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    Mercati alimentari dei primi del Novecento: dal Mercado de Abasto Proveedor di Buenos Aires ai Mercati Generali di Torino

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    Il progressivo accrescersi dei centri urbani determina a partire dalla seconda metà dell'Ottocento la realizzazione di nuovi edifici destinati ad ospitare le attività mercatali. Si tratta di architetture essenzialmente utilitarie, scarne di apparati decorativi, che lasciano trasparire gli aspetti tecnici e materici. Negli ultimi decenni, però, venute meno le finalità per le quali erano stati originariamente realizzati, tali manufatti sono stati sovente oggetto di interventi che ne hanno riproposto l'utilizzo attraverso trasformazioni non sempre rispettose dell'esistente. Nella convinzione che gli interventi di riuso dovrebbero invece costituire un mezzo attraverso il quale viene perseguita la conservazione di tale "testimonianza materiale avente valore di civiltà", la presente relazione intende fornire un contributo alla conoscenza dei mercati coperti in calcestruzzo armato realizzati negli anni trenta del Novecento in Italia, così come in Argentina, analizzando criticamente gli interventi di rifunzionalizzazione recentemente condotti

    Sustainable Interventions for The Preservation of Earthen Heritage

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    Earth is one of the most common material used for the construction of historical villages, whose conservation ensures the transmission of a technological culture that represents the landscape, as well as historical and architectural values. The preservation of this rich, but very fragile, heritage requires the development of projects that should be promoters of sustainable interventions, not only able to guarantee a limit in the consumption of resources, but also the start-up of local development processes, generating externalities that could significantly contribute to the preservation of tangible and intangible assets. As it concerns Piedmont earthen vernacular architecture the development of thematic itineraries could give a significant contribution to the enhancement of this cultural heritage

    An Ethical Framework For Communication of Prognosis in Pediatric Critical Care Medicine

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    The focus of this dissertation is to create an ethical framework for communication of prognosis in the pediatric critical care setting. This dissertation argues that an ethical framework for communication of prognosis in the pediatric critical care setting is necessary because ethical communication transactions lead to better care for pediatric patients in critical care by enabling surrogate decision makers to make well-informed decisions. Moreover, a lack of effective communication skills can be detrimental to the patient. The need for such a framework is revealed by research indicating that physicians often lack the necessary education and skills for effective communication transactions to transpire. This dissertation merges communication theory and bioethics to create a practical and ethical framework for communication of prognosis in the pediatric critical care setting. The first chapter provides an introduction. Chapter two addresses communication theory for pediatric medicine. The third chapter introduces the notion of establishing rapport with the ethics of care. Chapter four uncovers how physicians can manage uncertainty in veracity for surrogate consent. The fifth chapter describes the importance of maintaining the physician-family relationship. Chapter six pulls together the literature from the previous chapters to create an ethical framework for communication of prognosis in pediatric critical medicine. Concluding remarks are noted in chapter seven. This dissertation reveals that an ethical framework for communication of prognosis in pediatric critical care medicine is not only necessary, but attainable and can be easily integrated into every day care

    EARTHEN ARCHITECTURES: HISTORY, TYPOLOGIES AND CONSTRUCTION TECHNIQUES

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    Earthen architectures are one of the best evidence of the human capacity to create built environments adopting locally available resources. Earth is a versatile material, used since ancient times for the construction of architectural artefacts independently or associated with other materials such as stone, wood, gypsum, lime, vegetable fibres. Although today, earthen constructions are widely perceived as “mud huts”, associated with an image of poverty and social and cultural marginalization, their significance and potential are known and recognised. The paper study the history of earthen construction focusing on the analysis of the typologies, construction techniques, and preservation issues

    Introduzione

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    La storia dell’Università di Sassari è per certi versi simile a quella di altri atenei italiani, le cosiddette “università minori” (Siena, Messina, Macerata, Ferrara, Modena e Parma), una storia caratterizzata dalla strutturale mancanza di fondi e dai ricorrenti rischi di soppressione. Di fondazione municipale e gesuitica – nel 1558 grazie al testamento di Alessio Fontana viene istituito il Collegio; nel 1562 iniziano i corsi; nel 1612 una bolla pontificia concede alla Compagnia di Gesù il conferimento dei gradi accademici in Filosofia e Teologia; nel 1617 il Collegio viene trasformato in università di diritto regio solo per le facoltà di Filosofia e Teologia; nel 1632 una carta reale permise la concessione dei gradi in Diritto e Medicina – l’ateneo sassarese venne “restaurato” nel 1765, all’interno del disegno riformatore del governo sabaudo volto all’integrazione politica e alla formazione culturale delle élites dirigenti locali. Sassari, che insieme agli atenei di Cagliari, Torino e Genova, era una delle quattro università del regno sardo-piemontese, rischiò di venire soppressa in occasione del processo di unificazione nazionale: nel 1859 la legge Casati prevedeva espressamente la cancellazione ell’ateneo a favore della sede di Cagliari, che sarebbe rimasta l’unica università della Sardegna. La reazione della comunità locale e dei parlamentari, sardi e non, ottenne, auspice il ministro Pasquale Stanislao Mancini, la sospensione temporanea del provvedimento. Le condizioni per tenere in vita l’ateneo furono però particolarmente pesanti: il comune di Sassari e l’amministrazione provinciale dovettero provvedere al suo mantenimento. Fu sotto l’egida di questa precarietà strutturale che l’università di Sassari “sopravvisse” nell’Italia unita. Né i due “pareggiamenti” del 1877 e del 1902 risolsero la condizione di inferiorità fisiologica, che si sarebbe trascinata ancora per tutta l’età liberale e nella fase iniziale del periodo fascista: non a caso anche il progetto di riforma elaborato dal ministro Giovanni Gentile ne ripropose ancora una volta la soppressione. La minaccia fu definitivamente scongiurata nel 1923, grazie ancora alla mobilitazione delle classi dirigenti locali e del PNF sassarese. Tuttavia dall’inizio del Novecento l’ateneo turritano conobbe una stagione favorevole di sviluppo e di crescita del livello scientifico e didattico

    Orazione funebre per Mario Da Passano, Preside della FacoltĂ  di Scienze politiche

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    Commemorazione in memoria del prof. Mario Da Passano, Preside della Facoltà di Scienze poltiche dell’Università di Sassari, tenuta il 26 aprile 2005 nel Dipartimento di Storia dell’Ateneo turritano

    I Privilegi e le istituzioni municipali di Alghero (XIV-XVI secolo)

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    L’11 maggio 1831 a Torino i magistrati del Supremo Consiglio di Sardegna furono chiamati ad esprimersi su una «rappresentanza» della municipalitĂ  di Alghero che chiedeva il rispetto di due antichi privilegi, relativi al divieto di vendere in cittĂ , nel periodo compreso tra il 1° ottobre e la fine di aprile, vini ed uve provenienti dai villaggi circostanti. I due provvedimenti emanati dai sovrani aragonesi non intendevano soltanto proteggere la produzione vitivinicola locale dalla concorrenza degli agricoltori dell'entroterra sardo, ma miravano ad incentivare lo sfruttamento del territorio algherese e a garantire l'autosufficienza alimentare della colonia catalana. Col passare del tempo, venute ormai meno le finalitĂ  originarie, questi divieti protezionistici rappresentavano un ostacolo per lo sviluppo del commercio e per la libera circolazione delle merci

    Francesco Cossiga e l’Università di Sassari

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    Politico di intelligenza superiore e di profonda cultura, Cossiga è stato spesso animato da forse un eccessivo protagonismo, specie durante la seconda fase della sua presidenza della Repubblica. Certo, è ancora presto per esprimere giudizi: per alcuni le sue “picconate” hanno finito per minare le fondamenta delle istituzioni repubblicane; per altri, invece, le sue “esternazioni” sono state una lungimirante premonizione delle idee e della nuova realtà politica della cosiddetta seconda repubblica. Cossiga è stato comunque un grandissimo comunicatore. In questa linea, la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Sassari propose, il 17 dicembre 2003, di conferirgli la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione e giornalismo, motivandola con «l’interesse sempre vivo e fecondo che il senatore Francesco Cossiga ha riservato al fenomeno delle comunicazione politica, di cui ha saputo cogliere, nelle sue molteplici dimensioni e articolazioni, le profonde trasformazioni, valorizzandone gli elementi di novità, in modo particolare per quanto attiene all’inserimento delle interazioni fra gli attori politici all’interno dello spazio mediale e la capacità di utilizzare un linguaggio politico funzionale alla comunicazione diretta, pur tuttavia mediatizzata, con i cittadini». Il 30 aprile il Senato accademico approvava la proposta e il 15 dicembre 2005, in una solenne manifestazione, la “sua” università gli consegnava il prestigioso titolo

    Il Manuale giuridico e l'insegnamento del diritto nelle universitĂ  italiane del XVI secolo

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    Sommario: 1. Il peso della tradizione; 2. Mos gallicus e mos italicus negli ordinamenti didattici delle facoltà di diritto; 3. L’istituzione della cattedra di Pandette; 4. Bartolismo e umanesimo, due soluzioni inconciliabili?; 5. Dal trattato didattico al “manuale” giuridico; 6. Libri e “scartafacci”; 7. Censura e testi giuridici; 8. Edizioni di fonti, repertori e nuove aperture disciplinari
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