25 research outputs found

    Expression of Matrix Metalloproteinases and Their Tissue Inhibitors in Chronic Rhinosinusitis With Nasal Polyps: Etiopathogenesis and Recurrence:

    Get PDF
    Chronic rhinosinusitis with nasal polyps is a multifactorial disease of the nasal and paranasal sinus mucosa and it includes, as comorbidities, anatomic and morphologic alterations, allergic rhinitis, and immunologic diseases. We investigated matrix metalloproteinases (MMP-2, MMP-7, and MMP-9) and their tissue inhibitors (TIMP-1 and TIMP-2) concentration in different etiopathogenetical groups of patients with nasal polyposis (NP) in relation to recurrence after sinonasal surgery. The study group consisted of 45 patients with NP (those with allergic rhinitis, nonallergic rhinitis and asthma or nonallergic rhinitis, and obstruction of osteomeatal complex [OMC]) who underwent endonasal sinus surgery. We also collected 10 patients who underwent septoplasty as control. Immunohistochemistry of nasal mucosa fragments, Western blotting, and polymerase chain reaction analysis showed increased MMPs levels (MMP-9 more than MMP-2 and MMP-7) and decreased tissue inhibitors of MMPs levels (TIMP-1 less than TIMP-2), in patients with chronic rhinosinusitis with nasal polyps compared with control group, in particular in patients with nonallergic rhinitis and asthma compared to those with allergic rhinitis and nonallergic rhinitis and obstruction of OMC. We observed a higher risk of recurrence in patients with nonallergic rhinitis and asthma than in those with allergic rhinitis and nonallergic rhinitis and obstruction of OMC after 36 months from surgery. In this research, we evaluated pathogenesis of NP related to MMPs and their inhibitors concentrations in polypoid tissue

    Scientific landscape of oxidative stress in male reproductive research: A scientometric study

    Get PDF
    Unraveling the role of reactive oxygen species and associated oxidative stress (OS) in male reproduction is one of the key areas of male reproductive research. This article illustrates the scientific landscape of OS in male reproductive research over the past several decades (1941–2018) using a scientometric approach. Scientometric data (articles per year, authors, affiliations, journals, and countries) on OS related to male reproduction were retrieved from the Scopus database and analyzed for each decade. Our analysis revealed an increasing trend in OS-based male reproductive research from 1941 to 2018 with a steep raise in publications and research collaborations starting from the period 1991–2000 (R2 = 0.81). Semen abnormalities and varicocele were the major areas investigated in relation to OS with the highest positive trend in publications from the time interval 1981–1990 to 2011–2018. Analysis of publications based on OS assessment techniques revealed chemiluminescence (n = 180) and evaluation of antioxidants (n = 300) as the most widely used direct and indirect tests, respectively

    Protocollo audiologico nello studio degli isolati genetici

    Get PDF
    L’ipoacusia rappresenta una delle condizioni morbose più diffuse ed invalidanti; essa è caratterizzata da una ampia eterogeneità genetica ed espressione fenotipica variabile, anche nelle forme eredo-familiari. Negli ultimi anni sono stati effettuati notevoli progressi circa la conoscenza dell’etiopatogenesi delle sordità ereditarie, grazie al contributo delle ricerche di genetica molecolare che hanno portato all’individuazione di loci cromosomici connessi con la funzione uditiva, delle loro alterazioni e delle ripercussioni fisiologia dell’orecchio. Sono tuttavia ancora molte le forme di ipoacusia a trasmissione eredo-familiare a penetranza completa o incompleta per le quali non si conoscono i geni le cui mutazioni siano responsabili della sordità. Alcune forme di compromissione della capacità uditiva non ereditarie inoltre, quali ad esempio quelle dovute ad farmaci ototossici, a danno da rumore, a presbiacusia, sono considerate attualmente delle patologie multifattoriali, ovvero in cui esiste una suscettibilità genetica legata ad uno o più geni, che interagendo con fattori ambientali determinano la manifestazione fenotipica del tratto ipoacusico. Anche per queste forme di sordità sono ancora pochi gli studi volti all’identificazione della componente genetica, alla correlazione con il fenotipo espresso e con le variabili ambientali. Il nostro studio in questi anni di dottorato si è incentrato nell’ambito della genetica delle sordità, in particolare delle mutazioni dei geni della connessina, cui si devono più del 50% delle sordità non sindromiche recessive ad insorgenza preverbale, ed impegnandosi in un progetto multidisciplinare clinico-genetico condotto sugli “Isolati Genetici” volto allo studio delle malattie complesse ed alla correlazione genotipo-fenotipo. Il fenotipo dei tratti complessi, quali ad esempio malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete ed alcune forme di ipoacusia, è il risultato dell’interazione di due o più geni tra di loro e di questi con fattori ambientali. In questi anni il nostro lavoro scientifico si è dunque incentrato sulla genetica delle sordità e sulla interrelazione tra costituzione genetica dell’individuo con la sua espressione fenotipica e lo stile di vita. La ricerca effettuata si inserisce nell’ambito del progetto multidisciplinare nato circa tre anni fa per lo studio delle popolazioni isolate del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ed in particolare del comune di Campora (Sa), promosso dalla Prof.ssa G. Persico dell’Istituto di Genetica e Biofisica “Adriano Buzzati-Traverso” del CNR di Napoli e dal Prof. P. Gasparini del Dipartimento di Patologia, della II Università di Napoli, che prevede il coinvolgimento di diversi medici specialisti quali cardiologi, audiologi, neurologi, ortopedici, oculisti, e di un team di genetisti. Il fine dello studio multidisciplinare condotto sulle popolazioni dell’isolato genetico, ovvero su popolazioni sviluppatesi a partire da un ristretto numero di individui (effetto fondatore) e che, grazie all’isolamento geografico ed alla scarsa immigrazione, hanno sviluppato un elevato grado di endogamia e quindi trasmesso in maniera omogenea e senza commistioni il loro patrimonio genetico, è quello di costituire un unico database sulle condizioni di salute generali e sull’ analisi genetica dell’intera popolazione, che come espresso nella definizione di isolato genetico conserva lo stesso patrimonio genetico dei fondatori, e poter effettuare una correlazione genotipo-fenotipo per i vari tratti complessi esaminati . Nel comune di Campora prescelto in base alle condizioni menzionate si è proceduto alla: 1.Ricostruzione genealogica della popolazione. Tutti i dati storici riguardanti il paese, quali le dimensioni della popolazione, la consanguineità, la velocità di crescita nei secoli passati, l'età del comune e il numero di fondatori, sono stati utili per chiarire l’idoneità del paese e definire la metodologia da seguire. La genealogia della popolazione di Campora a partire dalla seconda metà del XVI secolo ad oggi è stata ricostruita e resa disponibile in formato digitale. Il pedigree include 10.737 individui (5256 femmine e 5441 maschi) distribuiti in 15-17 generazioni. Una pestilenza verificatasi nel 1600 ha decimato la popolazione; l’attuale popolazione consta di 600 abitanti derivanti da 20 coppie di individui. 2.Indagini anamnestiche circa lo stato di salute prossimo e remoto dell’intera popolazione; indagini biochimiche 3.Genome screening dell’ intera popolazione 4.Valutazione audiologica: accurato protocollo diagnostico audiologico mirato ad accertare la tipologia, la gravità e l’incidenza della ipoacusia nella popolazione oggetto dell’indagine, sia riguardo alle forme eredo-familiari, sia per quelle non mendeliane. Sono state effettuate in 331 soggetti indagini anamnestiche patologiche personali e familiari, prossima e remota, indagini strumentali (audiometria convenzionale e ad alte frequenze (aspetto innovativo della ricerca, non essendo una metodica diffusamente applicata e standardizzata), impedenzometria, DPOAE, ABR. Dall’analisi degli esami audiometrici praticati con metodica convenzionale è stata evidenziata una percentuale pari al 16% (55 casi) di soggetti normoudenti e del 83% di ipoacusici (276 pazienti); abbiamo sorprendentemente riscontrato come in una percentuale (10%) di soggetti compresi in una fascia di età tra i 40 e 50 anni vi fosse già un certo grado di compromissione uditiva (>25 dB). Per quanto concerne il tipo di ipoacusia l’1,1% presentava una perdita uditiva di tipo misto mentre il resto dei soggetti risultati ipoacusici mostrava un tracciato di tipo neurosensoriale. Riguardo alla metodica audiometrica ad alte frequenze da noi impiegata abbiamo rilevato che: la soglia uditiva media per ogni frequenza testata è simile a quella riportata nella ISO 1998; abbiamo osservato una variabilità interindividuale, specialmente alle frequenze di 14 e 16 kHz che tendeva ad aumentare con l’età del campione e le frequenze testate. Le soglie uditive alle alte frequenze non differiscono in base al sesso, all’orecchio testato o alla sessione d’esame, mentre sembrano aumentare con l’età del campione. Le soglie medie ad alte frequenze sono risultate simili nell’ esame test-retest; abbiamo verificato in circa il 96% di essi differenze di soglia minime, nel range di ± 10dB per le frequenze comprese tra 8 e 14 kHz. Questo dato testimonia la correttezza dell’esecuzione dell’esame e la scarsa variabilità intraindividuale e dunque falsi positivi per tale tipo di audiometria multifrequenziale. La valutazione dei tracciati audiometrici ci ha portato ad osservare come una certa percentuale (34% - 19 casi) di soggetti classificati come normoudenti sulla base dell’audiogramma con frequenza massima di 8000 Hz, (audiometria tonale convenzionale) presentavano invece alla stimolazione delle alte frequenze una perdita uditiva più accentuata per le frequenze di 10.000 e 12.000 Hz. (in media 35dB). Dal confronto di questo ultimo dato con i rilievi clinico-anamnestici abbiamo rilevato come il 40% di questi soggetti è risultato essere stato esposto a rumore, mentre il 5% a sostanze ototossiche (in particolare chemioterapici, aminoglucosidi). Dalla valutazione dei dati ottenuti con l’audiometria ad alte frequenze e dall’esame delle abitudini di vita e lavorative dei soggetti abbiamo osservato dunque come tale tecnica possa essere utile per individuare i soggetti che, in base all’audiogramma convenzionale fino ad 8000 Hz risultano normoacusici, e tuttavia presentano un’iniziale compromissione dell’orecchio interno testimoniata dal deficit uditivo sulle alte frequenze i cui recettori acustici sono posti al giro basale della chiocciola e sono i primi ad essere interessati da eventi otolesivi. Per quanto concerne le forme eredo-familiari abbiamo sinora individuato attraverso la valutazione degli alberi genealogici due grosse famiglie in cui è presente una elevata incidenza del carattere ipoacusico. Sono in corso le caratterizzazioni genetiche dei soggetti; l’ analisi di linkage effettuata utilizzando 1034 microsatelliti come marcatori, sembra rilevare per una delle due famiglie una associazione con un locus genetico situato sul cromosoma 1 e per l’altra sul cromosoma 15. Lo studio da noi effettuato ha consentito di evidenziare l’utilità dell’impiego dell’audiometria multifrequenziale, specie nella diagnosi precoce della patologia dell’orecchio interno ad etiologia dismetabolica ototossica o da rumore industriale, prima ancora che venga ad essere danneggiato il campo uditivo valutato con l’audiometria convenzionale; questo consentirà di poter intervenire con misure profilattiche che intervengano sui fattori ambientali e che impediscano l’estensione del danno anche alle frequenze audiometriche convenzionali. L’insieme di dati raccolti sulla capacità uditiva della popolazione di Campora, sullo stato di salute generale, le abitudini di vita, unitamente alla valutazione genetica mediante l’analisi di linkage consentirà di effettuare correlazioni genotipo-fenotipo che chiariscano l’influenza genetica nella suscettibilità ad esempio all’invecchiamento dell’organo dell’udito, al danno da rumore o da sostanze ototossiche, e di valutare inoltre quale sia il ruolo svolto dai fattori ambientali

    Large anterior temporal Virchow–Robin spaces: Evaluating MRI features over the years—Our experience and literature review

    No full text
    Dilated Virchow–Robin spaces (VRSs) are expansions of the normal perivascular spaces with a short axis greater than 2 mm or, according to some authors, greater than 3 mm. They are usually documented at the basal ganglia, at the convexity white matter (WM) and centrum semiovale, and at the mesencephalon. The anterior temporal WM is a recently described preferential location for large (≥5 mm) VRSs. The aim of our study was to evaluate the magnetic resonance imaging (MRI) features and their modifications during a long-term follow-up period (≥24 months) of the anterior temporal VRSs with a retrospective analysis among all brain MRI studies performed at our institution between January 2010 and January 2017. In our study, the presence and the stability of characteristic MRI features certainly increased our diagnostic confidence allowing us to continue conservative approach while the surrounding signal change, as reported in the literature, should not in itself prompt alternative diagnoses to be entertained
    corecore