70 research outputs found

    Breakdown mechanisms in electrostatic deflector

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    The Electrostatic Beam Deflectors for the K800 Superconducting Cyclotron are the most critical elements of the beam extraction system. It has been carried out an accurate investigation from the microscopic point of view, leading to a better comprehension of the complex phenomena taking part in the breakdown process. The environmental conditions are high electric field (up to 130 kV/cm), high magnetic field (up to 5 T) in addition with high energy (70 MeV/u) and high power ion beam. It has been found that all the materials constituent the electrostatic deflector, and not only the electrodes, give an important contribute to the mechanism of breakdown that occurs in two main ways: insulator metalization and enhanced electrodes electron emission. These two effects are involved in a positive feedback process which amplifies the effects leading to a fast breakdown. These phenomena are here shown and some possible solutions are at the moment under test using several bulk (Mo, Ti, Cu) and coating materials (TiN, Diamond Like Carbon)

    Radioactive ion beam opportunities at the new FRAISE facility of INFN-LNS

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    At the Laboratori Nazionali del Sud of INFN (INFN-LNS) in Catania, the construction of the new Radioactive Ion Beams (RIBs) facility FRAISE (FRAgment In-flight SEparator) has reached its ending phase. The facility uses the in-flight technique based on a primary beam fragmentation impinging on light Be or C targets. FRAISE makes use of light and medium mass primary beams, having power up to asymptotic to 2-3 kW, leading to RIBs, whose intensities vary in the range of asymptotic to 10(3)-10(7) pps, for nuclei far from and close to the stability valley, respectively. FRAISE aims at providing high-intensity and high-quality RIBs for nuclear physics experiments, also serving to interdisciplinary research areas, such as medical physics. Critical aspects for high-quality beams are the tuning and transport, representing time-consuming processes and requiring dedicated diagnostics and tagging devices measuring many features of RIBs. Some of these devices should be capable to operate in radioactively activated environments because of the expected 2 kW beam lost in the dipole after the production target. Due to its peculiar robustness to radioactive damage, Silicon Carbide (SiC) technology has been considered for the detection layer. In this view, an R & D campaign has been started aiming at developing the FRAISE facility, the new diagnostics system, and a new tagging device, the latter of which will be useful for the CHIMERA multidetector beamline. In this paper, we discuss the status and the perspectives of the facility with a focus on the RIBs opportunities

    Terapia dell’artrite reumatoide: farmaci biologici

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    L'artrite reumatoide (AR) è una malattia autoimmunitaria cronica che colpisce la membrana sinoviale delle articolazioni. Per lo sviluppo di questa patologia sembra fondamentale la presenza di tre componenti e la loro interazione: predisposizione genetica, stimolo antigenico e sistema immunitario. Una volta che il sistema immunitario si è attivato gli anticorpi non riconoscono come parte del proprio corpo la membrana sinoviale inizia così il processo di autoaggressione e quello infiammatorio fino alla distruzione dell’intera struttura articolare e ha esordio la malattia. Non esiste una terapia valida per tutti. Gli obiettivi da perseguire nel trattare un paziente affetto da AR sono quelli di abolire o attenuare l’infiammazione articolare e la sintomatologia da essa prodotta, ma anche rallentare l’evoluzione e la progressione della malattia, preservare o recuperare la funzione articolare, prevenendo o correggendo le deformità che si sono instaurate. I farmaci biologici sono farmaci che hanno come bersaglio le citochine, principali mediatori della AR. I primi ad essere utilizzati sono farmaci anti-TNF (citochina presente in grandi quantità nella sinovia affetta da artrite reumatoide). Le infezioni dovute alla depressione della risposta del sistema immunitario, cui è legata anche l’efficacia terapeutica, si sono dimostrate essere l’effetto collaterale più frequente. Si tratta nella maggior parte dei casi di infezioni non gravi, trattabili e risolvibili con antibiotici. La più temibile, tra quelle osservate si è dimostrata l’infezione tubercolare in soggetti con tubercolosi latente. I farmaci biologici oggi sono impiegati laddove non si sono ottenuti benefici con le terapie tradizionali, è intuibile che dovrebbero essere impiegati anche nelle prime fasi della malattia al fine di evitare l’evoluzione verso l’invalidità. I farmaci biologici trovano indicazione di impiego anche in altre malattie reumatiche infiammatorie croniche. In particolare si sono dimostrati capaci di ridurre l’attività e l’evoluzione della spondilite anchilosante e dell’artrite psoriasica. Attualmente sono disponibili per uso ospedaliero quattro agenti, tre inibiscono l’azione del TNF: etanercept, infliximab e adalimumab e un composto la cui attività farmacologica non è direttamente correlata al TNF: anakinra. Al vaglio della ricerca sono due nuovi composti il rituximab, usato oggi come antitumorale e presente in Italia per uso ospedaliero, il secondo è l’abatacept ancora in fase di studio per la cura di AR. Tra le proposte alternative ai farmaci biologici il Sativex®, un farmaco derivato dalla Cannabis sativa L. (Cannabaceae) contenente un’uguale quantità di THC ( -9-tetraidro-cannabinolo) e CBD (cannabidiolo), usato in 58 pazienti con artrite reumatoide per 5 settimane di trattamento, è stato superiore al placebo nel ridurre il dolore nell’artrite reumatoide. Infine in Giappone, sulla base scientifica che le statine possono indurre apoptosi cellulare, ricercatori stanno studiando l’impiego delle statine nel trattamento di AR. Il decennio 2000-2010 è stato dedicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità alle patologie delle ossa e delle articolazioni e la regione Toscana è la prima in Italia ad aver incluso nel suo piano sanitario un progetto integrato per la cura dei pazienti con artrite reumatoide. La malattia si può controllare e gli esiti invalidanti si possono contenere a condizione che la diagnosi sia precoce e che venga eseguita rapidamente la terapia adeguata. Oggi una speranza in più ci viene proprio dai farmaci biologici, anche se data la loro recente introduzione non sono noti gli effetti collaterali a lungo termine

    Terapia farmacologica delle lombalgie

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    La lombalgia è una affezione dolorosa, più o meno intensa, della regione lombare o lombo-sacrale. La scelta della terapia più adeguata è legata alla intensità delle manifestazioni: dolori acuti, intensi e violenti, devono essere trattati innanzitutto con i farmaci antinfiammatori, dolori continui e persistenti richiedono un trattamento più complesso e polimodale, a seconda della costituzione e delle condizioni della colonna vertebrale. In genere si associano antinfiammatori con la fisioterapia ed un adeguato programma di attività fisica riabilitativa. Le principali classi di farmaci utilizzati nelle lombalgie sono i farmaci antiinfiammatori non steroidei (acido acetilsalicilico, nimesulide, piroxicam, ketoprofene, diclofenac), gli steroidei (prednisolone, metilprednisolone, betametasone, desametasone) ed i miorilassanti (diazepam, tiocolchicoside). Occasionalmente qualora il dolore fosse difficilmente controllabile possono essere utilizzati gli analgesici narcotici (tramadolo). Questi ultimi possono essere associati validamente ai FANS. Infatti con questa associazione (con un meccanismo di somma o potenziamento) si aumenta il potere analgesico e si riducono le dosi e gli effetti secondari

    Estimating Urban-Induced Artificial Recharge: A Case Study for Austin, TX

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    Urbanization alters the character and state of the land surface. Urban-induced anthropogenic recharge sources that include leaky utility lines, storm sewer systems, and storm-water catchments, as well as over-irrigation of lawns, parks, and golf courses, can be significant. However, data may be sparse and quantification difficult. A case study for Austin, TX, uses commonly available data to estimate recharge from leaky utility lines and irrigation return flows. The estimates indicate that these sources accounted for at least 5 percent of the total recharge between 1999 and 2009 and that on a monthly basis these contributions can vary from \u3c1 percent to nearly 100 percent of the total recharge. Irrigation return flow was the most significant contributor in summer seasons; however, leakage from utility lines provided more total recharge. Urban recharge contributions were comparable to the mid-size watershed contributions over the 10-year period. These estimates are conservative and should be reevaluated as urbanization continues and as new data become available. Outcomes are relevant for habitat conservation, drought response planning, and urban groundwater management. Urban recharge can be important for buffering seasonal fluctuations during periods of low precipitation and springflow

    Sicurezza cardiovascolare degli inibitori selettivi della COX-2

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    Nel 2000 sono stati introdotti in commercio in Italia i nuovi farmaci antinfiammatori, celecoxib e rofecoxib (COXIB), che agiscono inibendo selettivamente la cicloossigenasi-2 (COX-2). I COXIB, per il loro selettivo meccanismo d’azione, riducono l’infiammazione con minori effetti collaterali a livello gastrointestinale, inoltre non riducono la produzione di trombossano e non inibiscono l’aggregazione piastrinica né allungano il tempo di sanguinamento. Nel 2001 fu pubblicata una review che sottolineava i rischi cardiovascolari associati ai COXIBs. Sebbene ci siano sufficienti dati ottenuti in studi randomizzati su rofecoxib, valdecoxib/parecoxib e celecoxib, che suggeriscono che ognuno di questi farmaci produce eventi cardiovascolari avversi, ci sono allo stesso modo numerosi studi che indicano differenti gradi di rischio associati ai diversi COXIBs. Quando si hanno pazienti con rischio assoluto di eventi cardiovascolari alto, come ad esempio in pazienti con malattia alle arterie coronarie, o con fattori di rischio multipli per la malattia alle coronarie, è prudente evitare i COXIBs. I COXIBs continueranno ad essere clinicamente utili, anche se per un gruppo di pazienti ben selezionato. Questi sono pazienti che necessitano del trattamento con antinfiammatori non steroidei nonostante ricevano già altre terapie ottimizzate (ad esempio farmaci curativi per l’artrite reumatoide e analgesici, fisioterapia, e aiuti fisici per l’osteoartrite), con un profilo di rischio cardiovascolare basso e con un rischio di sanguinamento gastrointestinale relativamente alto

    Multimodal Physical Exercise Affects Visuo-Spatial Working Memory: Preliminary Evidence from a Descriptive Study on Tai-Chi Practitioners and Runners

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    Recent evidence has shown a relationship between physical exercise (PE) and cognitive functioning. However, it is unknown if unimodal and multimodal modalities of PE affect cognitive abilities in different ways. To fill this gap, we analyzed the effects of unimodal PE (running) and multimodal PE (Tai Chi) on specific cognitive abilities. A sample of 33 participants (mean age = 52.6 ± 7.2) divided into eleven runners, eleven Tai Chi practitioners, and eleven age-matched sedentary individuals were subjected to a neuropsychological tests battery to assess shifting and problem solving abilities (Rule Shift Cards, BADS-RS, and Key Search tasks), verbal fluency (semantic and phonemic verbal fluency tasks), verbal memory (Rey’s 15 words test), visuo-spatial working memory (Corsi test), and global cognitive functioning (clock-drawing test). The results showed significantly higher BADS-RS scores in runners and Tai Chi practitioners in comparison to the sedentary participants, thus evidencing improved shifting abilities for active individuals. Interestingly, post hoc analysis showed significantly higher span scores of Corsi test only in Tai Chi practitioners as compared to sedentary participants, suggesting how multimodal PE facilitates the visuo-spatial working memory processes. Although preliminary, our descriptive study indicates that the type of PE could modulate specific cognitive domains, even if the practice of motor activity favors a global cognitive improvement
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