10 research outputs found

    IL NUOVO VOLTO DELLA GIURISDIZIONE “IN EXECUTIVIS” Tra crisi di identità e prospettive di riforma

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    Il presente lavoro tenta di eseguire una ricognizione dei nuovi poteri che, le Sezioni Unite, hanno riconosciuto in capo al giudice dell'esecuzione penale. CiĂČ in riposta alle pressioni provenienti da Strasburgo, di una maggiore tutela dei diritti fondamentali, di cui fa parte la libertĂ  personale. Diritto pregiudicato da una disciplina rigida, che non permette modificazioni del trattamento sanzionatorio una volta che la sentenza di condanna acquista i crismi della "cosa giudicata". Pressati dalla necessitĂ  di conformarsi alle pronunce di Strasburgo e della Corte costituzionale, i giudici di legittimitĂ , pur in assenza di una espressa disposizione normativa, hanno cercato la strada per riportare nell’alveo della legalitĂ  le pene inflitte sulla base di norme dichiarate incostituzionali. Ripercorrendo i momenti salienti della giurisprudenza degli ultimi 5-6 anni, si analizza l’opera di equilibrismo della Corte di Cassazione che, in definitiva, ha portato ad una progressiva demolizione del mito dell’intangibilitĂ  del giudicato; affermando la supremazia del diritto fondamentale della libertĂ  personale su quello di stabilitĂ  dei rapporti giuridici. Per realizzare questa finalitĂ , i giudici, hanno rinvenuto, attraverso un’interpretazione a maglie molto larghe delle previsioni del codice di procedura penale, nel giudice dell’esecuzione, l’organo deputato alle necessarie modifiche della pena

    Radical α-Trifluoromethoxylation of Ketones under Batch and Flow Conditions by Means of Organic Photoredox Catalysis

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    The first light-driven method for the α-trifluoromethoxylation of ketones is reported. Enol carbonates react with N-trifluoromethoxy-4-cyano-pyridinium, using the photoredox catalyst 4-CzIPN under 456 nm irradiation, affording the α-trifluoromethoxy ketones in ≀50% isolated yield and complete chemoselectivity. As shown by 29 examples, the reaction is general and proceeds very rapidly under batch (1 h) and flow conditions (2 min). Diverse product manipulations demonstrate the synthetic potential of the disclosed method in accessing elusive trifluoromethoxylated bioactive ingredients.ISSN:1523-7060ISSN:1523-705

    Radical alpha-Trifluoromethoxylation of Ketones by Means of Organic Photoredox Catalysis

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    The first light-driven method for the alpha-trifluoromethoxylation of ketones is reported. Enol carbonates, in particular Boc derivatives, react with N-trifluoromethoxy-4-cyano-pyridinium triflimide (2a) using the photoredox-catalyst 4-CzIPN (5 mol-%) under irradiation at 456 nm affording the corresponding α-trifluoromethoxy ketones in up to 50% isolated yield and virtually complete chemoselectivity. As shown by 35 examples, representing a great variety of substrates, the reaction is general and proceeds rapidly under batch (1h) and flow conditions (2 min). Mechanistic investigations reveal that a radical-chain propagation is operative, as efficiently orchestrated by the activity of the organic photoredox catalyst. Diverse products manipulations, including ketone reduction and reductive amination, demonstrate the synthetic potential of the disclosed method to accessing elusive trifluoromethoxylated potentially bioactive ingredients

    Daptomycin Plasma and CSF Levels in Patients with Healthcare-Associated Meningitis

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    Background There are currently few data concerning the cerebrospinal fluid (CSF) penetration of daptomycin in patients with healthcare-associated meningitis. This study aims (1) to better characterize the pharmacokinetics of daptomycin in humans during a 7-day intravenous (IV) therapy course, and (2) to study the penetration of daptomycin in the CSF after IV infusion at the dose of 10 mg/kg. Results In this prospective observational study, we enrolled nine patients with an implanted external ventricular drainage and a diagnosis of a healthcare-associated meningitis. Daptomycin was administered at 10 mg/kg for a maximum of 7 days. The pharmacokinetic of daptomycin was studied using a two-compartment population/pharmacokinetic (POP/PK) model and by means of a nonlinear mixed effects modeling approach. A large inter-individual variability in plasma area under the curve (Range: 574.7–1366.3 h mg/L), paralleled by high-peak plasma concentration (Cmax) (all values > 60 mg/L), was noted. The inter-individual variability of CSF-AUC although significant (range: 1.17–6.81 h mg/L) was narrower than previously reported and with a late occurrence of CSF-Cmax (range: 6.04–9.54 h). The terminal half-life between plasma and CSF was similar. tmax values in CSF did not show a high inter-individual variability, and the fluctuations of predicted CSF concentrations were minimal. The mean value for daptomycin penetration obtained from our model was 0.45%. Conclusions Our POP/PK model was able to describe the pharmacokinetics of daptomycin in both plasma and CSF, showing that daptomycin (up to 7 days at 10 mg/kg) has minimal penetration into central nervous system. Furthermore, the observed variability of AUC, tmax and predicted concentration in CSF was lower than what previously reported in the literature. Based on the present findings, it is unlikely that daptomycin could reach CSF concentrations high enough to have clinical efficacy; this should be tested in future studies

    Reti ecologiche: una chiave per la conservazione e la gestione dei paesaggi frammentati. Pubblicazioni del Corso di Cultura in Ecologia, Atti del XL Corso

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    Per interpretare un paesaggio bisognerebbe vederlo dall\u2019alto. Solo cosi\u300 si puo\u300 intuire il tessuto che lo compone. Solo cosi\u300 si puo\u300 osservare la manifestazione visibile e fisica delle reti ecologiche: gli alberi e i corridoi arborei immersi nel deserto della matrice. Ma la rete funzionale non e\u300 costituita di unita\u300 discrete, o almeno non solo di esse. I corridoi possono essere \u201cdiffusi\u201d e difficili da identificare. Il paesaggio identico in tutto il suo cerchio, monotono e senz\u2019alberi, potrebbe cosi\u300 non essere del tutto privo di reti ecologiche. Il concetto di rete ecologica e\u300 stato applicato recentemente. A scala planetaria, solo nel 1974, l\u2019UNESCO ha riconosciuto, nel Programma per l\u2019Uomo e la Biosfera, la necessita\u300 di conciliare la conservazione delle aree di valore con gli usi del paesaggio locali attraverso l\u2019individuazione nelle Riserve della Biosfera (attualmente oltre 350) di core areas, buffer areas e zone di transizione. Per questo motivo, forse, esistono ancora molti dubbi sulla loro efficacia. Non si puo\u300 tuttavia trascurare l\u2019importante ruolo che rivestono nella pianificazione. La comprensione e la valutazione di come gli organismi si muovono attraverso i paesaggi eterogenei, ovvero frammentati, sia attraverso i corridoi, che attraverso la matrice, e\u300 una componente chiave del processo che conduce alla comprensione delle risposte degli organismi ai mosaici spaziali, cioe\u301 dell\u2019argomento centrale dell\u2019ecologia del paesaggio. Perche\u301 esistono? Cosa aggiungono al processo di protezione delle risorse naturali? Che specie le sfruttano? Come si puo\u300 stimare il loro valore? Cos\u2019e\u300 stato fatto sinora? A queste domande il 40\ub0 Corso di Cultura in Ecologia tenta di dare una risposta. L\u2019esistenza delle reti ha radici genetiche: il trasferimento di informazioni genetiche rappresenta il tessuto invisibile della rete, quello piu\u300 ostico da studiare, perche\u301 meno percepibile. Degli aspetti genetici, tutti gli altri sono dei surrogati. Il contributo di M. Lucchin e\u300 rivolto, in questo senso, a chiarire le basi conoscitive: la materia prima di cui sono costruite le reti ecologiche. Gli organismi che sfruttano le reti possono essere animali o vegetali. Gli animali e i vegetali occupano habitat: per questo la rete puo\u300, prima di proteggere le specie, proteggere gli habitat o gli ecosistemi, cui le specie, e quindi gli ecoidi, sono legati. D. Zorzi e S. Mattedi presentano gli strumenti per ridurre, a scala locale, gli impatti del traffico stradale sulla dispersione delle specie della fauna selvatica, mentre D. McCollin e J. Jackson presentano l\u2019uso che dei corridoi fanno le specie vegetali nemorali, patrimonio disperso nella matrice priva di copertura naturale, tipica dell\u2019agricoltura intensiva e delle aree urbanizzate. Una presentazione del concetto di rete ecologica, a scala di paesaggio, e delle sue applicazioni in ambito europeo e nazionale, sono svolti, rispettivamente, da R. Jongman e D. Franco. R. Gambino presenta invece gli sviluppi piu\u300 recenti in tema di cultura e tutela ambientale del territorio e le richieste della societa\u300 cui le reti ecologiche possono dare risposta. La valutazione della qualita\u300 dei corridoi ecologici che si manifestano a piu\u300 grande scala, cioe\u301 le siepi del paesaggio agrario e una serie di indici sintetici e\u300 proposta da T. Sitzia. Pochi sono gli esempi di normative nazionali o regionali tese a tradurre i concetti e le evidenze sperimentali in realta\u300: uno di questi e\u300 la Legge Regionale 13/2003 del Veneto che costruisce le graduatorie dei beneficiari di incentivi pubblici all\u2019impianto di boschi di pianura, non solo in base al loro status giuridico o alla presenza di aree protette nelle vicinanze, ma anche, come raramente viene fatto, sulla base della vicinanza a boschi relitti, ragionando in termini di rete ecologica. F. Correale ne da\u300 una presentazione. I Sistemi Geografici Informativi, ormai irrinunciabili nello studio del paesaggio, trovano nelle reti ecologiche un campo di applicazione importante, che A. Fiduccia, L. Fonti, M. Funaro, L. Gregari, S. Rapicetta e S. Reniero presentano nel loro contributo. Infine non basta ragionare di fauna e flora, occorre individuare idonei strumenti di progettazione e pianificazione; G. De Togni affronta quelli a piccola scala, ovvero quelli urbanistici, G. Mezzalira affronta quelli a grande scala, ovvero la progettazione. L'organizzazione del Corso ha impegnato, oltre ai componenti del Comitato Organizzativo e a quelli del Comitato Scientifico anche I. Dainese e A. Tosatto, che hanno svolto il fondamentale supporto di segreteria presso il Dipartimento, e il personale del Centro Studi per l'Ambiente Alpino di S. Vito di Cadore: F. Fontanella, R. Menardi e C. Filoso, ai quali tutti va un caloroso ringraziamento

    Time for a Consensus Conference on pain in neurorehabilitation

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    Pain represents a common problem in the setting of neurorehabilitation, in that it is a common outcome measure but may also have a negative effect on motor and cognitive outcomes. Guidelines, expert opinions or consensus statements on pain in neurorehabilitation are largely lacking. The Italian Consensus Conference on Pain in Neurorehabilitation (ICCPN) was promoted to answer some questions on this topic, and its recommendations may offer practical and useful information and represent the basis for future studies on pain in neurorehabilitation

    Time for a consensus conference on pain in neurorehabilitation

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    Pain represents a common problem in the setting of neurorehabilitation, in that it is a common outcome measure but may also have a negative effect on motor and cognitive outcomes. Guidelines, expert opinions or consensus statements on pain in neurorehabilitation are largely lacking. The Italian Consensus Conference on Pain in Neurorehabilitation (ICCPN) was promoted to answer some questions on this topic, and its recommendations may offer practical and useful information and represent the basis for future studies on pain in neurorehabilitation

    The Impact of COVID-19 Quarantine on Patients With Dementia and Family Caregivers: A Nation-Wide Survey

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    Introduction: Previous studies showed that quarantine for pandemic diseases is associated with several psychological and medical effects. The consequences of quarantine for COVID-19 pandemic in patients with dementia are unknown. We investigated the clinical changes in patients with Alzheimer’s disease and other dementias, and evaluated caregivers’ distress during COVID-19 quarantine. Methods: The study involved 87 Italian Dementia Centers. Patients with Alzheimer’s Disease (AD), Dementia with Lewy Bodies (DLB), Frontotemporal Dementia (FTD), and Vascular Dementia (VD) were eligible for the study. Family caregivers of patients with dementia were interviewed by phone in April 2020, 45 days after quarantine declaration. Main outcomes were patients’ changes in cognitive, behavioral, and motor symptoms. Secondary outcomes were effects on caregivers’ psychological features. Results: 4913 patients (2934 females, 1979 males) fulfilled the inclusion criteria. Caregivers reported a worsening in cognitive functions in 55.1% of patients, mainly in subjects with DLB and AD. Aggravation of behavioral symptoms was observed in 51.9% of patients. In logistic regression analysis, previous physical independence was associated with both cognitive and behavioral worsening (odds ratio 1.85 [95% CI 1.42–2.39], 1.84 [95% CI 1.43–2.38], respectively). On the contrary, pandemic awareness was a protective factor for the worsening of cognitive and behavioral symptoms (odds ratio 0.74 [95% CI 0.65–0.85]; and 0.72 [95% CI 0.63–0.82], respectively). Approximately 25.9% of patients showed the onset of new behavioral symptoms. A worsening in motor function was reported by 36.7% of patients. Finally, caregivers reported a high increase in anxiety, depression, and distress. Conclusion: Our study shows that quarantine for COVID-19 is associated with an acute worsening of clinical symptoms in patients with dementia as well as increase of caregivers’ burden. Our findings emphasize the importance to implement new strategies to mitigate the effects of quarantine in patients with dementia
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