigación en estudios interculturales sobre la producción literaria de autoras de Europa del Este y Europa Central que viven en Italia, este artículo propone un análisis interdisciplinario de una selección de textos en los que está presente una narración secundaria, ya sea como testimonio de rituales funerarios en el país de origen de las autoras o como representación de una forma de comunicación que involucre a mujeres en momentos de transición y/o crisis. La sugerencia de la articulista es que esta elección estilística está relacionada con una percepción del papel de la propia escritura, mientras que el acto de volver a contar adquiere un poder especial a los ojos de las escritoras. El artículo también toma en consideración algunas entrevistas realizadas a estas autoras, durante las cuales se explora su pensamiento sobre la relación entre narrativa y memoria.Based on research in Intercultural studies concerning literary production of East-Central European female authors living in Italy, this article proposes an interdisciplinary analysis of a selection of texts in which a secondary narration is present, either as a testimony of funeral rituals in the authors’ country of origin or as a representation of a communication form involving women in moments of transition and/or crisis. The author’s suggestion is that this stylistic choice is related to a perception of the role of one’s own writing, while the act of re-telling acquires a special power in the eyes of the writers. The article also takes into consideration some interviews conducted with these authors, during which there is an exploration of their thoughts on the relationship between narrative and memory.
 
Writing from a Distance. The Past and the Present in Novels by Central and Eastern European Female Migrant Writers in Italy
Based on a research concerning literary works by the authors from Central and Eastern European countries living in Italy, this article explores the imaginary bonded to a vast geographical area and to a variety of social experiences connected to that area under regime or to the post-migration condition. The interviews conducted with the selected writers allow the authoress to gather elements that show the perception of the place of origin and its connection with neighboring countries, suggested by different motivations. The literary works cited in the article give testimony of lives under regimes and describe moments of transition due to political and social change or to the choice to migrate. While revealing sometimes a stereotyped view of the idea of ‘East’ in opposition to the ‘West’, these different voices, located at a spatial and temporal distance from the social realities they explore, suggest an important role of literary expression as means for contrasting the oblivion of the past and present injustices
Linguistic Refugees: to Migrate or to Translate Oneself? Female Migrant Writers’ Experiences of Writing in Italian
This article explores the experiences of female migrant writers in Italy from
East-Central Europe, regarding their literary production in a second language
and building on interviews conducted by the author. The analysis takes into
consideration the subjective necessity of expressing oneself in a second
language to communicate contents that could not otherwise be expressed.
The ‘story’ of how a new language was adopted by the writers reflects their
expectations not only regarding their literary career but also of their life in a
new country. The choice of using a foreign language within Italian publications
is analysed regarding its communicative power, suggesting that both
translating and avoiding translating participate in the literary work and its
message. Finally, language is seen as experience and relationship; a place
where it is possible to reveal a new (artistic) self. Although translation and selftranslation seem to be always implied in this context, the article suggests that
translation is an inappropriate metaphor to describe writing in a second
language
Malevic e Ajgi: bianco su bianco
L’articolo esplora la simbologia del colore bianco nella poetica di Gennadij Ajgi in riferimento alla ricerca artistica dell’avanguardia russa, in particolare all’opera, figurativa e teorica, di Kazimir Malevič. Riprendendo l’importanza della simbologia del colore nel contesto dell’icona russa, raccolta ed estesa dagli avanguardisti, i testi poetici di Ajgi svelano di volta in volta il colore bianco come protagonista del paesaggio poetico, ora come simbolo del dolore e della morte, ora come testimonianza della presenza divina e di una coscienza umana raffinata. La ricerca che portò Malevič a concepire una serie di opere caratterizzate dal ‘bianco su bianco’, tra le espressioni massime del quadro concettuale suprematista, si sviluppa in Ajgi in forma testuale, riproponendo un immaginario filosofico e spirituale ricco di analogie. L’articolo è accompagnato dalla traduzione di sei testi di Gennadij Ajgi nei quali il significato simbolico del colore bianco si mostra nelle sue diverse sfaccettature
Violenza, memoria, trasformazione: voci di donne migranti nel panorama letterario italiano
Il nucleo della ricerca è costituito dalla relazione tra scrittura e violenza. A circoscrivere il campo intervengono alcuni elementi: la scrittura infatti è collocata nel contesto migratorio e limitata ad autrici provenienti dall'Europa centro-orientale. A motivare tale scelta vi sono sia la tipologia di flusso migratorio - contrassegnato da una forte presenza femminile - originario di tale area, sia le caratteristiche geografiche e storiche della regione che in epoche diverse e per diverse ragioni ne hanno resa possibile la distinzione dal resto dell'Europa, sia, infine, l'abbondante produzione letteraria nel contesto della letteratura migrante in Italia da parte di questa tipologia di migranti.
Il legame tra scrittura e violenza viene trattato da punti di vista diversi e con forte impronta interdisciplinare. Si mette in evidenza, infatti, l'esistenza di una frattura – conseguenza, a livello psichico, sia della violenza subita o testimoniata sia dell'esperienza migratoria – che cerca di tradursi in discorso tramite diverse strategie, non tutte immediatamente riconoscibili. Il ruolo del discorso può essere quello di trattenere il vissuto traumatico nel silenzio come di proporne l'elaborazione tramite narrazioni alternative alla storia autobiografica. Questi aspetti sono particolarmente significativi in testi legati alla guerra nei Balcani.
Risulta inoltre interessante la dimensione in cui il testo si configura come azione, strumento per trasportare un messaggio preciso destinato alla società ospitante, soprattutto là dove l'argomento trattato è la disparità di sessi e la violenza sulle donne. Alcuni romanzi delle autrici studiate sembrano presentare già nella loro stessa costruzione formule narrative in grado di rafforzare tale funzione. Tuttavia, si evidenziano meccanismi contraddittori nell'equilibrio particolare tra forma e contenuto che caratterizzano queste opere.
Un tema di grande importanza è il contesto stesso nel quale i testi vengono pubblicati e promossi. Parlare di scrittura, infatti, implica parlare del processo che dal gesto creativo accompagna il testo fino alla pubblicazione e al contatto con i lettori. Qui, la posizione delle autrici migranti appare fortemente condizionata dal loro vissuto individuale e da quanto le viene attribuito dall'immaginario collettivo. Il tema della violenza, assieme ad altri fenomeni di disgregazione sociale, possiede un valore esotico, commercializzabile. Il ruolo degli editori e delle iniziative mirate alla promozione della letteratura migrante si rivela ambiguo, mentre la produzione letteraria sembra riportarne le conseguenze.
Una suggestione finale propone di considerare le analogie tra la scrittura nell'ambito della migrazione e le forme di ritualità legate al passaggio; nello specifico, alle formule che mirano a mettere in evidenza il confine tra due dimensioni attraversate e, successivamente, a ricostruire una relazione con il mondo abitato
La lingua russa all’università e l’incontro con il testo letterario. La traduzione come esperienza interculturale
This article, based on the authors’ experience of teaching Russian language to University students, reflects on the position and the use of literary text, especially on translation exercise, in this specific context. The author suggests looking at translation as educational goal, and not as means to reach (or test) linguistic competence. This suggestion is argued by reflecting on the multiple values of the meeting with text, such as exercising independent thought, experimenting and using creativity. Also, an important point is the discovery of the ‘mistake’ and its implication in the context of translation. In conclusion, the author proposes an approach that should be as open as possible to a cultural reading of texts and to the awareness of the cultural implication of translating, which might be useful not only for developing a more sensitive perception of language mechanisms but also for the education goals as whole.L’articolo, basato sull’esperienza di insegnamento della lingua russa all’Università, riflette sulla posizione e sull’uso del testo letterario e in maniera particolare del lavoro di traduzione in questo contesto didattico. Si suggerisce la possibilità di guardare la traduzione come obiettivo didattico a sé e non come mezzo per raggiungere (e verificare) la competenza linguistica. Questasuggestione viene argomentata riflettendo sulle molteplici valenze dell’incontro con il testo, tra cui l’esperienza di autonomia, di scoperta, di creatività; emerge l’importanza della riflessione sull’’errore’ nel contesto della traduzione. Si propone, infine, un approccio quanto più possibile aperto a una lettura culturale dei testi e alla consapevolezza delle implicazioni sul piano culturale dell’operazione traduttiva, utile, in ultima istanza, non soltanto a sviluppare un ascolto più sensibile dei meccanismi linguistici ma anche della formazione in toto
Transmitir, volver a contar. Narrativas de autoras del vigésimo meridiano
Based on research in Intercultural studies concerning literary production of
East-Central European female authors living in Italy, this article proposes an interdisciplinary
analysis of a selection of texts in which a secondary narration is present, either as a testimony
of funeral rituals in the authors’ country of origin or as a representation of a communication
form involving women in moments of transition and/or crisis. The author’s suggestion is
that this stylistic choice is related to a perception of the role of one’s own writing, while the
act of re-telling acquires a special power in the eyes of the writers. The article also takes into
consideration some interviews conducted with these authors, during which there is an
exploration of their thoughts on the relationship between narrative and memory.Basado en una investigación en estudios interculturales sobre la producción
literaria de autoras de Europa del Este y Europa Central que viven en Italia, este artículo
propone un análisis interdisciplinario de una selección de textos en los que está presente una
narración secundaria, ya sea como testimonio de rituales funerarios en el país de origen de las
autoras o como representación de una forma de comunicación que involucre a mujeres en
momentos de transición y/o crisis. La sugerencia de la articulista es que esta elección
estilística está relacionada con una percepción del papel de la propia escritura, mientras que el
acto de volver a contar adquiere un poder especial a los ojos de las escritoras. El artículo
también toma en consideración algunas entrevistas realizadas a estas autoras, durante las
cuales se explora su pensamiento sobre la relación entre narrativa y memoria
Memory, identity and silence in a novel by Barbara Serdakowski
During this presentation I spoke about a novel written by the Italian migrant writer Barbara Serdakowski. Barbara was born in Poland in 1964 and she grew up in Morocco and Canada. She therefore has a multicultural and multilingual background that became even more complex after she moved to Italy. During an interview I conducted with the author, she expressed the feeling that she had often lived under a false identity: she was perceived as “French” in Morocco because of her European features, and again in Quebec because of her accent. Now that she's living in Italy, she is easily ascribed to an Eastern-European woman (and writer) although she never returned to Poland since she was two years old. The question of mobility, identity and otherness is often treated in her poetry
Scultura Involontaria
Il volume rappresenta la prima pubblicazione in lingua italiana della poesia di Anatoly Kudryavitsky (Anatolij Kudrjavickij) e raccoglie testi provenienti da diverse raccolte pubblicate negli ultimi anni in lingua inglese, tradotti in italiano da Anna Belozorovitch e Maria Grazia Calandrone
Il corpo femminile e la violazione dei confini. Tre voci italofone dell’Europa Centro-orientale
This article is about the violated body in literary texts written by three migrant writers in Italy: the short stories La guerra di Mira [Mira’s war] by Tamara Jadrejčić (2007) and Vetri rosa [Pink glass fragments] by Ornela Vorpsi (2006), and the novel Katerina e la sua guerra [Katerina and her war] by Barbara Serdakowski (2009). The following steps are central in the present analysis: the limit after which the ‘violation’ is perceived by the character who’s suffering it, the variety of psychological answers to the event, the masculine – feminine figures projected through interactional situations described in these texts