24 research outputs found

    Association between mental health conditions and rehospitalization, mortality, and functional outcomes in patients with stroke following inpatient rehabilitation

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    <p>Abstract</p> <p>Background</p> <p>Limited evidence exists regarding the association of pre-existing mental health conditions in patients with stroke and stroke outcomes such as rehospitalization, mortality, and function. We examined the association between mental health conditions and rehospitalization, mortality, and functional outcomes in patients with stroke following inpatient rehabilitation.</p> <p>Methods</p> <p>Our observational study used the 2001 VA Integrated Stroke Outcomes database of 2162 patients with stroke who underwent rehabilitation at a Veterans Affairs Medical Center.</p> <p>Separate models were fit to our outcome measures that included 6-month rehospitalization or death, 6-month mortality post-discharge, and functional outcomes post inpatient rehabilitation as a function of number and type of mental health conditions. The models controlled for patient socio-demographics, length of stay, functional status, and rehabilitation setting.</p> <p>Results</p> <p>Patients had an average age of 68 years. Patients with stroke and two or more mental health conditions were more likely to be readmitted or die compared to patients with no conditions (OR: 1.44, p = 0.04). Depression and anxiety were associated with a greater likelihood of rehospitalization or death (OR: 1.33, p = 0.04; OR:1.47, p = 0.03). Patients with anxiety were more likely to die at six months (OR: 2.49, p = 0.001).</p> <p>Conclusions</p> <p>Patients with stroke with pre-existing mental health conditions may need additional psychotherapy interventions, which may potentially improve stroke outcomes post-hospitalization.</p

    Use of an innovative model to evaluate mobility in seniors with lower-limb amputations of vascular origin: a pilot study

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    <p>Abstract</p> <p>Background</p> <p>The mobility of older individuals has often been only partially assessed, without considering all important aspects such as potential (available) versus effective (used) mobilities and the physical and psychosocial factors that modulate them. This study proposes a new model for evaluating mobility that considers all important aspects, applied here to lower-limb amputees with vascular origin. This model integrates the concepts of potential mobility (e.g. balance, speed of movement), effective mobility (e.g. life habits, movements in living areas) and factors that modulate these two types of mobility (e.g. strength, sensitivity, social support, depression). The main objective was to characterize potential and effective mobility as well as mobility modulators in a small sample of people with lower-limb amputations of vascular origin with different characteristics. The second objective of this pilot study was to assess the feasibility of measuring all variables in the model in a residential context.</p> <p>Methods</p> <p>An observational and transversal design was used with a heterogeneous sample of 10 participants with a lower-limb amputation of vascular origin, aged 51 to 83, assessed between eight and 18 months after discharge from an acute care hospital. A questionnaire of participant characteristics and 16 reliable and valid measurements were used.</p> <p>Results</p> <p>The results show that the potential mobility indicators do not accurately predict effective mobility, i.e., participants who perform well on traditional measures done in the laboratory or clinic are not always those who perform well in the real world. The model generated 4 different profiles (categories) of participants ranging from reduced to excellent potential mobility and low to excellent effective mobility, and characterized the modulating factors. The evaluations were acceptable in terms of the time taken (three hours) and the overall measurements, with a few exceptions, which were modified to optimize the data collected and the classification of the participants. For the population assessed, the results showed that some of the negative modulators (particularly living alone, no rehabilitation, pain, limited social support, poor muscle strength) played an important role in reducing effective mobility.</p> <p>Conclusion</p> <p>The first use of the model revealed interesting data that add to our understanding of important aspects linked to potential and effective mobility as well as modulators. The feasibility of measuring all variables in the model in a residential context was demonstrated. A study with a large number of participants is now warranted to rigorously characterize mobility levels of lower-limb amputees with vascular origin.</p

    Caratterizzazione di alcuni siti della rete accelerometrica nazionale al fine di individuare la risposta sismica locale

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    Le indagini geotecniche finalizzate alla stima della risposta sismica locale si limitano molto spesso ai primi 30 m di profondità, valore che è diventato uno standard per la classificazione delle caratteristiche di un sito. Negli anni ’90 Borcherdt (1994) e Martin e Dobry (1994) suggerirono 30 m come la profondità standard di indagine per la verifica delle strutture. Boore et al. (1993, 1994, 1997) e Boore e Joyner (1997) basarono le regressioni per il calcolo delle leggi predittive del moto del suolo sullo stesso parametro. Nel 1997 negli Stati Uniti il National Earthquake Hazards Reduction Program (NEHRP) nella stesura delle norme tecniche per le costruzioni in zona sismica (FEMA, 1997) utilizza per la prima volta il parametro Vs30 come indice per la classificazione dei suoli, con lo scopo di definirne l’amplificazione. Le norme tecniche per le costruzioni in zona sismica della comunità Europea, EC8 (ENV, 1998) ente da dati provenienti dagli Stati Uniti occidentali e, utilizzando dati provenienti dalla stessa regione, Wald & Mori (2000) segnalano che le VS,30 non sono molto ben correlate con l’entità dell’amplificazione, in quanto esiste una forte dispersione dei dati. La figura 1.1 mostra il rapporto tra le amplificazioni, mediate sull’intervallo di frequenza compreso tra 3-5 Hz. raccomandano lo stesso parametro per suddividere i terreni, anche se le classi differiscono in parte dalla classificazione NEHRP. Infine, anche in Italia, le Norme Tecniche per le Costruzioni (Normative Tecniche per le Costruzioni, Gazzetta Ufficiale del 14/01/2008) adottano la stessa suddivisione dei terreni adottata dall’EC8.L’attendibilità della velocità delle onde di taglio nei primi 30 m (VS,30) come estimatore della risposta sismica di un sito, in termini di frequenza e amplificazione, è tuttavia molto discussa.Innanzitutto il parametro è stato ricavato unicamente da dati provenienti dagli Stati Uniti occidentali e, utilizzando dati provenienti dalla stessa regione, Wald & Mori (2000) segnalano che le Vs30 non sono molto ben correlate con l’entità dell’amplificazione, in quanto esiste una forte dispersione dei dati. La figura 1.1 mostra il rapporto tra le amplificazioni, mediate sull’intervallo di frequenza compreso tra 3-5 Hz. I valori risultano effettivamente molto dispersi, ma questo risultato può essere spiegato col fatto che non tutte le classi di sito hanno frequenza di risonanza compreso in questo intervallo di frequenza. Perciò per alcuni siti la media è stata calcolata nell’intorno della frequenza di risonanza (sulle amplificazioni massime), mentre per altri è stata calcolata sulle armoniche superiori, che hanno ampiezze minori. Lavori eseguiti con dati provenienti da altre regioni sottolineano come le Vs30 non siano buoni estimatori per la predizione di amplificazioni in bacini profondi (Park & Hashash, 2004), per la stima delle amplificazioni in altre regioni (Stewart et al., 2003) o in presenza di inversioni di velocità (Di Giacomo et al., 2005). Uno studio recente, eseguito su dati giapponesi (Zhao et al., 2006) si è evitato l’uso della Vs30 perché strati spessi di terreno rigido posti sopra il substrato roccioso amplificano il moto di lungo periodo, mentre gli strati sottili e soffici tendono ad amplificare il moto di corto periodo: ciò significa che la VS,30 non può rappresentare il periodo predominante del sito, dato che si basa solo sugli strati superficiali. Secondo Mucciarelli e Gallipoli (2006) il confronto tra l’amplificazione sismica al sito e la Vs30 mostra che quest’ultimo parametro non è adeguato per spiegare gli effetti di sito osservati in Italia a causa delle situazioni geologiche particolari che sono diffuse nel nostro paese. La figura 1.2 mostra la distribuzione dell’ampiezza rispetto alla classe di sito, in cui si vede che le classi sono mal discriminate e le mediane delle classi A e B (indicate dalla linea nera) sono uguali. È però necessario notare che questo grafico è stato costruito utilizzando le ampiezze ricavate col metodo dei rapporti spettrali H/V, ma in letteratura (Bard, 1999) è dimostrato che tali rapporti spettrali permettono di stimare la frequenza di risonanza, ma falliscono nella stima del valore di amplificazione. In particolare la Vs30 sottostima gli effetti locali ai siti con inversione di velocità e li sovrastima in siti con bacini profondi. La Vs30 sembra fornire dei buoni risultati solo in siti che abbiano un profilo di velocità monotono, crescente con la profondità e un forte contrasto di impedenza nella prima decina di metri. Questo studio si propone di verificare l’attendibilità della velocità delle onde di taglio valutate nei primi 30 m come estimatore della risposta sismica di un sito. Per questo scopo sono state selezionate 45 stazioni della Rete Accelerometrica Nazionale, di cui si conoscono i profili stratigrafici e i profili di velocità delle onde di taglio e di compressione. Inoltre sono state raccolte le registrazioni strong motion relative ai terremoti registrati da queste stazioni. Gli effetti di sito sono stati valutati in due modi: · Le registrazioni sono state utilizzate per calcolare i rapporti spettrali H/V per ricavare la frequenza fondamentale propria di ciascun sito (f0) e il relativo valore di amplificazione; · I profili di velocità delle onde di taglio sono serviti per ricavare il modello teorico monodimensionale per il calcolo della funzione di trasferimento del sito, eseguito per mezzo del modello proposto da Haskell e Thomson (Haskell, 1953, Thomson 1950), da cui ricavare la f0 e l’amplificazione. I valori ottenuti con i due metodi sono stati poi confrontati per verificare la congruenza dei risultati. I profili di velocità hanno permesso di classificare le stazioni utilizzando la velocità media delle onde di taglio nei primi 30 m (Vs30), secondo la normativa italiana. I risultati ottenuti dalla valutazione della risposta di ciascun sito, espressi in termini di frequenza fondamentale e amplificazione, sono stati correlati con la rispettiva classe di sito per verificare l’attendibilità del parametro delle Vs30 come estimatore degli effetti di sito

    Uso de medicinas alternativas e complementares por pacientes com câncer: revisão sistemática Use of complementary and alternative medicine by cancer patients: systematic review

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    O interesse no tema das medicinas alternativas e complementares tem aumentado, principalmente entre pacientes oncológicos. Realizou-se uma revisão sistemática da literatura na base de dados PubMed sobre o perfil dos pacientes que optam pelo uso dessas medicinas e suas motivações. As palavras-chaves utilizadas na busca foram "cancer and complementary alternative medicine" e "oncology and complementary alternative medicine", no período 1995-2005. Os critérios de seleção foram: presença dos descritores no título dos artigos, idiomas português, inglês ou espanhol e terem sido realizados em população adulta. A partir de 43 artigos analisados, concluiu-se que a utilização de medicinas alternativas e complementares é parte do escopo social desses pacientes. Seu uso é importante na construção da identidade de pacientes com câncer, ajudando-os nas decisões em relação ao tratamento convencional.<br>Interest in complementary and alternative medicine has increased, especially among oncology patients. A systematic literature review of the profile of patients who choose to use this type of medicine, as well as their motivations, was carried out on the PubMed database. For this search, the key words used were ?cancer and complementary alternative medicine? and ?oncology and complementary alternative medicine?, covering the period between 1995 and 2005. The selection criteria were the following: key words were present in the article title; article was written in either English, Portuguese, or Spanish; and study was performed with an adult population. From the 43 articles analyzed, it could be concluded that the use of complementary and alternative medicine is part of these patients? social scope. Moreover, its use plays an important role in the identity construction of cancer patients, helping them to make decisions related to conventional treatment
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