345 research outputs found

    Die Feindgestalt und die Sprache des Krieges in der politischen Propaganda in Italien (1914-1948)

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    Un campo in cui la definizione di Eric J. Hobsbawm del \u2018900 come \uabsecolo breve\ubb o come \uabet\ue0 degli estremi\ubb sembra mostrare tutta la sua efficacia interpretativa \ue8 la propaganda politica in Italia. Tra la fine degli anni \u201980 e l\u2019inizio degli anni \u201990 del XX sec. si \ue8 infatti chiusa una fase che, per molti aspetti, si era aperta proprio con lo scoppio della prima guerra mondiale. Una fase in cui sono state centrali le categorie di nemico esterno - sempre pronto a colpire, ad opprimere e a privare della libert\ue0 gli italiani - e di nemico interno \u2013 alle dipendenze del primo e per questo sempre attivo nel tramare ogni nefandezza alle spalle dei suoi connazionali. La lotta tra queste due figure \ue8 stata collegata in particolare a due grandi miti politici antagonisti tra di loro: il Capitalismo individualista, che col passar del tempo ha finito con l\u2019identificarsi con gli Stati Uniti e con l\u2019american way of life, e il Socialismo, che a partire dalla Rivoluzione del \u201917 si \ue8 sostanzialmente identificato con l\u2019Unione sovietica. L\u2019utilizzo della figura del nemico come strumento di lotta politica fu compiutamente sistematizzato nel corso della Prima guerra mondiale. Fu infatti nelle polemiche scatenate dal movimento interventista contro i neutralisti e i \uabdisfattisti\ubb che vennero definiti alcuni dei caratteri basilari che sarebbero stati ripresi prima dalla propaganda del regime fascista e poi, nel secondo dopoguerra, dalla polemica tra comunismo e anticomunismo. Ci\uf2 vale anche per un altro mito politico, quello della nuova cristianit\ue0, che ebbe una notevole importanza almeno fino alla met\ue0 degli anni \u201950. L\u2019analisi del materiale propagandistico indica in effetti quanto in Italia lo scontro politico, soprattutto nella prima met\ue0 del \u2018900, sia stato caratterizzato dalla presenza di forti tensioni utopiche volte ad assolutizzare le proprie posizioni e, nello stesso tempo, a demonizzare l\u2019avversario politico e ogni forma di dissenso. Una tendenza che fu istituzionalizzata da parte del regime fascista ma che si sarebbe riproposta pure nel secondo dopoguerra, anche se questa volta \u2013 ed \ue8 naturalmente una differenza fondamentale - all\u2019interno di un sistema democratico e pluralista

    Economic theory and global division of labor. Myths and paradoxes

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    Despite substantial differences of opinion on the origins and details of the process, few scholars, these days, would deny that we live today in a global age. Many could also agree that the theoretical and methodological framework of global analyses of the present world is still, predominantly, that elaborated ca. two centuries ago by the likes of Smith, Ricardo and List. Given the enduring relevance of these theories, testified by the works of scholars of any background, it is maybe still worth to inquire on the adequacy of these contributions for the identification and interpretation of current processes and, of the dynamics through which one prevails on the others in a determinate space-time

    About two countable families in the finite sets of the Collatz Conjecture

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    With t∊ℕ we define the sets Kt  and Kt*containing all positive integers that converge to 1 in t iterations in the form of Collatz algorithm. The following are the properties of the { Kt }t∊ℕ  and { Kt* }t∊ℕ  : countability, empty intersection between the elements of the same family, and - at the end of the work - we conjecture that both of the two families are a partition of . We demonstrate also that each set Kt  and Kt* is the union of two sets, a set includes even positive integers, the other, if it’s non-empty, includes odd positive integers different from 1 and we go on proving that the maximum of each set Kt  and Kt* is 2t and that Kt ꓵKt*={2t}.

    Using Figurative Language in American English: Challenges and Successes of Adult English Learners

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    English language learners (ELLs) face many challenges when learning English. One of those challenges is the figurative language that is used in every day conversations. Often the lack of understanding or misunderstanding, can result in awkward conversations for English learners. This study aimed to identify what interpretations adult English learners at the advanced level give to American English figurative language and how do those interpretations differ or correspond to native speakers’ interpretations. This case study looks specifically at five adult learners from three different countries. The learners met once a week during the summer of 2016 to listen and interpret native speakers’ conversations. Data was collected in multiple ways. Each session was recorded so the sessions could be reviewed afterwards. The participants also filled out dialogue sheets that asked them to identify and define figurative language that was used in the conversations. Notes and informal interviews were also used. What this study found was that there are multiple factors that are important to an English language learners interpretations and understanding of American figurative language. The two critical factors were that participants’ vocabulary and their use of cognates from their native language. Another important factor was their ability to use and understand context clues

    Le radici globali della precarietà

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    In an era in which economic language borders that of natural calamities, one could be tempted to consider social processes, notably precarity, as objective and inevitable. We tend, instead, to view precarirty as a development brought about by processes which are eminently social. Accordingly, we try to analize the historical, global, conditions in which precarization has taken place and the social and institutional agents crucial in the production of these same conditions

    High School Seniors' HIV-Related Knowledge, Behaviors, and Attitudes

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    Thesis advisor: Diane Scott-JonesThis study examined adolescents' HIV-related knowledge, attitudes, and behaviors, and the relationship between self-protective behaviors and beliefs about HIV-related medical technologies. The sample consisted of 20 male and 30 female high school seniors with a mean age of 17.5 years. Participants completed a questionnaire and an open-ended interview. Knowledge about HIV transmission and prevention was high. Seventy percent of the sample was sexually active. Only 49% of the sexually active adolescents reported consistent condom use during sexual intercourse. Males and females did not differ on most items; however, males reported using protection during intercourse more often than females (p = .02). Participants reported low feelings of personal vulnerability to HIV/AIDS but placed high value on self-protection against HIV/AIDS. No differences were found in beliefs about HIV-related medical technologies among three sexual behavior groups (abstinent, use condoms always, use condoms inconsistently).Thesis (BA) — Boston College, 2004.Submitted to: Boston College. College of Arts and Sciences.Discipline: Psychology.Discipline: College Honors Program

    Il nemico interno. Immagini, parole e simboli della lotta politica nell'Italia del '900

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    Nella vita politica, la demonizzazione dell\u2019avversario \ue8 un atteggiamento quanto mai ricorrente; la politica, infatti, si nutre spesso, o meglio, molto della figura del nemico. Nel senso che essa ha sempre in s\ue9 una componente persecutiva che sollecita i suoi attori a legittimarsi pi\uf9 sulla base della \u2013 totale o parziale \u2013 inadeguatezza dell\u2019avversario che sui propri meriti. Ma ci\uf2 dipende anche dal fatto che la politica, per vivere, ha bisogno di convincere e coinvolgere, di interessare ed emozionare: la politica ha bisogno di passione. La logica dello scontro, del conflitto, della lotta per la vita o per la morte, efficace proprio nella sua elementarit\ue0, \ue8 quindi quanto mai utile a tale scopo. La lotta politica e ideologica contemporanea - almeno a partire dalla Rivoluzione francese ma in particolare nel corso del XX secolo - \ue8 stata caratterizzata dal prevalere di questa logica dicotomica e quindi il nemico politico, o meglio, l\u2019avversario politico percepito come un nemico, ha inevitabilmente occupato una posizione centrale. Le accuse contro il nemico variano nel corso delle epoche storiche, ma tendono comunque a concentrarsi sul pericolo che l\u2019arrivo o la vittoria del nemico rompano gli assi portanti su cui si regge la societ\ue0. Per questo, egli viene accusato di voler distruggere innanzitutto l\u2019ordine culturale \u2013 i fondamenti - della comunit\ue0 aggredita, e quindi di voler instaurare un regno dove tutti i tab\uf9 vengono infranti. Utilizzare la figura del nemico e non quella del semplice avversario \u2013 le cui posizioni sono criticate, ma la cui presenza \ue8 accettata e legittima - significa giocare su un timore primario che accompagna la vita di ogni comunit\ue0. Il timore che la societ\ue0, destrutturandosi, perda il proprio ordine, precipiti nel caos, nel disordine dell\u2019indifferenziato in cui \ue8 possibile tutto e il contrario di tutto; un disordine contemporaneamente monotono e mostruoso. Tuttavia, il nemico non \ue8 solo il Nemico esterno, perch\ue9 grande importanza ha anche il Nemico interno. Su questa figura in particolare si sofferma il presente volume, che arriva fino agli ultimi anni della vita politica italiana e cerca di spiegare le ragioni per cui questo scontro frontale \ue8 durato cos\uec e cos\uec costante \ue8 stata la delegittimazione reciproca tra forze di governo e di opposizione. Il volume intende infatti mettere in mostra come il ripetersi degli stessi slogan, degli stessi simboli e delle stesse raffigurazioni tra le principali culture politiche, anche quando diametralmente opposte, evidenzi come a ben vedere il \u2018900, che \ue8 stato definito il \uabsecolo degli estremi\ubb, delle contrapposizioni frontali, assomigli molto di pi\uf9, per alcuni aspetti, al \uabsecolo delle contaminazioni\ubb, delle silenziose influenze reciproche. La circolazione di slogan, immagini, raffigurazioni del nemico tra antigiolittismo, fascismo, sinistra marxista, ampi settori del mondo cattolico ed anche di quello laico e democratico, sembra risalire in primo luogo alla comune opposizione a una modernit\ue0 accusata di esaltare l\u2019individualismo e il materialismo, e quindi di disgregare la coesione sociale; e, in secondo luogo, alla convinzione che alla politica fosse assegnato un compito rigenerante a livello individuale e collettivo. Ci\uf2 non significa naturalmente cancellare le profonde differenze che distinguono le principali ideologie che si sono affrontate nel \u2018900, n\ue9 voler dimenticare che la loro opposizione \ue8 diventata, in alcune fasi, scontro aperto e sanguinoso. Per concludere, ci si sofferma sugli anni \u201980 e \u201990 del XX sec., che hanno rappresentato un vero e proprio passaggio epocale, in cui la politica \u2013 in particolare, grazie al sempre pi\uf9 rapido e incisivo affermarsi della societ\ue0 dei consumi e del mezzo televisivo - ha cambiato radicalmente natura

    Acting and reading drama: notes on Florentine \u2018sacre rappresentazioni\u2019 in print

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    The purpose of this article is to investigate the complex link between theatre, as a practice involving a number of people, and the change in the use of dramatic texts occurred at the origins of the Italian printing industry, when dramatic texts were no longer only acted but also read as books. With the invention of printed books, theatre has been transformed from a performative action to a container of memory images fixed through the book illustration. On the one hand, the article investigates the printed tradition of sacre rappresentazioni (sacred plays) in connection with the other religious literary texts published between the end of the fifteenth and the beginning of sixteenth centuries, putting it in relation with the birth of devotional books widely used in Florence during the age of Savonarola. On the other hand, it will deal with the problem of illustrations by reconstructing the relationship between faithful people and sacred images before their diffusion was multiplied by the printing industry, and by looking at the real meaning of the link between written texts and woodcuts, in order to understand how the sacra rappresentazione, being a dramatic genre, was conceived when it was transformed into an object for readin

    Acting and Reading Drama: Notes on Florentine sacre rappresentazioni in Print

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    The purpose of the article is to investigate the complex link between theatre, as a practice involving a number of people, and the change in the use of dramatic texts occurred at the origins of the Italian printing industry, when dramatic texts were no longer only acted but also read as books. With the invention of printed books, theatre has been transformed from a performative action to a container of memory images fixed through the book illustration. On the one hand, the article investigates the printed tradition of sacre rappresentazioni (‘sacred plays’) in connection with the other religious literary texts published between the end of the fifteenth and the beginning of sixteenth centuries, putting it in relation with the birth of devotional books widely used in Florence during the age of Savonarola. On the other hand, it deals with the problem of illustrations by reconstructing the relationship between faithful people and sacred images before their diffusion was multiplied by the printing industry, and by looking at the real meaning of the link between written texts and woodcuts, in order to understand how the sacra rappresentazione, being a dramatic genre, was conceived when it was transformed into an object for reading

    Piccola storia della Grande guerra

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    Se le \uabstorie della Grande guerra\ubb si soffermano prevalentemente sulle vicende politiche, diplomatiche e militari del conflitto, questo testo analizza tali temi sullo sfondo dell\u2019inedita combinazione tra guerra e societ\ue0 della tecnica. Una combinazione che fece assumere al periodo i caratteri di una vera e propria svolta epocale, in grado di segnare in profondit\ue0 l\u2019intero XX secolo. L\u2019opera affronta quindi sia le premesse sociali, economiche, politiche e culturali che resero possibile lo scoppio di una \uabguerra mondiale\ubb, sia il ruolo svolto dalle straordinarie invenzioni tecnologiche (il telefono, il radiotelegrafo, la bicicletta, l\u2019automobile, l\u2019aeroplano, il sommergibile e tante altre ancora) che avevano caratterizzato i decenni tra la fine dell\u2019800 e l\u2019inizio del \u2018900; esse, infatti, dopo aver modificato radicalmente lo stile di vita e i comportamenti collettivi in tutto l\u2019Occidente, contribuirono a modificare in profondit\ue0 anche le modalit\ue0 del combattimento e la concezione stessa della guerra. In un secondo momento, ci si sofferma sull\u2019esperienza dei combattenti, con la descrizione del loro mondo fatto di quotidiana convivenza con la morte, con l\u2019angoscia prima dell\u2019assalto, con l\u2019insopportabile inattivit\ue0 sotto gli incessanti bombardamenti avversari, con la spietata disciplina militare che prevedeva anche la decimazione dei reparti protagonisti di atti di insubordinazione e l\u2019immediata fucilazione di coloro che, terrorizzati, si rifiutavano di partire all\u2019attacco. Un mondo in cui, accanto ai fortissimi legami solidaristici che univano soldati e ufficiali, convivevano gli episodi di ammutinamento, l\u2019autolesionismo, l\u2019automutilazione, il disorientamento psichico che non di rado scivolava nella follia. Accanto alle condizioni nella prima linea, viene ricostruita la vita dei militari nelle retrovie, le modalit\ue0 con cui trascorrevano il loro tempo libero, nelle \uabCase del soldato\ubb, ma anche nei cosiddetti \uabcasini di guerra\ubb, poco conosciuti eppure elementi fondamentali della vita quotidiana dei combattenti. Analoga importanza \ue8 data alla vita nel \uabfronte interno\ubb; sono infatti presi in esame i rapporti tra i soldati e i propri famigliari, le numerosissime forme di solidariet\ue0 e di sostegno ai combattenti che venivano attivate, spesso spontaneamente, i cambiamenti indotti dalla partenza della maggior parte degli uomini tra i 20 e i 30 anni, l\u2019inevitabile inserimento delle donne nel mondo del lavoro e la loro significativa attivit\ue0 di sostegno ai soldati nelle retrovie e ai feriti negli ospedali, nelle vesti di crocerossine, \uabdame di carit\ue0\ubb, \uabmadrine di guerra\ubb. Meno conosciuto, ma non meno importante, \ue8 il mondo dei ragazzi: in fabbrica, dove conobbero un processo di vero e proprio disciplinamento militare, o nelle scuole, dove fu particolarmente intenso l\u2019indottrinamento patriottico e la demonizzazione di ogni forma di dissenso nei confronti delle autorit\ue0 costituite. Infine, \ue8 presa in esame la sorte di coloro che spesso sono stati \uabdimenticati\ubb nelle ricostruzioni storiche: i civili delle zone di frontiera, sottoposti ai bombardamenti o all\u2019occupazione da parte nemica, e perci\uf2 vittime delle brutalit\ue0 che sempre accompagnano le invasioni; i prigionieri di guerra, spesso dimenticati nei campi di concentramento; le migliaia di soldati sfigurati nel corso dei combattimenti, spesso ridotti in condizioni tali da preferire di concludere la propria esistenza negli ospedali o nei manicomi militari, pur di non provare la terribile sensazione di essere guardati con orrore dai propri cari. Il volume si conclude con l\u2019analisi delle principali conseguenze che la Grande guerra ha avuto sul \u2018900: in primo luogo, la familiarizzazione con l\u2019idea della \uabmorte anonima\ubb di massa, seriale e tecnologica, l\u2019introduzione in Europa delle pratiche di internamento e di deportazione di massa caratteristiche delle guerre coloniali, la demonizzazione del nemico anche in base a ragioni razziali, l\u2019elaborazione di un modello di relazioni sociali rigidamente gerarchiche e in netta contrapposizione al mondo esterno, ma fortemente solidali al proprio interno, sull\u2019esempio dell\u2019esperienza fornita dal cameratismo nelle trincee, tutti precedenti a cui si sarebbero ispirati i regimi totalitari; in secondo luogo, la diffusione nel corpo sociale, in risposta al dramma della guerra, di attese di ordine millenaristico che avrebbero favorito la presa sociale di ideologie palingenetiche come quelle fasciste o comuniste; infine, l\u2019opzione per la \uabguerra totale\ubb, combattuta per cielo, per terra e per mare che, come avrebbero confermato su scala ancora maggiore la Seconda guerra mondiale e tanti altri conflitti del \u2018900, aboliva ogni distinzione tra civili e combattenti
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