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    Report dei seminari del 20-21 ottobre 2010, 19-20 maggio 2011, 20-21 giugno 2011

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    Questo report descrive il lavoro del seminario del 20-21 giugno 2011, che grazie alla produttiva collaborazione dei partecipanti, ci ha permesso di avere un’idea complessiva e approfondita delle attività di comunicazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), delle criticità a esse connesse, e del loro possibile sviluppo coordinato nel quadro di un piano di comunicazione a medio termine. Gli incontri precedenti di maggio 2011 e ottobre 2010, e la visione di molti dei materiali prodotti da INGV in questi ultimi anni, hanno completato il quadro. L’INGV è sempre stato molto attivo nella comunicazione della scienza rivolta a pubblici di ogni genere. L’Istituto, infatti, nella sua sede di Roma ma anche nelle sezioni presenti in altre città e nelle sedi distaccate produce pubblicazioni e materiali video e multimediali; organizza programmi didattici; produce mostre interattive e gestisce collezioni museali; è spesso presente nei media, non solo in tempi di emergenza ecc. A questo si aggiunge il lavoro dell’ufficio stampa, che è uno degli elementi che compongono l’immagine pubblica di un ente e contribuiscono a farne conoscere la vita e i risultati. Come in quasi tutti gli altri istituti di ricerca italiani, data la relativa giovinezza della comunicazione della scienza come campo di intervento professionale, le diverse attività sono nate in tempi diversi e grazie al lavoro di gruppi diversi cosicché, pur nella ricchezza delle offerte, si percepisce la mancanza di una gestione coordinata, che permetterebbe invece di ottenere maggiore impatto e contemporaneamente una gestione più efficace delle risorse. È chiaro che l’attuale mole di lavoro, ma anche quella che può prevedersi nel futuro, richiede l’impegno a tempo pieno di alcune persone, ma anche il contributo di molte altre, che dedicano solo parte del loro tempo per fornire contenuti e materiali, controllare la correttezza scientifica di contenuti, incontrare i media o il pubblico ecc. Inoltre coordinamento significa anche presentare un’immagine coerente dell’Ente, che oggi non traspare appieno; un vero e proprio brand (che significa nello stesso tempo marchio e stile) riconoscibile in ogni prodotto e attività, con un conseguente effetto di accumulo e di moltiplicazione dell’impatto in termini di conoscenza e fiducia. Un brand preciso, che accompagni una diffusa consapevolezza della natura e dei compiti dell’Istituto, è reso indispensabile anche dalla necessità di differenziarlo da altri enti che si muovono nel medesimo ambito, primo fra tutti il Dipartimento della Protezione Civile. La comunicazione dell’Istituto è resa più difficile (ma nel contempo più necessaria, anzi di importanza nazionale) dalla necessità di muoversi secondo due principali binari: Da un lato ci sono le attività che potremmo dire dei “tempi di pace”: in assenza di crisi (quali eventi catastrofici) l’Istituto si impegna a promuovere una migliore cultura scientifica, anche in vista della convivenza con un rischio ambientale impossibile da eliminare. Dall’altro, nei “tempi di guerra”, ossia in presenza di eventi catastrofici in corso (ma anche della loro sola presenza mediatica) l’Istituto deve rispondere ai bisogni di informazione dei cittadini, ponendosi come fonte autorevole di conoscenze. Dato tutto ciò, occorrerebbe: Produrre un piano di comunicazione a breve e medio termine, che tenga presente obiettivi, pubblici, risorse e risultati attesi (e questo documento può offrire materiale per la discussione e la preparazione di tale piano) e una prima definizione del brand dell’Istituto e delle linee guida per la sua azione comunicativa. Disegnare una struttura unica per realizzare questo primo piano, come poi per valutarne i risultati e aggiornarlo periodicamente; una struttura forte perché organizzata in modo chiaro ma anche perché in possesso di linee guida condivise, e in questo modo capace di integrare i contributi di persone diverse in un unico sforzo coerente (si veda nelle conclusioni a pagina 29 una proposta di organigramma). Definire delle sotto strutture dedicate alle diverse aree di intervento, di cui l’ufficio stampa in senso tradizionale è solo una componente. Pur nella specificità degli ambiti, queste strutture dovranno essere capaci di dialogare e lavorare insieme quando determinati progetti lo richiedano (anche da qui la necessità di una direzione generale coerente). La struttura dovrebbe essere quindi organizzata per “dipartimenti” ma anche per progetti (ad esempio l’open day è un progetto a cui collaborano ufficio stampa, ufficio didattica ecc.). Preparare protocolli e linee guida che permettano di passare da un funzionamento “normale” a un funzionamento in tempi di emergenza, istituire cioè una vera e propria unità di crisi anche per i problemi della comunicazione (verso i media, tradizionali e non, ma anche direttamente verso le popolazione colpite). Mettere in atto dei processi di valutazione, in modo da poter periodicamente confrontare sforzi, obiettivi e risultati. Questi processi non devono essere visti come mero controllo, ma come modalità di riflessione e crescita, secondo cioè la logica delle formative evaluation, che sono uno strumento interno di lavoro e non già uno strumento esterno di giudizio. Citiamo in questo sommario anche tre idee forti, emerse durante il seminario di giugno, che potrebbero completare (ma in parte anche aiutare a riordinare) le attività di comunicazione dell’ente: La preparazione di protocolli e di linee guida per la comunicazione dell’Istituto in tempi di emergenza e in tempi “normali”, e la predisposizione di una unità di crisi anche per la comunicazione. Masterclass per giornalisti e operatori dei media. Dato il ruolo fondamentale che i giornalisti possono giocare ora come alleati, ma talvolta anche come avversari dell’Istituto (quando, ad esempio, alcuni hanno cavalcato l’affare Giuliani), instaurare un rapporto di fiducia e conoscenza più stretta con alcuni di questi, grazie a periodiche giornate di aggiornamento a loro dedicate, potrebbe rivestire un’importanza strategica. La giornata nazionale dei terremoti, un evento annuale, con grande rilevanza mediatica, che sulle orme dell’Open Day 2011 (ma anche delle omologhe iniziative straniere) permetta di costruire progressivamente una consapevolezza diffusa della mitigazione e della gestione del rischio. Infine vorremmo chiarire che questo lavoro di analisi e riflessione progettuale sulla comunicazione dell’istituto, a cui tutti i partecipanti agli incontri hanno contribuito con entusiasmo e competenza, non deve in alcun modo essere visto come una critica all’esistente, ma come la naturale evoluzione di un’area che dopo molti anni di attività proficua in situazioni anche difficili, grazie all’esperienza acquisita, può porsi obiettivi più ambiziosi

    Continuous Photocatalytic Antibacterial Activity of AgNPs doped TiO2 Digital Printed on Commercial Porcelain-grès Tiles

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    Photocatalytic finishing materials, such as tiles or paints, are a productive as well as scientific reality. One of the most interesting photocatalytic material currently on the market is the porcelain stoneware which combines the beauty of a design product with hardness and absence of porosity and thus used for both floors and walls. The Ag- micrometric TiO2 allowed active ceramic slabs to be active under LED lights, bypassing the problem of the UVA radiation. SEM/TEM images in Fig. 1 indicate the full coverage of the porcelain surface (left image), besides a nanometric though heterogenous spreading of the AgNPs on top of the TiO2 matrix (right image). Figure 1. HR-SEM of the Active ceramic surface (left), TEM image of 8% AgNPs-TiO2(center); possible photocatalytic mechanistic pathways in Ag doped TiO2 system (right) An important question concerns the antibacterial action: in fact, today the role of silver is unknown when the metal is physically blocked on a surface and cannot penetrate and therefore interfere at the DNA level in the cellular barrier. The prepared porcelain Ag-TiO2 printed surfaces were tested against E. coli under solar and visible illumination and in the dark. To differenciate the semicondutor behavior and the ions mediated bacterial inactivation mechanism, porinless E. coli were used under band-gap irradiation. Stereomicroscopy analysis showed dead bacteria within 180 and 240 min respectively for normal E. coli and porinless E. coli. Using appropriate quenchers, the bacterial inactivation mechanisms under solar and visible light are proposed

    El teléfono móvil: disponibilidad, usos y relaciones por parte de los adolescentes entre 12 y 16 años

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    Presentamos los resultados de una investigación sobre el uso, la disponibilidad y algunos aspectos relativos a las relaciones que se establecen con diferentes personas en torno al teléfono móvil en una muestra de adolescentes (N=1211) entre 12 y 16 años de la provincia de Girona. Los resultados ponen de manifiesto la existencia de diferencias de género en cuanto a su disposición y uso, siendo las chicas las que en mayor porcentaje poseen un móvil y más horas dedican a usarlo. Los adolescentes prefieren hablar sobre lo que hacen con el móvil con los iguales, seguido de los hermanos o las hermanas y, en último lugar, con los adultos (progenitores y profesores o profesoras). Finalmente, se analiza cómo los adolescentes se muestran más interesados por e informados sobre Internet y el móvil en comparación con los otros cuatro medios audiovisuales explorados (televisión, ordenador, juegos para ordenador y videojuegos)

    Detection of VOCs Traces by Graphene Oxide-Metal Oxide Gas Sensors

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    The sensing of gas molecules is of fundamental importance for environmental monitoring, control of chemical processes, medical applications, and so on [1-3]. In recent years, graphene-based gas sensors have attracted much attention due to enhanced graphene thermo-electric conductivity, surface area and mechanical strength. Thus, different structures have been developed and high sensing performances and room temperature working conditions were achieved [2,4]. However, they still suffer from several problems, which could be overcome by covering the graphene surface with metal oxide nanoparticles [2]. Furthermore, studies regarding the detection of Volatile Organic Compounds (VOCs) are still at the beginning [3]. Hence, the present work will be aimed at: i) optimizing the synthetic routes of ad hoc composite VOCs sensing materials (based on graphene oxide/SnO2 or ZnO hybrids) and their deep physico-chemical characterizations; ii) engineering the gas sensor device; and iii) evaluating the sensing performances at both high and mild temperatures (also exploiting the UV light) towards gaseous ethanol, acetone and ethylbenzene. Starting from pure graphite, graphene oxide (GO) powder was synthesized by adopting the Hummer\u2019s modified method [5]. The synthetic route was deeply investigated by modulating both the starting carbon material (powder or flakes graphite) and the concentration of the H2O2 (i.e. the quenching/oxidizing agent), thus tailoring the final GO surface/structural properties (TEM images in Fig. 1a and 1b). Once optimized this step, SnO2 or ZnO were grown on its surface by a hydrothermal method, varying the starting salt precursor/GO weight ratio between 4 and 32 (Fig. 1c and 1d). For comparison, pure SnO2 and ZnO (both commercial and home-made) were also tested. Several physico-chemical techniques have been used to characterize all the as-prepared nanopowders, such as XRPD, Raman, FTIR, XPS and TEM analyses. Subsequently, a homogeneous layer was deposited by spraying technique onto Pt-Interdigitated Electrodes (IDEs) starting from an ethanol suspension of each sample (2.0\u20132.5 mg mL-1). Then, gaseous ethanol, acetone and the less studied ethylbenzene were sensed, obtaining very promising results (in terms of both response/recovery time and sensibility down to ppb levels) for either pure and hybrid materials at 350\ub0C, and at lower temperatures (150\ub0C to 30\ub0C) for the graphene-based samples. Hence, these powders may represent very potential candidates for the gas sensing of highly toxic VOCs traces, both for environmental [1] and medical [3] diagnosis purposes

    Exploring SnxTi1-xO2 Solid Solutions Grown onto Graphene Oxide (GO) as Selective Toluene Gas Sensors

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    The major drawback of oxide-based sensors is the lack of selectivity. In this context, SnxTi1- xO2/graphene oxide (GO)-based materials were synthesized via a simple hydrothermal route, varying the titanium content in the tin dioxide matrix. Then, toluene and acetone gas sensing performances of the as-prepared sensors were systematically investigated. Specifically, by using 32:1 SnO2/GO and 32:1 TiO2/GO, a greater selectivity towards acetone analyte, also at room temperature, was obtained even at ppb level. However, solid solutions possessing a higher content of tin relative to titanium (as 32:1 Sn0.55Ti0.45O2/GO) exhibited higher selectivity towards bigger and non-polar molecules (such as toluene) at 350 \ub0C, rather than acetone. A deep experimental investigation of structural (XRPD and Raman), morphological (SEM, TEM, BET surface area and pores volume) and surface (XPS analyses) properties allowed us to give a feasible explanation of the different selectivity. Moreover, by exploiting the UV light, the lowest operating temperature to obtain a significant and reliable signal was 250 \ub0C, keeping the greater selectivity to the toluene analyte. Hence, the feasibility of tuning the chemical selectivity by engineering the relative amount of SnO2 and TiO2 is a promising feature that may guide the future development of miniaturized chemoresistors

    Tuning the Interlayer Distance of Graphene Oxide as a Function of the Oxidation Degree for o-Toluidine Removal

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    Graphene oxide (GO) with different oxidation degrees is prepared by a modified Hummers' method varying KMnO4 amount from 0.5 to 6.0 g. X-ray powder diffraction (XRPD), micro-Raman, thermogravimetric analysis, X-ray photoeelectron spectroscopy, Boehm titrations, high-resolution transmission electron microscopy, and, finally, positron annihilation lifetime spectroscopy (PALS) are exploited to assess the properties of GO. Results show that increasing oxidant species can tune the interlayer gap between GO sheets up to a maximum value in the case of 4.0 g KMnO4 content. Moreover, these results validate the two-component-based model of GO in which, at low oxidation degree, there are unsplit/isolated graphene planes, instead at higher oxidant amounts, a five-layer sandwiched configuration occurs comprising graphene planes having functional groups decorating the edges (bwGO), hydrated oxidative debris (OD) and "empty" spaces (revealed by PALS as the distance between (bwGO + OD) two-component layers). In addition, by XRPD analysis, the total gap between two sheets is easily computed. In order to correlate these findings to pollutant removal capability, planar o-toluidine adsorption is studied. Since this molecule diffuses in an aqueous environment, the obtained adsorption percentages are compared to the thickness of the hydrated OD grafted onto bwGO. A strict connection between the pollutant removal efficacy and the variation of the hydrated interlayer distance is found
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