28 research outputs found

    Cytogenetic analysis of human cells reveals specific patterns of DNA damage in replicative and oncogene‐induced senescence

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    Summary Senescence is thought to be triggered by DNA damage, usually indirectly assessed as activation of the DNA damage response (DDR), but direct surveys of genetic damage are lacking. Here, we mitotically reactivate senescent human fibroblasts to evaluate their cytogenetic damage. We show that replicative senescence is generally characterized by telomeric fusions. However, both telomeric and extratelomeric aberrations are prevented by hTERT, indicating that even non-telomeric damage descends from the lack of telomerase. Compared with replicative senescent cells, oncogene-induced senescent fibroblasts display significantly higher levels of DNA damage, depicting how oncogene activation can catalyze the generation of further, potentially tumorigenic, genetic damage

    Italian external quality assessment program for cystic fibrosis sweat chloride test: a 2015 and 2016 results comparison

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    Background: Diagnostic testing in cystic fibrosis (CF) is based on the sweat chloride test (SCT) in the context of appropriate signs and symptoms of disease and results of the gene mutation analysis. In 2014 the Istituto Superiore di Sanità (ISS) established a pilot Italian external quality assessment program for CF sweat chloride test (Italian EQA-SCT). In 2015 this activity was recognized as a third party service carried out by the ISS and the first official round was carried out. Aim of the present paper is to compare 2015 and 2016 results and experiences. Methods: the scheme is prospective; participation is open to Italian laboratories performing sweat test analysis for CF diagnosis. Enrollment is voluntary and since 2015 the payment of a fee is required. Participants are registered and identified through a dedicated web-facility; each participant is identified by a specific Identification Number (ID) known only to the scheme organizer (ISS). Assessment covers analysis, interpretation and reporting of results. Results: thirteen and fifteen laboratories, belonging to the Italian public Referral Centers for CF, participated in the 2015 and 2016 round respectively. Seven laboratories participated constantly in the Italian EQA-SCT from 2014, eleven participated both in 2015 and 2016 and four participated in 2016 for the first time. Variability in scores of chloride titration and heterogeneity in interpretation/reporting results were detected in both rounds. A total of 18 critical errors in chloride titration were made by eight different participants (3 laboratories participated to both 2015 and 2016 schemes). Four laboratories made errors in chloride titration samples in 2015 but drastically improved their performance in 2016. In 2016 poor performance criteria were established and adopted: three laboratories (one participating in both 2015 and 2016 rounds and two first time participating) were marked as poor performers. Conclusions: even though results show variability in performance of laboratories, constant and mandatory participation may contribute to the improvement of performance and quality reached by laboratory

    The Italian National External Quality Assessment Program in Cytogenetics: 4 years of activity (2013-2016) following the introduction of poor performance criteria

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    Background. Italian External Quality Assessment (IEQA) Program in Cytogenetics, established in 2001 by the Istituto Superiore di Sanità (ISS), covers both Constitutional and Oncohaematological diagnosis. In 2013, performance criteria were defined and adopted. In this paper, we present the data from the first 4 years of activity (2013-2016) following the introduction of performance criteria. Methods. The enrollment is voluntary, fee-based and open to both public and private Italian laboratories. The scheme is annual and retrospective; a national panel of experts assess technical, analytical and interpretative performance. Results. Overall, 95 distinct Italian laboratories participated in different Cytogenetics IEQA schemes over the 2013-2016 years and most of the laboratories took part in Constitutional diagnosis. General hospitals and local health centers represented 40% of the total participants and the percentage of laboratories from Northern Regions was more than 45% of total participants throughout the 4-year period. As regards the performance evaluation, on average, 11, 9 and 23% of participants were marked as poor performers in Prenatal, Postnatal and Oncohaematological schemes, respectively. With regard to critical errors, ISCN nomenclature in Prenatal and Postnatal schemes, and interpretation in Oncohaematological diagnosis, were identified as main issues. On the other hand, karyotype errors and inadequate analysis decreased strongly, over the 4 years, in Constitutional and Oncohaematological diagnosis, respectively. Conclusions. Our data show that the introduction of poor performance encourages laboratories to address critical issues, and the IEQA participation helps to improve quality in cytogenetic testing. 

    Costituzione: quale riforma? La proposta del Governo e la possibile alternativa

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    Il paper muove dalla premessa che esistono ragioni che giustificano una riforma della forma di governo italiana. Esse richiederebbero la disponibilità di tutti a ragionevoli compromessi, fermo restando il limite invalicabile del rispetto dei principi e degli istituti che, come la divisione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, il ruolo e i poteri delle istituzioni di garanzia, garantiscono le libertà e i diritti dei cittadini, la tutela delle minoranze e la struttura democratica dell’ordinamento. Si tratta, essenzialmente, di due ragioni, connesse alla necessità di rendere il nostro sistema istituzionale capace di affrontare le sfide del mondo di oggi: da un lato occorre risolvere il problema della instabilità dei Governi, dall’altro lato si tratta di ripristinare la rappresentatività delle istituzioni democratiche e riattivare o reinventare strumenti di partecipazione che assicurino un effettivo consenso intorno alle scelte politiche adottate e una collaborazione diffusa nella loro attuazione. Sulla base di questa premessa, il Paper si articola in due Parti. Nella prima si passano in rassegna le diverse forme di governo offerte dal panorama internazionale che prevedono l’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, raffrontandole con la proposta presenta dal Governo Meloni. Se ne trae un giudizio negativo e si propone un diverso approccio, più conforme alla tradizione costituzionale italiana. Nella seconda parte, sulla base di tale approccio, si formula una proposta alternativa, capace di rispondere più efficacemente alle necessità di riforma che il nostro sistema manifesta. In particolare, nella prima parte, la rassegna delle forme di governo con elezione diretta del vertice dell’esecutivo (Cap. 2) mette in luce due caratteri costanti. Si tratta di forme di governo che non risolvono necessariamente il tema della stabilità dell’azione di governo, perché possono sempre produrre una dualità di indirizzi politici tra il vertice dell’esecutivo e gli organi legislativi, e che non sembrano particolarmente adatte a un sistema politico molto frammentato e anche polarizzato come quello italiano (ma, negli ultimi tempi, non solo). In ogni caso, in tutte queste esperienze straniere, esistono sistemi di separazione dei poteri, che, a fronte dell’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, offrono un articolato sistema di checks and balances, come l’elezione sempre autonoma e separata del Parlamento, nonché limitazioni del potere di scioglimento delle Camere. È privo di queste caratteristiche, invece, il sistema italiano di elezione dei Sindaci, che, non a caso, non è adottato a livello statale da nessuna democrazia consolidata, e che, se trasposta a livello nazionale, sembra estraneo alla tradizione del costituzionalismo liberale e democratico. In quel sistema, infatti, l’elezione dell’organo rappresentativo è una derivata dell’elezione del vertice dell’esecutivo, dal quale dipende anche per la sua permanenza in carica. Nel Cap. 3 si constata che il Progetto del Governo Meloni sembra ispirarsi proprio a quest’ultimo modello. In effetti si propone l’elezione diretta del Presidente del Consiglio con la conseguente composizione, costituzionalmente obbligata, delle Camere nel senso che in entrambe deve essere assicurata una maggioranza del 55% dei seggi a favore di parlamentari collegati al Presidente del Consiglio eletto. Sulla base del progetto, invero, si consente, per una volta, che il Presidente del Consiglio scelto dagli elettori sia sostituito da un parlamentare eletto nelle sue file per attuare il programma enunciato dal Presidente eletto. È una soluzione – si consenta – bizzarra, che comunque non consente di distaccare sostanzialmente il modello proposto da quello della elezione diretta dei Sindaci, già giudicato incompatibile con i principi supremi se trasposto a livello statale. Infatti, la crisi del secondo Governo della legislatura, nella proposta governativa, produrrebbe l’automatico scioglimento delle Camere. La riforma proposta, pertanto, produrrebbe un ulteriore indebolimento del Parlamento, composto “a rimorchio” del Premier con un premio di maggioranza senza soglia e dunque distorsivo della volontà popolare in misura potenzialmente illimitata. Inoltre, a fronte dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio, diversamente dagli esempi offerti dal diritto comparato, non prevede alcuno dei checks and balances necessari e anzi finisce persino per indebolire la funzione di garanzia del Capo dello Stato. Senza quei “freni e contrappesi”, la riforma finisce quindi per oltrepassare quei limiti che rendono l’elezione diretta compatibile con i principi dello Stato democratico e di diritto che la Corte costituzionale ha ritenuto immodificabili. Nel Cap. 4, invece, si offre una prospettiva di riforma completamente diversa: le ragioni a giustificazione di una riforma degli assetti istituzionali non richiedono di stravolgere le linee fondamentali della forma di governo parlamentare delineata dalla Costituzione. Se proprio, si tratta di completare quel disegno, nel senso di sviluppare alcuni spunti di razionalizzazione che il costituente aveva già fornito nel 1947. Sulla base della conclusione del Cap. 4, la seconda parte del lavoro offre la proposta di Astrid per la riforma delle istituzioni, che suggerisci non eversivi a livello costituzionale ma più pervasivi e completi a livello legislativo. Nel Cap. 5 si afferma l’utilità di riformare la nostra forma di governo, mentendone il carattere parlamentare ma proponendone una razionalizzazione sulla base dell’esperienza costituzionale tedesca. Si tratterebbe di introdurre l’istituto della sfiducia costruttiva, in modo da stabilizzare il governo, originariamente eletto in sede parlamentare. Il meccanismo, infatti, rende impossibile mettere in crisi l’esecutivo se non attraverso una mozione di sfiducia costruttiva, che richiede la formazione di una nuova maggioranza che individui un nuovo Presidente del Consiglio. In caso di dimissioni volontarie del Presidente del Consiglio o di reiezione di una questione di fiducia, il Parlamento dovrebbe essere automaticamente sciolto a meno che, entro un termine predeterminato (21 giorni in Germania), il Parlamento non dia luogo a una nuova “maggioranza costruttiva” eleggendo un nuovo Presidente del Consiglio. È un meccanismo che rafforza la stabilità del Governo senza incidere sulla centralità del Parlamento, che è sempre in grado di imporsi all’esecutivo, a condizione però, che sia capace di esprimere una “maggioranza costruttiva”. L’assetto bicamerale del nostro Parlamento, che, in questa sede, non si ritiene di dover modificare, richiede qualche adattamento rispetto al modello tedesco, a partire dall’individuazione delle Camere in seduta comune come luogo della relazione fiduciaria Parlamento Governo. Dell’esperienza tedesca, poi, dovrebbe mantenersi il potenziamento della figura del Presidente del Consiglio, a partire dal riconoscimento del potere di nominare e revocare i ministri. Nel Cap. 6 si affronta quindi il tema del rafforzamento del ruolo del Parlamento, che giace già ora in una condizione di forte delegittimazione tanto sul piano della sua capacità rappresentativa quanto su quella dell’esercizio dei poteri legislativi, di indirizzo e di controllo. Nel contesto di un forte irrobustimento della figura e della stabilità del Presidente del Consiglio, infatti, è essenziale una cura ricostituente per il Parlamento. Il Capitolo presenta varie proposte e, in particolare, si cura di contrastare l’abuso della decretazione d’urgenza, che, di fatto, trasferisce il potere legislativo dal Parlamento al Governo in misura non compatibile con un ordinamento costituzionale liberale e democratico (due terzi della legislazione italiana è prodotta attraverso uno strumento previsto in Costituzione come eccezionale). Nel settimo Capitolo si affronta il tema della legge elettorale. Si spiegano le ragioni per le quali non sembrano più sussistere le condizioni per tornare a una legge uninominale maggioritaria sul modello del Mattarellum (di cui non si dà per la verità un cattivo giudizio) e quelle per le quali i sistemi elettorali con premio di maggioranza sono considerati dannosi sia per la stabilità dei governi che per la capacità rappresentativa del Parlamento, constatando che, invece, sulla base della proposta governativa, proprio questo sistema sarebbe l’unico consentito. Si propone all’opposto di puntare su un sistema proporzionale selettivo, volto a ricostruire un sistema dei partiti più ordinato anche se plurale, come dimostrano gli effetti di un simile sistema elettorale in Germania. Si sottolinea inoltre, che agli scopi di maggior stabilità degli esecutivi e di maggior rappresentatività del Parlamento che ci si propone è indispensabile introdurre un sistema di restituzione agli elettori del potere di selezionare i candidati alle Camere. Infine, nell’ottavo capitolo, a garanzia di un buon funzionamento del nuovo sistema incentrato sulla sfiducia costruttiva e della proposta legge elettorale selettiva, nonché allo scopo di rafforzare la capacità rappresentativa delle istituzioni politiche e della partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale, si raccomanda l’adozione di una articolata disciplina pubblicistica dei partiti politici e di un nuovo sistema di finanziamento della politica. In sostanza, il paper ritiene che sia possibile risolvere le problematicità del funzionamento della nostra forma di governo – sia in termini di stabilità degli esecutivi che in termini di legittimazione popolare delle decisioni pubbliche – restando nell’ambito della tradizione costituzionale italiana, sfuggendo alle suggestioni di semplificazioni verticistiche e plebiscitarie che rischiano di allontanarci dai principi che connotano il costituzionalismo liberale e democratico

    Three cases of rare salivary gland tumours: a molecular study of TP53, CDKN2A/ARF, RAS, BRAF, PTEN, MAPK2 and EGFR genes

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    Salivary gland tumours are rare tumours characterized by histopathologic complexity and a wide variety of morphologic features. Studies on genetic changes in different histological subtypes of salivary gland tumours are important to better understand molecular pathogenetic mechanisms and to identify diagnostic and prognostic markers. Data are even more scanty dealing with unusual subtypes of these tumours. The aim of the present study was to analyse two high grade transformation adenoid cystic carcinomas (hgACC) and one hybrid tumour in order to identify, by mutational and microsatellite analysis, genetic alterations in TP53, CDKN2A/ARF, RAS, BRAF, PTEN, MAPK2 and EGFR genes. The two hgACCs showed snps missense in RAS genes and alterations with allelic instability in CDKN2A/ARF; moreover, a double mutation in TP53 was detected in one case. The hybrid tumour showed alterations in CDKN2A/ARF gene and snps missense in NRAS genes. Our data suggest that CDKN2A/ARF pathway might be involved in pathogenesis of the salivary gland tumours analysed. Further molecular analyses of these very rare tumours are necessary to better understand the role of other genetic alterations detected in our study

    Meeting Patients' Right to the Correct Diagnosis : Ongoing International Initiatives on Undiagnosed Rare Diseases and Ethical and Social Issues

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    The time required to reach a correct diagnosis is a key concern for rare disease (RD) patients. Diagnostic delay can be intolerably long, often described as an odyssey and, for some, a diagnosis may remain frustratingly elusive. The International Rare Disease Research Consortium proposed, as ultimate goal for 2017-2027, to enable all people with a suspected RD to be diagnosed within one year of presentation, if the disorder is known. Subsequently, unsolved cases would enter a globally coordinated diagnostic and research pipeline. In-depth analysis of the genotype through next generation sequencing, together with a standardized in-depth phenotype description and sophisticated high-throughput approaches, have been applied as diagnostic tools to increase the chance of a timely and accurate diagnosis. The success of this approach is evident in the Orphanet database. From 2010 to March 2017 over 600 new RDs and roughly 3600 linked genes have been described and identified. However, combination of -omics and phenotype data, as well as international sharing of this information, has raised ethical concerns. Values to be assessed include not only patient autonomy but also family implications, beneficence, non-maleficence, justice, solidarity and reciprocity, which must be respected and promoted and, at the same time, balanced among each other. In this work we suggest that, to maximize patients' involvement in the search for a diagnosis and identification of new causative genes, undiagnosed patients should have the possibility to: (1) actively participate in the description of their phenotype; (2) choose the level of visibility of their profile in matchmaking databases; (3) express their preferences regarding return of new findings, in particular which level of Variant of Unknown Significance (VUS) significance should be considered relevant to them. The quality of the relationship between individual patients and physicians, and between the patient community and the scientific community, is critically important for optimizing the use of available data and enabling international collaboration in order to provide a diagnosis, and the attached support, to unsolved cases. The contribution of patients to collecting and coding data comprehensively is critical for efficient use of data downstream of data collection
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