30 research outputs found

    The Role of Curcumin in Prostate Cancer Cells and Derived Spheroids

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    A major challenge in the clinical management of prostate cancer (PC) is to inhibit tumor growth and prevent metastatic spreading. In recent years, considerable efforts have been made to discover new compounds useful for PC therapy, and promising advances in this field were reached. Drugs currently used in PC therapy frequently induce resistance and PC progresses toward metastatic castration-resistant forms (mCRPC), making it virtually incurable. Curcumin, a commercially avail- able nutritional supplement, represents an attractive therapeutic agent for mCRPC patients. In the present study, we compared the effects of chemotherapeutic drugs such as docetaxel, paclitaxel, and cisplatin, to curcumin, on two PC cell lines displaying a different metastatic potential: DU145 (moder- ate metastatic potential) and PC-3 (high metastatic potential). Our results revealed a dose-dependent reduction of DU145 and PC-3 cell viability upon treatment with curcumin similar to chemotherapeutic agents (paclitaxel, cisplatin, and docetaxel). Furthermore, we explored the EGFR-mediated signaling effects on ERK activation in DU145 and PC-3 cells. Our results showed that DU145 and PC-3 cells overexpress EGFR, and the treatment with chemotherapeutic agents or curcumin reduced EGFR expression levels and ERK activation. Finally, chemotherapeutic agents and curcumin reduced the size of DU145 and PC-3 spheroids and have the potential to induce apoptosis and also in Matrigel. In conclusion, despite different studies being carried out to identify the potential synergistic curcumin combinations with chemopreventive/therapeutic efficacy for inhibiting PC growth, the results show the ability of curcumin used alone, or in combinatorial approaches, to impair the size and the viability of PC-derived spheroids

    Lack of SARS-CoV-2 RNA environmental contamination in a tertiary referral hospital for infectious diseases in Northern Italy

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    none140noNAnoneColaneri M.; Seminari E.; Piralla A.; Zuccaro V.; Di Filippo A.; Baldanti F.; Bruno R.; Mondelli M.U.; Brunetti E.; Di Matteo A.; Maiocchi L.; Pagnucco L.; Mariani B.; Ludovisi S.; Lissandrin R.; Parisi A.; Sacchi P.; Patruno S.F.A.; Michelone G.; Gulminetti R.; Zanaboni D.; Novati S.; Maserati R.; Orsolini P.; Vecchia M.; Sciarra M.; Asperges E.; Sambo M.; Biscarini S.; Lupi M.; Roda S.; Chiara Pieri T.; Gallazzi I.; Sachs M.; Valsecchi P.; Perlini S.; Alfano C.; Bonzano M.; Briganti F.; Crescenzi G.; Giulia Falchi A.; Guarnone R.; Guglielmana B.; Maggi E.; Martino I.; Pettenazza P.; Pioli di Marco S.; Quaglia F.; Sabena A.; Salinaro F.; Speciale F.; Zunino I.; De Lorenzo M.; Secco G.; Dimitry L.; Cappa G.; Maisak I.; Chiodi B.; Sciarrini M.; Barcella B.; Resta F.; Moroni L.; Vezzoni G.; Scattaglia L.; Boscolo E.; Zattera C.; Michele Fidel T.; Vincenzo C.; Vignaroli D.; Bazzini M.; Iotti G.; Mojoli F.; Belliato M.; Perotti L.; Mongodi S.; Tavazzi G.; Marseglia G.; Licari A.; Brambilla I.; Daniela B.; Antonella B.; Patrizia C.; Giulia C.; Giuditta C.; Marta C.; Rossana D.; Milena F.; Bianca M.; Roberta M.; Enza M.; Stefania P.; Maurizio P.; Elena P.; Antonio P.; Francesca R.; Antonella S.; Maurizio Z.; Guy A.; Laura B.; Ermanna C.; Giuliana C.; Luca D.; Gabriella F.; Gabriella G.; Alessia G.; Viviana L.; Claudia L.; Valentina M.; Simona P.; Marta P.; Alice B.; Giacomo C.; Irene C.; Alfonso C.; Di Martino R.; Di Napoli A.; Alessandro F.; Guglielmo F.; Loretta F.; Federica G.; Alessandra M.; Federica N.; Giacomo R.; Beatrice R.; Maria S.I.; Monica T.; Nepita Edoardo V.; Calvi M.; Tizzoni M.; Nicora C.; Triarico A.; Petronella V.; Marena C.; Muzzi A.; Lago P.; Comandatore F.; Bissignandi G.; Gaiarsa S.; Rettani M.; Bandi C.Colaneri, M.; Seminari, E.; Piralla, A.; Zuccaro, V.; Di Filippo, A.; Baldanti, F.; Bruno, R.; Mondelli, M. U.; Brunetti, E.; Di Matteo, A.; Maiocchi, L.; Pagnucco, L.; Mariani, B.; Ludovisi, S.; Lissandrin, R.; Parisi, A.; Sacchi, P.; Patruno, S. F. A.; Michelone, G.; Gulminetti, R.; Zanaboni, D.; Novati, S.; Maserati, R.; Orsolini, P.; Vecchia, M.; Sciarra, M.; Asperges, E.; Sambo, M.; Biscarini, S.; Lupi, M.; Roda, S.; Chiara Pieri, T.; Gallazzi, I.; Sachs, M.; Valsecchi, P.; Perlini, S.; Alfano, C.; Bonzano, M.; Briganti, F.; Crescenzi, G.; Giulia Falchi, A.; Guarnone, R.; Guglielmana, B.; Maggi, E.; Martino, I.; Pettenazza, P.; Pioli di Marco, S.; Quaglia, F.; Sabena, A.; Salinaro, F.; Speciale, F.; Zunino, I.; De Lorenzo, M.; Secco, G.; Dimitry, L.; Cappa, G.; Maisak, I.; Chiodi, B.; Sciarrini, M.; Barcella, B.; Resta, F.; Moroni, L.; Vezzoni, G.; Scattaglia, L.; Boscolo, E.; Zattera, C.; Michele Fidel, T.; Vincenzo, C.; Vignaroli, D.; Bazzini, M.; Iotti, G.; Mojoli, F.; Belliato, M.; Perotti, L.; Mongodi, S.; Tavazzi, G.; Marseglia, G.; Licari, A.; Brambilla, I.; Daniela, B.; Antonella, B.; Patrizia, C.; Giulia, C.; Giuditta, C.; Marta, C.; D'Alterio, Rossana; Milena, F.; Bianca, M.; Roberta, M.; Enza, M.; Stefania, P.; Maurizio, P.; Elena, P.; Antonio, P.; Francesca, R.; Antonella, S.; Maurizio, Z.; Guy, A.; Laura, B.; Ermanna, C.; Giuliana, C.; Luca, D.; Gabriella, F.; Gabriella, G.; Alessia, G.; Viviana, L.; Meisina, Claudia; Valentina, M.; Simona, P.; Marta, P.; Alice, B.; Giacomo, C.; Irene, C.; Alfonso, C.; Di Martino, R.; Di Napoli, A.; Alessandro, F.; Guglielmo, F.; Loretta, F.; Federica, G.; Albertini, Alessandra; Federica, N.; Giacomo, R.; Beatrice, R.; Maria, S. I.; Monica, T.; Nepita Edoardo, V.; Calvi, M.; Tizzoni, M.; Nicora, C.; Triarico, A.; Petronella, V.; Marena, C.; Muzzi, A.; Lago, P.; Comandatore, F.; Bissignandi, G.; Gaiarsa, S.; Rettani, M.; Bandi, C

    Understanding Factors Associated With Psychomotor Subtypes of Delirium in Older Inpatients With Dementia

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    Thalassa. Meraviglie sommerse dal Mediterraneo

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    Sulla soglia delle Colonne d’Ercole la luce è soffusa. Passare attraverso il portale della mostra Thalassa. Meraviglie sommerse dal Mediterraneo apre la visione su una popolazione di figure mistiche: isole che “si riflettono su un mare di marmo” (Cherubino Gambardella). Il Mediterraneo è il campo di esistenza della mostra. Qui il mare non è l’estensione d’acqua residuale definita dalle terre che la circondano, ma è lo Spazio generatore delle terre al suo intorno. Circa quattrocento reperti rinvenuti nelle concrezioni del Mare Nostrum popolano le basi lignee della mostra: dalla fascinosa Nereide di Posillipo al frammento del planetario attribuito ad Archimede. Undici entità, concretizzate in un corpo di legno ricomposto verniciato d’argento, sembrano rivestite con le squame di un pesce. In sei desumono la propria morfologia dalla trasposizione dello schema di costellazioni reali (Orsa minore, Carena, Vela, Poppa, Cassiopea e Orsa Maggiore). Così basi e setti si dispongono ad accogliere reperti, teche e sostegni di un sistema di illuminazione puntuale su struttura metallica aerea che riporta, in un corpo fisico, la genesi formale della costellazione. Le altre cinque entità trovano corpo in rocche dalla forma libera. Tra queste spunta quella dell’Atlante farnese: attrattrice centrale che tiene insieme tutto l’organismo espositivo e, proprio come il canto di una sirena per un marinaio, ammalia l’astante. Si tratta di un’abside poligonale rivestito da specchi che riesce a fornire, come in un caleidoscopio, più visioni dell’opera da un unico punto di vista. Epilogo del percorso quasi obbligato a “U” è una sezione multimediale, adiacente alle Colonne d’Ercole e aggrappata al portale di ingresso. Sviluppata sotto una pergola con una teoria di teli opalescenti, anfore e proiezioni è come un salto nelle acque profonde del Mediterraneo. Le undici entità instaurano una relazione fondamentale con il contesto al punto che paramenti e basi assumono accorgimenti morfologici in funzione dei dipinti, delle installazioni, degli accessi e di tutte le preesistenze della sala.Nel caso di Thalassa, proprio come in “Isolario” di Ernesto Franco, si stabilisce una dualità -un doppio vedere e scrivere- tra installazione espositiva e ambiente architettonico circostante. La mostra realizzata al MANN si chiude con un altro piccolo allestimento satellite al piano interrato, "L'arca segreta per Thalassa", che raccoglie i reperti del Porto di Napoli su una base continua a forma di relitto

    Restauro e adattamento ex Casa del Fascio di Lissone

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    La Casa del Fascio di Lissone (1938-1940) è un capolavoro di architettura narrativa e di spazi in sequenza dalla forza emozionante, basata su differenze e interstizi, sull’alternanza tra orizzontale e verticale, aperto e chiuso, senso del percorso e staticità della massa. L’edificio è nato a seguito di un concorso bandito dal Comune nella seconda metà degli anni Trenta, di cui risultarono vincitori Giuseppe Terragni e Antonio Carminati. Il progetto discende da una vastissima mole di schizzi dove l’idea di opporre una struttura orizzontale a una muta torre è un tema mai abbandonato. Lo sporto, l’ombra, la policromia, i telai di metallo, le pareti disposte a piegarsi a libro oppure a scorrere hanno fatto parte da sempre del linguaggio del maestro di Meda, testimoniando un vero disinteresse per un Modernismo teutonico improntato alla Nuova Oggettività. Nella fase di concezione del progetto, con Simona Ottieri e Dirk Cherchi, il responsabile unico del procedimento di restauro delle facciate che abbiamo portato avanti per conto del Comune, abbiamo esplorato l’edificio e siamo rimasti attoniti di fronte ai tanti segni di un’opera compiuta, poi rimaneggiata e parzialmente demolita. Non avevamo un metodo certo d’intervento, ma la costruzione risultava profondamente alterata e non tutte le modificazioni erano cancellabili, poiché molte erano dovute al lungo iter normativo di adeguamenti. Questi aggiornamenti furono necessari, sia nel corso del Novecento sia negli anni più recenti, per allineare la struttura alle complesse norme di funzionamento degli edifici pubblici. Non era inoltre facile ricostruire le azioni di modifica sovrapposte all’impianto originale. Alcune di esse furono dettate dalla necessità di adattare gli interni a spazio espositivo e sala cinematografico-teatrale a scala cittadina. L’immagine prevalente prima del nostro intervento, però, si condensava nelle forme dovute agli architetti Piero Ranzani e Lorenzo Forges Davanzati, che intervennero progettando una nuova scala e configurando un unico spazio. Con il loro intervento, scompare poi la raffinata soluzione originale a pareti rotanti. Decidemmo che forse non sarebbe neanche stato giusto concentrare la nostra azione su pochi elementi per noi fondamentali, al fine di restituire fascino e potenza all’edificio. Il ritrovamento di un montante color albicocca ha segnato poi l’inizio del singolare movimento di facciata scomparso. Dopo un interessante confronto con la Soprintendenza, abbiamo deciso di riproporre le alette del prospetto postico e, qui, abbiamo agito attraversoun sistema di setti di lastre di lamiera. Ciò ha permesso di inventare un nuovo dinamismo ispirato a quello che l’edificio originario riservava nell’alternanza tra massa e movimento nel gioco di ombre. Abbiamo immaginato questa facciata come un bassorilievo, una sorta di scenografia della memoria. Questa azione si identifica anche con una posizione culturale, una condizione necessaria a ravvivare la presenza architettonica del retro ridotto, prima del restauro, a una modestissima quinta scarnificata. Abbiamo poi restaurato la lunga persiana avvolgibile segnando, con un sottilissimo righino aggettante, il ritmo originario degli infissi. Contestualmente, abbiamo consolidato le tessere del mosaico chiaro e ripristinato la copertura della torre per evitare infiltrazioni attraverso un essenziale lucernario di vetro retinato trasparente. Lo stesso materiale è utilizzato anche per coprire l’ingresso al sacrario dove, per noi, le lettere dei morti fascisti distrutte dalla Resistenza restano come ombre plastiche. Abbiamo agito come al cospetto di un calco fossile e non abbiamo seguito un restauro filologico. Abbiamo preferito un’azione che avvicinasse l’edificio a una sua condizione verosimile, che tenesse conto di tutte le sue stratificazioni, in modo tale da dare potenza espressiva alla forma e ai colori

    Palatal Rugae as a Discriminating Factor in Determining Sex: A New Method Applicable in Forensic Odontology?

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    The purpose of this study is a new method that can help to identify the sex through the study of palatal rugae, comparing sagittal sections of the hard palate using Cartesian coordinates and evaluating the assistance given by digital technology and its applicability in this method. In this study, 57 digital impressions were examined and divided in two groups based on sex. Results: 2223 impression sections were studied and 145 coordinates that were present with a frequency greater than 50% in one or both groups were obtained: 52 discriminating traits (DT) in the male group, 29 discriminating traits in the female group, and 64 common traits (CT). The DTs in the female group showed no statistically significant difference from the same coordinates in the male one (p = 0.832). Statistically significant differences were observed in the DTs in the male group compared to the same coordinates in the female group (p = 0.018). No statistically significant differences were observed in the frequency of DTs in both sexes (p = 0.056). Further research in forensic odontology is needed to determine its scientific certainty. It is certain that digital technology may one day be a valuable support for the forensic odontologist but to date the lack of dedicated and certified programs limits its reliability

    La casa delle stalattiti luminose

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    In cinematografia, l’uso di un colore prevalente per la scenografia di un film è tra i vari livelli di narrazione della storia rappresentata ed è utile per enfatizzare le emozioni e le azioni dei personaggi nella scena. La prima sensazione che si ha percorrendo gli ambienti di questa piccola casa è proprio connessa al déjà vu del colore, che sembra essere il preludio delle future scene a cui gli ambienti, così allestiti, faranno da scenografia. A ciascuna stanza, dunque, è assegnato un colore che, reiterato nelle pregevoli tessere di ceramica di Vietri e negli arredi disegnati su misura, fa da fondo per dei singolari soffitti di un bianco candidissimo da cui, con regole geometriche cangianti, discendono dei tronchi di piramide a base quadrata, capovolti, come delle stereometriche stalattiti luminose. Così, il motivo definito dal sistema di illuminazione diviene il pretesto indispensabile per unificare le diversità cromatiche degli ambienti in un’unica ragione, fatta del racconto visivo costituito, a sua volta, dalla collezione di diverse sequenze prospettiche

    Edicola del futuro: Newsclub

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    Intendiamo l’edicola come luogo deputato a un piccolo momento di pausa, non una necessità ma un piacere, un evento intercettato durante il tragitto per fermarsi a respirare, riscoprendo la qualità del tempo speso utilmente tra piccoli e grandi problemi, un tempo trascorso con leggerezza. L’esatto contrario di Lulu dans ma rue a Parigi che non vende giornali ma è una struttura di servizio per il quartiere dove si procurano dal gommista per biciclette alle ripetizioni dopo scuola per il figlio. Diversamente, noi vorremmo che Newsclub pur offrendo molteplici servizi ai suoi utenti, non dimentichi di diffondere la potenza iconica e culturale dei giornali e il loro meraviglioso mondo policromo. Noi vorremmo che la nostra edicola, con le sue molteplici prestazioni, rafforzi la vendita e l’informazione più meditata trasmessa dai giornali a cui, proprio in futuro, non ci sembra il caso di rinunciare
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