10 research outputs found

    BNP, BIVA ed NGAL nel dipartimento di emergenza

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    Il Dipartimento di Emergenza (DE) è una realtà organizzativa unica in cui, oltre ai problemi di un normale reparto di degenza, si sommano quelli del sovraffollamento tipico del Pronto Soccorso1-4, in un flusso non regolato di accessi e dimissioni che rende necessario un approccio al paziente con una visione il più possibile globale del problema clinico e che permetta decisioni tempestive ed accurate. Nel DE è importante arrivare ad una diagnosi in tempi brevi, poiché è dimostrato che una tempestiva diagnosi e un appropriato trattamento, indipendentemente dalla patologia di base, migliorano sensibilmente l’outcome clinico5. Ciò è stato dimostrato in particolare per l’insufficienza cardiaca acuta6. Ma insieme alla diagnosi, è sempre importante giungere contemporaneamente a una stratificazione prognostica dei pazienti in emergenza, per poter scegliere e razionalizzare l’uso delle risorse secondo un principio di prioritá. Ad esempio, una corretta stratificazione prognostica permetterà non solo di intensificare il trattamento in fase acuta, ma anche di allocare il paziente più severo in reparti a più elevata intensità di cura. Il paziente che giunge in pronto soccorso è un paziente critico,con storia clinica spesso sconosciuta, portatore di molteplici patologie spesso interagenti tra di loro e talvolta dalle condizioni cliniche imprevedibilmente instabili. E’ molto spesso indispensabile, insieme ad un corretto giudizio clinico basato su una adeguata raccolta anamnestica ed un esame obiettivo completo, disporre in tempi brevi di risultati di imaging e di indicatori biologici misurabili in grado di orientarci nella diagnosi, nella stratificazione prognostica, nel monitoraggio clinico e nel complesso trattamento di questi pazienti. Numerosi biomarcatori si sono dimostrati molto utili negli ultimi anni per l’identificazione precoce dei patologie severe, primo fra tutti la troponina I , ad esempio, per la sindrome coronarica acuta. Tra gli altri biomarcatori sono giá entrati nella pratica medica di routine, anche la procalcitonina (PCT) nella sepsi e i peptici natriuretici per lo scompenso cardiaco acuto7-8. Altri invece, si stanno dimostrando promettenti indicatori, come la lipocalina associata alla gelatinasi neutrofila (NGAL) nel predire lo sviluppo di un danno renale acuto5. L’ obiettivo per il futuro è quello di disporre di pannelli predefiniti di biomarcatori a seconda del sintomo di presentazione che uniti alla comune pratica clinica, anamnesi ed esame obiettivo possano portare a una piú rapida e corretta diagnosi, un monitoraggio piú stretto e ad una terapia maggiormente efficace e individuale per le varie patologie complesse implicanti, allo stesso tempo, più organi9. Infatti, la necessità di pannelli di multimarcatori è giustificata dal fatto che molto spesso i pazienti critici nel dipartimento di emergenza non presentano una sindrome clinica riferibile a un solo organo, ma presentano patologie multiorgano e comorbilità. Quanto detto trova concreta applicazione nella Sindrome Cardio-Renale (SCR) dove l’insufficienza cardiaca e l’insufficienza renale possono conseguire l’ una all’ altra instaurando un circolo vizioso, o essere due cause indipendenti, ma sempre interagenti10. La rapida identificazione di questa sindrome appare fondamentale se si considera il diverso trattamento che le singole patologie richiedono quando isolate: la deplezione di liquidi nella congestione dello scompenso cardiaco, l’ integrazione di liquidi e un miglioramento della perfusione per l’ insufficienza renale. A questo scopo si stanno rivelando molto utili biomarcatori ormai consolidati in pratica clinica come il BNP per la valutazione della funzione cardiaca, o piú recenti come l’NGAL per la valutazione della compromissione renale, misurabile nel sangue o nelle urine, oltre a nuove tecnologie tra cui la BioImpedenzoMetria Vettoriale (BIVA) che offre la possibilitá di una valutazione oggettiva dello stato di congestione per un parametro che fino ad oggi è stato solo clinico e scarsamente quantificabile11

    Clinically amyopathic dermatomyositis: case report and review of the literature

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    Clinically amyopathic dermatomyositis (CADM) is an autoimmune disease characterized by the presence of skin lesions typical of dermatomyositis and absent/low muscle involvement. One case of hypomyopathic dermatomyositis with early rapidly progressive interstitial lung disease in a 52-year old woman with fever, erythematous desquamating skin rash, arthralgia and pulmonary consolidation is here reported. The rapid progressive interstitial lung disease caused the patient‘s death, despite immunosuppressive treatmen

    Opinion paper on innovative approach of biomarkers for infectious diseases and sepsis management in the emergency department

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    Sepsis is a leading healthcare problem, accounting for the vast majority of fatal events in critically ill patients. Beyond early diagnosis and appropriate treatment, this condition requires a multifaceted approach for monitoring the severity, the potential organ failure as well as the risk of death. Monitoring of the efficacy of treatment is also a major issue in the emergency department (ED). The assessment of critically ill conditions and the prognosis of patients with sepsis is currently based on some scoring systems, which are, however, inefficient to provide definite clues about organ failure and prognosis in general. The discretionary and appropriate use of some selected biomarkers such as procalcitonin, inducible protein 10 (IP10), Group IV phospholipase A2 type II (PLA2 II), neutrophil gelatinase-associated lipocalin (NGAL), natriuretic peptides, mature adrenomedullin (ADM), mid-regional pro-adrenomedullin (MR-proADM), copeptin, thrombopoietin, Mer receptor and even red blood cell distribution width (RDW) represent thereby an appealing perspective in the diagnosis and management of patients with sepsis. Nevertheless, at the moment, it is not still clear if it is better to use a multimarkers approach or if a single, most appropriate, biomarker exists. This collective opinion paper is aimed at providing an overview about the potential clinical usefulness of some innovative biomarkers of sepsis in its diagnosis and prognosis, but also in the treatment management of the disease. This manuscript represents a synopsis of the lectures of Third Italian GREAT Network Congress, that was hold in Rome, 15-19 October 2012

    Prognostic value of decreased peripheral congestion detected by Bioelectrical Impedance Vector Analysis (BIVA) in patients hospitalized for acute heart failure: BIVA prognostic value in acute heart failure.

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    none13The objective of this study was to investigate the prognostic role of quantitative reduction of congestion during hospitalization assessed by Bioelectrical Impedance Vector Analysis (BIVA) serial evaluations in patients admitted for acute heart failure (AHF).Epub 2016noneSantarelli, Simona; Russo, Veronica; Lalle, Irene; De Berardinis, Benedetta; Vetrone, Francesco; Magrini, Laura; Di Stasio, Enrico; Piccoli, Antonio; Codognotto, Marta; Mion, Monica M; Castello, Luigi M; Avanzi, Gian Carlo; Di Somma, SalvatoreSantarelli, Simona; Russo, Veronica; Lalle, Irene; De Berardinis, Benedetta; Vetrone, Francesco; Magrini, Laura; Di Stasio, Enrico; Piccoli, Antonio; Codognotto, Marta; Mion, Monica M; Castello, Luigi M; Avanzi, Gian Carlo; Di Somma, Salvator

    Erratum to: Usefulness of combining admission brain natriuretic peptide (BNP) plus hospital discharge bioelectrical impedance vector analysis (BIVA) in predicting 90 days cardiovascular mortality in patients with acute heart failure

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    Heart failure is a disease characterized by high prevalence and mortality, and frequent rehospitalizations. The aim of this study is to investigate the prognostic power of combining brain natriuretic peptide (BNP) and congestion status detected by bioelectrical impedance vector analysis (BIVA) in acute heart failure patients. This is an observational, prospective, and a multicentre study. BNP assessment was measured upon hospital arrival, while BIVA analysis was obtained at the time of discharge. Cardiovascular deaths were evaluated at 90 days by a follow up phone call. 292 patients were enrolled. Compared to survivors, BNP was higher in the non-survivors group (mean value 838 vs 515 pg/ml, p < 0.001). At discharge, BIVA shows a statistically significant difference in hydration status between survivors and non-survivors [respectively, hydration index (HI) 85 vs 74, p < 0.001; reactance (Xc) 26.7 vs 37, p < 0.001; resistance (R) 445 vs 503, p < 0.01)]. Discharge BIVA shows a prognostic value in predicting cardiovascular death [HI: area under the curve (AUC) 0.715, 95% confidence interval (95% CI) 0.65-0.76; p < 0.004; Xc: AUC 0.712, 95% CI 0.655-0.76, p < 0.007; R: AUC 0.65, 95% CI 0.29-0.706, p < 0.0247]. The combination of BIVA with BNP gives a greater prognostic power for cardiovascular mortality [combined receiving operating characteristic (ROC): AUC 0.74; 95% CI 0.68-0.79; p < 0.001]. In acute heart failure patients, higher BNP levels upon hospital admission, and congestion detected by BIVA at discharge have a significant predictive value for 90 days cardiovascular mortality. The combined use of admission BNP and BIVA discharge seems to be a useful tool for increasing prognostic power in these patients
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