Delta97/95Mo in molybdenites from the Azegour skarn (Morocco)

International audienceMolybdenum (Mo) isotopes are frequently used to investigate ocean and lake (paleo-)redox conditions. In the frame of mineral ressources, only few studies have been performed regarding Mo-Re-Os isotopes. The aim of this study is to understand the source, processes and mobility of metals concentrations using Mo isotopes on molybdenites in different ore deposits. The present study focuses on the Azegour skarn (Morocco). Located in the High-Atlas, the Azegour site is one of the rare Mo-W-Cu exploited skarns (three historic mines). It is formed by a granitic intrusion (271±3Ma) in cambrian volcano-sedimentary serie composed by schists, volcanic complex (andesites, pyroclastites) and carbonate formations (calcareous and dolomites). The skarn takes place in the carbonate formations where pyroxenites and grenatites occured. The grenatites being the Mo-bearing minerals in the form of molybdenites. Molybdenites sampling has been performed in the main mine (Azegour) and in the Tizgui mine (1km north of the Azegour mine). The Mo isotopic composition has been determined on molybdenites using a MC-ICP-MS Neptune after aquaregia dissolution and adjustment to [Mo] = 1µg.g-1. The δ97/95Mo ratios have been normalized to NBS3134 and a reproducibility of 0.07‰ (2σ) is reached. Presently, we have analysed 12 molybdenites from Azegour and 2 from Tizgui and 14 others are in progress. Regarding the first 14 samples, the δ97/95MoNBS ratios vary between -0.40 and 0.32‰ for Azegour and between 0.08 and 0.30‰ for Tizgui. It is worth noting that variations can occur either at the whole site (difference of about 0.72‰) but also at the cm scale in the same sample (here the largest observed difference is up to 0.40‰). Regarding the Azegour skarn, there is no direct relationship for explaining the Mo fractionation in molydbenites between the facies or the two sites of sampling. Different processes will be discussed to explain the observed variability (redox conditions prevaling during the molydbenites deposits, late metamophism phase...). Further investigations using Pb and S isotopic compositions will help deciphering the oxidation state and the origin of molybdenites regarding the possible different fluids

Lithium isotopes in low and high temperature hydrosystems

International audienceAssessing the origin and behaviour of lithium and the distribution of Li isotopes in hydro-systems is of major importance in order to increase our knowledge of the lithium cycling at the Earth's surface. Lithium is a fluid-mobile element and due to the large relative mass difference between its two stable isotopes, it is subject to significant low and high temperature mass fractionation which provides key information on the nature of water/rock interaction processes. The main objective of the present work is to constrain the behaviour of Li and its isotopes by focusing on three different hydrosystems: rainwaters, river waters and deep geothermal waters

Rilevamento geologico e analisi strutturale delle unità tettoniche alpine nella bassa Valle del Golo (Corsica Settentrionale).

Nel Mediterraneo Occidentale la Corsica rappresenta un blocco di litosfera continentale limitato da due bacini di retroarco oceanici (il bacino Ligure-Provenzale e il Mar Tirreno) circondati da catene orogeniche collisionali. Questa particolare posizione è il risultato della complessa evoluzione geodinamica alpina, di cui la Corsica ha subito sia le fasi compressionali (Cretaceo sup.-Oligocene), connesse alla subduzione dell’antico bacino Ligure-Piemontese ed alla successiva collisione continentale fra Adria e Europa, sia le fasi estensionali (Oligocene-Miocene), connesse al collasso del cuneo orogenico alpino ed all’apertura dei bacini di retroarco Ligure-Provenzale e Tirreno. La sequenza di eventi geodinamici che hanno interessato questa isola è registrata nel suo assetto geologico attuale. La Corsica è divisa in due domini distinti, profondamente diversi sia nelle caratteristiche geologiche che quelle geomorfologiche. Il settore nord-orientale (Corsica Alpina), pari a circa 1/3 dell’isola, consiste in una complessa pila di falde alpine prevalentemente oceaniche in cui sono interposte delle scaglie tettoniche di origine continentale. Il settore occidentale (Corsica Ercinica), è costituito da un basamento composito, che include delle vulcaniti permiane associate ad un grande batolite granitoide (Carbonifero-Permiano) intruso in rocce paleozoiche e precambriane. Lungo il limite orientale della Corsica Ercinica, i resti di una copertura sedimentaria prevalentemente silicoclastica, di età Mesozoico-Eocene superiore, sono situati in discordanza stratigrafica su questo basamento. Un lineamento tettonico NNW-SSE lungo circa 100 km separa la Corsica Alpina da quella Ercinica. Questo lineamento, coincidente con una depressione morfologica, rappresenta il fronte del thrust principale che sovrappone la pila di falde alpine al basamento composito (o alla relativa copertura sedimentaria) dell’avampaese ercinico. Dall’alto al basso le unità maggiori della Corsica Alpina sono: la falda della Balagne e del Nebbio, la falda degli Schistes Lustrés, il Massiccio Cristallino del Tenda e le scaglie di Corte. Delle unità parautoctone sono situate fra la falda degli Schistes Lustrés, sovrastante, e il margine orientale delle Corsica Ercinica. Queste unità, rappresentative del paleomargine continentale europeo sono, dall’alto al basso: a) la falda di Santa Lucia di Mercurio, b) l’unità Caporalino-Pedani. Le falde della Balagne e del Nebbio, caratterizzate da un metamorfismo di grado molto basso, sono costituite da ofioliti giurassiche e dalle relative coperture sedimentarie oceaniche. La falda della Balagne, posta ad ovest del Tenda, è sovrapposta al basamento e alla copertura sedimentaria (Eocene) della Corsica Ercinica. La falda del Nebbio, ad Est del Tenda, è situata sopra la Falda degli Schistes Lustrés. Questa ultima corrisponde ad una pila di unità, costituite da ofioliti giurassiche, con le relative coperture, e da scaglie minori di gneiss continentali. È caratterizza da un’impronta metamorfica di AP/BT in facies scisti blu o, in alcune unità, eclogitica. Il Massiccio Cristallino del Tenda e le scaglie di Corte rappresentano dei frammenti del basamento continentale europeo e della relativa copertura mesozoica, metamorfizzati durante l’orogenesi alpina in condizioni di facies scisti blu. In questa tesi sono state studiate le unità della falda degli Schistes Lustrès situate nella bassa Valle del Golo. In questa area è stato eseguito un rilevamento geologico-strutturale di dettaglio che ha consentito di realizzare una carta geologica alla scala 1:10000 e di definire la litostratigrafia e l’organizzazione strutturale ettonica delle unità presenti. Da Ovest ad Est e dalla posizione strutturale superiore a quella inferiore sono presenti: a) un gruppo di unità superiori oceaniche (Massiccio di Serra Debbione, unità Ligure Inferiore, unità a trondhjemiti, unità Lento-Casaluna), composte da un basamento ofiolitico giurassico e dalle relative coperture metasedimentarie giurassico-cretacee, b) un gruppo di unità composite (unità Vallecalle-Pope, unità Campitello-Morosaglia, unità Cima di Tanoria, unità Morteda-Farinole-Volpajola) costituite da rocce continentali (ortogneiss e paragneiss) e oceaniche (ofioliti giurassiche e relative coperture), c) un’unità inferiore oceanica composta da una importante monoclinale di metabasalti ofiolitici (unità Mandriale-Lavasina). Le ofioliti, con le relative coperture metasedimentarie delle unità oceaniche, rappresentano i resti della litosfera dell’antico bacino oceanico Ligure-Piemontese. Le unità oceaniche superiori sono sovrapposte, verso Nord, alla terminazione periclinale del Massiccio Cristallino del Tenda e, verso Sud, alle unità non metamorfiche di Caporalino-Pedani e del Pineto (unità equivalente alla falda della Balagne). Questo gruppo di unità oceaniche è caratterizzato da un gradiente metamorfico crescente da Ovest ad Est. Delle associazioni mineralogiche in facies scisti blu sono presenti nelle unità più orientali. Le unità composite oceanichecontinentali sono considerate rappresentative di un dominio di transizione fra la crosta continentale e la litosfera oceanica Ligure-Piemontese. Queste unità sono caratterizzate da un impronta metamorfica in facies scisti blu a lawsonite, oppure (unità Morteda-Farinole-Volpajola, MFV) in facies eclogitica. Le condizioni Pmax.-T del picco metamorfico eclogitico sono pari a 2 GPa e 480°C. Una datazione radiometrica (Sm-Nd) fornisce per questo metamorfismo un’età di 83,8 ± 4,9 Ma (Lahondère e Guerrot, 1997). L’unità oceanica inferiore presenta un impronta in facies scisti blu. L’analisi strutturale, (studio di campioni in sezione sottile, trattamento dei dati di orientazione degli elementi strutturali misurati (foliazioni, lineazioni, assi di pieghe, joints)) è stata condotta su tre unità tettoniche rappresentative: unità Lento-Casaluna, unità Campitello-Morosaglia, unità MFV. Sono state distinte quattro fasi deformative principali D1, D2, D3, D4. La fase D1 è caratterizzata dallo sviluppo di una foliazione S1 (osservabile come struttura relitta in sezione sottile) e da pieghe isoclinali F1 intrafoliari fortemente laminate. Nella stessa fase si sviluppa una lineazione di estensioneminerale L1. La foliazione principale Sp che caratterizza le litologie di tutte le unità corrisponde alla foliazione S2 che si sviluppa, trasponendo S1, nel corso della fase D2. Questa fase è anche responsabile della riorientazione di L1 in direzione parallela agli assi (≈ N10N30) di una seconda generazione di pieghe isoclinali F2. Nella fase D3 tutte le struttura precedenti sono deformate da pieghe asimmetriche F3. Nelle unità MFV e Campitello-Morosaglia le F3, coassiali con le F2, (≈ N10N20), vergono a Sud-Est. Nell’unità Lento-Morosaglia le direzioni assiali di F3 sono più disperse. La vergenza è comunque verso i quadranti orientali. La fase D4 è caratterizzata da pieghe F4 blande sub-coassiali a F2, con piani assiali sub-orizzontali. Le fasi deformative riconosciute possono essere inserite nel contesto geodinamico di subduzione-esumazione che ha caratterizzato l’evoluzione della catena alpina corsa. La fase D1 e il metamorfismo AP/BT si sono sviluppati nella litosfera oceanica Ligure-Piemontese e in una parte del margine continentale europeo durante il loro sottoscorrimento in una zona di subduzione (Cretaceo sup.-Eocene). La fase D2 testimonia le deformazioni acquisite dalle unità incorporate al prisma di accrezione e la loro evoluzione dai livelli strutturali inferiori a quelli superiori. Contemporaneamente si sviluppa un metamorfismo retrogrado in facies scisti blu o scisti verdi di basso grado. Le fasi D3 e D4 sono legate alla tettonica estensionale oligo-miocenica che ha condotto al denudamento delle falde alpine già strutturate

Archéen et ProtérozoÏque dans la chaîne hercynienne ouest-européenne : géochimie isotopique (Sr-Nd-Pb) et géochronologie U-Pb sur zircons

Mémoires et Documents du Centre Armoricain d'Etude Structurale des Socles, n°25, 180 p. ISBN : 2-905532-24-6La reconnaissance et l'étude géochronologique et isotopique des terrains anté-paléozoiques inclus dans la chaîne hercynienne d'Europe de l'Ouest s'avèrent indispensables si l'on veut connaître leur influence dans la genèse des magmas en zones orogéniques et donc sur la croissance crus tale. Pour ce faire, deux objets géologiques ont été étudiés : les granulites immergées du Golfe de Gascogne, et les roches cadomiennes du nord du massif armoricain. La séquence géochronologique obtenue (2,7 - 2,0 - 0,6 Ga) correspond à celle observée dans le craton Ouest-Africain. Un rapprochement entre cette partie de l'Europe et l'Afrique est donc possible pour les temps précambriens, rapprochement conforté par les données paléomagnétiques. L'étude des granulites immergées du Golfe de Gascogne a montré pour la première fois la présence dans la chaîne hercynienne de protolithes archéens, mais également de deux métamorphismes anciens de haut-grade (2,76 et 1,8 Ga). La géochimie isotopique (Rb-Sr, Sm-Nd, Pb-Pb) si elle n'a pas apporté de contraintes chronologiques, témoigne de l'influence des roches archéennes dans la genèse des magmas protérozoique inférieur. L'orogène cadomien s'étalant sur 150 Ma (670 à 530 Ma), est engendré par une subduction sous une marge active pouvant avoir commencé dès 660 Ma. Cette subduction entraîne l'ouverture d'un bassin arrière-arc à 600 Ma dont la fermeture et l'obduction vers le sud à 580 Ma entraînent un surépaississement qui favorise une période de fusion crustale datée à 540 Ma. L'événement tectonique majeur à 580 Ma est synchrone d'un changement dans la sédimentation briovérienne et permet d'établir une coupure entre un briovérien inférieur (660-580 Ma) et un briovérien supérieur (580-540 Ma). Enfrn l'étude géochimique des granitoïdes cadomiens montre qu'ils ne sont pas entièrement juvéniles, mais suggère un certain degré de contamination par du matériel ancien. Une modélisation utilisant les caractères géochimiques des granulites du Golfe de Gascogne met en accord les deux systèmes isotopiques (Sr et Nd) étudiés, pour des taux de contamination raisonnables (5 à 30%). Bien que peu importante, cette contamination, ainsi que tous les âges anciens indiqués par les zircons, prouvent le recyclage généralisé de cette croûte ancienne à l'échelle européenne. Les affleurements actuellement recensés ne sont donc pas significatifs de son extension originelle.No abstrac

Cibles de pression artérielle en néphrologie en 2017

International audienceEpidemiological data clearly show that high blood pressure is associated with cardiovascular mortality and progression of chronic kidney disease. Although several randomized controlled trials performed over the last decades have demonstrated a cardiovascular benefit of reducing blood pressure in hypertensive patients, solid evidence for general and specific blood pressure targets, especially in the population with chronic kidney disease, is lacking. In this context, recently published trials have provided novel insights in the management of hypertension. Here, we review and discuss the existing evidence and the current guidelines on blood pressure targets in both the general and the population with chronic kidney disease

A new global database of δ 98 Mo in molybdenites: A literature review and new data A new global database of δ 98 Mo in molybdenites : a literature review and new data

International audienceIsotopic compositions of Mo in molybdenites were used for deciphering a possible genetic linkbetween isotopic variations and mineralizing processes, based on a worldwide molybdenitedatabank. We compared the δ98/95Mo (hereafter referred as δ98MoNIST) of 391 molybdenite samples(193 from the literature, 198 for this study) from different localities, different types of occurrencesand different ages. The 198 molybdenite samples we analysed represent various types ofmineralization in 6 granites, 11 pegmatites, 6 perigranitic veins, 2 greisen, 28 porphyry deposits, 5skarns, 1 IOCG, and 9 Alpine-type fissure veins, with ages varying from 5 Ma to 2.7 Ga. The Moisotopic composition was determined with an MC-ICP-MS Neptune after aqua regia dissolution andadjustment to [Mo] = 1 μg.ml-1. Mass bias was corrected by using Zr as dopant and standard-samplestandardbracketing. The δ98MoNIST ratios were normalized to NIST3134. External reproducibility is0.07‰ (2σ). The overall range of the δ98MoNIST ratio in the 391 molybdenite samples varied from -1.62 to 2.27‰, being higher for molybdenite formed in Alpine-type veins, greisen, perigranitic veinsand IOCG, than for that in granite, pegmatite, porphyry deposits and skarns. The crystallizationtemperature can explain some of these differences, as polymetallic Alpine-type fissure veins broadlycrystallize at lower temperatures than granite, pegmatite and porphyry deposits. For some occurrences the δ98MoNIST was determined on several molybdenite samples, showing variability atoccurrence scale. For example, in the Azegour skarn (Morocco) the δ98MoNIST varies from -0.60 to0.42‰ (n=29), and in “Ravin de la Ruine” Alpine-type fissure veins (France) the variation is from -0.08to 0.77‰ (n=3). No correlation is seen between δ98MoNIST and the age of the deposits

Néphroangiosclérose et Cadasil (discussion du rôle commun d'une mutation de NOTCH3)

C erebral Autosomal Dominant Arteriopathy with Subcortical Infarcts and Leukoencephalopathy (CADASIL) est une maladie des petites artères cérébrales, liée à une atteinte des cellules musculaires lisses vasculaires en rapport avec une mutation du gène NOTCH3. Ses principales manifestations cliniques sont neuropsychiatriques. L'étude en microscopie électronique met en évidence un matériel osmiophile granuleux (GOM) au contact des cellules musculaires lisses des artérioles cérébrales. Cette lésion est pathognomonique de la maladie. Bien que la présence de GOM dans les reins de patients atteints de CADASIL ait été décrite, l'association à une insuffisance rénale n'a été rapportée qu'une seule fois à ce jour, dans le cadre d'une néphropathie à dépôts mésangiaux d'immunoglobuline A. Nous présentons l'observation d'un patient de 61 ans atteint de CADASIL confirmé par la présence de GOM sur la biopsie cutanée et par l'identification d'une mutation caractéristique dans l'exon 19 du gène NOTCH3. Ce patient a une HTA grade 1 connue depuis 4 ans. Sa mère est décédée d'insuffisance rénale chronique. Elle souffrait de troubles neuropsychiatriques sévères. La découverte d'une insuffisance rénale chronique stade 2 avec une protéinurie de l'ordre de lg/24h et une hématurie microscopique conduit à réaliser un examen histologique rénal. Il existe une endartérite fibreuse d'intensité sévère des artères interlobulaires accompagnée d'une fibrose interstitielle d'intensité légère. L'étude ultrastructurale des artères interlobulaires et des artérioles juxtaglomérulaires révèle la présence de GOM disposés dans la média, au contact de cellules musculaires lisses altérées. On ignore si ces dépôts sont responsables des lésions de néphroangiosclérose. Compte tenu des caractéristiques cliniques de l'HTA, les lésions artériolaires paraissent, néanmoins, inhabituellement sévères.Nous décrivons ici le premier cas de maladie rénale familiale associée à CADASIL. Cette observation amène à discuter le rôle de la mutation de NOTCH3 dans la genèse des lésions de néphroangiosclérose par le biais d'une altération fonctionnelle de la microcirculation rénale ou d'une pathologie vasculaire primitive liée à la protéine Notch3.ROUEN-BU Médecine-Pharmacie (765402102) / SudocPARIS-BIUM (751062103) / SudocSudocFranceF

Le trésor carolingien découvert à Auzeville (Haute-Garonne) en 1878. Étude des monnayages toulousains de Charles le Chauve et de Pépin II d’Aquitaine

The coins minted at Toulouse from 840 onward bearing the names of Pippin II of Aquitania and Charles the Bald are found in many collections and are common in numismatic auctions. As a consequence, they are quite familiar to numismatists, for whom it is well-known that most of them originate from a hoard found at Auzeville (Haute-Garonne) in the late 19th century. In spite of this fame, little is known about this hoard and no complete study of the issues minted at Toulouse has been undertaken since Georges Pierfitte in 1933. This paper aims at filling this lack. In the first part are presented unpublished data from archive search. In the second part, groups of coins originating from the hoard identified in three public collections serve as a basis for a pluridisciplinary study of those coinages It allows a better understanding of the organization of coin minting at Toulouse whilst the Carolingian territory was splitting up.Les monnaies toulousaines frappées dans les années 840-850 aux noms de Pépin II d’Aquitaine et de Charles le Chauve sont régulièrement proposées à la vente et présentes dans de nombreuses collections. Elles sont communes aux yeux des numismates qui considèrent, avec raison, que la majeure partie d’entre elles provient d’un unique trésor mis au jour à Auzeville (Haute-Garonne), à quelques kilomètres au sud de Toulouse, à la fin du XIXe siècle. Tout semble avoir été écrit autour de cette découverte depuis de nombreuses décennies et aucune étude exhaustive sur les frappes toulousaines des deux souverains concernés n’a été entreprise depuis celle de Georges Pierfitte en 1933. Cet article se propose de réactualiser nos connaissances sur cette trouvaille. Dans la première partie, une recherche documentaire approfondie permet de revisiter l’historiographie du trésor. Dans la seconde partie, des corpus monétaires provenant du trésor d’Auzeville ont été identifiés dans trois collections publiques et ont donné lieu à une étude pluridisciplinaire complète de ces monnayages, permettant de mieux cerner l’organisation de la frappe monétaire à Toulouse au moment du fractionnement du territoire carolingien.Sarah Guillaume, Geneviève Vincent, Guerrot Catherine. Le trésor carolingien découvert à Auzeville (Haute-Garonne) en 1878. Étude des monnayages toulousains de Charles le Chauve et de Pépin II d’Aquitaine. In: Revue numismatique, 6e série - Tome 173, année 2016 pp. 417-498

Delta97/95Mo variation in molybdenites : a link with mineralizing prossesses ?

International audienceMolybdenum (Mo) isotopic compositions are usually studied to reconstruct (paleo-) redox conditions in ocean (e.g., Siebert et al., 2003). Some studies also focus on isotopic compositions of Mo in molybdenite in order to decipher a possible genetic link between isotopic variations and mineralizing processes. This is also the aim of our work based on a wide molybdenite databank. We propose here a comparison of δ97/95Mo of 101 molybdenite samples from different localities, different types of occurrences and different ages. This databank of 101 molybdenites, presently analyzed, represents various types of mineralization as samples from 5 skarns, 7 porphyry deposits, 9 pegmatites, 5 granites, 2 greisens, 7 perigranitic veins and 9 alpine-type fissure veins have been studied. Molybdenite sample ages vary from 5Ma to 2.7Ga. The Mo isotopic composition has been determined on molybdenites using a MC-ICP-MS Neptune after aqua regia dissolution and adjustment to [Mo] = 1µg.g-1. Mass bias was corrected by using Zr as dopant and standard-sample-standard bracketing. The δ97/95Mo ratios have been normalized to NIST 3134. The external reproducibility is 0.07‰ (2σ). The overall range of the δ97/95Mo ratio in the 101 molybdenite samples varies from -0.58 to 0.89‰. The δ97/95Mo ratio is higher for the molybdenites formed in alpine-type fissure veins, greisens and perigranitic veins than for the molybdenites issued from granites, pegmatites, porphyry deposits and skarns. The crystallization temperature can explain this difference as alpine-type fissure veins, greisens and perigranitic veins crystallize at lower temperatures than the other types of deposits. For some occurrences, the δ97/95Mo has been performed on several molybdenite samples and variability at occurrence scale has been observed. For example, in Azegour skarn (Morocco), the δ97/95Mo varies from -0.40 to 0.32‰ (n= 29) and in "Ravin de la Ruine" alpine-type fissure veins (France) from -0.08 to 0.77‰ (n=3). As noted by Hannah et al. (2007), no correlations appear between δ97/95Mo and age of the deposits. Further Re-Os dating, Pb and S isotopic compositions in particular deposits (e.g. Azegour skarn) will help to decipher the origins of these variations. References 1. C. Siebert, T.F. Nägler, F. von Blanckenburg and J.D. Kramers, "Molybdenum isotope records as a potential new proxy for paleoceanography", Earth and Planetary Science Letters, 211, pp.159-171, 2003. 2. J.L. Hannah, H.J. Stein, M.E. Wieser, J.R. de Laeter and M.D. Varner, "Molybdenum isotope variations in molybdenite: Vapor transport and Rayleigh fractionation of Mo", Geology, 35-8, pp.703-706, 2007