Violenza, memoria, trasformazione: voci di donne migranti nel panorama letterario italiano

Abstract

Il nucleo della ricerca è costituito dalla relazione tra scrittura e violenza. A circoscrivere il campo intervengono alcuni elementi: la scrittura infatti è collocata nel contesto migratorio e limitata ad autrici provenienti dall'Europa centro-orientale. A motivare tale scelta vi sono sia la tipologia di flusso migratorio - contrassegnato da una forte presenza femminile - originario di tale area, sia le caratteristiche geografiche e storiche della regione che in epoche diverse e per diverse ragioni ne hanno resa possibile la distinzione dal resto dell'Europa, sia, infine, l'abbondante produzione letteraria nel contesto della letteratura migrante in Italia da parte di questa tipologia di migranti. Il legame tra scrittura e violenza viene trattato da punti di vista diversi e con forte impronta interdisciplinare. Si mette in evidenza, infatti, l'esistenza di una frattura – conseguenza, a livello psichico, sia della violenza subita o testimoniata sia dell'esperienza migratoria – che cerca di tradursi in discorso tramite diverse strategie, non tutte immediatamente riconoscibili. Il ruolo del discorso può essere quello di trattenere il vissuto traumatico nel silenzio come di proporne l'elaborazione tramite narrazioni alternative alla storia autobiografica. Questi aspetti sono particolarmente significativi in testi legati alla guerra nei Balcani. Risulta inoltre interessante la dimensione in cui il testo si configura come azione, strumento per trasportare un messaggio preciso destinato alla società ospitante, soprattutto là dove l'argomento trattato è la disparità di sessi e la violenza sulle donne. Alcuni romanzi delle autrici studiate sembrano presentare già nella loro stessa costruzione formule narrative in grado di rafforzare tale funzione. Tuttavia, si evidenziano meccanismi contraddittori nell'equilibrio particolare tra forma e contenuto che caratterizzano queste opere. Un tema di grande importanza è il contesto stesso nel quale i testi vengono pubblicati e promossi. Parlare di scrittura, infatti, implica parlare del processo che dal gesto creativo accompagna il testo fino alla pubblicazione e al contatto con i lettori. Qui, la posizione delle autrici migranti appare fortemente condizionata dal loro vissuto individuale e da quanto le viene attribuito dall'immaginario collettivo. Il tema della violenza, assieme ad altri fenomeni di disgregazione sociale, possiede un valore esotico, commercializzabile. Il ruolo degli editori e delle iniziative mirate alla promozione della letteratura migrante si rivela ambiguo, mentre la produzione letteraria sembra riportarne le conseguenze. Una suggestione finale propone di considerare le analogie tra la scrittura nell'ambito della migrazione e le forme di ritualità legate al passaggio; nello specifico, alle formule che mirano a mettere in evidenza il confine tra due dimensioni attraversate e, successivamente, a ricostruire una relazione con il mondo abitato

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