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Immagini di società civile. Una ricerca empirica nella cultura del ceto politico in Italia
La ricerca sociologica presentata in questo volume si propone di verificare, tramite un’ampia serie di interviste a parlamentari, politici del livello locale e dirigenti della burocrazia ministeriale e regionale, la rappresentazione e le aspettative del ceto politico e amministrativo riguardo alla società civile nel nostro Paese all’inizio del XXI secolo.- Indice #4- Introduzione Élites politiche e società civile tra opposizione e identità, Vincenzo Cesareo #- Parte prima Uno schema teorico #16- Cap.I Lo spazio della società civile, Mauro Magatti #18- Parte seconda L’indagine empirica #64- Cap.II Note sul metodo: il percorso di ricerca e gli strumenti di lettura, Rita Bichi #66- Cap.III Definizioni, soggetti e valori della società civile, Mauro Magatti e Rita Bichi #82- Cap.IV Intorno alla società civile italiana, Marco Lombardi #130- Conclusioni, Mauro Magatti #166- Appendice #190- Il termine “società civile” nel linguaggio della politica: un esempio, Alberto Bourlot #192- Allegati #218- Bibliografia #23
Cremona Beside Caregivers: una ricerca per assistere chi assiste
Stato dell’arte
In Europa la fascia di popolazione over 65 rappresenta il 19% della popolazione, mentre In Italia ha già superato il 22%. Tuttavia, la distribuzione di queste persone non è omogenea sul territorio, ma presenta una maggiore presenza nelle aree rurali dove tale fascia di popolazione ha un alto rischio di esclusione sociale e fragilità (Burholt & Dobbs, 2012). Sebbene siano stati posti per molto tempo in secondo piano, i bisogni delle persone anziane nelle aree rurali sono di primario interesse, soprattutto per la diversità di richieste e di necessità che ci si aspetta di trovare in queste aree rispetto a zone con buona presenza di servizi. In questi contesti, infatti, un ruolo cruciale nell’assistenza agli anziani viene svolto dai caregiver, che si trovano largamente caricati del supporto all’invecchiamento (Sixsmith et al., 2014). Nel 2009 è stato infatti rilevato che in Italia due terzi delle cure necessarie alle persone anziane venivano assicurate da loro parenti (Troisi & Knodratowitz, 2013), anche per garantire c alle persone anziane di poter continuare a vivere nei contesti a loro cari, attraverso pratiche di “aging in place” - cioè di invecchiamento attivo nel proprio contesto comunitario di vita (Rodríguez-Rodríguez & Sánchez-González, 2016). In questo scenario, la provincia di Cremona rappresenta per sue caratteristiche territoriali e sociali un osservatorio privilegiato per studiare le necessità della popolazione anziana e di chi li assiste, anche nell’ottica di promuovere una rappresentazione propositiva e partecipe di questa fase della popolazione alla co-definizione dei servizi e dei prodotti ad essi dedicati. Date queste premesse, l’obiettivo di questo progetto di ricerca è di condurre una mappatura degli stakeholders sul territorio Cremonese, delle risorse presenti e dei bisogni scoperti, al fine di orientare attività di supporto dedicate prioritariamente al target dei caregiver.
Approccio metodologico
A copertura dei suddetti obiettivi si è definito un disegno di ricerca multi-fase e multi-metodo così composto: Fase 1 - analisi sistematica dei database statistici Istat, volta a descrivere le caratteristiche socio-demografiche della popolazione anziana cremonese, sia attuale che in trend storico, comparandola con quella nazionale; Fase 2 - Desk analysis per identificare i servizi sanitari, socio-sanitari e sociale attivi sul territorio a favore dell’anziano fragile che vive a casa, in termini di ruoli e i professionisti coinvolti, le collaborazioni formali e informali tra professionisti e tra Enti; regimi dietetici proposti agli anziani (i.e. in famiglia nelle RSA, nelle cooperative, nell’ADI…); Fase 3 - Interviste qualitative biografiche a stakeholders locali (i.e. rappresentanti Fondazioni, Cooperative, Comuni, RSA, associazioni di volontariato…) riconosciuti per la loro centralità nel rapporto con anziani e caregiver, al fine di approfondire le loro esperienze, l’analisi delle priorità e delle necessità presenti sul territorio.
Principali risultati
I dati demografici confermano la tendenza alla senilizzazione della provincia di Cremona: è la seconda provincia con la percentuale di over 65 della Regione Lombardia, dopo Pavia (Elaborazione Ires L. Morosini su dati Istat, 2019). Negli ultimi venti anni, tale percentuale è cresciuta dal 23,7% nel 2002 al 26,8% di oggi (Istat, 2021). La durata di vita attesa degli anziani cremonesi oltre i 65 anni resta inferiore a quella media lombarda: 22,1 anni nelle donne e 18,4 negli uomini, di cui la maggior parte trascorsi “senza limitazioni funzionali” (Elaborazione Ires L. Morosini su dati Istat, 2019). Tuttavia, nel 2016 il 10,8% degli ultrasessantacinquenni residenti nella Provincia di Cremona beneficiava di un’indennità di accompagnamento, il 13,8% tra le donne e il 6,9% tra gli uomini di quella fascia di età. Dalla mappatura degli stakeholders sono stati identificati 36 enti del settore sanitario, 35 del terzo settore e 7 istituzioni chiave per lo studio del fenomeno degli anziani e dei loro caregiver. Dalle prime interviste biografiche condotte emerge la necessità di dotarsi di strumenti di mappatura sistematica della fragilità senile; inoltre gli stakeholder sottolineano l’importanza di creare spazi di lavoro multidisciplinari che possano operare nelle diverse aree di ci la fragilità senile si compone (sanitaria, sociale, alimentare, economica, …).
Conclusioni
I primi risultati confermano il bisogno del territorio cremonese nell’ambito dell’assistenza agli anziani fragili: le attività e le risorse finora messe in campo necessitano di essere orchestrate per operare in maniera efficace e sostenibile per il territorio stesso e per le persone che lo vivono
Trust in whom? Young Italian people and interpersonal relationships
In recent years, a lot of sociological research carried out in Italy and Europe has shown us the leanings of European and Italian young people toward becoming citizens of the world with a high propensity for geographical mobility and open attitudes towards different cultures. It seems to be a globalized, cosmopolitan generation. What are their reference points? What are the important relationships in their lives? Who shapes the way they see the world? And who represents their social identity
Europa e società civile. vol.II
Mentre la sfera dei media ci racconta, con toni non alieni da un certo euroscetticismo, effetti e conseguenze dell’europeizzazione economica e monetaria, un’altra Europa, più silenziosa e discreta, muove i propri passi alla ricerca di una più profonda unità. È l’Europa della società civile e dei suoi attori. Dopo aver indagato, mediante lo studio di alcune esperienze italiane, l’europeizzazione come effetto delle alleanze, delle reti e delle partnership istituzionali stabilite dalle organizzazioni (cfr. Europa e società civile. Esperienze italiane a confronto, a cura di G. Moro e D. Pacelli), la ricerca qui restituita prosegue facendo proprio il presupposto, assunto dalle stesse istituzioni comunitarie, secondo il quale le organizzazioni e le associazioni della società civile sensibilmente orientate all’Europa contribuirebbero alla sua edificazione diffondendo presso i propri aderenti una più spiccata “coscienza europea”. Una consapevolezza che l’indagine osserva, esaminandone gli orientamenti valoriali, la percezione della propria identità sociale, il riconoscimento del ruolo strategico giocato dall’Europa istituzionale in alcuni settori chiave della vita pubblica e privata. Il volume fornisce, in questo modo, un prezioso riscontro empirico dell’efficacia e della validità di un fondamentale assioma del “fare Europa” e la sua lettura costituisce, pertanto, oggetto di interesse per il sociologo ma anche per quanti – dai giornalisti ai politici, dagli insegnanti ai lettori di informazione – sono interessati all’attualità e alla comprensione di come cambia la nostra società
Mobilità dei giovani italiani delle aree interne e dei centri urbani in tempi di emergenza e tra segnali in controtendenza.
Il capitolo approfondisce il tema della propensione dei giovani alla mobilità considerando un campione rappresentativo della popolazione giovanile italiana di residenti nelle aree interne e nei centri urbani. Avvalendosi della base dati dell’indagine del Rapporto giovani Toniolo 2022 l’analisi si incentra sugli orientamenti futuri dei giovani a restare o partire dal luogo in cui vivono secondo la medesima articolazione osservata nell’indagine SWG Giovani Dentro relativamente all’intenzione di partire o restare per scelta o per necessità. Nel quadro di uno scenario della mobilità giovanile in Italia caratterizzato, da un lato, dal progressivo spopolamento delle aree interne e, in generale, dall’incremento di spostamenti interregionali e internazionali principalmente per ragioni di studio o lavoro, entrambe le basi dati riflettono rilevazioni compiute in tempo di pandemia, variabile straordinaria non priva di effetti. Sempre nell’interesse a ricercare possibili tracce di cambiamento, il contributo tiene conto degli studi che da più parti richiamano fenomeni recenti di controtendenza (nuovi abitanti stranieri o neo-rurali, restanti, ritornanti, smart-workers, etc.) – riportati come movimenti qualitativamente interessanti ma che non sovvertono i trend di mobilità consolidati – per restituire la situazione attuale soffermandosi soprattutto sull’atteggiamento convinto o di scelta necessaria degli orientamenti futuri alla mobilità e alla stanzialità
Le narrazioni come metodo di indagine sociologica
L'incontro trentino ha dimostrato l'interesse crescente dei giovani sociologi per lo sviluppo dei metodi narrativi e la capacità che questi hanno di essere efficaci nell'analisi di svariati temi, dai racconti di malattia alle narrazioni identitarie, dallo studio di lavoro e organizzazioni a quello delle migrazioni, di genere e memoria. Tuttavia, l'interesse della sociologia italiana va visto in un quadro di sviluppo più ampio a livello europeo e americano dove, a partire dagli anni '90, l'intervento di alcuni autori come Lyotard, Bruner e Macintyre, ha sancito quella che alcuni autori hanno definito svolta narrativa. La sociologia, infatti, tende sempre più a valorizzare la narrazione come processo di conoscenza peculiare che è attivato costantemente nella vita quotidiana; la "rivoluzione" risiede nel fatto che la narrazione diventa oggetto della sociologia e la disciplina stessa valorizza il suo uso sia come strumento di indagine scientifica, sia come modo di conoscere che come modo di comunicare, rivendicando la legittimità scientifica all'ascolto della parola diretta degli individui coinvolti all'interno delle ricerche di stampo sociologico
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