203 research outputs found

    Le congiunzioni subordinanti (sì) come e secondo che in italiano antico

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    Concepito nell’àmbito di ItalAnt, il progetto di ricerca coordinato da Lorenzo Renzi e Giampaolo Salvi al fine di realizzare una grammatica sincronica dell’italiano antico, questo articolo ha come tema le frasi introdotte dalle congiunzioni subordinanti (sì) come e secondo che. In primo luogo descriverò le loro caratteristiche morfo-sintattiche e semantiche di base come modali e comparative di «analogia» (cioè, subordinate comparative di uguaglianza non quantitativa ma qualitativa), poi i loro altri possibili valori semantici come comparative ipotetiche, comparative di uguaglianza quantitativa, e causali, ed infine alcuni usi di carattere testuale. Dopo le mie ricerche precedenti sui costrutti concessivi fattuali, condizionali, condizionali concessivi ed a-condizionali, con questo articolo tento di individuare altre differenze e somiglianze fra l’italiano antico e quello contemporaneo nell’area della subordinazione non completiva.El presente artículo, dedicado al estudio de las frases introducidas por las conjunciones subordinadas (sì) come y secondo che, ha sido concebido y estructurado en el cuadro general de investigación de ItalAnt, el proyecto marco coordinado por Lorenzo Renzi y Giampaolo Salvi cuyo objetivo es el de crear una gramática sincrónica del italiano antiguo. En primer lugar, describiré las características mor-fosintácticas y semánticas de base de estas frases en calidad de modales y comparativas de «analogía» (es decir, subordinadas comparativas de igualdad no cuantitativa sino más bien cualitativa), para pasar en un segundo momento al análisis de otros posibles valores semánticos como comparativas hipotéticas, comparativas de igualdad cuantitativa, y causales, añadiendo para concluir ciertos usos de carácter textual. Tras mis anteriores investigaciones sobre las construcciones concesivas factuales, condicionales, condicionales concesivas y a condicionales, la intención de este trabajo se concentra en la identificación de ulteriores diferencias y semejanzas entre el italiano antiguo y el contemporáneo por lo que respecta a la subordinación no sustantiva

    Le congiunzioni subordinanti (sì) come e secondo che in italiano antico

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    Concepito nell’àmbito di ItalAnt, il progetto di ricerca coordinato da Lorenzo Renzi e Giampaolo Salvi al fine di realizzare una grammatica sincronica dell’italiano antico, questo articolo ha come tema le frasi introdotte dalle congiunzioni subordinanti (sì) come e secondo che. In primo luogo descriverò le loro caratteristiche morfo-sintattiche e semantiche di base come modali e comparative di «analogia» (cioè, subordinate comparative di uguaglianza non quantitativa ma qualitativa), poi i loro altri possibili valori semantici come comparative ipotetiche, comparative di uguaglianza quantitativa, e causali, ed infine alcuni usi di carattere testuale. Dopo le mie ricerche precedenti sui costrutti concessivi fattuali, condizionali, condizionali concessivi ed a-condizionali, con questo articolo tento di individuare altre differenze e somiglianze fra l’italiano antico e quello contemporaneo nell’area della subordinazione non completiva

    I costrutti preconcessivi tra dialogo, monologo e “costruzioni ibride”

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    Sebbene ormai cristallizzate nello scritto monologico, alcune strutture grammaticali continuano a risentire dell’oralità dialogica che caratterizza la situazione enunciativa prototipica (basata sull’interazione faccia a faccia tra due interlocutori compresenti nell’hic et nunc), implicando così una dinamica polifonica ed interdiscorsiva fra la voce del mittente e quella/e altrui. I costrutti preconcessivi possono rappresentare un buon esempio di questo connaturato dialogismo, poiché consentono di mettere in scena il rapporto dialettico tra la “parola d’altri” – che viene ammessa nella prima parte del costrutto, situata in posizione tematica e dal contenuto (presentato come) co(n) testualmente given – e quella del mittente – che avanza la sua obiezione o precisazione nella seconda parte, situata in posizione rematica e dal contenuto (presentato come) co(n)testualmente new. In questo contributo vengono prima illustrate sinteticamente le caratteristiche principali dei costrutti preconcessivi utilizzando esempi monologici, poi ne saranno mostrati alcuni casi tratti da co(n)testi dialogici che in un modo o nell'altro presentano i turni adiacenti dei due interlocutori, per passare infine a qualche costrutto preconcessivo “ibrido” dove le due voci in gioco si “confondono” in un'unica struttura.Though ‘frozen’ in monological written texts, some grammatical constructions still show traces of the dialogical prototypical situation, based on face-to-face oral interaction between speaker and hearer. With this perspective, the paper describes – in a way that does not intend to be exhaustive – some of the paratactic correlative structures used in contemporary Italian to express pre-concessives, a construction which implies an (at least potential) interplay between sender’s and some other people’s voices. In this kind of inter-clausal relation the content of the first coordinated element is something that in some way has already become part of the «universe of discourse», something that is – or is at least presented as – thematic and co(n)textually given. On the other hand, the following coordinated element, rhematic and co(n)textually new, contains the sender’s correction or objection. Therefore, pre-concessives are inherently dialogical-polyphonic constructions, in which the sender takes up, even to correct them, the thought and voice of someone else

    Connettori, grammatica e dialogicità: ma e bensì tra costrutti avversativi e costrutti sostitutivi

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    The objective of this article is to describe "• in a way that does not intend to be exhaustive "• a micro-area of Italian grammar, concentrating attention on the role of the two connectors "ma" and "bensí" in the expression of adversative and substitutive semantic-conceptual relationships: the coordinating conjunction "ma" (in constructions/ substitute constructs such as anaphoric recovery in correlation with a "polemic"negation in the role of cataphoric anticipator) is found in the two types of constructions from the language of the Origins (§1, §2 e §3.2) while in contemporary Italian the adverbial connector "bensì" is found only as a substitute anaphoric recovery (§3.1), with a value already documented in the second half of ‘600 "•even though from the first half of the same century to the beginning of the ‘900 there are also sporadic testimonies in adversative sense (§3.2). Furthermore, in the paratactic correlative structures that express a substitute relationship, the first coordinated element, which is in thematic position, is constituted by the cancellation of something that has already become part of the "universe of discourse", which results as co(n)textually given (§1): therefore, the substitutive is an inherently dialogical-polyphonic semantic-conceptual relation, that is, a type of construct in which the sender takes up, even to refute and correct them, the thought and voice of another issuer (§4).Lo scopo di questo articolo è descrivere – in modo che non si pretende certo esaustivo – una micro-area della grammatica italiana, concentrando l’attenzione sul ruolo dei due connettori ma e bensì nell’espressione delle relazioni semantico-concettuali avversative e sostitutive: la congiunzione coordinante ma (nei costrutti sostitutivi come ripresa anaforica in correlazione con una negazione "polemica" nel ruolo di anticipatore cataforico) si trova in entrambi i tipi di costrutto a partire dalla lingua delle Origini (§1, §2 e §3.2), mentre nell’italiano contemporaneo il connettore avverbiale bensì si trova soltanto come ripresa anaforica sostitutiva (§3.1), con un valore documentato già nella seconda metà del ’600 – benché dalla prima metà dello stesso secolo fino agli inizi del ’900 se ne trovino anche sporadiche testimonianze in senso avversativo (§3.2). Inoltre nelle strutture correlative paratattiche che esprimono una relazione sostitutiva il primo elemento coordinato, quello in posizione tematica, è costituito dalla cancellazione di qualcosa di già entrato a far parte dell’"universo di discorso", che risulta co(n)testualmente given (§1): quindi quella sostitutiva è una relazione semantico-concettuale inerentemente dialogico-polifonica, cioè di un tipo di costrutto nel quale il mittente riprende, sia pur per refutarli e correggerli, il pensiero e la voce di qualcun altro (§4)

    Introduzione

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    La richiesta di contributi per questo numero monografico di SILTA è stata formulata in modo volutamente ampio: nella consapevolezza dell’impossibilità di trattare in maniera esaustiva l’argomento (basti pensare all’aspetto lessicale e terminologico, volutamente non considerato), sono stati chiesti contributi in cui genericamente la componente linguistica e quella traduttologica si intersecassero. I saggi pervenuti convergono in modo significativo verso un ambito particolarmente ricco e produttivo, cioè quello della testualità, e delineano due macro-ambiti: uno di carattere più teorico (i contributi della prima parte )e uno di carattere più pratico-applicativo (i contributi raccolti nella seconda), in cui la prospettiva testualista include anche una visione comparativo-contrastiva. La componente testuale viene indagata non solo per la verifica dell’incidenza dei diversi generi e tipi testuali nel processo traduttivo (Samardzic), ma soprattutto come ambito privilegiato in cui la traduzione sollecita e richiede la riflessione linguistica per venire a capo delle complesse relazioni transfrastiche attraverso le quali ciascuna lingua esprime determinati contenuti concettuali (l’ambito propriamente delle scelte, secondo la definizione di Prandi) e, viceversa, ambito in cui la traduzione fornisce importanti spunti alla linguistica. Anche i contributi in cui prevale la prospettiva comparatistica-contrastiva si concentrano su aspetti quali la segmentazione degli enunciati (Biagini), la testualità nella traduzione assistita (Pecorari), gli avverbi illocutivi (De Cesare) o la traduzione in italiano degli "ajouts prédicatifs" collocati in posizione iniziale (Brianti e Canavese), che riconducono necessariamente alla dimensione testuale per essere pienamente illustrati. I saggi confermano, inoltre, l’importanza dei corpora sia per l’analisi contrastiva (anche in chiave testuale), sia per l’elaborazione di strumenti informatici per la traduzione. Se in apparenza la traduzione assistita relega l’intervento del traduttore al post-editing, cioè alla revisione del testo tradotto automaticamente, gli sviluppi dell’intelligenza artificiale alla base dell’elaborazione delle più avanzate risorse informatiche restituiscono una nuova centralità alla competenza del linguista, che deve essere coinvolto nella creazione di corpora attendibili, capaci cioè di porsi come rappresentazione, pur sempre approssimativa ma realistica, degli usi linguistici e dei diversi generi testuali, pena lo “schiacciamento” della lingua tradotta su di una unica dimensione (Raus), pericolo non trascurabile vista la pervasività degli strumenti informatici che, come nel caso degli algoritmi, alle volte finiscono per modellare i comportamenti invece che proporsi come strumenti di conoscenza

    L\u2019utilizzo del corpus parallelo italiano-russo del NKRJa per la didattica del russo L2 ai discenti italiani: il caso dei costrutti preconcessivi

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    In questo lavoro verr\ue0 descritto un esempio di utilizzo del corpus parallelo italiano-russo del Corpus Nazionale della Lingua Russa (NKRJa) nella didattica del russo L2 a discenti italiani di livello avanzato, in particolare nella presentazione dei costrutti cosiddetti \u2018preconcessivi\u2019. Innanzitutto, agli studenti viene fornita un\u2019introduzione teorica sulle relazioni transfrastiche e sui costrutti preconcessivi sulla base delle forme italiane. I costrutti preconcessivi sono costituiti da una struttura correlativa paratattica con un anticipatore cataforico (come \ue8 vero, s\uec) e una ripresa anaforica (come ma, per\uf2). Gli anticipatori cataforici vengono suddivisi in due classi a seconda che indeboliscano il peso argomentativo della prima frase direttamente o indirettamente (come il futuro \u2018concessivo\u2019 del verbo essere). Dopo l\u2019introduzione teorica gli studenti procedono alla ricerca sul corpus di alcuni anticipatori cataforici. I risultati permettono di individuare analogie e differenze tra le due lingue. In particolare la ricerca del secondo tipo di anticipatori mostra come in russo il distanziamento epistemico venga reso attraverso marche linguistiche avverbiali quali po\u17ealuj e mo\u17eet byt\u2019. Emerge come l\u2019utilizzo del corpus parallelo si possa applicare alla didattica delle relazioni transfrastiche e dei costrutti preconcessivi agli studenti di russo L2, poich\ue9 favorisce l\u2019analisi metalinguistica sulla lingua materna e il confronto interlinguistico nell\u2019uso.The aim of this paper is to describe how the Russian-Italian parallel corpus of the Russian National Corpus can be used as a tool for teaching Russian as a foreign language to advanced Italian students, particularly in order to present \u201cpre-concessive constructions\u201d. Students are first provided with a general introduction to inter-clausal relations and pre-concessive constructions based on the forms existing in their native language. In Italian pre-concessive constructions typically consist in paratactic correlative structures which code a contrast between the connected textual elements by means of cataphoric expressions such as \ue8 vero, s\uec, certo and anaphoric elements like ma, per\uf2, del resto. Cataphoric expressions can be split into two different classes depending on whether they weaken the argumentative strength of the sentence content directly or indirectly. Students can then begin to look for cataphoric expressions on the corpus. Differences and similarities between the two languages can be deduced from the results. The work shows how use of the parallel corpus can help students of Russian as a foreign language to learn new constructions by analysing the various forms in bilingual parallel contexts

    Fire regime: history and definition of a key concept in disturbance ecology

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    "Fire regime” has become, in recent decades, a key concept in many scientific domains. In spite of its wide spread use, the concept still lacks a clear and wide established definition. Many believe that it was first discussed in a famous report on national park management in the United States, and that it may be simply defined as a selection of a few measurable parameters that summarize the fire occurrence patterns in an area. This view has been uncritically perpetuated in the scientific community in the last decades. In this paper we attempt a historical reconstruction of the origin, the evolution and the current meaning of "fire regime” as a concept. Its roots go back to the 19th century in France and to the first half of the 20th century in French African colonies. The "fire regime” concept took time to evolve and pass from French into English usage and thus to the whole scientific community. This coincided with a paradigm shift in the early 1960s in the United States, where a favourable cultural, social and scientific climate led to the natural role of fires as a major disturbance in ecosystem dynamics becoming fully acknowledged. Today the concept of "fire regime” refers to a collection of several fire-related parameters that may be organized, assembled and used in different ways according to the needs of the users. A structure for the most relevant categories of parameters is proposed, aiming to contribute to a unified concept of "fire regime” that can reconcile the physical nature of fire with the socio-ecological context within which it occur
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