322 research outputs found

    The role of science centres and museums in the dialogue between science and society

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    In a meta-analysis carried out in 2002, the two main associations of science centres and museums (ASTC, mainly US-centered, and ECSITE, mainly European) gathered all studies analysing the impact of science centres and museums on their local communities1. Four types of impact were identified: personal, social, political and economical. It was noticed that the vast majority of studies concentrated on the personal impact (that is, learning outcome, visitor satisfaction, etc.), while the latter three were largely neglected. The very fact of pointing this out, and many recent experiences - some of which are included in this commentary - show that there is now a shift of attention

    L'Art com a font de creativitat

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    Abstract not availabl

    Moving forward, looking back

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    This issue sees the implementation of new designs for the JCOM website and articles and there are plans for further updates over the next year. In a recent survey, we have explored readers opinions of the journal with a view to introducing improvements. Your interests are diverse, which is not surprising for a field which ranges from books and print media, to museums and interactive technologies. We are also reviewing our peer review process to ensure that it meets the needs of our authors

    Congenital Chagas disease in a Bolivian newborn in Bergamo (Italy)

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    Chagas disease (CD) is an uncommon disease in Europe. Its epidemiology has changed because of mass migration from Latin America to Europe. Herein we describe a congenital case of CD in a Bolivian newborn in Bergamo, the main city of residence for the Bolivian community in Italy. At delivery, serological analyses evidenced IgG antibodies against Trypanosoma cruzi both in the child and mother, as expected. Hemoscopic analyses on peripheral blood were repeatedly negative during the first months of life. Eventually, thanks to T. cruzi Real Time polymerase chain reaction (RT-PCR) positivity on peripheral blood and development of progressive anemia in the following weeks, congenital Chagas disease was diagnosed and benznidazole-based therapy started. A progressive antibodies' index decrease was observed till negativity (306 days apart). RT-PCR was negative at the end of treatment. Our case is instructive and management of congenital CD is discussed from the perspective of a non-endemic country

    Education and science museums. Reflections in Italy and on Italy

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    The educational function of science museums was born with the first naturalistic collections ever, flourished in 16th-century Italy. The pedagogic thought and the educational experimentations carried out in approximately five century of history have allowed the educational mission of museums to acquire many different facets, drawing a task having an increasingly higher and complex social value. Recent publications explore these new meanings of an old role

    [11C]-choline PET/CT in imaging locally advanced prostate cancer

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    PET Imaging with [11C]-choline has become a useful tool in the investigation of prostate cancer, with as main application the assessment of previously treated patients presenting with rising PSA and negative conventional imaging procedures. In this case report we describe [11C]-choline PET/CT findings in a patient with a locally advanced cancer, which could be successfully identified thanks to the early image acquisition and the delayed urinary excretion of the carbon-11 labeled tracer. Nuclear Med Rev 2011; 14, 2: 118–11

    Report dei seminari del 20-21 ottobre 2010, 19-20 maggio 2011, 20-21 giugno 2011

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    Questo report descrive il lavoro del seminario del 20-21 giugno 2011, che grazie alla produttiva collaborazione dei partecipanti, ci ha permesso di avere un’idea complessiva e approfondita delle attività di comunicazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), delle criticità a esse connesse, e del loro possibile sviluppo coordinato nel quadro di un piano di comunicazione a medio termine. Gli incontri precedenti di maggio 2011 e ottobre 2010, e la visione di molti dei materiali prodotti da INGV in questi ultimi anni, hanno completato il quadro. L’INGV è sempre stato molto attivo nella comunicazione della scienza rivolta a pubblici di ogni genere. L’Istituto, infatti, nella sua sede di Roma ma anche nelle sezioni presenti in altre città e nelle sedi distaccate produce pubblicazioni e materiali video e multimediali; organizza programmi didattici; produce mostre interattive e gestisce collezioni museali; è spesso presente nei media, non solo in tempi di emergenza ecc. A questo si aggiunge il lavoro dell’ufficio stampa, che è uno degli elementi che compongono l’immagine pubblica di un ente e contribuiscono a farne conoscere la vita e i risultati. Come in quasi tutti gli altri istituti di ricerca italiani, data la relativa giovinezza della comunicazione della scienza come campo di intervento professionale, le diverse attività sono nate in tempi diversi e grazie al lavoro di gruppi diversi cosicché, pur nella ricchezza delle offerte, si percepisce la mancanza di una gestione coordinata, che permetterebbe invece di ottenere maggiore impatto e contemporaneamente una gestione più efficace delle risorse. È chiaro che l’attuale mole di lavoro, ma anche quella che può prevedersi nel futuro, richiede l’impegno a tempo pieno di alcune persone, ma anche il contributo di molte altre, che dedicano solo parte del loro tempo per fornire contenuti e materiali, controllare la correttezza scientifica di contenuti, incontrare i media o il pubblico ecc. Inoltre coordinamento significa anche presentare un’immagine coerente dell’Ente, che oggi non traspare appieno; un vero e proprio brand (che significa nello stesso tempo marchio e stile) riconoscibile in ogni prodotto e attività, con un conseguente effetto di accumulo e di moltiplicazione dell’impatto in termini di conoscenza e fiducia. Un brand preciso, che accompagni una diffusa consapevolezza della natura e dei compiti dell’Istituto, è reso indispensabile anche dalla necessità di differenziarlo da altri enti che si muovono nel medesimo ambito, primo fra tutti il Dipartimento della Protezione Civile. La comunicazione dell’Istituto è resa più difficile (ma nel contempo più necessaria, anzi di importanza nazionale) dalla necessità di muoversi secondo due principali binari: Da un lato ci sono le attività che potremmo dire dei “tempi di pace”: in assenza di crisi (quali eventi catastrofici) l’Istituto si impegna a promuovere una migliore cultura scientifica, anche in vista della convivenza con un rischio ambientale impossibile da eliminare. Dall’altro, nei “tempi di guerra”, ossia in presenza di eventi catastrofici in corso (ma anche della loro sola presenza mediatica) l’Istituto deve rispondere ai bisogni di informazione dei cittadini, ponendosi come fonte autorevole di conoscenze. Dato tutto ciò, occorrerebbe: Produrre un piano di comunicazione a breve e medio termine, che tenga presente obiettivi, pubblici, risorse e risultati attesi (e questo documento può offrire materiale per la discussione e la preparazione di tale piano) e una prima definizione del brand dell’Istituto e delle linee guida per la sua azione comunicativa. Disegnare una struttura unica per realizzare questo primo piano, come poi per valutarne i risultati e aggiornarlo periodicamente; una struttura forte perché organizzata in modo chiaro ma anche perché in possesso di linee guida condivise, e in questo modo capace di integrare i contributi di persone diverse in un unico sforzo coerente (si veda nelle conclusioni a pagina 29 una proposta di organigramma). Definire delle sotto strutture dedicate alle diverse aree di intervento, di cui l’ufficio stampa in senso tradizionale è solo una componente. Pur nella specificità degli ambiti, queste strutture dovranno essere capaci di dialogare e lavorare insieme quando determinati progetti lo richiedano (anche da qui la necessità di una direzione generale coerente). La struttura dovrebbe essere quindi organizzata per “dipartimenti” ma anche per progetti (ad esempio l’open day è un progetto a cui collaborano ufficio stampa, ufficio didattica ecc.). Preparare protocolli e linee guida che permettano di passare da un funzionamento “normale” a un funzionamento in tempi di emergenza, istituire cioè una vera e propria unità di crisi anche per i problemi della comunicazione (verso i media, tradizionali e non, ma anche direttamente verso le popolazione colpite). Mettere in atto dei processi di valutazione, in modo da poter periodicamente confrontare sforzi, obiettivi e risultati. Questi processi non devono essere visti come mero controllo, ma come modalità di riflessione e crescita, secondo cioè la logica delle formative evaluation, che sono uno strumento interno di lavoro e non già uno strumento esterno di giudizio. Citiamo in questo sommario anche tre idee forti, emerse durante il seminario di giugno, che potrebbero completare (ma in parte anche aiutare a riordinare) le attività di comunicazione dell’ente: La preparazione di protocolli e di linee guida per la comunicazione dell’Istituto in tempi di emergenza e in tempi “normali”, e la predisposizione di una unità di crisi anche per la comunicazione. Masterclass per giornalisti e operatori dei media. Dato il ruolo fondamentale che i giornalisti possono giocare ora come alleati, ma talvolta anche come avversari dell’Istituto (quando, ad esempio, alcuni hanno cavalcato l’affare Giuliani), instaurare un rapporto di fiducia e conoscenza più stretta con alcuni di questi, grazie a periodiche giornate di aggiornamento a loro dedicate, potrebbe rivestire un’importanza strategica. La giornata nazionale dei terremoti, un evento annuale, con grande rilevanza mediatica, che sulle orme dell’Open Day 2011 (ma anche delle omologhe iniziative straniere) permetta di costruire progressivamente una consapevolezza diffusa della mitigazione e della gestione del rischio. Infine vorremmo chiarire che questo lavoro di analisi e riflessione progettuale sulla comunicazione dell’istituto, a cui tutti i partecipanti agli incontri hanno contribuito con entusiasmo e competenza, non deve in alcun modo essere visto come una critica all’esistente, ma come la naturale evoluzione di un’area che dopo molti anni di attività proficua in situazioni anche difficili, grazie all’esperienza acquisita, può porsi obiettivi più ambiziosi

    L’imbrication heuristique entre terrain, recherche et enseignement

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    Introduction Notre contribution vise à mettre en exergue, à partir de la question du rapport à l’argent des assistantes sociales et assistants sociaux (AS) face à des situations de surendettement, la manière dont les expériences des professionnel•le•s de terrain, l’enseignement et la recherche se nourrissent mutuellement. Cet article veut ainsi souligner la richesse des apports professionnels et de recherche au développement de l’enseignement professionnel supérieur en montrant comment l’arti..

    Hypolimnetic withdrawal coupled with oxygenation as lake restoration measures : the successful case of Lake Varese (Italy)

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    Lake Varese is a relatively small lake, belonging to the drainage basin of lake Maggiore (northern Italy). It has had a long history (since 1960s) of water quality deterioration as the result of cultural eutrophication. In 1967 a restoration project was designed, including a sewerage network, an O-ring sewage diversion system, and a centralised wastewater treatment plant with phosphorus and nitrogen control. Since the 1990's, the lake has been the object of a cooperative research program supported by the European Commission, the Italian Ministry of the Environment, the Lombardy Region, and the Varese Province. The subsequent studies revealed that the lake responded to the decreased external nutrient loads. Besides, mathematical models predicted a rather long period (30 years) to attain the restoration goal, recognising the importance of internal P loading from sediments. Also, it was predicted that the application of in-lake measures would be beneficial in accelerating lake recovery. Recently, two measures have been suggested, i.e. hypolimnetic withdrawal in the deepest section (maximum depth: 26 m) and oxygenation in the shallower section, during summer stratification. Lake Varese constitutes the first case in Italy where in-lake methods are used to counteract the problems caused by excessive nutrient enrichment in a relative large system (lake surface: 14.52 km2). In this paper, preliminary results of the first two years of operation (2000/2001) are summarised. The results are greatly encouraging. Lake water quality characteristics are as follows: Secchi transparency increased from 3.2 m to 4.9 m; annual mean total P concentrations decreased from 180 mg/m3 to 70 mg/m3; average chlorophyll values decreased from 40 mg/m3 to 17 mg/m3; the frequency of nuisance algal blooms declined to half in comparison to the 1990's and the algal density declined by a factor of 4, and anoxia periods decreased in time and space. Moreover, it has been evaluated that nutrient loads from lake Varese, due to the selected water discharges, did not affect the total nutrient budget of lake Maggiore and the downstream water quality.El lago Varese es un lago relativamente pequeño, situado en la cuenca de drenaje del lago Maggiore (norte de Italia). Presenta una larga historia (desde los años 60) de degradación de la calidad del agua como resultado de una eutrofización cultural. En 1967 se diseñó un proyecto de restauración, incluyendo una red de alcantarillado, un sistema en anillo de desvío de aguas residuales, y una planta centralizada de tratamiento de aguas residuales con control de fósforo y nitrógeno. Desde los años 90, el lago ha sido objeto de un programa de cooperación científica financiado por la Comisión Europea, el Ministerio de Medio Ambiente de Italia, la Región de Lombardy y la provincia de Varese. Los estudios resultantes mostraron la respuesta del lago a la disminución de la carga de nutrientes externa. Además, los modelos matemáticos predijeron un período bastante largo (30 años) para lograr el objetivo de restauración, reconociendo la importancia de la carga interna de P de los sedimentos. También, se predijo que la aplicación de medidas en el propio lago sería beneficiosa en la aceleración de la recuperación del lago. Recientemente, se han propuesto dos medidas, i.e. drenaje hipolimnético en la cubeta más profunda (profundidad máxima: 26 m) y oxigenación en la zona más somera, durante la estratificación estival. El lago Varese constituye el primer caso en Italia donde se han adoptado medidas en el propio lago para contrarrestar los problemas causados por un enriquecimiento excesivo de nutrientes en un sistema relativamente grande (superficie del lago: 14.52 km2). En este artículo se resumen los resultados preliminares de los dos primeros años de actuación (2000/2001). Los resultados son enormemente alentadores. Las características de la calidad del agua del lago son las siguientes: la transparencia del Secchi aumentó de 3.2 a 4.9 m; las concentraciones medias anuales de P total disminuyeron de 180 mg/m3 a 70 mg/m3; los valores medios de clorofila disminuyeron de 40 mg/m3 a 17 mg/m3; la frecuencia de florecimiento de algas se redujo a la mitad en comparación con los años 90 y la densidad de algas se dividió por un factor de 4, y los períodos de anoxia disminuyeron en el tiempo y en el espacio. Además, se ha comprobado que la carga de nutrientes procedente del lago Varese, a causa de las descargas de agua selectivas, no afectó al balance total de nutrientes del lago Maggiore ni a la calidad del agua del río aguas abajo
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