279 research outputs found

    Confounding Dystopian/Utopian Vision: Otto Dix, Walter Benjamin, and the Allegorical Mode

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    Much of Otto Dix’s (1891-1969) artistic practice reflects the traumatic effects of distinct socio-historical experiences: the brutality and inhumanity of the First World War, the depravities of a decadent Weimar society, the oppressive cultural policies of the Third Reich, the horrors of World War II, and the post-war division of Germany into two states, East and West. This paper explores Dix’s late works, considering his use of allegory following the National Socialists’ rise to power and through the postwar period. In order to surmise the functional significance of allegory, it reads Dix’s paintings in light of Walter Benjamin’s (1892-1940) influential book, The Origin of German Tragic Drama (1925). Benjamin theorizes that allegory is not merely an “illustrative technique” but rather “a form of expression”; it is not simply a representational mode of modernism but also a modern sensibility.[1] Allegory is both the literal and symbolic representation of subject matter that illustrates the chaotic present and attempts to identify the ideal future by referring to, and appropriating, the past. Because Benjamin’s text is itself a commentary not only on baroque plays but also “on the state of emergency that marked modern Germany from 1918 onwards,”[2] that is, since it blurs the distinction between art and life, it can serve as an effective lens for a social-psychological character study of Dix. Many of the artist’s post-1933 paintings reveal his incongruous emotional state, echoing Benjamin’s dialectical sense of allegory as both a melancholic and redemptive mode. Perhaps they allude to Dix’s dystopian foresight about the devastation of humanity and culture to come, yet they can also be interpreted as his conviction in recovery. While at times doubtful of any transformation of contemporary social and political life, Dix maintained faith in the gradual fulfillment of his utopian vision. [1] Walter Benjamin, The Origin of German Tragic Drama (New York: Verso, 1977), 162. [2] Benjamin, The Origin of German Tragic Drama, 17

    Lo standard di tutela del diritto di proprietĂ  nel diritto internazionale e nella CEDU

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    Il presente lavoro si propone di indagare la disciplina del diritto di proprietĂ  ed i relativi strumenti di tutela nei confronti, in particolare, delle misure di ingerenza statale. In ragione del carattere autoritativo degli atti pubblicistici e del corrispondente status di soggezione in cui versa il destinatario si impone l'opportunitĂ  di individuare quali sono le condizioni - de iure condito e de iure condendo - che la pubblica autoritĂ  deve rispettare ai fini dell'esercizio legittimo del proprio potere ablativo. A tal fine risulta necessario analizzare il contributo fornito dal diritto internazionale, nell'ambito del quale sono maturate dottrine e prassi tese al riconoscimento di un piĂč elevato standard di tutela in favore del diritto dominicale. Per tale motivo il lavoro prende le mosse dalla ricostruzione del diritto in parola nell'ordinamento internazionale e nei sistemi giuridici sovranazionali di carattere regionale maggiormente significativi. L'indagine si concentra, in particolare, sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, la quale ha contribuito ad elaborare una nozione ampia di proprietĂ  nonchĂ© ad enucleare una serie di strumenti a presidio del destinatario di misure ablative. Nel prosieguo del lavoro si procede, pertanto, ad analizzare con spirito critico le fattispecie espropriative disciplinate nell'ordinamento interno, evidenziandone i profili di incompatibilitĂ  con il sistema sovranazionale di matrice convenzionale, concentrando l'attenzione sulla cosiddetta "usucapione pubblica". Al fine di comprendere la concreta influenza del diritto europeo nell'ordinamento domestico si procede ad esaminarne il relativo meccanismo di adattamento. A conferma del rilievo del tema trattato le piĂč significative sentenze della Corte Costituzionale sul punto (sentt. nn. 348 e 349 del 2007, n. 49 del 2015) sono intervenute nell'ambito di controversie aventi ad oggetto la tutela del diritto di proprietĂ , delineando i rapporti intercorrenti tra il sistema normativo interno e sovranazionale. Uno dei punti maggiormente critici in materia concerne l'influenza della giurisprudenza di Strasburgo nei giudizi interni, ponendosi l'esigenza di comprendere se le relative statuizioni abbiano un diverso grado di persuasivitĂ  in ragione dell'autorevolezza del collegio che in sede europea ha sancito il principio di diritto rilevante nei successivi giudizi domestici

    Porto Oscillation Code (POSC)

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    The Porto Oscillation Code (POSC) has been developed in 1995 and improved over the years, with the main goal of calculating linear adiabatic oscillations for models of solar-type stars. It has also been used to estimate the frequencies and eigenfunctions of stars from the pre-main sequence up to the sub-giant phase, having a mass between 0.8 and 4 solar masses. The code solves the linearised perturbation equations of adiabatic pulsations for an equilibrium model using a second order numerical integration method. The possibility of using Richardson extrapolation is implemented. Several options for the surface boundary condition can be used. In this work we briefly review the key ingredients of the calculations, namely the equations, the numerical scheme and the output.Comment: Accepted for publication in Astrophysics and Space Science

    L'etica della risolutezza: le radici luterane dell'analitica esistenziale

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    2009 - 2010Con la pubblicazione di Essere e Tempo nel 1927 Heidegger si poneva l’obiettivo di riproporre la questione del senso dell’essere passando per l’esposizione preliminare delle strutture d’essere di un ente particolare, l’Esserci, la cui essenza veniva individuata nella capacitĂ  di autocomprendersi. Egli assumeva come filo conduttore dell’analisi una definizione formale di tale esserci espressa nei termini che seguono: L’Esserci Ăš un ente che, comprendendosi nel suo essere si rapporta a questo essere.[
]. L’esserci Ăš inoltre l’ente che io stesso sempre sono. L’essere-sempre-mio appartiene all’Esserci esistente come condizione della possibilitĂ  dell’autenticitĂ  e dell’inautenticitĂ . L’Esserci esiste sempre in uno di questi modi o nell’indifferenza modale rispetto ad essi (1). Esplicitamente, nei paragrafi metodologici posti all’inizio di Essere e Tempo, Heidegger individuava il compito dell’analitica dell’esistenza in una “comprensione esistenziale” (2), ovverosia in una comprensione dell’ esistenzialitĂ  dell’esistenza, e cioĂš di ciĂČ che costituisce l’esistenza ontologicamente nella sua struttura. Nello stesso contesto, egli distingueva altrettanto esplicitamente, tale comprensione da “una comprensione esistentiva” (3), intesa come “la comprensione di se stesso che fa da guida all’esistenza” (4). Solo quest’ultima riguarda “il problema dell’esistenza” (5), che Ăš da intendersi come “un ‘affare’ ontico dell’esserci“ (6 ) il quale “non richiede la trasparenza teoretica della struttura ontologica dell’esistenza” (7). Il tema dell’analitica esistenziale invece era la comprensione esistenziale e non esistentiva, quindi l’ontologia e non l’etica. Nonostante le sue dichiarazioni programmatiche, perĂČ, l’attenzione da Heidegger dedicata alla dimensione concreta dell’esistenza e i toni con cui tale esistenza veniva descritta fecero subito pensare ai suoi lettori ad un’opera dai forti connotati pratici. Tant’ù che giĂ  nel 1928, Eberhard Grisebach, nel suo testo Gegenwart. Eine Kritische Ethik (8), assumeva l’analitica esistenziale come modello di una filosofia morale e, nello stesso anno, Herbert Marcuse, dopo essersi allontanato da Friburgo per lavorare in una libreria di Berlino, vi ritornĂČ per studiare e lavorare fianco a fianco con Heidegger (9), avendo colto in Essere e Tempo un vero e proprio ritorno della filosofia al concreto e alla prassi. Anche il primo interprete francese (10), Georges Gurtvitch – presentando (11) in un corso sulle tendenze attuali della filosofia tedesca, tenuto alla Sorbonne nel 1928, Heidegger come “il filosofo piĂč ascoltato al giorno d’oggi”, metteva in evidenza la forte preoccupazione etica del suo pensiero, in grado di “deformarne l’ontologia generale” (12). Ed Ăš per la saggezza, l’eroismo, addirittura, per una sorta di santitĂ  che permetteva di resistere agli eventi intravisti in questa filosofia che Sartre si era interessato ad essa, comportandosi - secondo quanto egli stesso, nel 1940, annota nei Cahier de la drole de guerre – “come gli Ateniesi, i quali, dopo la morte di Alessandro, si allontanavano dalla dottrina di Aristotele per avvicinarsi alle dottrine ‘piĂč brutali’, ma ‘piĂč totalitarie’ degli Stoici o degli Epicurei dai quali apprendere l’arte del vivere” (13). Heidegger stesso racconta come, dopo la pubblicazione di Essere e Tempo, un giovane studioso gli avesse chiesto quando avrebbe pubblicato un’etica (14). Non solo l’immediata recezione di Heidegger, ma anche l’impatto esercitato dal suo pensiero sul piĂč lungo periodo forniscono la prova della tensione pratica in esso presente: alla filosofia di Heidegger si fa anche risalire quella riabilitazione della filosofia pratica che ha giocato un ruolo fondamentale nel panorama filosofico tedesco negli anni Sessanta e Settanta del Novecento (15). PerchĂ©, nonostante Heidegger intendesse realizzare un’analisi della struttura ontologica dell’esistenza, in essa venne colta una dimensione pratica fino a suscitare nei suoi lettori il desiderio di un completamento dell’analisi esistenziale con la formulazione di un’etica? Quale aspetto della sua filosofia ha innescato quel processo di riabilitazione della filosofia pratica? Siamo di fronte ad un sistematico fraintendimento dell’opera di Heidegger e della sua intenzione di formulare un’ontologia fondamentale partendo dall’analisi dell’esistenza? E ammesso che di fraintendimento si tratti, quali sono le motivazioni intrinseche che ne sono alla base? Cosa spinse i primi lettori di Heidegger a considerare Essere e Tempo come una vera e propria opera di filosofia morale, o a desiderare l’integrazione dell’analitica dell’esistenza con un’etica? E perchĂ© i suoi ascoltatori declinarono il suo pensiero in chiave decisamente pratica? (16) Basta solo sfogliare l’indice di Essere e Tempo per notare come Heidegger dedichi ampio spazio a fenomeni come la coscienza, la risolutezza, la decisione, la colpa, fenomeni che generalmente rientrano in ambito pratico (17). Non solo. Ad un’analisi piĂč approfondita risulta subito evidente che l’analisi dell’esistenza non Ăš neutra, ma, anzi, Ăš attraversata da una dimensione valutativa che si impone con forza, nonostante l’esplicita intenzione di Heidegger a muoversi su un piano meramente ontologico. Questa dimensione valutativa – questa l’ipotesi che qui di seguito si intende verificare – Ăš strettamente connessa con la concettualitĂ  attraverso cui avviene la comprensione e la descrizione dell’esistenza e con il modo in cui Heidegger perviene alla formulazione di tale concettualitĂ . La filosofia di Heidegger si radica nella crisi del Positivismo e nasce con l’obiettivo di comprendere la vita come un intero nella sua motilitĂ  e nella sua storicitĂ  (18). Per realizzare il suo programma filosofico Heidegger parte dalla particolare situazione della filosofia a lui contemporanea che egli cosĂŹ descrive: La filosofia della situazione attuale si muove ancora nella posizione dell’idea dell’uomo, dell’ideale di vita, delle rappresentazioni ontologiche, della vita umana, nelle diramazioni delle esperienze fondamentali che si sono temporalizzate nell’etica greca e, soprattutto, nell’idea cristiana dell’uomo e dell’esserci umano (19). Data questa situazione, egli vede la “necessitĂ  di un confronto con la filosofia greca e la deformazione dell’esistenza cristiana attraverso di essa“ (20), riproponendosi di trovare in questo modo “la reale idea della filosofia cristiana“, ovverosia “la strada verso una teologia cristiana originaria – libera dalla grecità“ (21). È per dar voce a tale esigenza che Heidegger intraprenderĂ  quell’opera congiunta di distruzione della tradizione filosofica greca e cristiana e di ripetizione critica di modelli esemplari in essa presenti le cui tracce sono riscontrabili nella formulazione dell’analitica esistenziale. Ora, Ăš noto che Heidegger arrivĂČ ad una formulazione della concettualitĂ  attraverso un confronto con il proto-cristianesimo (22) di Paolo (23) e di Agostino (24), da un lato, e con la filosofia pratica di Aristotele (25) dall’altro. Qui di seguito intendo compiere un ulteriore passo indietro nella genealogia concettuale di Essere e Tempo, interrogandomi sul ruolo che nell’analitica esistenziale assume colui che, secondo quanto Heidegger riferisce, fu un compagno nella sua ricerca: Martin Lutero. Ripercorrendo i punti di contatto fra l’opera del giovane Heidegger con quella di Lutero, intendo mettere in evidenza come il rapporto di Heidegger con l’etica, ovverosia con la presenza di una chiara dimensione valutativa coniugata con un radicale e sistematico rifiuto di qualsiasi dimensione normativa, debba essere ricondotto all’origine teologica (26) del pensiero di Heidegger e soprattutto al suo fertile dialogo con l’opera del giovane Lutero. È a partire dal confronto con le fonti filosofiche e neotestamentarie (27) in cui si radica l’analitica esistenziale che si proverĂ  a contestualizzare sia la dimensione pratica dell’analitica esistenziale sia i suoi limiti. Nonostante, infatti, i concetti utilizzati come base per la comprensione dell’esistenza siano privati del loro contenuto e siano assunti nella loro struttura come “indicazioni formali“, essi, al di lĂ  delle intenzioni dell’autore, conservano - per usare un’espressione dello stesso, “una traccia della loro provenienza“ (28). Impostando il suo discorso intorno all’esistenza, Heidegger dichiara di voler evitare che “l’interpretazione ontologica“ dell’esserci sia dedotta da “una possibile idea concreta di esistenza“ (29). CiĂČ nonostante si trova ad affermare in conclusione della sua analisi che “il fatto“ che l’interpretazione dell’esistenza trovi il proprio filo conduttore in “un’idea dell’esistenza in generale ‘presupposta’ come tale“ (30) o che “a base dell’interpretazione ontologica dell’esistenza dell’Esserci“ ci sia “un ideale concreto dell’Esserci“ “!non solo non deve nĂ© essere negato nĂ© ammesso a denti stretti, ma deve essere compreso ed elaborato nella sua necessitĂ  positiva a partire dall’oggetto tematico della ricerca stessa“ (31). Heidegger precisa tale questione in questi termini: Dove mai l’interpretazione trova il proprio filo conduttore se non in un’idea dell’esistenza in generale ‘presupposta’ come tale? Come sono regolati i passi dell’analisi della quotidianitĂ  inautentica se non attraverso un concetto di esistenza presupposta? E quando diciamo che l’Esserci Ăš ‘deiettivo’ e che l’autenticitĂ  del suo poter-essere deve essere strappata a questo ente contro la tendenza del suo essere, da quale punto di vista facciamo questa affermazione? Tutto non Ăš giĂ  illuminato, benchĂ© indistintamente, dalla luce dell’idea di esistenza che abbiamo ‘presupposta’ (32). Egli Ăš quindi consapevole che “quest’idea dell’esistenza, formale ed esistentivamente non obbligatoria, porta giĂ  in sĂ© un ‘contenuto’ ontologico determinato benchĂ© non chiarito” (33). Nella consapevolezza che “la filosofia non debba ripudiare i suoi ‘presupposti’, ma neppure limitarsi ad assumerli“ (34), Heidegger pertanto intende dirigere tutti i suoi sforzi per “inserirsi originariamente e recisamente [nel] ‘circolo’“ (35) che si instaura fra un’idea di esistenza presupposta e la sua dimensione di indicazione formale. È in questo circolo fra presupposizione dell’idea dell’esistenza e sua determinazione indicativo-formale che si apre lo spazio per la determinazione della dimensione pratica dell’analitica esistenziale. Heidegger stesso sembra fare un passo in questa direzione quando sottolinea come “l’oggetto tematico risulta artificiosamente e dogmaticamente amputato se si chiude ‘innanzi tutto’, in ‘un soggetto teoretico’, per integrarlo poi ‘dal punto di vista pratico’ con l’aggiunta di ‘un’etica’” (36). La risposta alla domanda: quando scriverĂ  un’etica, che un giovane studioso pose ad Heidegger subito dopo la pubblicazione di Essere e Tempo, come egli racconta, Ăš da cercare quindi nella circolaritĂ  della stessa analitica esistenziale. Non si tratta di integrare un’ontologia con un’etica, ma Ăš all’interno dell’esistenza, nella circolaritĂ  che si istaura fra formalitĂ  dei concetti esistenziali e precomprensione di un concreto ideale di esistenza che, da un lato, va cercata la dimensione etica del pensiero di Heidegger, dall’altro ne vanno individuati i limiti. (1) M. H EIDEGGER, Sein und Zeit, TĂŒbingen, Niemeyer, 1993 17, pp. 52-53; trad. it., a cura di P. Chiodi, Milano, Longanesi, 1976, p. 76. D’ora in poi: EeT. (2) EeT, p. 13; trad. it., p. 29. (3 ) Ibidem. (4 ) Ibidem. (5 ) Ibidem. (6 ) Ibidem. (7 ) Ibidem. (8) E. G RISEBACH, Gegenwart. Eine Kritische Ethik, WĂŒrzburg, Königshausen & Neumann, 2005. La tensione etico-pratica veniva messa in luce anche in una delle prime recensioni di Essere e Tempo: M. BECK, Referat und Kritik von Martin Heidegger: “Sein und Zeit” (Halle 1927), in „Philosophische Hefte“ (Berlin), 1 (1928), pp. 5-44. (9 ) Cfr. H. MARCUSE, FrĂŒhe AufsĂ€tze, nella seconda parte del primo volume degli Schriften, Frankfurt a. M., Suhrkamp, vol. I, 19812, pp. 347-468. Cfr. anche lÂŽepistolario fra Heidegger e Marcuse, pubblicato da M. CALLONI, L'epistolario Marcuse-Heidegger: 1947-1948, in „Fenomenologia e Società“, 1 (1989), pp. 165-173. Cfr. anche: Id., Le ragioni di Heidegger. 1948: La risposta a Marcuse, in „Fenomenologia e Società“, 1992, n. 3, pp. 189-192. Per una discussione di questo scambio epistolare cfr.: R. WOLIN, Introduction to Herbert Marcuse and Martin Heidegger: An Exchange of Letters, „German Critique“, 53 (Primavera 1991), pp. 19-27; Sul rapporto fra Marcuse e Heidegger un’interessante prospettiva Ă© offerta in: M. BERCIANO, Herbert Marcuse: el primer marxista heideggeriano, in „Pensamient“, 36 (1980), pp. 131-164. (10) La recezione di Heidegger in Francia Ă© molto importante per la questione dell’etica; cfr. D. JANICAUD, Heidegger en France, I e II, Paris, Albin Michel, 2001; A. RENAUT, Il caso Heidegger in Francia, in, F. Bianco (a cura di), Heidegger in discussione, Milano, Angeli, pp. 295-309; T. ROCKMORE, Heidegger and French philosophy. Humanism, antihumanism and being, Routledge, Ny, 1995. (11) G. GURVITCH, Les Tendances actuelles de la philosophie allemande, Paris, Vrin, 1930, p. 207. (12) Sul legame fra Esistenzialismo ed Etica si veda anche: O. F. BOLLNOW, Existentialismus und Ethik , in Die Sammlung 4 (1949), pp. 321-335; H. FAHRENBACH, Existenzphilosophie und Ethik, Frankfurt a. M., Klostermann, 1969, pp. 99-131; W. GENT, Existenzphilosophie und Ethik, in „Philosophische Studien“, Berlin 2 (1950/1951), pp. 126-136. L’attenzione di Heidegger a temi religiosi viene invece rilevata in SCHERWATZKY, Philosophie und Theologie: Gedanken zu Heideggers neuem Buch: Sein und Zeit, in „MonatsblĂ€tter fĂŒr den evangelischen Religionsunterricht“, 24 (1931), pp. 81-89; cfr. anche: O. DE BERRANGER, Être et Temps et la thĂ©ologie, in „Gregorianum“, 74 (1993), pp. 543-561; piĂș in generale su Esistenzialismo e teologia protestante si veda: E. PETERSON, Existentialismus und protestantische Theologie, in Id., Marginalien zur Theologie und andere Schriften, WĂŒrzburg, Echter, 1995, pp. 52-55. (13) J-P. SARTRE, Carnets de la drĂŽle de guerre: septembre 1939 - mars 1940 , a cura di A. ElkaĂŻm-Sartre, Paris, Gallimard, 1995. (14 ) Cfr. M. HEIDEGGER, Brief ĂŒber den Humanismus, Frankfurt a.M., Klostermann, 1991 9, p. 43; trad. it., a cura di F. Volpi, Lettera sull’Umanismo, Milano, Adelphi, 1995, p. 88. (15) Cfr. M. CALLONI, Heidegger e la filosofia pratica, in „Fenomenologia e Società“ 1989, n. 2, pp. 3-31; F. VOLPI, Tra Aristotele e Kant: orizzonti, prospettive e limiti del dibattito sulla “Riabilitazione della filosofia pratica”, in C.A. Viano (a cura di), Teorie etiche contemporanee, Bollati Borighieri, Torino, 19952, pp. 128-148. (16 ) Numerose sono le pubblicazioni sul rapporto di Heidegger con l’Etica e piĂč in generale con la Filosofia Pratica. Per un orientamento sull’ampio dibattito si vedano i volumi collettanei: A. GETHMANN-SIEFERT-O.PÖGGLER (a cura di), Heidegger und die Praktische Philosophie, Frankfurt a. M., Suhrkamp, 19892; P. DI GIOVANNI (a cura di), Heidegger e la filosofia pratica, Palermo, Flaccovio, 1994; A. ARDOVINO (a cura di), Heidegger e gli orizzonti della filosofia pratica: etica, estetica, politica, religione, Milano, Guerini, 2003. La questione dellÂŽetica in Heidegger Ăš stata posta anche nei seguenti testi: R. BRANDNER, Warum Heidegger keine Ethik geschrieben hat, Wien, Passagen-Verl., 1992; C. CASLA BIURRUN, Heidegger y la etica, in „Apuntes Filosoficos“, 16 (2000), pp. 71-84; E.L.CASTELLON, Dimensiones christianas de la etica de situacion, in, „Estudios FilsĂłficos“, 21 (1972), pp. 377-442; D.WEBB, Heidegger, ethics, and the practice of ontology, London, Continuum, 2009; A. FRANCO DE SÁ, Heidegger e a questĂŁo da Ă©tica:Entre as duas vias da questĂŁo do ser, in „Phainomenon: Revista de fenomenologia“, Lisboa, 5/6 (2002/2003), pp. 141-166; L. J. HATAB, Ethics and finitude: Heideggerian contributions to moral philosophy, Lanham, Rowman & Littlefield, 2000; G. HODGE, Heidegger and ethics, London, Routledge, 1995; A. ISAGA, Es posible hablar de una Ă©tica en Martin Heidegger?, in „Franciscanum“, Bogota, 6 (1964), pp. 48-56; A. JACOB, Heidegger e la questione etica, in F. Bianco (a cura di), Heidegger in discussione, Milano, Angeli, 1992, pp. 108-113; J. KREIML, Zwei Auffassungen des Ethischen bei Heidegger. Ein Vergleich von "Sein und Zeit" mit dem "Brief ĂŒber den Humanismus", Regensburg, Roderer, 1987; M. LEWIS, Heidegger and the place of ethics: being-with in the crossing of Heidegger's thought, London, Continuum, 2005; MAUER, Von Martin Heidegger zur praktischen Philosophie, in M. Riedel (a cura di), Rehabilitierung der praktischen Philosophie, Freiburg, Rombach, 1971, pp.415-454; D. MIYASAKI, A Ground for Ethics in Heidegger's Being and Time, in „Journal of the British Society for Phenomenology“, 38 (2007), pp. 261-278; A. MOLINARO, Heidegger e l'etica, in „Aquinas“, 2 (1977), pp. 238-254; R. E. MORANDI (a cura di), Heidegger e l’etica, in „Con-tratto“, 2,1/2, (1993), Padova, Il Poligrafo; E. S. NELSON, Heidegger and the questionability of the ethical, in „Studia phaenomenologica: Romanian journal for phenomenology“, Phenomenology and literature, 8 (2008), pp. 411-435; E. NICOLETTI, L'etica originaria in Martin Heidegger, in „Aquinas“, 25 (1982), pp. 479- 498; O. PÖGGELER, Die ethisch-politische Dimension der hermeneutischen Philosophie, in: GERDGÜNTHER GRAU (a cura di), Probleme der Ethik, Freiburg, Alber, 1972, pp. 45-81; G. PRAUS, Erkennen und Handeln in Heideggers “Sein und Zeit”, Freiburg i. Br., 1977; M. RECALCATI, Abitare nella legge dell’essere: Heidegger e l’etica, in Id., Abitare il desiderio. Sul senso dell’etica, Milano, Marcos y Marcos, 1991; B. SITTER, 'Sein und Zeit' als Theorie der Ethik, in „Philosophische Rundschau“, 16 (1969), pp. 273-281; T. STAEHLER, Unambiguous calling? Authenticity and ethics in Heidegger's Being and time, in „Journal of the British society for phenomenology“, 39 (2008), pp. 293-313; J. VAN BUREN, The Ethics of ‘Formale Anzeige’ in Heidegger, in „American Catholic Philosophical Quartley“ 69, (1995), pp. 157-170; F. VOLPI, L’etica rimossa di Heidegger, in „MicroMega“, 2 (1996), pp. 139-63; Id., L’etica dell’inesprimibile fra Wittgenstein e Heidegger, in „MicroMega“, 2 (1998), pp. 180-195; Id., È ancora possibile un'etica? Heidegger e la “filosofia pratica”, in „Acta philosophica“, 11 (2002), pp. 291-313; A. K. WUCHERER-HULDENFELD, Das ursprĂŒnglich Ethische im Ansatz von Heideggers "Sein und Zeit", in Orte des Schönen: PhĂ€nomenologische AnnĂ€herungen, a cura di R. Esterbauer, WĂŒrzburg, Königshausen & Neumann, 2003, pp. 217-237. (17) Cfr. a tale proposito B. RECKI, Kultur als Praxis. Eine EinfĂŒhrung in Ernst Cassirer Philosophie der symbolischen Formen, Berlin, Akademie Verlag, 2004. Nel tentativo di istituire un parallelo fra le implicazioni etiche del pensiero di Heidegger (o meglio la mancanza di tali implicazioni) e quelle del pensiero di Cassirer, l’autrice afferma: „Al lettore privo di pregiudizi appare chiaramente che sono i concetti fondamentali sistematici dell’analitica esistenziale in Essere e Tempo – Zuhandenheit, cura, coscienza, colpa, afferramento di possibilitĂ , progetto risolutezza- a far trasparire la colorazione pratica dell’intera esistenza umana“ (Ivi, p. 193). Questi concetti devono essere compresi al da lĂ  della distinzione di pratico e teoretico. Un autore tanto attento a questioni del linguaggio, avrebbe potuto scegliere secondo l’ autrice, espressioni meno ambigue. (18) A tale proposito mi permetto di rimandare al mio lavoro: Vita e Metodo nelle prime lezioni friburghesi di Martin Heidegger (1919-1923), Firenze, Le Cariti, 2008. (19) M. HEIDEGGER, PhĂ€nomenologische Interpretationen zu Aristoteles: Ausarbeitung fĂŒr die Marburger und die Göttinger Philosophische FakultĂ€t (1922), in Gesamtausgabe, vol. 62, a cura di G. Neumann, Frankfurt a.M., Klostermann, 2004, p. 368; trad. it., a cura di A.P. Ruoppo, Interpretazioni fenomenologiche di Aristotele: elaborazione per la facoltĂ  filosofiche di Marburgo e di Gottinga (1922), con un saggio di G. Figal, Napoli, Guida Ed., 2005, p. 36; d’ora in poi: NB. (20) Id., PhĂ€nomenologie der Anschauung und des Ausdrucks: Theorie der philosophischen Begriffsbildung, Frankfurt a. M., Klostermann, 1993, Gesamtausgabe, vol. 59, p. 91; d’ora in poi: HGA 59. (21) Ibidem. (22) Sul rapporto di Heidegger alla teologia e al cristianesimo si veda: A. A RDOVINO, " Quomodo ergo iustus dirigi potest, nisi in occulto?": Considerazioni di struttura sul rapporto tra fenomenologia e teologia in Heidegger (1919-1927), in „Rassegna di teologia“, 41 (2000), pp. 367-394; E. BRITO, Les thĂ©ologies de Heidegger, in „Revue thĂ©ologique de Louvain“, 27 (1996), pp. 432-461; Id., Heidegger et le christianisme, in „Revue de sciences philosophiques et thĂ©ologiques“, 1999, (83), pp. 241-272; P.BRKIC, Martin Heidegger und die Theologie. Ein Thema in dreifacher Fragestellung, Mainz, Matthias- GrĂŒnewald-Verl., 1994 (con una ricostruzione delle diverse linee interpretative e un’ampia bibliografia); E. CERASI, Heidegger e la teologia, in „Protestantesimo“, 60 (2005), Nr. 2, pp. 133-138; F. DASTUR, Heidegger et la thĂ©ologie, in „Revue philosophique de Louvain“, 92 (1994), pp. 226-245; E. CORETH, Filosofia e teologia in Heidegger, in „Rassegna di teologia“, 42 (2001), pp. 283-289; P. DE VITIIS, Heidegger e la filosofia della religione, in M. Olivetti, (a cura di), La recezione italiana di Heidegger, Padova, CEDAM, 1989, pp.181-202; Id., Il problema religioso in Heidegger, Roma, Bulz

    Multisite Photometry of the Pulsating Herbig Ae Star v346 Ori

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    The study of pulsation in Pre--Main--Sequence intermediate-mass stars represents an important tool for deriving information on fundamental stellar parameters and internal structure, as well as for testing current theoretical models. Interest in this class of variable stars has significantly increased during the last decade and about 30 members are presently known in the literature. AIMS: We have constructed the frequency spectrum of the oscillations in V346 Ori. We apply asteroseismic tools to these data to estimate the intrinsic parameters (mass, luminosity, effective temperature) of V346 Ori and to obtain information on its internal structure. METHODS: CCD time series photometry in the Johnson V filter has been obtained for a total of 145.7 h of observations distributed over 36 nights. The resulting light curves have been subjected to a detailed frequency analysis using updated numerical techniques. Photometric and spectroscopic data have also been acquired to determine reliable estimates of the stellar properties. RESULTS: We have identified 13 oscillation frequencies, 6 of which with higher significance. These have been compared with the predictions of non-radial adiabatic models. The resulting best fit model has a mass of 2.1±0.2 M⊙, luminosity logL/L⊙=1.37+0.11−0.13, and effective temperature 7300±200 K. These values are marginally consistent with the association of V346 Ori to Orion OB1a. Alternatively, V346 Ori could be placed at a slightly larger distance than previously estimated

    Oral autoimmune vesicobullous diseases: Classification, clinical presentations, molecular mechanisms, diagnostic algorithms, and management

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    Mucocutaneous blistering autoimmune diseases are a group of systemic, rare, chronic disorders characterized by humoral-mediated immunologic mechanisms against epithelial, basement membrane, and subepithelial tissues. Morbidity and mortality can be completely different among these diseases, with outcome being dependent on an early and accurate diagnosis, systemic comorbidities, and the patient's response to treatment. Definitive diagnosis is based on clinical and histopathologic findings. Because clinical presentations among these diseases are often similar, different immunofluorescence tests and ELISAs are used to confirm the specific diagnosis. Oral mucosa may often be the first site of clinical manifestation from which the disease spreads to other mucosal surfaces and skin. Thus, often dentists and oral medicine specialists may be the first to encounter patients with such diseases. In this review we discuss the most frequent autoimmune vesicobullous disorders, namely pemphigus vulgaris, mucous membrane pemphigoid, bullous pemphigoid, and linear IgA disease

    Essere e Tempo novanta anni dopo: attualità e inattualità dell’analitica esistenziale

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    [Italiano]: Articolandosi in tre sezioni: l’analitica esistenziale fra neokantismo, fenomenologia ed ermeneutica; etica, prassi, politica a partire da Essere e Tempo; confronti, approfondimenti, prospettive, questo volume collettaneo prova ad offrire un bilancio sull’attualitĂ  e inattualitĂ  dell’analitica esistenziale a Novata anni dalla pubblicazione di Essere e Tempo ispirandosi ad “un’ermeneutica della Sachlichkeit”. Autori provenienti da diversi contesti presentano l’analitica esistenziale nel contesto storico e teorico della sua prima formulazione, si interrogano sul complesso problema di una possibile prassi o di una possibile etica all’interno dell’ontologia heideggeriana e misurano l’impatto dell’analitica esistenziale su pensatori contemporanei. Ne emerge come, nonostante tutti i problemi e le domande aperte, sia grande «il debito del pensiero contemporaneo verso Heidegger e come sia importante conservare l’ereditĂ  del suo pensiero e della tradizione in cui si colloca, al di lĂ  di ogni falsa alternativa fra ingenua apologetica e critica radicale» /[English]:Divided into three sections: the existential analytics between neokantism, phenomenology and hermeneutics; ethics, praxis, politics starting from Being and Time; confrontations, deepening, perspectives, this collective volume, inspired by "a hermeneutics of Sachlichkeit", tries to offer a balance on the actuality and unactuality of existential analytics ninety years after publication of Being and Time. Authors from different contexts present the existential analytics in the historical and theoretical context of its first formulation, question the complex problem of a possible praxis or a possible ethics within Heideggerian ontology and measure the impact of existential analytics on contemporary thinkers. It emerges how, despite all the problems and open questions, "the debt of contemporary thought to Heidegger is great and how important it is to preserve the legacy of his thought and the tradition in which it is placed, beyond any false alternative between naive apologetics and radical criticism"

    Aporie dell’integrazione europea: tra universalismo umanitario e sovranismo

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    [Italiano]: Aporie dell’integrazione europea: tra universalismo umanitario e sovranismo Ăš frutto di un percorso di studio e di ricerca che ha coinvolto studiosi afferenti all’UniversitĂ  di Évora e al Centro de Investigação em CiĂȘncia PolĂ­tica (CICP) in Portogallo e studiosi del DSU della Federico II di Napoli e di altre prestigiose universitĂ  italiane. Il volume articolato in tre sezioni, affronta con un approccio interdisciplinare, la tensione tra l’universalismo – inteso tanto come principio filosofico proprio della tradizione culturale occidentale, quanto come principio giuridico-politico che Ăš alla base del processo di integrazione – e il principio di sovranitĂ  che invece tende a preservare l’autonomia politica degli stati all’interno del processo di integrazione. Contributi di: Peluso, Morfino, Cacciatore, Giannini, Rocha Chuna, Boemio, Basso, Amendola, Arienzo, TinĂš, Höbel Donato, D’Acunto ./[English]: Aperias of European integration: between humanitarian universalism and sovereignism is the result of a study and research process that involved researchers from the University of Évora and the Centro de Investigação em CiĂȘncia PolĂ­tica (CICP) in Portugal and scholars from the DSU of Federico II in Naples and other prestigious Italian universities. The book, divided into three sections, deals with the conflict between universalism - understood as a philosophical principle of the Western cultural tradition and as a juridical-political principle at the basis of the integration process - and the principle of sovereignty, which instead tends to preserve the political autonomy of states in the process of integration. Contributions by: Peluso, Morfino, Cacciatore, Giannini, Rocha Chuna, Boemio, Basso, Amendola, Arienzo, TinĂš, Höbel Donato, D'Acunto
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