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Italian Volcanic lakes: a diversity hotspot and refuge for European charophytes
Macrophytes are one of the most important components of primary producers in lacustrine environments. Charophytes represent the most threatened group of macrophytes and are included in many European Red-Lists. Thus, finding and preserving charophyte diversity hotspots is important for European macrophyte conservation strategies. Within the framework of a general project aimed at investigating aquatic plant diversity of Italian volcanic lakes (IVL), a field survey carried out in 2009-2010 recognized high charophyte diversity. Overall, 17 species of charophytes, which correspond to 50% of Italian stoneworts and 30% of the European species, were recorded. Nevertheless, only four IVL out of the nine lakes investigated can be considered Chara-dominated lakes. Three Chara-vegetation belts characterized the Chara dominated IVL, as in other pristine deep calcareous European lakes. A Chara aspera belt grew at a lower depth, followed by a Chara polyacantha belt at a medium depth and a Chara globularis dominated belt at a higher depth, up to the maximum growing depth. The most common species was Chara globularis, whereas seven species were rare. Sixteen of the 17 species found belong to the IUCN threatened categories throughout Europe. The most interesting taxa are Nitella hyalina, Nitella gracilis and Lychnothamnus barbatus. Nitella hyalina is extinct in Switzerland and Great Britain, critically endangered in the Balkans and in Germany. Nitella gracilis is extinct in Denmark and endangered in the Balkans, Sweden and Switzerland. The Lychnothamnus barbatus population found in Martignano is the only one known in Italy. Lakes Vico, Martignano, Bolsena and Bracciano host from 18% to 44% of European charophytes. The high number of species in each lake allows the selection of these lakes as European hotspots of charophyte diversity. Therefore, the IVL can be a reference system for the conservation of aquatic species that are typical of Italian and European deep lakes
Flora, vegetazione e indicatori macrofitici dei laghi vulcanici d'Italia
Le acque dolci rappresentano meno dello 0,8% della superficie terrestre e ospitano una grande varietà di forme di vita: circa il 6% delle specie fin’ora descritte vive in acqua dolce (Hawksworth & Kalin-Arroyo, 1995). Nonostante i sistemi di acque dolci svolgano un ruolo fondamentale nella biosfera e i numerosi servizi da essi forniti siano un cardine per l’economia umana, la loro disponibilità sta drasticamente diminuendo e lo sfruttamento della risorsa idrica aumenta in modo costante nel tempo (Jackson et al., 2001). Lo scopo di questo studio è l'analisi della componente macrofitica dei laghi vulcanici italiani.
Con il termine macrofite si individua la componente produttiva primaria macroscopica dei sistemi acquatici, mentre diatomee e fitoplancton ne rappresentano la porzione microscopica. Esistono molte classificazioni delle macrofite basate su elementi strutturali, su forme di crescita o caratteri funzionali (Pearsal, 1918; den Hartog & Segal, 1964; Hutchinson, 1975; Mäkirinta, 1978; den Hartog & van der Velde, 1988;Buotin & Keddy, 1993; Willby et al., 2000; Lacoul & Freedman, 2006). Nel presente lavoro si è utilizzata una classificazione di tipo funzionale che non si limita ad analizzare solo le macrofite sommerse, ma include anche la componente emersa composta da elofite e piante legnose, concordemente con quanto affermato in Tiner (1991) e Lacoul & Freedman (2006). La presenza, la distribuzione e l'abbondanza delle macrofite all’interno di un bacino lacustre dipende da molti parametri ambientali intrinseci al bacino o di origine antropica (Hutchinson, 1975; Barko & Smart, 1986; Duarte & Kalff, 1990; Lacoul & Freedman, 2006; Bornette & Puijalon, 2011). Per questo motivo possono essere usate come indicatori di molti parametri dell’ecosistema lacustre (Rørslett, 1991; Lehmann & Lachavanne, 1999; Heegaard, et al. 2001), non solo a livello specifico ma anche cenologico (Kolada; 2010). Quindi, lo stato di conservazione di un corpo idrico non è classificabile solo con le condizioni di inquinamento delle acque, ma bisogna avere un quadro completo delle composizione e abbondanza di fitoplancton, macrofite, macrobenthos e ittiofauna e fornire un sistema di riferimento in cui questi quattro elementi di qualità biologica siano in buono stato di conservazione. In Europa la Water Framework Directive (WFD 2000/60 EC) obbliga gli stati membri a raggiungere entro 15 anni dalla sua emanazione un “buono stato” della qualità delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee. La WFD afferma che, una volta classificati i bacini idrografici, al fine di riconoscere lo stato delle acque bisogna individuare degli elementi di qualità biologica (allegato V) supportati da elementi di qualità idromorfologici e fisico-chimici.
- Obiettivi
Pochi autori hanno finora affrontato lo studio delle macrofite dei laghi vulcanici italiani e non hanno mai fornito un quadro di riferimento complessivo dei diversi bacini. Il presente studio si propone di fornire un quadro organico di presenza, distribuzione e abbondanza delle macrofite dei laghi vulcanici italiani utilizzando tecniche di campionamento e di analisi in linea con quanto richiesto dalla WFD. La presente ricerca rappresenta, quindi, il primo caso studio delle macrofite dell’area mediterranea che prende in considerazione anche parametri idrochimici e idromorfologici.
I principali obiettivi della ricerca sono:
• censimento, descrizione e inquadramento sociologico delle macrofite rinvenute nei laghi vulcanici dell’Italia peninsulare.
• analisi della distribuzione delle specie ad una scala regionale (verificando se c'è una differenza significativa tra i laghi) e ad una scala locale (verificando se è possibile riconosce una struttura nella distribuzione delle specie all'interno dei singoli laghi).
• valutare la relazione tra caratteristiche ambientali misurate e variazioni nella ricchezza e nella distribuzione delle macrofite.
• ricerca di metriche idonee per la definizione di un indice di valutazione dello stato di conservazione dei laghi vulcanici.
- Area di studio
La ricerca è stata svolta sui 9 laghi vulcanici italiani con profondità superiore a 30 m (Albano, Bracciano, Bolsena, Lago Grande e Lago Piccolo di Monticchio, Martignano, Mezzano, Nemi e Vico). In tutti i laghi vulcanici italiani le rocce che si trovano nel substrato del bacino hanno l’influenza principale sulla chimica delle acque (Buraschi et al., 2005) e le risultanti condizioni idrochimiche sono favorevoli allo sviluppo di piante ed animali.
I pochi contributi a carattere esclusivamente botanico riguardanti i laghi vulcanici italiani sono inquadramenti delle comunità vegetali effettuati con l'approccio fitosociologico (Avena & Scoppola, 1987; Iberite et al., 1995; Scoppola et al., 1992; Venanzoni et al. 2003; Azzella & Scarfò, 2010). Sebbene gli studi passati non siano esaustivi permettono di definire i laghi vulcanici come laghi "tipo Chara" ovvero laghi potenzialmente caratterizzati da una lussureggiante vegetazione ad Helophyte e una vegetazione sommersa caratterizzata da estesi popolamenti di Chara dominati da diverse specie in base alle condizioni locali (Almquist, 1929, Maristo, 1941; Jensen, 1979; Vestergaard & Sand-Jensen, 2000; Pall & Moser, 2009).
- Classificazione ecologica dei laghi
In collaborazione con l'Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR di Brugherio è stato condotto un campionamento per l'inquadramento idrochimico delle acque. Applicando i criteri proposti dall'OECD (Vollenweider, 1982) che considerano le concentrazioni di fosforo e la trasparenza delle acque misurata con il metodo del Disco di Secchi, è stato possibile classificare i laghi di Bracciano, Bolsena e Martignano in condizione di meso-oligotrofia, i laghi di Albano, Nemi, Vico e il Lago Piccolo di Monticchio in condizione di mesotrofia, il lago di Mezzano meso-eutrofo e il Lago Grande di Monticchio iper-eutrofo.
Lo stato trofico non è l’unico parametro che influisce sulla distribuzione della vegetazione acquatica. La classificazione gerarchica effettuata sui parametri ambientali che influenzano la distribuzione delle macrofite in ambiente lacustre (Rørslett, 1991; Genkai-Kato& Carpenter, 2005; Cheruvelil & Soranno, 2008) evidenzia 3 tipologie di lago vulcanico. Il primo cluster, che racchiude i laghi di Bracciano e Bolsena, individua laghi di grandi dimensioni, valori di azoto bassi e valori di trasparenza molto alti. Lo sfruttamento lungo costa è molto forte, si riscontrano alti valori di urbanizzazione ed un grande sviluppo di zone sfruttate dal turismo. Il cluster che racchiude i laghi di Monticchio individua piccoli laghi con alte concentrazioni di nutrienti (in particolari alti valori di azoto), un’alta copertura di superfici naturali lungo costa e bassi valori di trasparenza delle acque. Infine il cluster che racchiude i restanti laghi (Albano, Nemi, Martignano, Vico e Mezzano) è caratterizzato da laghi di medie dimensioni con valori di azoto alti, legati al forte sfruttamento agricolo lungo costa.
- Campionamento e quadro floristico
Il piano di campionamento del presente studio è stato elaborato al fine di ottenere un quadro attendibile su presenza, distribuzione e abbondanza di macrofite nei laghi vulcanici nell’arco di un’unica campagna di raccolta di dati, rispondendo anche alle esigenze poste dalla Water Framework Directive (2000/60/EC-ANNEX V). Molti autori hanno proposto diversi metodi di campionamento di macrofite in ambiente lacustre (Jensén S., 1977; Melzer, 1999; Jäger et al., 2004; Free et al., 2009; Croft & Chow-Fraser, 2009; Beck et al., 2010) e solo alcuni di essi rispondono alle esigenze della WFD. Ogni stato membro della Comunità Europea ha proposto un proprio metodo di campionamento ma solo alcuni sono stati pubblicati nei report degli enti preposti all’applicazione della WFD (Leyssen et al., 2005; Willby et al., 2006; Ecke, 2007; Leka et al., 2007; Van den Berg & Pot, 2007; Buraschi et al. 2008).
Il metodo di campionamento adottato in questo studio si basa su una tecnica di estrazione random non allineata dei transetti che si compone di 5 fasi:
1) sfruttando la conformazione circolare dei laghi vulcanici si è circoscritta una circonferenza al bacino.
2) La circonferenza è stata suddivisa in radianti con ampiezza di 10°.
3) I raggi che delimitano i radianti intercettano la linea di costa del lago dividendola in porzioni di lunghezza simile.
4) I laghi sono stati classificati in 3 categorie dimensionali: laghi piccoli, con superficie (La) inferiore a 0.5 km2, laghi di medie dimensioni (0.5 km220 km2).
5) Nei laghi piccoli sono stati selezionati 9 punti lungo la linea di costa, effettuando un’estrazione random ogni 4 settori individuati dall’intersezione fra i raggi della circonferenza circoscritta e il perimetro del lago. Nei laghi di medie dimensioni sono stati estratti 18 punti (uno ogni 2 radianti) e nei laghi grandi 36.
Il campionamento è realizzato dal punto individuato sulla costa su una linea perpendicolare ad essa. Lungo la linea del transetto ad ogni metro di profondità sono state censite tutte le specie presenti e stimata la loro copertura percentuale. Per valutare se lo sforzo di campionamento è stato sufficiente ad individuare un adeguato numero di specie sono state realizzate delle curve di rarefazione delle specie (curve di Coleman) ed è stata realizzata una procedura computazionale di ricampionamento (second order Jack-knife - Palmer, 1991) usando il livello di soglia del 75% per definire sufficiente il numero di specie rilevate.
Il campionamento delle macrofite ha permesso di ottenere per ogni punto di campionamento un elenco delle specie presenti con il relativo dato di copertura. Sono stati realizzati 171 transetti e 2060 punti misurando presenza, distribuzione e abbondanza di 56 specie di macrofite, di cui 17 sono Characeae.
- Analisi cenologica
L'analisi statistica dei modelli nulli ha dimostrato che le specie rilevate nei punti di campionamento si associano in cenosi non casuali e che sono strutturati con un gradiente ambientale interno al bacino. I punti di campionamento possono quindi essere utilizzati anche per indagini di tipo cenologico.
In ogni lago è stata effettuata una classificazione utilizzano il metodo UPGMA su una matrice delle distanze calcolata con il metodo Bray-Curtis a partire dalla matrice dei punti campionati con presenza di macrofite che conta 1778 rilievi. La classificazione gerarchica ha verificato la presenza di tipologie cenologiche ricorrenti all’interno di ogni bacino.
L'analisi multivariata della dispersione (Permutational analysis of multivariate dispersions - PERMDISP) ha permesso di estrarre due punti-campione significativi da ogni cenosi di ogni lago e ridurre così il numero dei punti analizzati da 1778 a 94. La Permutation multivariate Anova (PERMANOVA - Anderson, 2001) effettuata su questa sottomatrice ha dimostrato l'esistenza di un'autonomia floristico-ecologica tra laghi (p<0.01). Successivamente con la Redundancy Analysis (RDA) si è analizzato in che misura i diversi parametri ambientali concorrano a spiegare la variabilità rilevata sia all'interno del lago che tra laghi identificando dei gradienti ecologici. L'RDA è stata condotta sulla matrice delle specie normalizzata con la trasformazione di Hellinger (Legendre & Gallagher, 2001) e la matrice dei dati ambientali normalizzata attraverso la trasformazione logaritmica.
I dati ambientali considerati contribuiscono a spiegare il 47% dell'inerzia totale. Il restante 53% è da attribuire ad altre variabili ecologiche non misurate nel presente studio e a variabilità stocastica. Il parametro ambientale che è risultato maggiormente correlato con la variabilità delle cenosi è la profondità: le comunità che caratterizzano gli ambienti a minore profondità sono dominate da Chara aspera, Myriophyllum spicatum, Vallisneria spiralis. Al contrario le comunità a maggiori profondità sono dominate da Chara globularis, Nitella opaca e Ceratophyllum demersum.
Altri parametri ambientali che contribuiscono a spiegare la variabilità osservata sono quelli idromorfologici e trofici: le comunità tipiche dei grandi laghi con basse concentrazioni di nutrienti sono dominate da Characeae,e in particolare a basse profondità da Chara aspera, a medie profondità da Chara polyacantha o Chara tomentosa e a grandi profondità da Chara globularis e Nitella opaca. Al contrario le comunità dei piccoli laghi con abbondanza di nutrienti sono caratterizzati da comunità di piante vascolari con una dominanza di Myriophyllum spicatum a basse profondità e Ceratophyllum demersum alle profondità di chiusura e mancano di una fascia di vegetazione delle medie profondità.
Nel presente lavoro è stata infine realizzata una scheda descrittiva per ogni lago, in cui vengono analizzate le cenosi individuate e presentati i rilievi relativi ai punti rappresentativi di ogni cenosi, estratti con PERMDISP. Viene inoltre fornito un quadro della distribuzione spaziale all'interno del lago con cartografie tematiche e un inquadramento della presenza e distribuzione degli habitat di interesse comunitario che rappresenta un punto di riferimento nel monitoraggio degli habitat inseriti nella Rete Natura 2000 (Direttiva Habitat 92/43).
- Indici di conservazione
Molti autori hanno individuato gruppi di macrofite sensibili o tolleranti all'inquinamento per valutare lo stato trofico di un lago: maggiore è la presenza o l'abbondanza delle specie sensibili e minore è il carico trofico (Melzer, 1999; Stelzer et al., 2005; Wilby et al., 2006; Penning et al., 2008; Pall & Moser, 2009). Attualmente si suggerisce di sviluppare un approccio multimetrico alla bioindicazione (Heringet al., 2006; Penning et al., 2008; Søndergaard et al., 2010) per non focalizzare l'attenzione esclusivamente sul carico trofico e restituire un quadro complessivo dello stato di conservazione del lago. Alcuni indici multimetrici sono stati sviluppati per lo studio degli ambienti lacustri utilizzando le macrofite (Nichols et al., 2000; Beck et al., 2010; Kolada, 2010).
Si è dimostrato che i laghi vulcanici, nonostante la loro origine geologica, per quanto riguarda le macrofite sono assimilabili ai laghi a Characeae europei, tipici di substrati calcarei. Quindi al fine di classificare lo stato di conservazione dei laghi vulcanici italiani è possibile adattare le metriche proposte da Pall & Moser (2009) che hanno esaminato lo stato di conservazione dei laghi Austriaci del pedemonte calcareo delle alpi (Lakes of the Northern Limestone Foothills) e il Reference Index proposto in Stelzer et al. (2005).
- Conclusioni
In conclusione il campionamento ha permesso di realizzare uno studio della componente macrofitica dei laghi vulcanici che rappresenta un quadro organico finora mai realizzato e segna un punto di riferimento fondamentale sia per ricerche future volte ad analizzare le dinamiche ecologiche dei laghi vulcanici, sia per il monitoraggio necessario agli adempimenti dettati dalla WFD. Le Characeae che dominano nella maggior parte dei laghi vulcanici sono un taxon a rischio e quindi tutelate a livello europeo: 6 specie presenti nei laghi vulcanici sono inserite in liste rosse (Blaženčić et al. 2006, Smidht et al.; 1996; Stewart & Church, 1992; Palamar-Mordvintseva & Tsarenko 2004; Palmer, 2008; Bjelke, 2010). Le specie individuate nei laghi vulcanici rappresentano il 30% delle flora europea (Krause, 1997) e metà di quella italiana (Bazzichelli & Abdelahad, 2009). Per questi motivi e per il fatto che le praterie di Characeae sono un Habitat di interesse comunitario (3140 - Direttiva Habitat 92/43 CE) crediamo che i laghi vulcanici dovrebbero avere un ruolo di primo piano nella conservazione di questo importante taxon fortemente minacciato.
I risultati dell'analisi cenologica confermano la sostanziale somiglianza tra i laghi vulcanici italiani che presentano un pattern di distribuzione delle comunità lungo il gradiente di profondità, ma che subisce modificazioni, anche rilevanti, in funzione delle dimensioni del lago e delle sue condizioni trofiche. Le variazioni al pattern potenziale sono state utilizzate per realizzare in indice, il Volcanic Lakes Multi Metric Index, che rappresenta il primo realizzato in Italia per questa tipologia di laghi
Loss detection of aquatic habitats in Italian volcanic lakes using historical data
Italian volcanic lakes represent an important hotspot of aquatic plant diversity. By comparing original data collected in 2009/10 with historical data, we detected species extinction and loss of habitats 3140 and 3150 (Habitats Directive 92/43/ EEC). The speed of change detected claim for frequent monitoring and rapid management interventions
In vitro propagation of isoëtes sabatina (Isoetaceae): A key conservation challenge for a critically endangered quillwort
Isoëtes sabatina is an aquatic quillwort endemic to Italy. It is one of the rarest quillworts in Europe, and is critically endangered due to restricted range and to the continuous decline of both population and habitat quality. This study aims to develop an optimized protocol to reproduce and grow I. sabatina sporelings. Mature and immature megaspores were mixed with mature microspores to evaluate the influence of the developmental stage on germination and sporeling development. Two substrates, distilled water and water-agar medium, were tested for germination and sporeling emergence, and three substrates, sand, lake sediment and water-agar, were tested for transplants. A high percentage of megaspore germination (a total of 79.1%) was obtained in both substrates, higher for mature than immature spores. A total of 351 sporelings were produced in distilled water and water-agar cultures, with similar percentages (64.5% and 69.6%, respectively). The development stage of the megaspores affected both germination and sporeling development. Sporeling emergence showed significantly higher percentages in mature megaspores than immature ones (69.6% vs. 11.6%, respectively), with 85% of germinated spores developing sporelings. Only transplants over water-agar medium were successful. This protocol could be useful for the propagation of sporelings as the key step towards the planning of in situ actions to save this Mediterranean quillwort from extinction
Isoëtes sabatina (Isoëtaceae, Lycopodiopsida): Taxonomic distinctness and preliminary ecological insights
Isoëtes sabatina is the rarest aquatic quillwort in Europe. Although recently found (2013) in Lake Bracciano (central Italy), the species is just one step away from extinction with an estimated population not exceeding 400 individuals and a spatial range of a few hundred square metres. Lake Bracciano is a deep, oligo-mesotrophic Mediterranean volcanic lake that has been subjected to human activities. From January to October 2017, the lake experienced a dramatic water level decrease (up to −1.50 m), which significantly affected the littoral zone and the habitat of I. sabatina. To improve the chances of survival of I. sabatina, the first eco-taxonomic investigation on this species was carried out to describe its genetic distinctness, physical and chemical requirements and companion species. The phylogenetic position of I. sabatina was investigated by applying standard DNA barcoding methods. Simultaneously, during summer 2019, the physical and chemical features of water and sediments of the I. sabatina population and five small Alpine lakes colonized by Isoëtes echinospora – a supposed close relative – were characterized. These data were then compared with the available data on the trophic requirements of the target obligate aquatic Isoëtes, together with Isoëtes lacustris and Isoëtes malinverniana. The present survey confirmed the taxonomic and ecological distinctness of I. sabatina – providing the first evidence of genetic differentiation from I. echinospora. Isoëtes sabatina grows in waters with temperature, conductivity and total alkalinity up to 30°C, 561 μS cm−1 and 3.45 meq L−1, respectively. The edaphic requirements of I. sabatina confirm its outstanding conservation value, and this study offers a basic understanding of how to prevent its extinction. Now, all possible actions must be taken immediately to save this species
Diagnostic Imaging of Agminated Blue Lesions and Blue Lesions with Satellitosis: Case Series with a Concise Review of the Current Literature
Background: Agmination and or satellitosis in pigmented blue lesions is a phenomenon rarely mentioned in the literature and not well known. This phenomenon can be expressed by several benign and malignant pigmented blue lesions, such as blue nevi, Spitz nevi, melanocytoma and melanoma. On this spectrum, dermoscopy, reflectance confocal microscopy (RCM) and dynamic Optical coherence tomography (D-OCT) represent non-invasive imaging technologies, which may help clinicians in the diagnosis of melanoma and non-melanoma skin cancers in daily clinical practice. Methods: Currently, in the literature there is a lack of new data about agminated blue lesions and blues lesions with satellitosis, as well as the lack of a recent and updated review of the literature about this topic. Therefore, considering that clinicians must be confident with the diagnosis of these rare skin lesions, we decided to carry out this work. Results: In this paper, four new cases of agminated pigmented cutaneous lesions were described. Moreover, a review of the current literature on this topic was performed. Conclusions: A clinical pathological correlation is often needed to reach a correct diagnosis; currently, dermoscopy and non-invasive diagnostic techniques, such as reflectance confocal microscopy and optical coherence tomography, due to the depth of these skin lesions in the dermis, can only make a partial and limited contribution
Plant communities of Italy. The vegetation prodrome
The Vegetation Prodrome of Italy was promoted in 2012 by the Italian "Ministry of Environment, Land and Sea Protection", in collaboration with the "Italian Society of Botany", to provide a comprehensive and systematic catalogue and description of Italian plant communities. The Prodrome that is presented in this paper is the first full organic synthesis of the vegetation of Italy at the alliance syntaxonomic level. It fulfils several needs, the main one being a unified and comprehensive national framework that may make an important contribution to the definition of the European Vegetation Prodrome. Syntaxonomy, as well as taxonomy, is sometimes based on considerations that may in part diverge: several authors tend to favour models that are divisive or aggregative to a greater or lesser extent in terms of flora, biogeography and ecology. These different points of view stimulate the scientific debate and allow the adoption of a framework that is more widely supported. The Prodrome includes 75 classes, 2 subclasses, 175 orders, 6 suborders and 393 alliances. The classes were grouped into nine broad categories according to structural, physiognomic and synecological elements rather than to syntaxonomic criteria. The rank, full valid name, any synonymies and incorrect names are provided for each syntaxon. The short declaration highlights the physiognomy, synecology, syndynamics and distribution of the plant communities that belong to the syntaxon. The Prodrome of the Italian Vegetation is linked to the European Strategy for Biodiversity, the European Habitats Directive and the European Working Groups related to the ecosystems and their services. In addition to basic applications, the Prodrome can be used as a framework for scientific research related to the investigation of the relationships between plant communities and the environmental factors that influence their composition and distribution
Mapping and assessment of ecosystems and their services. Urban ecosystems
Action 5 of the EU Biodiversity Strategy to 2020 requires member states to Map and Assess the state of Ecosystems and their Services (MAES). This report provides guidance for mapping and assessment
of urban ecosystems. The MAES urban pilot is a collaboration between the European Commission, the European Environment Agency, volunteering Member States and cities, and stakeholders. Its ultimate
goal is to deliver a knowledge base for policy and management of urban ecosystems by analysing urban green infrastructure, condition of urban ecosystems and ecosystem services. This report presents guidance for mapping urban ecosystems and includes an indicator framework to assess the condition of urban ecosystems and urban ecosystem services. The scientific framework of mapping and assessment is designed to support in particular urban planning policy and policy on green infrastructure at urban, metropolitan and regional scales. The results are based on the following different sources of information: a literature survey of 54 scientific articles, an online-survey (on urban ecosystems, related policies and planning instruments and with participation of 42 cities), ten case studies (Portugal: Cascais, Oeiras, Lisbon; Italy: Padua, Trento, Rome; The Netherlands: Utrecht; Poland: Poznań; Spain: Barcelona; Norway: Oslo), and a two-day expert workshop. The case studies constituted the core of the MAES urban pilot. They provided real examples and applications of how mapping and assessment can be organized to support policy; on top, they provided the necessary expertise to select a set of final indicators for condition and ecosystem services. Urban ecosystems or cities are defined here as socio-ecological systems which are composed of green infrastructure and built infrastructure. Urban green infrastructure (GI) is understood in this report as the multi-functional network of urban green spaces situated within the boundary of the urban ecosystem. Urban green spaces are the structural components of urban GI.
This study has shown that there is a large scope for urban ecosystem assessments. Firstly, urban policies increasingly use urban green infrastructure and nature-based solutions in their planning process. Secondly, an increasing amount of data at multiple spatial scales is becoming available to support these policies, to provide a baseline, and to compare or benchmark cities with respect to the extent and management of the urban ecosystem. Concrete examples are given on how to delineate urban ecosystems, how to choose an appropriate spatial scale, and how to map urban ecosystems based on a combination of national or European datasets (including Urban Atlas) and locally collected information (e.g., location of trees). Also examples of typologies for urban green spaces are presented.
This report presents an indicator framework which is composed of indicators to assess for urban ecosystem condition and for urban ecosystem services. These are the result of a rigorous selection
process and ensure consistent mapping and assessment across Europe. The MAES urban pilot will continue with work on the interface between research and policy. The framework presented in this report needs to be tested and validated across Europe, e.g. on its applicability at city scale, on how far the methodology for measuring ecosystem condition and ecosystem service delivery in urban areas can be used to assess urban green infrastructure and nature-based solutions
New national and regional Annex I Habitat records: from #45 to #59
New Italian data on the distribution of Annex I Habitats are reported in this contribution. Specifically, 8 new occurrences in Natura 2000 sites are presented and 27 new cells are added in the EEA 10 km × 10 km reference grid. The new data refer to the Italian administrative regions of Apulia, Campania, Calabria, Lazio, Tuscany, Umbria, Sardinia, and Sicily
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