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    Studio della comunitĂ  microfitoplanctonica del Golfo di Trieste (Mare Adriatico Settentrionale): utilizzo di una serie storica con particolare riguardo al fenomeno dell'introduzione di taxa alloctoni

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    2006/2007Le comunitĂ  planctoniche rivestono un ruolo fondamentale nel funzionamento degli ecosistemi marini, contribuendo in maniera sostanziale ai cicli biogeochimici. Il fitoplancton, in particolare, funge da primo anello della rete trofica in quanto, attraverso la fotosintesi permette l’organicazione del carbonio rendendolo disponibile all’interno delle reti trofiche marine. Questo passaggio puĂČ avvenire sia attraverso la rete trofica classica sia attraverso il microbial loop. Lo studio quindi della comunitĂ  microfitoplanctonica, sia in termini di abbondanze sia di composizione specifica, Ăš un passaggio obbligato per poter capire ed interpretare l’intero sistema pelagico, per conoscerne le potenzialitĂ  dal punto di vista sia ecologico sia produttivo, aspetto maggiormente legato alle attivitĂ  umane. Nella prima parte di questo studio Ăš stata analizzata una serie storica (da marzo 1986 a settembre 2005) inerente la composizione quali-quantitativa della comunitĂ  microfitoplanctonica. I dati sono stati ottenuti dall’osservazione di campioni raccolti in una stazione costiera del golfo di Trieste. La serie Ăš stata utilizzata inizialmente allo scopo di evidenziare gli andamenti stagionali della componente microfitoplanctonica ed inoltre per valutare eventuali alterazioni/ modificazioni della struttura del fitoplancton avvenute nel corso del periodo analizzato. Sono state osservate successioni stagionali influenzate principalmente dagli apporti fluviali che in golfo dipendono essenzialmente dal fiume Isonzo, che garantisce nutrienti nei periodi di fine inverno e primavera dando la possibilitĂ  alle Bacillariophyceae (o diatomee) di sviluppare le classiche fioriture, e nel periodo autunnale, quando nuovamente le Bacillariophyceae aumentano in abbondanza. Inoltre l’analisi delle serie temporale proposta in questo lavoro (con l’applicazione dell’indice IndVal) evidenzia importanti modificazioni che hanno interessato la componente microfitoplactonica nel corso dei venti anni di osservazioni. Sono stati principalmente segnalati due momenti importanti nel corso del periodo: ‱ a metĂ  degli anni ’90, con la riduzione delle abbondanze dei piccoli flagellati e delle grandi Dinophyceae, lo spostamento delle tipiche fioriture di Skeletonema costatum (Bacillariophyceae) da inizio primavera ad inverno, ‱ dal 2002 la riduzione delle abbondanze delle Bacillariophyceae con la ricomparsa dei piccoli fitoflagellati e la dominanza di specie quali Prorocentrum minimum (Dinophyceae) e Cyclotella sp.p (Bacillariophyceae). L’ipotesi principale Ăš che nel corso degli anni ci sia stato una modificazione nello stato trofico del sistema legato ad una provata riduzione degli apporti d’acqua dolce. In particolare il fosforo Ăš uno dei nutrienti che maggiormente limitano in questa area la crescita microalgale favorendo la presenza di specie che tollerano meglio la carenza di questo nutriente. Questo studio conferma l’utilitĂ  di programmi di monitoraggio a lungo termine che rendono possibile l’osservazione delle modificazioni del sistema nel tempo. Inoltre Ăš stato valutato se un set di dati come quello a nostra disposizione potesse tornare utile al fine di valutare l’eventuale segnalazione di nuovi taxa per il golfo di Trieste. Infatti l’alterazione dei sistemi marino costieri puĂČ anche influenzare la distribuzione delle specie e conseguentemente favorire le “invasioni biologiche”, fattore oramai considerato in continua crescita, che contribuisce al global change portando a locali alterazioni dei processi ecologici e ad una omogeneizzazione delle comunitĂ . Dai risultati ottenuti appare evidente che il set di dati non Ăš adatto a trarre conclusioni in tali senso, seppure nel corso dei venti anni siano stati rilevati dei taxa di nuova segnalazione che sono diventati parte integrante della comunitĂ  microfitoplanctonica del golfo. A tale scopo risulta necessario mettere a punto strategie di campionamento mirate ad una corretta e completa stima della biodiversitĂ , ampliando l’area interessata e con metodologie di analisi che diano la possibilitĂ  di stilare liste floristiche complete. Nella seconda parte del lavoro Ăš stata focalizzata l’attenzione sulle zone portuali in quanto prime zone interessate da un eventuale introduzione nonchĂ© punto di partenza per molti organismi. Infatti la maggior parte delle introduzioni di specie sono veicolate dalle navi attraverso le acque di zavorra delle navi. Le acque di zavorra sono utilizzate da tutte le navi al fine di mantenere la stabilitĂ  durante la navigazioni quando queste viaggiano prive di carico ed ogni giorno enormi quantitĂ  di acqua e di sedimenti provenienti da porti e mari di tutto il mondo vengono trasportate attraverso gli oceani come acque di zavorra dalle navi mercantili e scaricate in altre aree geografiche. Quest’acqua viene prelevata dalle aree portuali costiere e trasportata nel porto successivo, ove puĂČ venir rilasciata o scambiata. A questo scopo sono stati effettuati sia campionamenti di acque di zavorra (in due importanti porti italiani quali Trieste e Napoli) sia campionamenti nell’area portuale stessa (nel porto di Trieste). Nel caso delle acque di zavorra Ăš stato valutata la comunitĂ  microalgale presente sia nell’acqua di zavorra stessa sia nei sedimenti che si accumulano sul fondo delle cisterne (con isolamento di microalghe ancora vitali) mentre nella zona portuale Ăš stata fatta una stima qualitativa della comunitĂ  microfitoplanctonica e una stima quali-quantitativa delle forme di resistenza (tipiche degli organismi microfitoplanctonici, in particolare delle Dinophyceae) presenti nei sedimenti del porto (con esperimenti di germinazione di cisti di Dinophyceae). I risultati hanno confermato la potenziale pericolositĂ  di trasporto di organismi microfitoplanctonici attraverso le zavorre e anche la presenza di numerose forme di resistenza nei sedimenti portuali. Sicuramente questo studio sottolinea la necessitĂ  di predisporre piani di monitoraggio estesi alle zone portuali (sia delle zavorre delle navi sia del porto stesso) al fine di evidenziare la presenza di nuovi taxa. Questo non potrĂ  certamente permettere di evitare l’introduzione di organismi alloctoni, ma avrĂ  la funzione di primo campanello di allerta.XIX Ciclo197

    Guida alle macrofite acquatiche del Friuli Venezia Giulia I - Piante vascolari

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    La Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE), recepita in Italia dal DL. 152/2006, ha introdotto lo studio delle macrofite acquatiche nella valutazione dello stato ecologico delle acque interne, basato sui criteri tecnici del DM 260/2011. Per i corsi d'acqua Ăš previsto l'uso dell'Indice Biologique Macrophytique en RiviĂšre IBMR (AFNOR, 2003), per i laghi degli indici MTIspecies e MacroIMMI (CNR-ISE, 2009). La certificazione di qualitĂ  delle analisi biologiche richiede strumenti conoscitivi adeguati: la creazione di chiavi informatizzate Ăš una tappa fondamentale. Questa guida Ăš stata sviluppata dal Dipartimento di Scienze della Vita dell'UniversitĂ  di Trieste e da ARPA Friuli Venezia Giulia come supporto all'identificazione della flora acquatica regionale. Risulta dalla condivisione delle conoscenze dell'ateneo giuliano con l'esperienza dei tecnici ARPA FVG nell'ambito delle attivitĂ  di biomonitoraggio per il Piano Regionale di Tutela delle Acque. Le macrofite acquatiche comprendono vegetali molto diversi: alghe macroscopicamente visibili, muschi, epatiche e piante vascolari, a cui Ăš dedicata questa guida. L'elenco floristico comprende taxa tipici di ambienti lotici e lentici, creato in fasi successive. Una prima lista deriva dal confronto tra la quella utilizzata per il calcolo dell'IBMR e la lista delle macrofite acquatiche dei corsi d'acqua italiani pubblicata da ENEA (RT/2009/23/ENEA). La successiva comparazione tra i dati dell'Atlante Corologico del Friuli Venezia Giulia (Poldini 2002) ed una lista risultante da rilievi condotti nel 2009-2010 da ARPA FVG, hanno portato all'elenco di 244 taxa inclusi in questa guida. La suddivisione in Famiglie segue Angiosperm Phylogeny Group III (2009)

    COVID-19 Severity in Multiple Sclerosis: Putting Data Into Context

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    Background and objectives: It is unclear how multiple sclerosis (MS) affects the severity of COVID-19. The aim of this study is to compare COVID-19-related outcomes collected in an Italian cohort of patients with MS with the outcomes expected in the age- and sex-matched Italian population. Methods: Hospitalization, intensive care unit (ICU) admission, and death after COVID-19 diagnosis of 1,362 patients with MS were compared with the age- and sex-matched Italian population in a retrospective observational case-cohort study with population-based control. The observed vs the expected events were compared in the whole MS cohort and in different subgroups (higher risk: Expanded Disability Status Scale [EDSS] score > 3 or at least 1 comorbidity, lower risk: EDSS score ≀ 3 and no comorbidities) by the χ2 test, and the risk excess was quantified by risk ratios (RRs). Results: The risk of severe events was about twice the risk in the age- and sex-matched Italian population: RR = 2.12 for hospitalization (p < 0.001), RR = 2.19 for ICU admission (p < 0.001), and RR = 2.43 for death (p < 0.001). The excess of risk was confined to the higher-risk group (n = 553). In lower-risk patients (n = 809), the rate of events was close to that of the Italian age- and sex-matched population (RR = 1.12 for hospitalization, RR = 1.52 for ICU admission, and RR = 1.19 for death). In the lower-risk group, an increased hospitalization risk was detected in patients on anti-CD20 (RR = 3.03, p = 0.005), whereas a decrease was detected in patients on interferon (0 observed vs 4 expected events, p = 0.04). Discussion: Overall, the MS cohort had a risk of severe events that is twice the risk than the age- and sex-matched Italian population. This excess of risk is mainly explained by the EDSS score and comorbidities, whereas a residual increase of hospitalization risk was observed in patients on anti-CD20 therapies and a decrease in people on interferon

    SARS-CoV-2 serology after COVID-19 in multiple sclerosis: An international cohort study

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    DMTs and Covid-19 severity in MS: a pooled analysis from Italy and France

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    We evaluated the effect of DMTs on Covid-19 severity in patients with MS, with a pooled-analysis of two large cohorts from Italy and France. The association of baseline characteristics and DMTs with Covid-19 severity was assessed by multivariate ordinal-logistic models and pooled by a fixed-effect meta-analysis. 1066 patients with MS from Italy and 721 from France were included. In the multivariate model, anti-CD20 therapies were significantly associated (OR = 2.05, 95%CI = 1.39–3.02, p < 0.001) with Covid-19 severity, whereas interferon indicated a decreased risk (OR = 0.42, 95%CI = 0.18–0.99, p = 0.047). This pooled-analysis confirms an increased risk of severe Covid-19 in patients on anti-CD20 therapies and supports the protective role of interferon

    How future surgery will benefit from SARS-COV-2-related measures: a SPIGC survey conveying the perspective of Italian surgeons

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    COVID-19 negatively affected surgical activity, but the potential benefits resulting from adopted measures remain unclear. The aim of this study was to evaluate the change in surgical activity and potential benefit from COVID-19 measures in perspective of Italian surgeons on behalf of SPIGC. A nationwide online survey on surgical practice before, during, and after COVID-19 pandemic was conducted in March-April 2022 (NCT:05323851). Effects of COVID-19 hospital-related measures on surgical patients' management and personal professional development across surgical specialties were explored. Data on demographics, pre-operative/peri-operative/post-operative management, and professional development were collected. Outcomes were matched with the corresponding volume. Four hundred and seventy-three respondents were included in final analysis across 14 surgical specialties. Since SARS-CoV-2 pandemic, application of telematic consultations (4.1% vs. 21.6%; p < 0.0001) and diagnostic evaluations (16.4% vs. 42.2%; p < 0.0001) increased. Elective surgical activities significantly reduced and surgeons opted more frequently for conservative management with a possible indication for elective (26.3% vs. 35.7%; p < 0.0001) or urgent (20.4% vs. 38.5%; p < 0.0001) surgery. All new COVID-related measures are perceived to be maintained in the future. Surgeons' personal education online increased from 12.6% (pre-COVID) to 86.6% (post-COVID; p < 0.0001). Online educational activities are considered a beneficial effect from COVID pandemic (56.4%). COVID-19 had a great impact on surgical specialties, with significant reduction of operation volume. However, some forced changes turned out to be benefits. Isolation measures pushed the use of telemedicine and telemetric devices for outpatient practice and favored communication for educational purposes and surgeon-patient/family communication. From the Italian surgeons' perspective, COVID-related measures will continue to influence future surgical clinical practice

    Reducing the environmental impact of surgery on a global scale: systematic review and co-prioritization with healthcare workers in 132 countries

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    Abstract Background Healthcare cannot achieve net-zero carbon without addressing operating theatres. The aim of this study was to prioritize feasible interventions to reduce the environmental impact of operating theatres. Methods This study adopted a four-phase Delphi consensus co-prioritization methodology. In phase 1, a systematic review of published interventions and global consultation of perioperative healthcare professionals were used to longlist interventions. In phase 2, iterative thematic analysis consolidated comparable interventions into a shortlist. In phase 3, the shortlist was co-prioritized based on patient and clinician views on acceptability, feasibility, and safety. In phase 4, ranked lists of interventions were presented by their relevance to high-income countries and low–middle-income countries. Results In phase 1, 43 interventions were identified, which had low uptake in practice according to 3042 professionals globally. In phase 2, a shortlist of 15 intervention domains was generated. In phase 3, interventions were deemed acceptable for more than 90 per cent of patients except for reducing general anaesthesia (84 per cent) and re-sterilization of ‘single-use’ consumables (86 per cent). In phase 4, the top three shortlisted interventions for high-income countries were: introducing recycling; reducing use of anaesthetic gases; and appropriate clinical waste processing. In phase 4, the top three shortlisted interventions for low–middle-income countries were: introducing reusable surgical devices; reducing use of consumables; and reducing the use of general anaesthesia. Conclusion This is a step toward environmentally sustainable operating environments with actionable interventions applicable to both high– and low–middle–income countries

    La costruzione di un muro immaginifico. Le regole del gioco

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    Nel Muro risiede la vera essenza del fare architettura, del costruire. Una pietra o un mattone, presi singolarmente, sono pezzi inerti di materia. Se inseriti all’interno di edifici simbolici diventano arricchimento dell’idea architettonica; segnano forma, dimensione e ordine strutturale

    Nella Pratica, la Teoria

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    Attraverso quali forme praticare il necessario dibattito sui possibili significati della disciplina progettuale nella contemporaneitĂ ?  Se la ricerca passa ineludibilmente attraverso il progetto – quale sperimentazione applicativa di teorie altrimenti inafferrabili – come costruire il processo di avvicinamento al suo mai lineare esercizio? A partire da questi interrogativi, il contributo propone la possibilitĂ  di tradurre in segni, forma e materia una riflessione aperta sul senso della nostra disciplina e la sua condivisione.  L’idea di architettura come prassi, di progetto come rito, di disciplina come strumento di interrogazione e modificazione della realtĂ  trova cosĂŹ una possibile forma di rappresentazione: un modello, in ferro e cera, forgiato per mutare ed evolvere nel tempo.  Sette “mani aperte” sorreggono, con orientamenti deliberatamente diversi e mutevoli, ideali fiamme di libertĂ : torce che rifiutano l’univocitĂ  dei molti vacui simboli universali. La pluralitĂ  dei segni e dei gesti sovrasta l’astrazione totalizzante, a rimarcare il valore della contingenza, dell’eterogeneitĂ , della molteplicitĂ . In un rito di ciclica accensione, che richiede la medesima dedizione della pratica della libertĂ , TĂšda prende vita. La cera, liquefatta per un istante, abbandona progressivamente le mani, dilavando verso il basso e costruendo, nel tempo, una superficie imprevedibile, cangiante, eppure eloquentemente comune alle radici di ciascuno stelo. L’esercizio di ricerca progettuale proposto rifugge, dunque, la mera speculazione teorica e affida agli strumenti propri della composizione, alla dimensione plastica della materia, alla gestualitĂ  rituale del “praticare quotidianamente l’architettura”, la riflessione sui possibili gradi di libertĂ  di una disciplina in transizione
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