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    La revisione dei Principi Contabili Nazionali: OIC 16 e 24

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    Il presente lavoro ha lo scopo di porre in comparazione i principi contabili OIC 16 e 24, con le loro rispettive bozze di principio di nuova emissione, estrapolandone in tale contesto, le novità salienti. Inoltre, poiché la disciplina delle perdite durevoli di valore, contenuta negli attuali principi contabili OIC 16 "Immobilizzazioni materiali" e OIC 24 "Immobilizzazioni immateriali" è stata sottoposta a rivisitazione e ricollocata in un principio contabile dedicato, si è deciso di effettuare una comparazione anche in tale ambito. La bozza di principio contabile in questione è l'OIC 9 "Svalutazione per perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni materiali e immateriali"

    Rilevanza dei determinanti ambientali nella definizione degli scenari espositivi in ambito REACH.

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    Il progetto di Dottorato di Ricerca verte sulle tematiche di studio inerenti il rischio chimico e sull\u2019analisi applicativa dei determinanti ambientali nella definizione degli scenari espositivi a contaminanti industriali. La prima parte del lavoro \ue8 stata dedicata all\u2019analisi della normativa europea vigente, con una particolare attenzione alle linee guida proposte dal neo regolamento REACH sulla valutazione della sicurezza chimica. Successivamente l\u2019attenzione \ue8 stata concentrata su un progetto di indagine a carattere sperimentale, rispettivamente focalizzato su scenari espositivi ad inquinanti per la categoria dei consumatori. Il recente testo normativo REACH n.1907/2006 (acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) entrato in vigore lo scorso giugno 2007, concernente l\u2019autorizzazione e valutazione delle sostanze chimiche, sottolinea l\u2019importanza delle tecniche predittive nel campo della valutazione del rischio chimico e ne consiglia l\u2019utilizzo come primo approccio valutativo nella caratterizzazione degli scenari espositivi. L\u2019utilizzo di strumenti informatici per la modellazione dell\u2019esposizione risulta particolarmente importante nell\u2019approccio valutativo della sicurezza chimica. Permette di creare di fatto scenari prossimi alla realt\ue0, per caratterizzare in maniera preventiva il rischio per la salute umana e per l\u2019ambiente prendendo in considerazione i processi coinvolti, le condizioni d\u2019uso e le misure di gestione del rischio relative all\u2019utilizzo di una sostanza nei suoi usi identificati. Il progetto sperimentale \ue8 stata focalizzato sulla valutazione della possibile esposizione ad alcuni agenti inquinanti derivati dall\u2019utilizzo di differenti tipologie di candele in alcuni ambienti domestici ritenuti maggiormente rappresentativi. Le candele, classificate secondo il regolamento REACH come preparati, devono essere sottoposte ad una valutazione della sicurezza chimica. Per ottemperare agli obblighi di informazione a valle previsti dagli articoli 31 e 32 del regolamento \ue8 raccomandata l\u2019analisi dettagliata dei potenziali scenari espositivi delle sostanze emesse durante il loro uso. Sono state sottoposte ad indagine tre tipologie di materie prime (paraffina, intermedio e \u2018slack\u2019), caratterizzate da un diverso contenuto percentuale di sostanze alto bollenti, e differenti candele commerciali colorate caratterizzate dalla presenza di fragranze (corteccia, frangipane, rabarbaro e aloe). La determinazione dei fattori di emissione dei differenti inquinanti atmosferici ha riguardato i seguenti inquinanti: sostanze organiche volatili apolari quali BTEX, sostanze organiche volatili polari quali aldeidi leggere, alcuni dei principali IPA, CO, ossidi di azoto (NOx), SO2 e particolato atmosferico. La misura dei fattori di emissione \ue8 stata effettuata in una camera di combustione steadyburning appositamente progettata e realizzata per standardizzare le variabili sperimentali e rendere riproducibili i risultati. La valutazione del rischio \ue8 stata in seguito sviluppata solo sulle sostanze con caratteristiche rilevanti di tossicit\ue0 acuta e/o cancerogenicit\ue0, in combinazione con l\u2019entit\ue0 dei livelli di emissione determinati sperimentalmente in camera di combustione. E\u2019 stata quindi condotta un\u2019indagine tossicologica approfondita sui seguenti agenti inquinanti: formaldeide, acroleina, acetaldeide, benzene, naftalene, benzo(a)pirene, CO, NOx, SO2 e PM; al fine di selezionare i rispettivi valori di soglia utili ad una valutazione del rischio specifica per gli ambienti di vita. Tale selezione \ue8 avvenuta tramite una raccolta sistematica di tutte le informazioni rilevanti nella letteratura scientifica e nella documentazione prodotta da organismi internazionali e nazionali utilizzando i seguenti criteri: i) privilegiando i riferimenti internazionali; ii) privilegiando valori di soglia specifici per gli ambienti indoor; iii) privilegiando limiti short-term (< 24 ore), data la sporadicit\ue0 dell\u2019utilizzo di candele da parte dei consumatori; iv) scegliendo i limiti pi\uf9 restrittivi, in ottemperanza al principio di precauzione. Tramite la costruzione di scenari espositivi con il modello matematico validato singlecompartment mass balance ConsExpo 4.1, sono state stimate successivamente le concentrazioni indoor dei contaminanti sotto indagine sulla base dei rispettivi fattori di emissione e parametri chimico-fisici. Il modello scelto \ue8 progettato per la caratterizzazione dell\u2019esposizione inalatoria dei consumatori a sostanze rilasciate dall\u2019utilizzo di articoli, e rientra nell\u2019elenco dei modelli certificati dalla comunit\ue0 europea e consigliati per l\u2019attuazione delle indicazioni del regolamento europeo REACH. Per soddisfare il principio cautelativo \ue8 stato ipotizzato uno scenario reasonable worst-case, per la valutazione delle concentrazioni raggiunte anche nelle condizioni operative pi\uf9 improbabili. Lo scenario peggiorativo \ue8 stato strutturato con le seguenti variabili: i) combustione contemporanea di 4 candele per la durata di 4 ore; ii) volumetria minima di un ambiente indoor (25 m3, equivalente alla volumetria di una stanza da bagno); iii) ventilazione minima (0,1 ricambi/ora). La simulazione modellistica per i composti gassosi \ue8 stata condotta considerando un tasso di rilascio dell\u2019inquinante costante, che approssima meglio la situazione reale. La stima delle concentrazioni di PM \ue8 stata invece realizzata ipotizzando un rilascio costante assimilabile alla vaporizzazione di un composto non volatile, sottoposto ad una velocit\ue0 di sedimentazione governata dalla legge di Stokes. Uno dei limiti dell\u2019utilizzo del modello ConsExpo 4.1 risiede nell\u2019impossibilit\ue0 di stimare la variabilit\ue0 spaziale (specie in verticale) delle concentrazioni predette. Difatti le equazioni alla base del modello effettuano un\u2019approssimazione della dispersione dell\u2019inquinante in atmosfera come omogenea, trascurando l\u2019eventuale stratificazione in funzione dei fattori di diffusione, delle propriet\ue0 chimico-fisiche della sostanza, dei fattori vettoriali di ventilazione e delle caratteristiche strutturali dei locali considerati. Il modello utilizzato \ue8 stato tuttavia un utile strumento per ottenere stime dell\u2019ordine di grandezza delle concentrazioni di esposizione degli inquinanti in indagine. La valutazione dei risultati che ne consegue, sulla base della revisione critica delle attuali conoscenze tossicologiche e dei limiti di esposizione che ne derivano, \ue8 stata utile per asserire quanto segue. Per la valutazione delle emissioni derivate dalla combustione di candele con fragranze, \ue8 stato determinato che: - Le concentrazioni stimate per formaldeide, acetaldeide, benzene, naftalene, benzo(a)pirene in tutti gli scenari ipotizzati non hanno superato i limiti di riferimento da letteratura, anche considerando lo scenario peggiore per quantit\ue0 di candele utilizzate, volumetrie e ventilazione degli ambienti. - Le concentrazioni stimate per l\u2019acroleina, nelle diverse condizioni caratterizzanti gli scenari, hanno superato in taluni casi il valore di riferimento considerato pi\uf9 cautelativo (pari a 0,2 \u3bcg/m3). Nella simulazione dello scenario la concentrazione media di acroleina mediata su tutte le fragranze \ue8 risultata essere pari a 2,57 \u3bcg/m3. Si evidenzia tuttavia che, per l\u2019acroleina, l\u2019effetto critico prevedibile per un\u2019esposizione short-term derivato dall\u2019uso di candele \ue8 di tipo irritativo, anche se \ue8 stato scelto di utilizzare nella valutazione del rischio un limite di esposizione cautelativo stabilito per esposizione cronica life-time. Inoltre la concentrazione predetta di acroleina raggiungerebbe lo stesso ordine di grandezza del valore dei livelli di fondo presenti negli ambienti di vita indoor (compresi tra 2,1 e 12,2 \u3bcg/m3). - La stima delle concentrazioni di PM non ha portato al superamento del limite di esposizione consigliato per il PM2.5 (pari a 25 \u3bcg/m3) in nessuno degli scenari presi in considerazione. La valutazione delle emissioni derivate dalla combustione delle tre tipologie di materie prime utilizzate per la produzione di candele ha permesso di affermare quanto segue: - La valutazione effettuata per il CO non ha portato al superamento del limite pari a 10 mg/m3 richiesto dal DM 02/04/2002, n\ub0 60. - Le concentrazioni di NOX dello scenario worst-case sono state superiori (stesso ordine di grandezza), per tutte e tre le matrici paraffiniche, rispetto al limite di 200 \u3bcg/m3 consigliato dalla WHO per il solo NO2 e imposto dal DM 60 del 02/04/2002 come limite mediato su un\u2019esposizione massima di un\u2019ora. Poich\ue9 precedenti dati di letteratura, hanno evidenziato un rapporto di emissione per NOX /NO2 compreso tra 3 e 4, le concentrazioni indoor di NO2, nel caso peggiore, dovrebbero essere prossime al limite fissato per esposizioni acute. Va inoltre rilevato che le concentrazioni medie di NO2 riportate in letteratura all\u2019interno di nuclei abitativi in zone urbane italiane sono pari a circa 20 \uf7 60 \u3bcg/m3. - Le concentrazioni ottenute dalla stima modellistica dei fattori di emissione per l\u2019SO2 hanno portato al superamento del limite orario pari a 350 \u3bcg/m3 consigliato dal D.M. n\ub0 60, 2002, solamente per la matrice \u2018slack\u2019 (circa di un ordine di grandezza nello scenario worst-case). - Nel caso del benzene, gli scenari ipotizzati non hanno portato al superamento della concentrazione di riferimento di 5 \u3bcg/m3. - La stima delle concentrazioni indoor di naftalene ha determinato una concentrazione massima evidenziata nello scenario worst-case per la matrice intermedio pari a 0,11 \u3bcg/m3. Tale concentrazione non ha superato il valore limite di 3 \u3bcg/m3 consigliato dall\u2019EPA per l\u2019esposizione a naftalene. - Per quanto riguarda il benzo(a)pirene, le concentrazioni predette per la sola matrice \u2018slack\u2019, nella valutazione peggiore hanno superato il limite di esposizione consigliato per la popolazione generale di 1 ng/m3. La massima concentrazione stimata per lo scenario worstcase \ue8 stata pari a 4,76 ng/m3. Occorre tuttavia considerare che la tossicit\ue0 del benzo(a)pirene, non \ue8 tale da far presupporre effetti acuti o sub-acuti in seguito ad esposizioni a basse dosi. Il limite preso in considerazione \ue8 stato infatti sviluppato per garantire un livello di rischio cancerogeno ritenuto accettabile, per esposizioni croniche life-time. Inoltre il benzo(a)pirene presenta un intervallo di concentrazioni negli ambienti outdoor delle aree urbane dei paesi industrializzati compreso tra 0,5 e 3 ng/m3 (zone limitrofe a strade con intenso traffico autoveicolare). Le concentrazioni ambientali sono quindi gi\ue0 prossime o superiori al limite di legge. - La stima delle concentrazioni di PM ha portato al superamento del limite di esposizione consigliato dall\u2019Organizzazione Mondiale della Sanit\ue0 per il PM2,5 (25 \u3bcg/m3) per i fumi di candele prodotti con matrici \u2018slack\u2019 e intermedio. Le concentrazioni di PM predette in seguito a combustione della matrice intermedio hanno superato il limite consigliato solamente nel worst-case scenario. Al contrario, la matrice \u2018slack\u2019 \ue8 risultata costantemente superiore al valore soglia consigliato, anche in scenari di utilizzo meno conservativi

    Rilevanza dei determinanti ambientali nella definizione degli scenari espositivi in ambito REACH.

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    Il progetto di Dottorato di Ricerca verte sulle tematiche di studio inerenti il rischio chimico e sull’analisi applicativa dei determinanti ambientali nella definizione degli scenari espositivi a contaminanti industriali. La prima parte del lavoro è stata dedicata all’analisi della normativa europea vigente, con una particolare attenzione alle linee guida proposte dal neo regolamento REACH sulla valutazione della sicurezza chimica. Successivamente l’attenzione è stata concentrata su un progetto di indagine a carattere sperimentale, rispettivamente focalizzato su scenari espositivi ad inquinanti per la categoria dei consumatori. Il recente testo normativo REACH n.1907/2006 (acronimo di Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) entrato in vigore lo scorso giugno 2007, concernente l’autorizzazione e valutazione delle sostanze chimiche, sottolinea l’importanza delle tecniche predittive nel campo della valutazione del rischio chimico e ne consiglia l’utilizzo come primo approccio valutativo nella caratterizzazione degli scenari espositivi. L’utilizzo di strumenti informatici per la modellazione dell’esposizione risulta particolarmente importante nell’approccio valutativo della sicurezza chimica. Permette di creare di fatto scenari prossimi alla realtà, per caratterizzare in maniera preventiva il rischio per la salute umana e per l’ambiente prendendo in considerazione i processi coinvolti, le condizioni d’uso e le misure di gestione del rischio relative all’utilizzo di una sostanza nei suoi usi identificati. Il progetto sperimentale è stata focalizzato sulla valutazione della possibile esposizione ad alcuni agenti inquinanti derivati dall’utilizzo di differenti tipologie di candele in alcuni ambienti domestici ritenuti maggiormente rappresentativi. Le candele, classificate secondo il regolamento REACH come preparati, devono essere sottoposte ad una valutazione della sicurezza chimica. Per ottemperare agli obblighi di informazione a valle previsti dagli articoli 31 e 32 del regolamento è raccomandata l’analisi dettagliata dei potenziali scenari espositivi delle sostanze emesse durante il loro uso. Sono state sottoposte ad indagine tre tipologie di materie prime (paraffina, intermedio e ‘slack’), caratterizzate da un diverso contenuto percentuale di sostanze alto bollenti, e differenti candele commerciali colorate caratterizzate dalla presenza di fragranze (corteccia, frangipane, rabarbaro e aloe). La determinazione dei fattori di emissione dei differenti inquinanti atmosferici ha riguardato i seguenti inquinanti: sostanze organiche volatili apolari quali BTEX, sostanze organiche volatili polari quali aldeidi leggere, alcuni dei principali IPA, CO, ossidi di azoto (NOx), SO2 e particolato atmosferico. La misura dei fattori di emissione è stata effettuata in una camera di combustione steadyburning appositamente progettata e realizzata per standardizzare le variabili sperimentali e rendere riproducibili i risultati. La valutazione del rischio è stata in seguito sviluppata solo sulle sostanze con caratteristiche rilevanti di tossicità acuta e/o cancerogenicità, in combinazione con l’entità dei livelli di emissione determinati sperimentalmente in camera di combustione. E’ stata quindi condotta un’indagine tossicologica approfondita sui seguenti agenti inquinanti: formaldeide, acroleina, acetaldeide, benzene, naftalene, benzo(a)pirene, CO, NOx, SO2 e PM; al fine di selezionare i rispettivi valori di soglia utili ad una valutazione del rischio specifica per gli ambienti di vita. Tale selezione è avvenuta tramite una raccolta sistematica di tutte le informazioni rilevanti nella letteratura scientifica e nella documentazione prodotta da organismi internazionali e nazionali utilizzando i seguenti criteri: i) privilegiando i riferimenti internazionali; ii) privilegiando valori di soglia specifici per gli ambienti indoor; iii) privilegiando limiti short-term (< 24 ore), data la sporadicità dell’utilizzo di candele da parte dei consumatori; iv) scegliendo i limiti più restrittivi, in ottemperanza al principio di precauzione. Tramite la costruzione di scenari espositivi con il modello matematico validato singlecompartment mass balance ConsExpo 4.1, sono state stimate successivamente le concentrazioni indoor dei contaminanti sotto indagine sulla base dei rispettivi fattori di emissione e parametri chimico-fisici. Il modello scelto è progettato per la caratterizzazione dell’esposizione inalatoria dei consumatori a sostanze rilasciate dall’utilizzo di articoli, e rientra nell’elenco dei modelli certificati dalla comunità europea e consigliati per l’attuazione delle indicazioni del regolamento europeo REACH. Per soddisfare il principio cautelativo è stato ipotizzato uno scenario reasonable worst-case, per la valutazione delle concentrazioni raggiunte anche nelle condizioni operative più improbabili. Lo scenario peggiorativo è stato strutturato con le seguenti variabili: i) combustione contemporanea di 4 candele per la durata di 4 ore; ii) volumetria minima di un ambiente indoor (25 m3, equivalente alla volumetria di una stanza da bagno); iii) ventilazione minima (0,1 ricambi/ora). La simulazione modellistica per i composti gassosi è stata condotta considerando un tasso di rilascio dell’inquinante costante, che approssima meglio la situazione reale. La stima delle concentrazioni di PM è stata invece realizzata ipotizzando un rilascio costante assimilabile alla vaporizzazione di un composto non volatile, sottoposto ad una velocità di sedimentazione governata dalla legge di Stokes. Uno dei limiti dell’utilizzo del modello ConsExpo 4.1 risiede nell’impossibilità di stimare la variabilità spaziale (specie in verticale) delle concentrazioni predette. Difatti le equazioni alla base del modello effettuano un’approssimazione della dispersione dell’inquinante in atmosfera come omogenea, trascurando l’eventuale stratificazione in funzione dei fattori di diffusione, delle proprietà chimico-fisiche della sostanza, dei fattori vettoriali di ventilazione e delle caratteristiche strutturali dei locali considerati. Il modello utilizzato è stato tuttavia un utile strumento per ottenere stime dell’ordine di grandezza delle concentrazioni di esposizione degli inquinanti in indagine. La valutazione dei risultati che ne consegue, sulla base della revisione critica delle attuali conoscenze tossicologiche e dei limiti di esposizione che ne derivano, è stata utile per asserire quanto segue. Per la valutazione delle emissioni derivate dalla combustione di candele con fragranze, è stato determinato che: - Le concentrazioni stimate per formaldeide, acetaldeide, benzene, naftalene, benzo(a)pirene in tutti gli scenari ipotizzati non hanno superato i limiti di riferimento da letteratura, anche considerando lo scenario peggiore per quantità di candele utilizzate, volumetrie e ventilazione degli ambienti. - Le concentrazioni stimate per l’acroleina, nelle diverse condizioni caratterizzanti gli scenari, hanno superato in taluni casi il valore di riferimento considerato più cautelativo (pari a 0,2 μg/m3). Nella simulazione dello scenario la concentrazione media di acroleina mediata su tutte le fragranze è risultata essere pari a 2,57 μg/m3. Si evidenzia tuttavia che, per l’acroleina, l’effetto critico prevedibile per un’esposizione short-term derivato dall’uso di candele è di tipo irritativo, anche se è stato scelto di utilizzare nella valutazione del rischio un limite di esposizione cautelativo stabilito per esposizione cronica life-time. Inoltre la concentrazione predetta di acroleina raggiungerebbe lo stesso ordine di grandezza del valore dei livelli di fondo presenti negli ambienti di vita indoor (compresi tra 2,1 e 12,2 μg/m3). - La stima delle concentrazioni di PM non ha portato al superamento del limite di esposizione consigliato per il PM2.5 (pari a 25 μg/m3) in nessuno degli scenari presi in considerazione. La valutazione delle emissioni derivate dalla combustione delle tre tipologie di materie prime utilizzate per la produzione di candele ha permesso di affermare quanto segue: - La valutazione effettuata per il CO non ha portato al superamento del limite pari a 10 mg/m3 richiesto dal DM 02/04/2002, n° 60. - Le concentrazioni di NOX dello scenario worst-case sono state superiori (stesso ordine di grandezza), per tutte e tre le matrici paraffiniche, rispetto al limite di 200 μg/m3 consigliato dalla WHO per il solo NO2 e imposto dal DM 60 del 02/04/2002 come limite mediato su un’esposizione massima di un’ora. Poiché precedenti dati di letteratura, hanno evidenziato un rapporto di emissione per NOX /NO2 compreso tra 3 e 4, le concentrazioni indoor di NO2, nel caso peggiore, dovrebbero essere prossime al limite fissato per esposizioni acute. Va inoltre rilevato che le concentrazioni medie di NO2 riportate in letteratura all’interno di nuclei abitativi in zone urbane italiane sono pari a circa 20 ÷ 60 μg/m3. - Le concentrazioni ottenute dalla stima modellistica dei fattori di emissione per l’SO2 hanno portato al superamento del limite orario pari a 350 μg/m3 consigliato dal D.M. n° 60, 2002, solamente per la matrice ‘slack’ (circa di un ordine di grandezza nello scenario worst-case). - Nel caso del benzene, gli scenari ipotizzati non hanno portato al superamento della concentrazione di riferimento di 5 μg/m3. - La stima delle concentrazioni indoor di naftalene ha determinato una concentrazione massima evidenziata nello scenario worst-case per la matrice intermedio pari a 0,11 μg/m3. Tale concentrazione non ha superato il valore limite di 3 μg/m3 consigliato dall’EPA per l’esposizione a naftalene. - Per quanto riguarda il benzo(a)pirene, le concentrazioni predette per la sola matrice ‘slack’, nella valutazione peggiore hanno superato il limite di esposizione consigliato per la popolazione generale di 1 ng/m3. La massima concentrazione stimata per lo scenario worstcase è stata pari a 4,76 ng/m3. Occorre tuttavia considerare che la tossicità del benzo(a)pirene, non è tale da far presupporre effetti acuti o sub-acuti in seguito ad esposizioni a basse dosi. Il limite preso in considerazione è stato infatti sviluppato per garantire un livello di rischio cancerogeno ritenuto accettabile, per esposizioni croniche life-time. Inoltre il benzo(a)pirene presenta un intervallo di concentrazioni negli ambienti outdoor delle aree urbane dei paesi industrializzati compreso tra 0,5 e 3 ng/m3 (zone limitrofe a strade con intenso traffico autoveicolare). Le concentrazioni ambientali sono quindi già prossime o superiori al limite di legge. - La stima delle concentrazioni di PM ha portato al superamento del limite di esposizione consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il PM2,5 (25 μg/m3) per i fumi di candele prodotti con matrici ‘slack’ e intermedio. Le concentrazioni di PM predette in seguito a combustione della matrice intermedio hanno superato il limite consigliato solamente nel worst-case scenario. Al contrario, la matrice ‘slack’ è risultata costantemente superiore al valore soglia consigliato, anche in scenari di utilizzo meno conservativi

    Anti-Angiogenic Effects of Natural Compounds in Diet-Associated Hepatic Inflammation

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    Alcoholic liver disease (ALD) and non-alcoholic fatty liver disease (NAFLD) are the most common causes of chronic liver disease and are increasingly emerging as a global health problem. Such disorders can lead to liver damage, resulting in the release of pro-inflammatory cytokines and the activation of infiltrating immune cells. These are some of the common features of ALD progression in ASH (alcoholic steatohepatitis) and NAFLD to NASH (non-alcoholic steatohepatitis). Hepatic steatosis, followed by fibrosis, lead to a continuous progression accompanied by angiogenesis. This process creates hypoxia, which activates vascular factors, initiating pathological angiogenesis and further fibrosis. This forms a vicious cycle of ongoing damage and progression. This condition further exacerbates liver injury and may contribute to the development of comorbidities, such as metabolic syndrome as well as hepatocellular carcinoma. Increasing evidence suggests that anti-angiogenic therapy may have beneficial effects on these hepatic disorders and their exacerbation. Therefore, there is a great interest to deepen the knowledge of the molecular mechanisms of natural anti-angiogenic products that could both prevent and control liver diseases. In this review, we focus on the role of major natural anti-angiogenic compounds against steatohepatitis and determine their potential therapeutic benefits in the treatment of liver inflammation caused by an imbalanced diet

    Harnessing the Synergy of SGLT2 Inhibitors and Continuous Ketone Monitoring (CKM) in Managing Heart Failure among Patients with Type 1 Diabetes

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    : Heart failure (HF) management in type 1 diabetes (T1D) is particularly challenging due to its increased prevalence and the associated risks of hospitalization and mortality, driven by diabetic cardiomyopathy. Sodium-glucose cotransporter-2 inhibitors (SGLT2-is) offer a promising avenue for treating HF, specifically the preserved ejection fraction variant most common in T1D, but their utility is hampered by the risk of euglycemic diabetic ketoacidosis (DKA). This review investigates the potential of SGLT2-is in T1D HF management alongside emergent Continuous Ketone Monitoring (CKM) technology as a means to mitigate DKA risk through a comprehensive analysis of clinical trials, observational studies, and reviews. The evidence suggests that SGLT2-is significantly reduce HF hospitalization and enhance cardiovascular outcomes. However, their application in T1D patients remains limited due to DKA concerns. CKM technology emerges as a crucial tool in this context, offering real-time monitoring of ketone levels, which enables the safe incorporation of SGLT2-is into treatment regimes by allowing for early detection and intervention in the development of ketosis. The synergy between SGLT2-is and CKM has the potential to revolutionize HF treatment in T1D, promising improved patient safety, quality of life, and reduced HF-related morbidity and mortality. Future research should aim to employ clinical trials directly assessing this integrated approach, potentially guiding new management protocols for HF in T1D

    Glycemic control and microvascular complications in adults with type 1 diabetes and long-lasting treated celiac disease: A case-control study

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    Aims: To investigate whether in type 1 diabetes (T1DM) patients the concomitance of long-lasting celiac disease (CD) treated with a gluten free diet (GFD) impacts glycaemic control and the prevalence/severity of microvascular complications. Methods: A case-control, observational study was performed in 34 patients with T1DM and GFD-treated CD and 66 patients with T1DM alone matched for age, gender, and T1DM duration. Anthropometric parameters, glucose control (HbA1c), status of chronic complications and concomitant autoimmune diseases were evaluated. Results: HbA1c level was similar in T1DM + CD and T1DM alone (7.8 ± 1.0 vs 7.7 ± 1.1%, P = 0.57); insulin requirement was significantly higher in T1DM + CD compared with T1DM (P = 0.04). There were no differences in systolic blood pressure while diastolic blood pressure was significantly lower in T1DM + CD (P = 0.003). The prevalence/severity of microvascular complications was similar between the two groups. Glomerular filtration rate (eGFR) was significantly lower in T1DM + CD (100 ± 20 vs 110 ± 16 ml/min/1.73 m2, P = 0.007). Conclusions: In patients with T1DM, the co-occurrence of long-term GFD-treated CD neither worsens glycemic control nor negatively impacts chronic microvascular complications. However, patients with T1DM + CD have lower eGFR values than those with T1DM alone

    Glycemic control and microvascular complications in adults with type 1 diabetes and long-lasting treated celiac disease: A case-control study

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    Dalbulus maidis (DeLong & Wolcott) (Hemiptera: Cicadellidae) is one of the most important pathogen vectors on maize, but its courtship behavior has never been documented. In the present study, we recorded length of courtship and mating periods and behavioral transitions for D. maidis. According to these observations, we built ethograms for both sexes to create a comprehensive description of their courtship behavior. The mean courtship duration was 110.04 (±66.84) min and the mean mating period was 51.61 (±19.75) min. Both sexes showed similar, stereotyped behavioral transitions. However, females exhibited a lower frequency of several behavioral transitions and behaviors compared with males. Before mating, females were more frequently resting or performing an abdomen movement. Less frequently, they were walking or flapping the wings (wing fanning). Meanwhile, males exhibited three main behaviors before mating; the most frequent was wing fanning, followed by walking and approaching. However, during courtship, rapprochement between individuals of both sexes was not common so it is deduced that physical contact is not essential. In this regard, we discuss possible acoustic and chemical communication during the courtship process of D. maidis. © 2014, Springer Science+Business Media New York
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