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    COMPORTAMENTO AD ALTA PRESSIONE DI TRASDUTTORI PIEZOELETTRICI PER APPLICAZIONI DI GEOFISICA SPERIMENTALE

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    L’investigazione del comportamento acustico di campioni di roccia implica l’uso di trasduttori piezoelettrici [Spinelli et al., 2009], sia in uso attivo (eccitazione e rilevazione) che passivo (rilevazione delle onde elastiche generate da fenomeni di fratturazione). In alcuni casi vengono imposte elevate pressioni per simulare le condizioni di sconfinamento del campione di roccia in profondità, utilizzando un liquido o un gas. La natura dei trasduttori piezoelettrici suggerisce che essi non debbano soffrire molto in ambienti in cui la variazioni di pressione o la pressione di esercizio sia un elemento non trascurabile e possono essere utilizzati in tali condizioni senza particolari precauzioni con evidenti vantaggi nella semplificazione del set-up sperimentale. Questa nota è la descrizione delle misure condotte per caratterizzare dei trasduttori piezoelettrici, nell’intervallo di pressione di interesse (0 - 1000 atm), da utilizzare per scopi sperimentali nell’ambito del progetto europeo ERC Starting Grant Project GLASS InteGrated Laboratories to investigate the mechanics of ASeismic vs. Seismic faulting. Per fare ciò due trasduttori sono stati incollati direttamente tra loro in modo da realizzare un quadripolo, con una porta d’ingresso e una di uscita, e ne è stata rilevata la caratteristica ingresso – uscita al variare della frequenza. Per il rilevamento delle caratteristiche elettriche sono stati usati differenti strumenti di misura: un generatore di segnali, un oscilloscopio e un analizzatore di reti vettoriale. Per imporre sui campioni una pressione controllata è stato allestito un apparato meccanico dedicato, formato da un insieme pistone-cilindro all’interno del quale viene alloggiata la coppia di trasduttori incollati. Nel cilindro viene inserito olio (adeguatamente incomprimibile ed elettricamente isolante) come vettore di pressione; la spinta sul pistone viene esercitata attraverso una pressa idraulica. Una particolare cura è stata posta nella costruzione del passacavo a tenuta per alte pressioni. Nei paragrafi che seguono verranno dapprima descritti i trasduttori usati per gli esperimenti e l’apparato meccanico, quindi si passerà alla presentazione delle misure effettuate in varie condizioni e con i vari strumenti

    Synovial fluid over the centuries

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    This review deals with the most meaningful historical topics on the study of synovial fluid, by starting from the Greco- Roman Medicine, up to Paracelsus (1493-1541), who introduced the term "synovia" to name the intra-articular humour. Afterwards, some till now unreported historical sources are recorded, e.g., a short text by the Italian XVIII century physician Giambattista Contoli ("Breve Instruzione sopre il Glutine, o Colla…, 1699"). Then, in keeping with some recent researches, a brief history of arthrocentesis is outlined, by considering the first procedures, which should have been performed in Mexico, during the precolonial period. Moreover, the first chemical analysis of synovial fluid, as carried out by the French chemist Jean-Louis Margueron (1792), and the first modern study on the synovial membrane by Marie-Francois-Xavier Bichat (1800) are explained. Finally, some XIX century investigations concerning the synovial pharmacodynamics, in particular an Italian one based on the elimination of certain chemical substances through the synovial membrane, are discussed

    Studio analitico sui materiali utilizzati nei dipinti murali della “Camera dell’amore” del Palazzo El Sakakeny

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    In the present study, a comprehensive investigation has been undertaken into mural paintings dating to the 19 th century and painted by Italian students. They were initially located in El Sakakeny Palace in El Sakakeny Square in Egypt. The analytical instruments used for investigation were Optical Microscopy, Scanning Electron Microscopy with EDX, X-Ray diffraction and Fourier Transform Infrared coupled with Attenuated Total Reflectance (FTIR-ATR). The analysis revealed that the pigments used in the mural paintings were hematite, litharge, zincate, gold oxide, Goethite (brown ochre) and malachite mixed with linseed oil or animal glue. The original ground layer comprises zincate with gypsum. The medium used in the ground layer is animal glue and the support is limestone.Nel presente studio è stata realizzata un’indagine completa su dipinti murali realizzati da studenti italiani e risalenti al XIX secolo, inizialmente situati nel Palazzo El Sakakeny, nell’omonima piazza in Egitto. Gli strumenti analitici utilizzati per l’indagine sui materiali sono stati la Microscopia Ottica, Microscopia Elettronica a Scansione con EDX, Diffrazione a Raggi X e trasformata di Fourier accoppiata con Riflettanza Totale Attenuata (FTIR-ATR). Le analisi hanno rivelato la presenza di pigmenti come ematite, litargirio, ossido di zinco, ossido dioro, goethite (ocra bruna) e malachite utilizzati per la realizzazione delle pitture murali, mescolati con olio di lino o con colla animale. Lo strato di fondo originario comprende ossido di zinco e gesso; il legante utilizzato nel fondo è colla animale, mentre il supporto è costituito da una pietra calcarea

    Il Grano di Pietro Gaudenzi. Stato di conservazione e problematiche di intervento

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    L\u2019opera Il grano (\u201cdipinto murale su intonaco applicato a masonite\u201d, cm 249x434, Pinacoteca del Museo Civico \u201cAla Ponzone\u201d di Cremona) viene realizzata da Pietro Gaudenzi nel 1940 per la seconda edizione del Premio Cremona istituito da Roberto Farinacci nel 1939, a seguito della necessit\ue0 di rafforzare il mercato e le quotazioni d\u2019arte attraverso mostre e premi che richiamassero i valori dell\u2019ideologia fascista in campo artistico. I cartoni preparatori degli affreschi eseguiti da Gaudenzi a Rodi, raccolti nella recente mostra (2015) Pietro Gaudenzi: gli affreschi perduti del Castello dei Cavalieri a Rodi [1], ritenuti l\u2019ultima testimonianza rimasta delle pitture murali che occupavano la Sala del pane e la Sala della famiglia del Castello - ricostruito dagli italiani dal 1936 al 1940 - evocano il trittico che vincer\ue0 il premio Cremona nel 1940. Diversamente dalle tecniche sperimentali che hanno caratterizzato molte delle opere del ritorno alla tradizione decorativa murale, Gaudenzi dipinge il trittico su un intonaco composto da un aggregato silicatico e calce. Il disegno \ue8 stato eseguito tramite incisioni dirette da cartoni preparatori, successivamente ripassate con un tratto bruno, i colori sono stati scelti tra quelli tradizionalmente usati per questo tipo di pittura, unitamente a pigmenti inorganici minerali sintetici in uso a partire dal XIX secolo. L\u2019opera, realizzata su pannelli rigidi (masonite), risulta \u2013 sul fondo \u2013 impermeabile al vapore acqueo che, in situazioni di variazione dei parametri microclimatici ambientali e a causa delle frequenti movimentazioni del dipinto, provoca sollevamenti localizzati di forme tondeggianti (a bolla). La pellicola pittorica, resa leggermente plastica dalla vernice, si rigonfia distaccandosi dal supporto in quantit\ue0 talvolta, estese. I conseguenti necessari interventi di manutenzione, mirati al consolidamento dei sollevamenti, risultano particolarmente complessi per l\u2019impossibilit\ue0 di intervenire dal retro: la necessit\ue0 di attraversare il film protettivo e penetrare la pellicola pittorica in assenza di crettature ha evidenziato l\u2019estrema fragilit\ue0 sia del film pittorico che della materia sottostante. Lo studio presenta alcune metodologie di intervento utilizzate, nel tempo, per consolidare il trittico. La possibilit\ue0 di poter analizzare alcuni microframmenti ha richiesto l\u2019applicazione di una strategia analitica basata sull\u2019uso di microscopi e microsonde. La successione degli strati tecnici \ue8 stata definita in microscopia ottica (OM) ed elettronica a scansione (SEM), su \u201ccross section\u201d. Le tessiture e la composizione chimica dei leganti e dei pigmenti dei singoli strati sono state determinate utilizzando un sistema di microanalisi in dispersione di energia (EDS) e in spettrofotometria FT-IR. Questi dati integrano le informazioni ottenute con le tecniche non invasive d\u2019immagine (luminescenza UV, riflettografia IR e riprese IR in falso colore) e puntuali (XRF) realizzate in situ

    Colecistectomia laparoscopica clipless con dissettore ad ultrasuoni versus colecistectomia laparoscopica tradizionale in regime di day surgery. Studio prospettico randomizzato

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    Il nostro studio nasce, dall’esigenza di valutare l’effettiva possibilità di utilizzare il dissettore ad ultrasuoni per eseguire la colecistectomia laparoscopica in day surgery sia come strumento di dissezione e coagulo che per sigillare il dotto cistico e l’arteria cistica. La colecistectomia laparoscopica clipless con dissettore ad ultrasuoni si è dimostrata una procedura efficace e sicura anche in regime di day surgery. L’utilizzo routinario del bisturi armonico non incide sui costi generali della procedura ed anzi consente un ipotetico risparmio rispetto alla colecistectomia laparoscopica tradizional

    Intonaco dipinto

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    Conservation and modern architecture. Fortune and misfortune of the School of Mathematics at Rome University (G. Ponti, 1932-1935)

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    The framework of the Italian restoration doctrine is based on the reception and transmission of the memory of the past. However, interventions in modern architecture represent a radical drift in the sense that they mostly consist of reconstructions, refurbishments, and renovations. Such work disregards the sense of value acknowledgment that is implicit in architectural conservation and neglects the importance of material conservation. The un even fortune of the School of Mathematics at Rome's University Campus illustrates this situation. This predicament is similar to that of many other modern buildings that have been declared “monuments” by mouth but are actually bent to listless and insensible use, mistreated, and hardly maintained. The recent work carried out at the School of Mathematics proves that interventions on modern buildings are mostly insensitive to their true significance and are often carried out in extreme urgency for mere practical reasons, if not for political opportunities. Modern buildings can be true architectural monuments that express great esthetic potentials and retain notable historical weight in the history of architecture; therefore, they should be regarded as highly representative of our recent past and maintained as such

    Caratterizzazione di gel a base di PHB e solventi biodegradabili e derivanti da fonti rinnovabili per la pulitura di dipinti ad olio

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    Il moderno, e ormai universalmente condiviso, concetto del restauro impone di ripristinare l'integrità delle opere d’arte che possono essere soggette nel tempo ad invecchiamento ed alterazioni strutturali. I metodi tradizionali impiegano solventi organici che possono risultare invasivi per l’opera pittorica oltre che tossici per la salute del restauratore. In questo ambito, sono stati prodotti e caratterizzati gel polimerici a base di PHB come agente gelificante e solventi green quali g-valerolattone, etil-lattato e dimetil-carbonato come strumenti sostenibili per la pulitura di opere policrome nell’ambito dei beni culturali. In particolare questi sistemi gel sono stati caratterizzati dal punto di vista strutturale e ne sono state determinate le proprietà termiche e il comportamento a fine vita. Ci si è soffermati sulla capacità di rilasciare gradualmente il solvente, dimostrando l’abilità dei sistemi gel di limitare l’evaporazione anche di solventi volatili
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