The mass accretion rate of galaxy clusters: a measurable quantity

We explore the possibility of measuring the mass accretion rate (MAR) of galaxy clusters from their mass profiles beyond the virial radius $R_{200}$. We derive the accretion rate from the mass of a spherical shell whose inner radius is $2R_{200}$, whose thickness changes with redshift, and whose infall velocity is assumed to be equal to the mean infall velocity of the spherical shells of dark matter halos extracted from $N$-body simulations. This approximation is rather crude in hierarchical clustering scenarios where both smooth accretion and aggregation of smaller dark matter halos contribute to the mass accretion of clusters.Nevertheless, in the redshift range $z=[0,2]$, our prescription returns an average MAR within $20-40 \%$ of the average rate derived from the merger trees of dark matter halos extracted from $N$-body simulations. The MAR of galaxy clusters has been the topic of numerous detailed numerical and theoretical investigations, but so far it has remained inaccessible to measurements in the real universe. Since the measurement of the mass profile of clusters beyond their virial radius can be performed with the caustic technique applied to dense redshift surveys of the cluster outer regions, our result suggests that measuring the mean MAR of a sample of galaxy clusters is actually feasible. We thus provide a new potential observational test of the cosmological and structure formation models.Comment: 11 pages, 7 figures, 5 tables, minor text modifications to match the published version, typos correcte

Metamorfosi dell'immagine urbana. Rappresentazione documentazione interpretazione comunicazione

Il tema della rappresentazione della città e della sua immagine, nelle sue diverse declinazioni può essere sviluppato da diversi punti di vista: dalle analisi prettamente urbanistiche sia di carattere quantitativo che qualitativo, a quelle indirizzate prevalentemente agli aspetti percettivi e comunicativi della sua immagine. Quest’ultimo aspetto interessa da tempo coloro che si occupano di rappresentazione, individuando in questa tematica di ricerca una specificità disciplinare che costituisce un ambito di studio del settore del Disegno particolarmente fecondo. Il volume è articolato in due parti. La prima raccoglie i contributi che si riferiscono allo studio e alla comunicazione dei processi di trasformazione con l’obiettivo di realizzare un progetto di modello urbano diacronico e interrogabile basato sulla cartografia digitale 3D. La seconda raccoglie, invece,contributi di carattere più prettamente sperimentale, volti ad indagare il momento di passaggio tra la conoscenza dei luoghi e il loro potenziale di trasformabilità

Dentate nucleus connectivity in adult patients with multiple sclerosis: functional changes at rest and correlation with clinical features

Background and objective: The dentate nucleus, which is the largest of the cerebellar nuclei, plays a critical role in movement and cognition. The aim of our study was to assess any changes in dentate functional connectivity (FC) in adult relapsing remitting multiple sclerosis (RR-MS) patients and to investigate possible clinical correlates. Materials and methods: In all, 54 patients and 24 healthy subjects (HS) underwent multimodal magnetic resonance imaging (MRI), including diffusion tensor imaging (DTI), three-dimensional-T1-weighted and resting state (RS) functional images; they also underwent a cognitive evaluation, that is, attention and information processing speed, by means of the Paced Auditory Serial Addition Test (PASAT). Patients were also scored according to Expanded Disability Status Scale (EDSS). RS-MRI data were analysed using FMRIB Software Library (FSL) tools, with the seed-based method to identify dentate FC. Results: When compared with HS, patients exhibited brain atrophy and widespread DTI abnormalities, as well as greater FC between the dentate nucleus and cortical areas, particularly in the frontal and parietal lobes. Within these areas, FC in patients correlated inversely with clinical impairment. Finally, FC correlated inversely with lesion load and microstructural brain damage. Conclusion: Our findings indicate that dentate FC at rest is altered in MS patients. Whether these functional changes are induced by the disease and play a compensatory role remains to be established

Impact of heart rate on myocardial salvage in timely reperfused patients with STSegment elevation myocardial infarction. new insights from cardiovascular magnetic resonance

BACKGROUND: Previous studies evaluating the progression of the necrotic wave in relation to heart rate were carried out only in animal models of ST-elevated myocardial infarction (STEMI). Aim of the study was to investigate changes of myocardial salvage in relation to different heart rates at hospital admission in timely reperfused patients with STEMI by using cardiovascular magnetic resonance (CMR). METHODS: One hundred-eighty-seven patients with STEMI successfully and timely treated with primary coronary angioplasty underwent CMR five days after hospital admission. According to the heart rate at presentation, patients were subcategorized into 5 quintiles: <55 bpm (group I, n = 44), 55-64 bpm (group II, n = 35), 65-74 bpm (group III, n = 35), 75-84 bpm (group IV, n = 37), ≥85 bpm (group V, n = 36). Area at risk, infarct size, microvascular obstruction (MVO) and myocardium salvaged index (MSI) were assessed by CMR using standard sequences. RESULTS: Lower heart rates at presentation were associated with a bigger amount of myocardial salvage after reperfusion. MSI progressively decreased as the heart rates increased (0.54 group I, 0.46 group II, 0.38 group III, 0.34 group IV, 0.32 group V, p<0.001). Stepwise multivariable analysis showed heart rate, peak troponin and the presence of MVO were independent predictor of myocardial salvage. No changes related to heart rate were observed in relation to area at risk and infarct size. CONCLUSIONS: High heart rates registered before performing coronary angioplasty in timely reperfused patients with STEMI are associated with a reduction in salvaged myocardium. In particular, salvaged myocardium significantly reduced when heart rate at presentation is ≥85 bpm

Le trasformazioni dello spazio urbano: la quarta dimensione nella georeferenziazione dell’iconografia storica di Rome

Se si considera la componente fisica del sistema città come espressione materiale dell’insieme dei fenomeni evolutivi dei luoghi, appare evidente come la sua rappresentazione possa essere considerata come sistema di conoscenza generale in grado di manifestare una convergenza di informazioni di natura altamente eterogenea. Le vaste trasformazioni che hanno interessato le città nella storia hanno determinato una evoluzione non solo nelle modifiche morfologiche degli assetti territoriali e nella stratificazione architettonica delle strutture urbane, ma anche nella percezione e fruizione degli spazi urbani. Se si considera l’organizzazione dello spazio urbano come ambito di relazione tra gli uomini, i contributi che provengono dalle fonti bibliografiche, iconografiche e cartografiche in particolare possono consentire la ricostruzione diacronica dei tessuti urbani. Questa ricostruzione è resa possibile dalla lettura delle diverse rappresentazioni che della città sono state date nel tempo, come rappresentazioni iconografiche o pittoriche, talvolta simboliche se non addirittura metaforiche, che consentono di acquisire conoscenze dei luoghi, anche quando presentano uno scarso grado di attendibilità. L’introduzione dell’informatica nel rilevamento e nella rappresentazione cartografica e la realizzazione dei sistemi informativi territoriali hanno aperto nuove possibilità non solo nella realizzazione di database collegati e georeferenziati, che possono contenere una notevole quantità di informazioni di diversa natura progressivamente incrementabili, ma soprattutto rendendo agevoli sia le molteplici interrogazioni sia le successive elaborazioni. Lo sviluppo della cartografia digitale dalla quale si possono derivare direttamente modelli tridimensionali, si pone quindi come punto di partenza per una corretta rappresentazione della complessità del fenomeno urbano e per un ripensamento dello spazio non più sulla base di esplorazioni planimetriche, ma tramite la creazione di modelli virtuali generati in maniera più o meno automatica a partire dalla cartografia stessa. In questo senso, il modello di derivazione cartografica costituisce l’aspetto metrico-quantitativo della rappresentazione della città, aspetto che risulta tanto più esatto, obiettivo e verificabile in quanto ottenuto con strumenti che rendono le misurazioni sufficientemente attendibili. Si tratta dunque di esplorare la cartografia tridimensionale cogliendone le peculiarità e la ricchezza nella restituzione dello spazio urbano, caratteristiche, queste, che suggeriscono immediatamente di tentare di ricostruire con la stessa vivacità rappresentativa anche tutti i trascorsi storici della città o, quanto meno, di alcuni dei suoi momenti topici, con particolare attenzione alle trasformazioni di natura orografica ed edilizia. In questo quadro emergono due distinti aspetti di natura metodologica, l’uno concernente la generazione del modello urbano e le implicazioni tecniche che questo comporta (implementazione di dati, automatismi, studi tipo-morfologici, scala del modello, …), l’altro relativo all’evoluzione della città attraverso il confronto tra modelli cartografici diversi (bi e tridimensionali). La realizzazione di un modello virtuale basato sulla cartografia digitale 3D, che fotografa lo stato attuale della struttura urbana, può rappresentare la griglia tridimensionale di riferimento per una visualizzazione delle trasformazioni spaziali attuata con una procedura che ripercorre a ritroso il cammino della storia. Si tratta di riferire a questa griglia orientata sulla base di capisaldi topografici certi i dati cartografici e iconografici provenienti dalla ricerca storico-documentaria, sulla base della individuazione di elementi invarianti della struttura urbana, come assetti orografici, vuoti urbani o edifici esistenti, etc., che non hanno mutato la loro localizzazione e le loro caratteristiche morfologiche. Così concepito, il modello tridimensionale di derivazione cartografica si caratterizza per la capacità di recepire e valorizzare documenti molto diversi e non necessariamente “scientifici” ai fini di una visualizzazione interattiva della storia del singolo brano di città o del singolo edificio per valutarne le trasformazioni sul piano morfologico e dimensionale, ma anche percettivo.Peer Reviewe

JOSEPHSON JUNCTION NETWORK AS A TOOL TO SIMULATE INTERGRAIN SUPERCONDUCTING CHANNELS IN YBCO FILMS

Recent considerations on the physics of YBa 2 Cu 3 O 7-δ films made possible explaining their transport properties as flow of supercurrents through links between the granular structure of the film. The present work deals with the analysis of the Josephson junction network as a discrete set of parallel junctions (1D array) in quasi-static conditions and is aimed to compare the results of the simulations with the experimental findings, in particular with the plateau-like features in the critical current dependence on the magnetic field. Different regimes and vortex phases have been individuated and discussed

Positive motherhood at work: the role of supervisor support in return to work after maternity leave

Cognitive factors can strongly influence mothers’ well-being. Maternal beliefs about societal expectations, role identity, maternal confidence, and concern about being a good or bad parent threaten maternal well-being, especially if these beliefs are irrational, inflexible, and strict. Moreover, they can negatively influence the critical time of returning to work after maternity leave. As stated by the conservation of resources theory, people may become more irrational when their resources are exhausted, with detrimental effects on individual well-being. To protect and enhance well-being, working mothers should draw upon additional resources, including their organizational contexts. In this regard, a key figure is the supervisor, whose positive behaviours and stable support can improve working mothers’ well-being and facilitate their effective return to work after maternity leave. This study aims at examining the relation between the rigidity of maternal beliefs and well-being (namely, general health, job satisfaction, and job performance), hypothesizing the mediation effect of perceived supervisor support during return to work after maternity leave. The Rigidity of Maternal Beliefs Scale, the measure for Supervisors to Support Return to Work, and the General Health Questionnaire were used together with a two-item measure for examining job performance and a single-item measure for measuring job satisfaction. The questionnaire was completed by 216 mothers. We tested the hypotheses by means of structural equation models with latent variables, using the Lisrel 8.80 software. Findings show that rigidity of maternal beliefs is associated with perceived supervisor support during return to work, which, in turn, is associated with working mothers’ general health, job satisfaction, and job performance. Consequently, perceived supervisor support during return to work totally mediates the relations between the rigidity of maternal beliefs and the outcomes considered. Results underline the centrality of supervisor perceived negative behaviors in sustaining working mothers after the long-term leave, when irrational beliefs regarding motherhood threaten their well-being. Practical implications for HR management are discussed

Relationship between prolactin plasma levels and white matter volume in women with multiple sclerosis

BACKGROUND: The role of prolactin (PRL) on tissue injury and repair mechanisms in multiple sclerosis (MS) remains unclear. The aim of this work was to investigate the relationship between PRL plasma levels and brain damage as measured by magnetic resonance imaging (MRI). METHODS: We employed a chemiluminescence immunoassay for measuring plasma levels of PRL. We used a 1.5 T scanner to acquire images and Jim 4.0 and SIENAX software to analyse them. RESULTS: We included 106 women with relapsing remitting (RR) MS and stable disease in the last two months. There was no difference in PRL plasma levels between patients with and without gadolinium enhancement on MRI. PRL plasma levels correlated with white matter volume (WMV) (rho = 0.284, p = 0.014) but not with grey matter volume (GMV). Moreover, PRL levels predicted changes in WMV (Beta: 984, p = 0.034). CONCLUSIONS: Our data of a positive association between PRL serum levels and WMV support the role of PRL in promoting myelin repair as documented in animal models of demyelination. The lack of an increase of PRL in the presence of gadolinium enhancement, contrasts with the view considering this hormone as an immune-stimulating and detrimental factor in the inflammatory process associated with MS