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Paradigmatic Portraits from Weimar Germany: Martha Dix, Sylvia von Harden, and Anita Berber According to Otto Dix
Confounding Dystopian/Utopian Vision: Otto Dix, Walter Benjamin, and the Allegorical Mode
Much of Otto Dixâs (1891-1969) artistic practice reflects the traumatic effects of distinct socio-historical experiences: the brutality and inhumanity of the First World War, the depravities of a decadent Weimar society, the oppressive cultural policies of the Third Reich, the horrors of World War II, and the post-war division of Germany into two states, East and West. This paper explores Dixâs late works, considering his use of allegory following the National Socialistsâ rise to power and through the postwar period. In order to surmise the functional significance of allegory, it reads Dixâs paintings in light of Walter Benjaminâs (1892-1940) influential book, The Origin of German Tragic Drama (1925). Benjamin theorizes that allegory is not merely an âillustrative techniqueâ but rather âa form of expressionâ; it is not simply a representational mode of modernism but also a modern sensibility.[1] Allegory is both the literal and symbolic representation of subject matter that illustrates the chaotic present and attempts to identify the ideal future by referring to, and appropriating, the past.
Because Benjaminâs text is itself a commentary not only on baroque plays but also âon the state of emergency that marked modern Germany from 1918 onwards,â[2] that is, since it blurs the distinction between art and life, it can serve as an effective lens for a social-psychological character study of Dix. Many of the artistâs post-1933 paintings reveal his incongruous emotional state, echoing Benjaminâs dialectical sense of allegory as both a melancholic and redemptive mode. Perhaps they allude to Dixâs dystopian foresight about the devastation of humanity and culture to come, yet they can also be interpreted as his conviction in recovery. While at times doubtful of any transformation of contemporary social and political life, Dix maintained faith in the gradual fulfillment of his utopian vision.
[1] Walter Benjamin, The Origin of German Tragic Drama (New York: Verso, 1977), 162.
[2] Benjamin, The Origin of German Tragic Drama, 17
Lo standard di tutela del diritto di proprietĂ nel diritto internazionale e nella CEDU
Il presente lavoro si propone di indagare la disciplina del diritto di proprietĂ ed i relativi strumenti di tutela nei confronti, in particolare, delle misure di ingerenza statale. In ragione del carattere autoritativo degli atti pubblicistici e del corrispondente status di soggezione in cui versa il destinatario si impone l'opportunitĂ di individuare quali sono le condizioni - de iure condito e de iure condendo - che la pubblica autoritĂ deve rispettare ai fini dell'esercizio legittimo del proprio potere ablativo. A tal fine risulta necessario analizzare il contributo fornito dal diritto internazionale, nell'ambito del quale sono maturate dottrine e prassi tese al riconoscimento di un piĂč elevato standard di tutela in favore del diritto dominicale. Per tale motivo il lavoro prende le mosse dalla ricostruzione del diritto in parola nell'ordinamento internazionale e nei sistemi giuridici sovranazionali di carattere regionale maggiormente significativi. L'indagine si concentra, in particolare, sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, la quale ha contribuito ad elaborare una nozione ampia di proprietĂ nonchĂ© ad enucleare una serie di strumenti a presidio del destinatario di misure ablative. Nel prosieguo del lavoro si procede, pertanto, ad analizzare con spirito critico le fattispecie espropriative disciplinate nell'ordinamento interno, evidenziandone i profili di incompatibilitĂ con il sistema sovranazionale di matrice convenzionale, concentrando l'attenzione sulla cosiddetta "usucapione pubblica". Al fine di comprendere la concreta influenza del diritto europeo nell'ordinamento domestico si procede ad esaminarne il relativo meccanismo di adattamento. A conferma del rilievo del tema trattato le piĂč significative sentenze della Corte Costituzionale sul punto (sentt. nn. 348 e 349 del 2007, n. 49 del 2015) sono intervenute nell'ambito di controversie aventi ad oggetto la tutela del diritto di proprietĂ , delineando i rapporti intercorrenti tra il sistema normativo interno e sovranazionale. Uno dei punti maggiormente critici in materia concerne l'influenza della giurisprudenza di Strasburgo nei giudizi interni, ponendosi l'esigenza di comprendere se le relative statuizioni abbiano un diverso grado di persuasivitĂ in ragione dell'autorevolezza del collegio che in sede europea ha sancito il principio di diritto rilevante nei successivi giudizi domestici
Porto Oscillation Code (POSC)
The Porto Oscillation Code (POSC) has been developed in 1995 and improved
over the years, with the main goal of calculating linear adiabatic oscillations
for models of solar-type stars. It has also been used to estimate the
frequencies and eigenfunctions of stars from the pre-main sequence up to the
sub-giant phase, having a mass between 0.8 and 4 solar masses.
The code solves the linearised perturbation equations of adiabatic pulsations
for an equilibrium model using a second order numerical integration method. The
possibility of using Richardson extrapolation is implemented. Several options
for the surface boundary condition can be used. In this work we briefly review
the key ingredients of the calculations, namely the equations, the numerical
scheme and the output.Comment: Accepted for publication in Astrophysics and Space Science
L'etica della risolutezza: le radici luterane dell'analitica esistenziale
2009 - 2010Con la pubblicazione di Essere e Tempo nel 1927 Heidegger si poneva lâobiettivo di
riproporre la questione del senso dellâessere passando per lâesposizione preliminare
delle strutture dâessere di un ente particolare, lâEsserci, la cui essenza veniva
individuata nella capacitĂ di autocomprendersi. Egli assumeva come filo conduttore
dellâanalisi una definizione formale di tale esserci espressa nei termini che seguono:
LâEsserci Ăš un ente che, comprendendosi nel suo essere si rapporta a questo essere.[âŠ].
Lâesserci Ăš inoltre lâente che io stesso sempre sono. Lâessere-sempre-mio appartiene allâEsserci
esistente come condizione della possibilitĂ dellâautenticitĂ e dellâinautenticitĂ . LâEsserci esiste
sempre in uno di questi modi o nellâindifferenza modale rispetto ad essi (1).
Esplicitamente, nei paragrafi metodologici posti allâinizio di Essere e Tempo,
Heidegger individuava il compito dellâanalitica dellâesistenza in una âcomprensione
esistenzialeâ (2), ovverosia in una comprensione dellâ esistenzialitĂ dellâesistenza, e cioĂš di
ciĂČ che costituisce lâesistenza ontologicamente nella sua struttura. Nello stesso contesto,
egli distingueva altrettanto esplicitamente, tale comprensione da âuna comprensione
esistentivaâ (3), intesa come âla comprensione di se stesso che fa da guida allâesistenzaâ (4).
Solo questâultima riguarda âil problema dellâesistenzaâ (5), che Ăš da intendersi come âun
âaffareâ ontico dellâesserciâ (6 ) il quale ânon richiede la trasparenza teoretica della
struttura ontologica dellâesistenzaâ (7). Il tema dellâanalitica esistenziale invece era la
comprensione esistenziale e non esistentiva, quindi lâontologia e non lâetica.
Nonostante le sue dichiarazioni programmatiche, perĂČ, lâattenzione da Heidegger
dedicata alla dimensione concreta dellâesistenza e i toni con cui tale esistenza veniva
descritta fecero subito pensare ai suoi lettori ad unâopera dai forti connotati pratici.
TantâĂš che giĂ nel 1928, Eberhard Grisebach, nel suo testo Gegenwart. Eine Kritische
Ethik (8), assumeva lâanalitica esistenziale come modello di una filosofia morale e, nello
stesso anno, Herbert Marcuse, dopo essersi allontanato da Friburgo per lavorare in una
libreria di Berlino, vi ritornĂČ per studiare e lavorare fianco a fianco con Heidegger (9),
avendo colto in Essere e Tempo un vero e proprio ritorno della filosofia al concreto e
alla prassi. Anche il primo interprete francese (10), Georges Gurtvitch â presentando (11) in
un corso sulle tendenze attuali della filosofia tedesca, tenuto alla Sorbonne nel 1928,
Heidegger come âil filosofo piĂč ascoltato al giorno dâoggiâ, metteva in evidenza la forte
preoccupazione etica del suo pensiero, in grado di âdeformarne lâontologia generaleâ (12).
Ed Ăš per la saggezza, lâeroismo, addirittura, per una sorta di santitĂ che permetteva di
resistere agli eventi intravisti in questa filosofia che Sartre si era interessato ad essa,
comportandosi - secondo quanto egli stesso, nel 1940, annota nei Cahier de la drole de
guerre â âcome gli Ateniesi, i quali, dopo la morte di Alessandro, si allontanavano dalla
dottrina di Aristotele per avvicinarsi alle dottrine âpiĂč brutaliâ, ma âpiĂč totalitarieâ degli
Stoici o degli Epicurei dai quali apprendere lâarte del vivereâ (13). Heidegger stesso
racconta come, dopo la pubblicazione di Essere e Tempo, un giovane studioso gli avesse
chiesto quando avrebbe pubblicato unâetica (14). Non solo lâimmediata recezione di
Heidegger, ma anche lâimpatto esercitato dal suo pensiero sul piĂč lungo periodo
forniscono la prova della tensione pratica in esso presente: alla filosofia di Heidegger si
fa anche risalire quella riabilitazione della filosofia pratica che ha giocato un ruolo
fondamentale nel panorama filosofico tedesco negli anni Sessanta e Settanta del
Novecento (15).
PerchĂ©, nonostante Heidegger intendesse realizzare unâanalisi della struttura
ontologica dellâesistenza, in essa venne colta una dimensione pratica fino a suscitare nei
suoi lettori il desiderio di un completamento dellâanalisi esistenziale con la
formulazione di unâetica? Quale aspetto della sua filosofia ha innescato quel processo di
riabilitazione della filosofia pratica? Siamo di fronte ad un sistematico fraintendimento
dellâopera di Heidegger e della sua intenzione di formulare unâontologia fondamentale
partendo dallâanalisi dellâesistenza? E ammesso che di fraintendimento si tratti, quali
sono le motivazioni intrinseche che ne sono alla base? Cosa spinse i primi lettori di
Heidegger a considerare Essere e Tempo come una vera e propria opera di filosofia
morale, o a desiderare lâintegrazione dellâanalitica dellâesistenza con unâetica? E perchĂ©
i suoi ascoltatori declinarono il suo pensiero in chiave decisamente pratica? (16)
Basta solo sfogliare lâindice di Essere e Tempo per notare come Heidegger dedichi
ampio spazio a fenomeni come la coscienza, la risolutezza, la decisione, la colpa,
fenomeni che generalmente rientrano in ambito pratico (17). Non solo. Ad unâanalisi piĂč
approfondita risulta subito evidente che lâanalisi dellâesistenza non Ăš neutra, ma, anzi, Ăš
attraversata da una dimensione valutativa che si impone con forza, nonostante lâesplicita
intenzione di Heidegger a muoversi su un piano meramente ontologico.
Questa dimensione valutativa â questa lâipotesi che qui di seguito si intende
verificare â Ăš strettamente connessa con la concettualitĂ attraverso cui avviene la
comprensione e la descrizione dellâesistenza e con il modo in cui Heidegger perviene
alla formulazione di tale concettualitĂ .
La filosofia di Heidegger si radica nella crisi del Positivismo e nasce con lâobiettivo
di comprendere la vita come un intero nella sua motilitĂ e nella sua storicitĂ (18). Per
realizzare il suo programma filosofico Heidegger parte dalla particolare situazione della
filosofia a lui contemporanea che egli cosĂŹ descrive:
La filosofia della situazione attuale si muove ancora nella posizione dellâidea dellâuomo,
dellâideale di vita, delle rappresentazioni ontologiche, della vita umana, nelle diramazioni delle
esperienze fondamentali che si sono temporalizzate nellâetica greca e, soprattutto, nellâidea
cristiana dellâuomo e dellâesserci umano (19).
Data questa situazione, egli vede la ânecessitĂ di un confronto con la filosofia greca e
la deformazione dellâesistenza cristiana attraverso di essaâ (20), riproponendosi di trovare
in questo modo âla reale idea della filosofia cristianaâ, ovverosia âla strada verso una
teologia cristiana originaria â libera dalla grecitĂ â (21). Ă per dar voce a tale esigenza che
Heidegger intraprenderĂ quellâopera congiunta di distruzione della tradizione filosofica
greca e cristiana e di ripetizione critica di modelli esemplari in essa presenti le cui tracce
sono riscontrabili nella formulazione dellâanalitica esistenziale.
Ora, Ăš noto che Heidegger arrivĂČ ad una formulazione della concettualitĂ attraverso
un confronto con il proto-cristianesimo (22) di Paolo (23) e di Agostino (24), da un lato, e con la filosofia pratica di Aristotele (25) dallâaltro. Qui di seguito intendo compiere un ulteriore
passo indietro nella genealogia concettuale di Essere e Tempo, interrogandomi sul ruolo
che nellâanalitica esistenziale assume colui che, secondo quanto Heidegger riferisce, fu
un compagno nella sua ricerca: Martin Lutero. Ripercorrendo i punti di contatto fra
lâopera del giovane Heidegger con quella di Lutero, intendo mettere in evidenza come il
rapporto di Heidegger con lâetica, ovverosia con la presenza di una chiara dimensione
valutativa coniugata con un radicale e sistematico rifiuto di qualsiasi dimensione
normativa, debba essere ricondotto allâorigine teologica (26) del pensiero di Heidegger e
soprattutto al suo fertile dialogo con lâopera del giovane Lutero.
Ă a partire dal confronto con le fonti filosofiche e neotestamentarie (27) in cui si radica
lâanalitica esistenziale che si proverĂ a contestualizzare sia la dimensione pratica
dellâanalitica esistenziale sia i suoi limiti.
Nonostante, infatti, i concetti utilizzati come base per la comprensione dellâesistenza
siano privati del loro contenuto e siano assunti nella loro struttura come âindicazioni
formaliâ, essi, al di lĂ delle intenzioni dellâautore, conservano - per usare unâespressione
dello stesso, âuna traccia della loro provenienzaâ (28).
Impostando il suo discorso intorno allâesistenza, Heidegger dichiara di voler evitare
che âlâinterpretazione ontologicaâ dellâesserci sia dedotta da âuna possibile idea
concreta di esistenzaâ (29). CiĂČ nonostante si trova ad affermare in conclusione della sua
analisi che âil fattoâ che lâinterpretazione dellâesistenza trovi il proprio filo conduttore
in âunâidea dellâesistenza in generale âpresuppostaâ come taleâ (30) o che âa base
dellâinterpretazione ontologica dellâesistenza dellâEsserciâ ci sia âun ideale concreto
dellâEsserciâ â!non solo non deve nĂ© essere negato nĂ© ammesso a denti stretti, ma deve
essere compreso ed elaborato nella sua necessitĂ positiva a partire dallâoggetto tematico
della ricerca stessaâ (31). Heidegger precisa tale questione in questi termini:
Dove mai lâinterpretazione trova il proprio filo conduttore se non in unâidea dellâesistenza in
generale âpresuppostaâ come tale? Come sono regolati i passi dellâanalisi della quotidianitĂ
inautentica se non attraverso un concetto di esistenza presupposta? E quando diciamo che
lâEsserci Ăš âdeiettivoâ e che lâautenticitĂ del suo poter-essere deve essere strappata a questo ente
contro la tendenza del suo essere, da quale punto di vista facciamo questa affermazione? Tutto
non Ăš giĂ illuminato, benchĂ© indistintamente, dalla luce dellâidea di esistenza che abbiamo
âpresuppostaâ (32).
Egli Ăš quindi consapevole che âquestâidea dellâesistenza, formale ed esistentivamente
non obbligatoria, porta giĂ in sĂ© un âcontenutoâ ontologico determinato benchĂ© non
chiaritoâ (33). Nella consapevolezza che âla filosofia non debba ripudiare i suoi
âpresuppostiâ, ma neppure limitarsi ad assumerliâ (34), Heidegger pertanto intende dirigere
tutti i suoi sforzi per âinserirsi originariamente e recisamente [nel] âcircoloââ (35) che si
instaura fra unâidea di esistenza presupposta e la sua dimensione di indicazione formale.
Ă in questo circolo fra presupposizione dellâidea dellâesistenza e sua determinazione
indicativo-formale che si apre lo spazio per la determinazione della dimensione pratica
dellâanalitica esistenziale. Heidegger stesso sembra fare un passo in questa direzione
quando sottolinea come âlâoggetto tematico risulta artificiosamente e dogmaticamente
amputato se si chiude âinnanzi tuttoâ, in âun soggetto teoreticoâ, per integrarlo poi âdal
punto di vista praticoâ con lâaggiunta di âunâeticaââ (36).
La risposta alla domanda: quando scriverĂ unâetica, che un giovane studioso pose ad
Heidegger subito dopo la pubblicazione di Essere e Tempo, come egli racconta, Ăš da
cercare quindi nella circolaritĂ della stessa analitica esistenziale. Non si tratta di
integrare unâontologia con unâetica, ma Ăš allâinterno dellâesistenza, nella circolaritĂ che
si istaura fra formalitĂ dei concetti esistenziali e precomprensione di un concreto ideale
di esistenza che, da un lato, va cercata la dimensione etica del pensiero di Heidegger,
dallâaltro ne vanno individuati i limiti.
(1) M. H EIDEGGER, Sein und Zeit, TĂŒbingen, Niemeyer, 1993 17, pp. 52-53; trad. it., a cura di P. Chiodi,
Milano, Longanesi, 1976, p. 76. Dâora in poi: EeT.
(2) EeT, p. 13; trad. it., p. 29.
(3 ) Ibidem.
(4 ) Ibidem.
(5 ) Ibidem.
(6 ) Ibidem.
(7 ) Ibidem.
(8) E. G RISEBACH, Gegenwart. Eine Kritische Ethik, WĂŒrzburg, Königshausen & Neumann, 2005. La
tensione etico-pratica veniva messa in luce anche in una delle prime recensioni di Essere e Tempo: M.
BECK, Referat und Kritik von Martin Heidegger: âSein und Zeitâ (Halle 1927), in âPhilosophische
Hefteâ (Berlin), 1 (1928), pp. 5-44.
(9 ) Cfr. H. MARCUSE, FrĂŒhe AufsĂ€tze, nella seconda parte del primo volume degli Schriften, Frankfurt a.
M., Suhrkamp, vol. I, 19812, pp. 347-468. Cfr. anche lÂŽepistolario fra Heidegger e Marcuse, pubblicato
da M. CALLONI, L'epistolario Marcuse-Heidegger: 1947-1948, in âFenomenologia e SocietĂ â, 1 (1989),
pp. 165-173. Cfr. anche: Id., Le ragioni di Heidegger. 1948: La risposta a Marcuse, in âFenomenologia
e SocietĂ â, 1992, n. 3, pp. 189-192. Per una discussione di questo scambio epistolare cfr.: R. WOLIN,
Introduction to Herbert Marcuse and Martin Heidegger: An Exchange of Letters, âGerman Critiqueâ, 53
(Primavera 1991), pp. 19-27;
Sul rapporto fra Marcuse e Heidegger unâinteressante prospettiva Ă© offerta in: M. BERCIANO, Herbert
Marcuse: el primer marxista heideggeriano, in âPensamientâ, 36 (1980), pp. 131-164.
(10) La recezione di Heidegger in Francia Ă© molto importante per la questione dellâetica; cfr. D. JANICAUD,
Heidegger en France, I e II, Paris, Albin Michel, 2001; A. RENAUT, Il caso Heidegger in Francia, in, F.
Bianco (a cura di), Heidegger in discussione, Milano, Angeli, pp. 295-309; T. ROCKMORE, Heidegger
and French philosophy. Humanism, antihumanism and being, Routledge, Ny, 1995.
(11) G. GURVITCH, Les Tendances actuelles de la philosophie allemande, Paris, Vrin, 1930, p. 207.
(12) Sul legame fra Esistenzialismo ed Etica si veda anche: O. F. BOLLNOW, Existentialismus und Ethik , in
Die Sammlung 4 (1949), pp. 321-335; H. FAHRENBACH, Existenzphilosophie und Ethik, Frankfurt a. M.,
Klostermann, 1969, pp. 99-131; W. GENT, Existenzphilosophie und Ethik, in âPhilosophische Studienâ,
Berlin 2 (1950/1951), pp. 126-136. Lâattenzione di Heidegger a temi religiosi viene invece rilevata in
SCHERWATZKY, Philosophie und Theologie: Gedanken zu Heideggers neuem Buch: Sein und Zeit, in
âMonatsblĂ€tter fĂŒr den evangelischen Religionsunterrichtâ, 24 (1931), pp. 81-89; cfr. anche: O. DE
BERRANGER, Ătre et Temps et la thĂ©ologie, in âGregorianumâ, 74 (1993), pp. 543-561; piĂș in generale
su Esistenzialismo e teologia protestante si veda: E. PETERSON, Existentialismus und protestantische
Theologie, in Id., Marginalien zur Theologie und andere Schriften, WĂŒrzburg, Echter, 1995, pp. 52-55.
(13) J-P. SARTRE, Carnets de la drĂŽle de guerre: septembre 1939 - mars 1940 , a cura di A. ElkaĂŻm-Sartre,
Paris, Gallimard, 1995.
(14 ) Cfr. M. HEIDEGGER, Brief ĂŒber den Humanismus, Frankfurt a.M., Klostermann, 1991 9, p. 43; trad. it.,
a cura di F. Volpi, Lettera sullâUmanismo, Milano, Adelphi, 1995, p. 88.
(15) Cfr. M. CALLONI, Heidegger e la filosofia pratica, in âFenomenologia e SocietĂ â 1989, n. 2, pp. 3-31;
F. VOLPI, Tra Aristotele e Kant: orizzonti, prospettive e limiti del dibattito sulla âRiabilitazione della
filosofia praticaâ, in C.A. Viano (a cura di), Teorie etiche contemporanee, Bollati Borighieri, Torino,
19952, pp. 128-148.
(16 ) Numerose sono le pubblicazioni sul rapporto di Heidegger con lâEtica e piĂč in generale con la
Filosofia Pratica. Per un orientamento sullâampio dibattito si vedano i volumi collettanei: A.
GETHMANN-SIEFERT-O.PĂGGLER (a cura di), Heidegger und die Praktische Philosophie, Frankfurt a. M.,
Suhrkamp, 19892; P. DI GIOVANNI (a cura di), Heidegger e la filosofia pratica, Palermo, Flaccovio,
1994; A. ARDOVINO (a cura di), Heidegger e gli orizzonti della filosofia pratica: etica, estetica, politica,
religione, Milano, Guerini, 2003. La questione dellÂŽetica in Heidegger Ăš stata posta anche nei seguenti
testi: R. BRANDNER, Warum Heidegger keine Ethik geschrieben hat, Wien, Passagen-Verl., 1992; C.
CASLA BIURRUN, Heidegger y la etica, in âApuntes Filosoficosâ, 16 (2000), pp. 71-84; E.L.CASTELLON,
Dimensiones christianas de la etica de situacion, in, âEstudios FilsĂłficosâ, 21 (1972), pp. 377-442;
D.WEBB, Heidegger, ethics, and the practice of ontology, London, Continuum, 2009; A. FRANCO DE SĂ,
Heidegger e a questĂŁo da Ă©tica:Entre as duas vias da questĂŁo do ser, in âPhainomenon: Revista de
fenomenologiaâ, Lisboa, 5/6 (2002/2003), pp. 141-166; L. J. HATAB, Ethics and finitude: Heideggerian
contributions to moral philosophy, Lanham, Rowman & Littlefield, 2000; G. HODGE, Heidegger and
ethics, London, Routledge, 1995; A. ISAGA, Es posible hablar de una Ă©tica en Martin Heidegger?, in
âFranciscanumâ, Bogota, 6 (1964), pp. 48-56; A. JACOB, Heidegger e la questione etica, in F. Bianco (a
cura di), Heidegger in discussione, Milano, Angeli, 1992, pp. 108-113; J. KREIML, Zwei Auffassungen
des Ethischen bei Heidegger. Ein Vergleich von "Sein und Zeit" mit dem "Brief ĂŒber den Humanismus",
Regensburg, Roderer, 1987; M. LEWIS, Heidegger and the place of ethics: being-with in the crossing of
Heidegger's thought, London, Continuum, 2005; MAUER, Von Martin Heidegger zur praktischen
Philosophie, in M. Riedel (a cura di), Rehabilitierung der praktischen Philosophie, Freiburg, Rombach,
1971, pp.415-454; D. MIYASAKI, A Ground for Ethics in Heidegger's Being and Time, in âJournal of the
British Society for Phenomenologyâ, 38 (2007), pp. 261-278; A. MOLINARO, Heidegger e l'etica, in
âAquinasâ, 2 (1977), pp. 238-254; R. E. MORANDI (a cura di), Heidegger e lâetica, in âCon-trattoâ, 2,1/2,
(1993), Padova, Il Poligrafo; E. S. NELSON, Heidegger and the questionability of the ethical, in âStudia
phaenomenologica: Romanian journal for phenomenologyâ, Phenomenology and literature, 8 (2008),
pp. 411-435; E. NICOLETTI, L'etica originaria in Martin Heidegger, in âAquinasâ, 25 (1982), pp. 479-
498; O. PĂGGELER, Die ethisch-politische Dimension der hermeneutischen Philosophie, in: GERDGĂNTHER
GRAU (a cura di), Probleme der Ethik, Freiburg, Alber, 1972, pp. 45-81; G. PRAUS, Erkennen
und Handeln in Heideggers âSein und Zeitâ, Freiburg i. Br., 1977; M. RECALCATI, Abitare nella legge
dellâessere: Heidegger e lâetica, in Id., Abitare il desiderio. Sul senso dellâetica, Milano, Marcos y
Marcos, 1991; B. SITTER, 'Sein und Zeit' als Theorie der Ethik, in âPhilosophische Rundschauâ, 16
(1969), pp. 273-281; T. STAEHLER, Unambiguous calling? Authenticity and ethics in Heidegger's Being
and time, in âJournal of the British society for phenomenologyâ, 39 (2008), pp. 293-313; J. VAN BUREN,
The Ethics of âFormale Anzeigeâ in Heidegger, in âAmerican Catholic Philosophical Quartleyâ 69,
(1995), pp. 157-170; F. VOLPI, Lâetica rimossa di Heidegger, in âMicroMegaâ, 2 (1996), pp. 139-63; Id.,
Lâetica dellâinesprimibile fra Wittgenstein e Heidegger, in âMicroMegaâ, 2 (1998), pp. 180-195; Id., Ă
ancora possibile un'etica? Heidegger e la âfilosofia praticaâ, in âActa philosophicaâ, 11 (2002), pp.
291-313; A. K. WUCHERER-HULDENFELD, Das ursprĂŒnglich Ethische im Ansatz von Heideggers "Sein
und Zeit", in Orte des Schönen: PhĂ€nomenologische AnnĂ€herungen, a cura di R. Esterbauer, WĂŒrzburg,
Königshausen & Neumann, 2003, pp. 217-237.
(17) Cfr. a tale proposito B. RECKI, Kultur als Praxis. Eine EinfĂŒhrung in Ernst Cassirer Philosophie der
symbolischen Formen, Berlin, Akademie Verlag, 2004. Nel tentativo di istituire un parallelo fra le
implicazioni etiche del pensiero di Heidegger (o meglio la mancanza di tali implicazioni) e quelle del
pensiero di Cassirer, lâautrice afferma: âAl lettore privo di pregiudizi appare chiaramente che sono i
concetti fondamentali sistematici dellâanalitica esistenziale in Essere e Tempo â Zuhandenheit, cura,
coscienza, colpa, afferramento di possibilitĂ , progetto risolutezza- a far trasparire la colorazione pratica
dellâintera esistenza umanaâ (Ivi, p. 193). Questi concetti devono essere compresi al da lĂ della
distinzione di pratico e teoretico. Un autore tanto attento a questioni del linguaggio, avrebbe potuto
scegliere secondo lâ autrice, espressioni meno ambigue.
(18) A tale proposito mi permetto di rimandare al mio lavoro: Vita e Metodo nelle prime lezioni friburghesi di
Martin Heidegger (1919-1923), Firenze, Le Cariti, 2008.
(19) M. HEIDEGGER, PhĂ€nomenologische Interpretationen zu Aristoteles: Ausarbeitung fĂŒr die Marburger
und die Göttinger Philosophische FakultÀt (1922), in Gesamtausgabe, vol. 62, a cura di G. Neumann,
Frankfurt a.M., Klostermann, 2004, p. 368; trad. it., a cura di A.P. Ruoppo, Interpretazioni
fenomenologiche di Aristotele: elaborazione per la facoltĂ filosofiche di Marburgo e di Gottinga (1922),
con un saggio di G. Figal, Napoli, Guida Ed., 2005, p. 36; dâora in poi: NB.
(20) Id., PhÀnomenologie der Anschauung und des Ausdrucks: Theorie der philosophischen
Begriffsbildung, Frankfurt a. M., Klostermann, 1993, Gesamtausgabe, vol. 59, p. 91; dâora in poi: HGA
59.
(21) Ibidem.
(22) Sul rapporto di Heidegger alla teologia e al cristianesimo si veda: A. A RDOVINO, " Quomodo ergo
iustus dirigi potest, nisi in occulto?": Considerazioni di struttura sul rapporto tra fenomenologia e
teologia in Heidegger (1919-1927), in âRassegna di teologiaâ, 41 (2000), pp. 367-394; E. BRITO, Les
thĂ©ologies de Heidegger, in âRevue thĂ©ologique de Louvainâ, 27 (1996), pp. 432-461; Id., Heidegger et
le christianisme, in âRevue de sciences philosophiques et thĂ©ologiquesâ, 1999, (83), pp. 241-272;
P.BRKIC, Martin Heidegger und die Theologie. Ein Thema in dreifacher Fragestellung, Mainz, Matthias-
GrĂŒnewald-Verl., 1994 (con una ricostruzione delle diverse linee interpretative e unâampia bibliografia);
E. CERASI, Heidegger e la teologia, in âProtestantesimoâ, 60 (2005), Nr. 2, pp. 133-138; F. DASTUR,
Heidegger et la thĂ©ologie, in âRevue philosophique de Louvainâ, 92 (1994), pp. 226-245; E. CORETH,
Filosofia e teologia in Heidegger, in âRassegna di teologiaâ, 42 (2001), pp. 283-289; P. DE VITIIS,
Heidegger e la filosofia della religione, in M. Olivetti, (a cura di), La recezione italiana di Heidegger,
Padova, CEDAM, 1989, pp.181-202; Id., Il problema religioso in Heidegger, Roma, Bulz
Multisite Photometry of the Pulsating Herbig Ae Star v346 Ori
The study of pulsation in Pre--Main--Sequence intermediate-mass stars represents an important tool for deriving information on fundamental stellar parameters and internal structure, as well as for testing current theoretical models. Interest in this class of variable stars has significantly increased during the last decade and about 30 members are presently known in the literature. AIMS: We have constructed the frequency spectrum of the oscillations in V346 Ori. We apply asteroseismic tools to these data to estimate the intrinsic parameters (mass, luminosity, effective temperature) of V346 Ori and to obtain information on its internal structure. METHODS: CCD time series photometry in the Johnson V filter has been obtained for a total of 145.7 h of observations distributed over 36 nights. The resulting light curves have been subjected to a detailed frequency analysis using updated numerical techniques. Photometric and spectroscopic data have also been acquired to determine reliable estimates of the stellar properties. RESULTS: We have identified 13 oscillation frequencies, 6 of which with higher significance. These have been compared with the predictions of non-radial adiabatic models. The resulting best fit model has a mass of 2.1±0.2 Mâ, luminosity logL/Lâ=1.37+0.11â0.13, and effective temperature 7300±200 K. These values are marginally consistent with the association of V346 Ori to Orion OB1a. Alternatively, V346 Ori could be placed at a slightly larger distance than previously estimated
Oral autoimmune vesicobullous diseases: Classification, clinical presentations, molecular mechanisms, diagnostic algorithms, and management
Mucocutaneous blistering autoimmune diseases are a group of systemic, rare, chronic disorders characterized by humoral-mediated immunologic mechanisms against epithelial, basement membrane, and subepithelial tissues. Morbidity and mortality can be completely different among these diseases, with outcome being dependent on an early and accurate diagnosis, systemic comorbidities, and the patient's response to treatment. Definitive diagnosis is based on clinical and histopathologic findings. Because clinical presentations among these diseases are often similar, different immunofluorescence tests and ELISAs are used to confirm the specific diagnosis. Oral mucosa may often be the first site of clinical manifestation from which the disease spreads to other mucosal surfaces and skin. Thus, often dentists and oral medicine specialists may be the first to encounter patients with such diseases. In this review we discuss the most frequent autoimmune vesicobullous disorders, namely pemphigus vulgaris, mucous membrane pemphigoid, bullous pemphigoid, and linear IgA disease
Essere e Tempo novanta anni dopo: attualitĂ e inattualitĂ dellâanalitica esistenziale
[Italiano]: Articolandosi in tre sezioni: lâanalitica esistenziale fra neokantismo, fenomenologia ed ermeneutica; etica, prassi, politica a partire da Essere e Tempo; confronti, approfondimenti, prospettive, questo volume collettaneo prova ad offrire un bilancio sullâattualitĂ e inattualitĂ dellâanalitica esistenziale a Novata anni dalla pubblicazione di Essere e Tempo ispirandosi ad âunâermeneutica della Sachlichkeitâ. Autori provenienti da diversi contesti presentano lâanalitica esistenziale nel contesto storico e teorico della sua prima formulazione, si interrogano sul complesso problema di una possibile prassi o di una possibile etica allâinterno dellâontologia heideggeriana e misurano lâimpatto dellâanalitica esistenziale su pensatori contemporanei. Ne emerge come, nonostante tutti i problemi e le domande aperte, sia grande «il debito del pensiero contemporaneo verso Heidegger e come sia importante conservare lâereditĂ del suo pensiero e della tradizione in cui si colloca, al di lĂ di ogni falsa alternativa fra ingenua apologetica e critica radicale» /[English]:Divided into three sections: the existential analytics between neokantism, phenomenology and hermeneutics; ethics, praxis, politics starting from Being and Time; confrontations, deepening, perspectives, this collective volume, inspired by "a hermeneutics of Sachlichkeit", tries to offer a balance on the actuality and unactuality of existential analytics ninety years after publication of Being and Time. Authors from different contexts present the existential analytics in the historical and theoretical context of its first formulation, question the complex problem of a possible praxis or a possible ethics within Heideggerian ontology and measure the impact of existential analytics on contemporary thinkers. It emerges how, despite all the problems and open questions, "the debt of contemporary thought to Heidegger is great and how important it is to preserve the legacy of his thought and the tradition in which it is placed, beyond any false alternative between naive apologetics and radical criticism"
Aporie dellâintegrazione europea: tra universalismo umanitario e sovranismo
[Italiano]: Aporie dellâintegrazione europea: tra universalismo umanitario e sovranismo Ăš frutto di un percorso di studio e di ricerca che ha coinvolto studiosi afferenti allâUniversitĂ di Ăvora e al Centro de Investigação em CiĂȘncia PolĂtica (CICP) in Portogallo e studiosi del DSU della Federico II di Napoli e di altre prestigiose universitĂ italiane. Il volume articolato in tre sezioni, affronta con un approccio interdisciplinare, la tensione tra lâuniversalismo â inteso tanto come principio filosofico proprio della tradizione culturale occidentale, quanto come principio giuridico-politico che Ăš alla base del processo di integrazione â e il principio di sovranitĂ che invece tende a preservare lâautonomia politica degli stati allâinterno del processo di integrazione. Contributi di: Peluso, Morfino, Cacciatore, Giannini, Rocha Chuna, Boemio, Basso, Amendola, Arienzo, TinĂš, Höbel Donato, DâAcunto
./[English]: Aperias of European integration: between humanitarian universalism and sovereignism is the result of a study and research process that involved researchers from the University of Ăvora and the Centro de Investigação em CiĂȘncia PolĂtica (CICP) in Portugal and scholars from the DSU of Federico II in Naples and other prestigious Italian universities. The book, divided into three sections, deals with the conflict between universalism - understood as a philosophical principle of the Western cultural tradition and as a juridical-political principle at the basis of the integration process - and the principle of sovereignty, which instead tends to preserve the political autonomy of states in the process of integration. Contributions by: Peluso, Morfino, Cacciatore, Giannini, Rocha Chuna, Boemio, Basso, Amendola, Arienzo, TinĂš, Höbel Donato, D'Acunto
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