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    Studio delle variazioni di parametri fisici, chimici, biochimici e chimico-strutturali del suolo sottoposto a pascolamento suino

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    Negli ultimi anni lo studio dei processi di degradazione della biosfera è al centro del dibattito non solo nel mondo scientifico, ma anche in quello politico ed economico. Una certa salvaguardia è destinata a quelle risorse considerate non rinnovabili, risorse che, una volta esaurite, non potrebbero ricostituirsi se non in un periodo troppo lontano alla scala temporale umana. Il suolo, risorsa non rinnovabile, a causa di disturbi esterni, può subire un processo di degradazione, che provoca sia la regressione da uno stato di qualità più elevato ad uno inferiore e può anche portare, nel caso estremo della desertificazione, al completo annullamento del potenziale biologico e della capacità di resilienza. Tra le varie cause responsabili del processo di desertificazione, una delle maggiori è l’eccessiva pressione zoogena. Il tipo di disturbo che il pascolamento opera ai danni del terreno è, da una parte, la riduzione della vegetazione, che lo protegge dall’erosione e garantisce un buon livello di sostanza organica, dall’altra la rottura degli aggregati del suolo, effetto conseguente al calpestamento, che lo rende più soggetto all’erosione e, al compattamento potenziandone la vulnerabilità. Entrambe queste cause che concorrono alla formazione del fenomeno, provocano nel suolo una diminuzione della vitalità e della fertilità dello stesso. L’ambiente agro forestale è stato ultimamente riscoperto e rivalutato per una serie di motivi legati alla salvaguardia di razze in via d’estinzione, alla rivalutazione di aree marginali, al miglioramento della qualità degli alimenti, al benessere animale e alla tutela dell’ambiente. Proprio per queste ragioni da alcuni anni si sta registrando un nuovo interesse nei confronti della pratica di allevamento in ambiente boschivo, specialmente per quanto concerne i suini. Il riuscire a coniugare l’allevamento suino, con la salvaguardia del bosco s’inquadra appieno con gli obiettivi di gestione forestale sostenibile indicati come prioritari nella legislazione forestale toscana. L’obiettivo di questo lavoro è stato principalmente quello di trovare uno schema metodologico che riuscisse a valutare, attraverso una parametrizzazione scientifica, il degrado del suolo causato dall’allevamento al pascolo del suino in distinte aree boschive del Mediterraneo con caratteristiche geomorfologiche differenti. La definizione dell’obiettivo si è rivolta all’ individuazione di soglie di criticità per il terreno in funzione di : 1) densità animale e cicli temporali di allevamento (pressione animale) e caratteristiche comportamentali e morfologiche della specie allevata. 2) sensibilità dell'area boschiva utilizzata per l’allevamento al pascolo e sue caratteristiche intrinseche (altimetria, pendenza, clima e caratteristiche pedologiche) Ciò è stato possibile mediante lo studio delle modifiche dei parametri chimici, biochimici, fisici e chimico-strutturali del terreno, opportuni indicatori del livello di fertilità e di qualità del suolo. Nelle situazioni dove la pressione animale è più bassa, il leggero pascolamento risulta in grado di mantenere inalterate le proprietà biochimiche del suolo. Questo tipo di tendenza è molto evidente nei trattamenti pianeggianti e con bassa pendenza (5%). Negli orizzonti di suolo inferiori le attività biochimiche risultano invece compromesse. Il pascolamento leggero su terreno boschivo pianeggiante o a bassa pendenza, probabilmente, contribuisce più degli altri a ricreare uno strato superficiale compatto, isolato rispetto a quelli inferiori, dove viene stoccata la sostanza organica fresca e dove avviene la maggior parte dei processi biochimici. Nonostante il pascolo a bassa densità non influenzi negativamente la vitalità del suolo, per entrambi i siti e per tutti i trattamenti di superficie e profondità, si nota la presenza di evidenti processi di mineralizzazione della sostanza organica in corso. L’intervento di un fattore esterno in grado di indurre un cambiamento drastico nell’equilibrio di un ecosistema forestale, di per se particolarmente stabile, può aver provocato un “flash” che ha riattivato la componente microbiologica del suolo ma che ha dato luogo, contemporaneamente, all’innesco di processi di mineralizzazione della sostanza organica. Tutti i trattamenti relativi all’alta pressione animale presentano lo spostamento del naturale equilibrio, tipico dei suoli forestali, dei processi di trasformazione della sostanza organica al suolo, verso processi di mineralizzazione. Tale tendenza è accompagnata in questo caso al peggioramento della componente biochimica, rimasta inalterata per la bassa densità animale. Inoltre è evidente per questo tipo di trattamenti un peggioramento della struttura del suolo e di conseguenza della sua fertilità fisica. Quest’ultimo fattore è meno evidente nei siti ad alta pendenza, che sembrano alterare in maniera più blanda le caratteristiche fisiche. Nei terreni pianeggianti o a bassa pendenza più che nei suoli declivi, gli animali sono in grado di compattare il suolo rompendone gli aggregati e compromettendone l’aerazione; ciò si traduce in un peggioramento della qualità dal punto di vista fisico-strutturale

    Dynamic functional connectivity in schizophrenia and bipolar disorder: A review of the evidence and associations with psychopathological features

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    Alterations of functional network connectivity have been implicated in the pathophysiology of schizophrenia (SCZ) and bipolar disorder (BD). Recent studies also suggest that the temporal dynamics of functional connec-tivity (dFC) can be altered in these disorders. Here, we summarized the existing literature on dFC in SCZ and BD, and their association with psychopathological and cognitive features. We systematically searched PubMed, Web of Science, and Scopus for studies investigating dFC in SCZ and BD and identified 77 studies. Our findings support a general model of dysconnectivity of dFC in SCZ, whereas a heterogeneous picture arose in BD. Although dFC alterations are more severe and widespread in SCZ compared to BD, dysfunctions of a triple network system underlying goal-directed behavior and sensory-motor networks were present in both disorders. Furthermore, in SCZ, positive and negative symptoms were associated with abnormal dFC.Implications for understanding the pathophysiology of disorders, the role of neurotransmitters, and treatments on dFC are discussed. The lack of standards for dFC metrics, replication studies, and the use of small samples represent major limitations for the field

    Assessment of overgrazing on degradation of sloping soil

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    Overgrazing, particularly on slopes, can cause significant alterations in soil quality, determining a greater vulnerability to soil erosion. The aim of this work was to assess the influence of horse overgrazing on sloping (20%) soil properties. Chemical and biochemical parameters have been determined in order to evaluate soil quality. A significant decrease in nutrients was observed after one year. The trend of enzyme activities highlighted a reduction of metabolic processes. However, after one year of resting land, an improvement of soil quality could be noticed by the restoration of the initial level of enzymatic activities

    Evaluation of E-Health Applications for Paediatric Patients with Refractory Epilepsy and Maintained on Ketogenic Diet

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    E-health technologies improve healthcare quality and disease management. The aim of this study was to develop a ketogenic diet management app as well as a website about this dietary treatment and to evaluate the benefits of giving caregivers access to various web materials designed for paediatric patients with refractory epilepsy. Forty families participated in the questionnaire survey, from January 2016 to March 2016. All caregivers were exposed to paper-based materials about the ketogenic diet, whereas only 22 received the app, called KetApp, and videos produced by dieticians. Caregivers with free access to web materials were more satisfied than the others with the informative material provided by the centre (p 64 0.001, Mann\u2013Whitney test). Indeed, they showed a better attitude towards treatment, and they became more aware of dietary management in comparison to the control group (p 64 0.001). Moreover, caregivers provided with web materials were stimulated to pursue the treatment (p = 0.002) and to introduce it to their children and other people (p = 0.001). Additionally, caregivers supplied with web materials were more willing to help other families in choosing the ketogenic diet (p = 0.004). Overall, these findings indicate that web materials are beneficial for caregivers of paediatric patients with refractory epilepsy in our centres. Thus, the use of e-health applications could be a promising tool in the daily aspects of ketogenic diet management, and it is especially of value in the attempt to start or maintain the diet during the ongoing COVID-19 pandemic crisis

    Non di solo arte. Viaggio in Italia tra voci e numeri della giovane arte contemporanea

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    I giovani artisti in Italia: chi sono, che cosa fanno, quanto guadagnano. Le ambizioni, i percorsi di formazione, i rapporti con il mercato.- Indice #7- Prefazione, Maria Sole Agnelli Teodorani Fabbri e Luigi Guidobono Cavalchini Garofoli #11- L’idea e gli obiettivi del progetto #17- La forcina piegata: un’introduzione alla ricerca #21- Cap.I I risultati in sintesi #25- Cap.II Il sistema dell’arte contemporanea in Italia #29- Cap.III Identikit degli artisti #33- Cap.IV Lavoro artistico e reddito #51- Cap.V I percorsi di formazione #65- Cap.VI L’arte e il suo mercato #77- Cap.VII Le politiche pubbliche #91- Cap.VIII Gli spazi indipendenti #103- Cap.IX Generazioni e opportunità a confronto #111- Cap.X #159- Cap.XI Pensieri sull’arte #181- Cap.XII Alcuni percorsi possibili per l’arte contemporanea in Italia #199- Metodologia della ricerca #203- Rassegna bibliografica ragionata #217- Riferimenti bibliografici #225- Siti web #232- Allegati #23

    Nationwide consensus on the clinical management of treatment-resistant depression in Italy: a Delphi panel

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    Background: Treatment-resistant depression (TRD) is defined by the European Medicines Agency as a lack of clinically meaningful improvement after treatment, with at least two different antidepressants. Individual, familiar, and socio-economic burden of TRD is huge. Given the lack of clear guidelines, the large variability of TRD approaches across different countries and the availability of new medications to meet the need of effective and rapid acting therapeutic strategies, it is important to understand the consensus regarding the clinical characteristics and treatment pathways of patients with TRD in Italian routine clinical practice, particularly in view of the recent availability of esketamine nasal spray. Methods: A Delphi questionnaire with 17 statements (with a 7 points Likert scale for agreement) was administered via a customized web-based platform to Italian psychiatrists with at least 5 years of experience and specific expertise in the field of depression. In the second-round physicians were asked to answer the same statements considering the interquartile range of each question as an index of their colleagues' responses. Stata 16.1 software was used for the analyses. Results: Sixty panellists, representative of the Italian territory, answered the questionnaire at the first round. For 8/17 statements more than 75% of panellists reached agreement and a high consensus as they assigned similar scores; for 4 statements the panellists assigned similar scores but in the middle of the Likert scale showing a moderate agreement with the statement, while for 5 statements there was indecision in the agreement and low consensus with the statement. Conclusions: This Delphi Panel showed that there is a wide heterogeneity in Italy in the management of TRD patients, and a compelling need of standardised strategies and treatments specifically approved for TRD. A high level of consensus and agreement was obtained about the importance of adding lithium and/or antipsychotics as augmentation therapies and in the meantime about the need for long-term maintenance therapy. A high level of consensus and agreement was equally reached for the identification of esketamine nasal spray as the best option for TRD patients and for the possibility to administrate without difficulties esketamine in a community outpatient setting, highlighting the benefit of an appropriate educational support for patients

    Acute Delta Hepatitis in Italy spanning three decades (1991–2019): Evidence for the effectiveness of the hepatitis B vaccination campaign

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    Updated incidence data of acute Delta virus hepatitis (HDV) are lacking worldwide. Our aim was to evaluate incidence of and risk factors for acute HDV in Italy after the introduction of the compulsory vaccination against hepatitis B virus (HBV) in 1991. Data were obtained from the National Surveillance System of acute viral hepatitis (SEIEVA). Independent predictors of HDV were assessed by logistic-regression analysis. The incidence of acute HDV per 1-million population declined from 3.2 cases in 1987 to 0.04 in 2019, parallel to that of acute HBV per 100,000 from 10.0 to 0.39 cases during the same period. The median age of cases increased from 27 years in the decade 1991-1999 to 44 years in the decade 2010-2019 (p < .001). Over the same period, the male/female ratio decreased from 3.8 to 2.1, the proportion of coinfections increased from 55% to 75% (p = .003) and that of HBsAg positive acute hepatitis tested for by IgM anti-HDV linearly decreased from 50.1% to 34.1% (p < .001). People born abroad accounted for 24.6% of cases in 2004-2010 and 32.1% in 2011-2019. In the period 2010-2019, risky sexual behaviour (O.R. 4.2; 95%CI: 1.4-12.8) was the sole independent predictor of acute HDV; conversely intravenous drug use was no longer associated (O.R. 1.25; 95%CI: 0.15-10.22) with this. In conclusion, HBV vaccination was an effective measure to control acute HDV. Intravenous drug use is no longer an efficient mode of HDV spread. Testing for IgM-anti HDV is a grey area requiring alert. Acute HDV in foreigners should be monitored in the years to come

    Studio del degrado di suoli sottoposti al pascolamento di diverse specie di interesse zootecnico.

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    La definizione della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione del 1997, si presenta come uno strumento necessario ed innovativo che può essere considerato il punto di riferimento per tutti i paesi colpiti da tale fenomeno. A livello globale sono presenti molte zone ad elevato rischio di desertificazione. L'area mediterranea, e soprattutto quella meridionale, è quella maggiormente a rischio. Oltre alle caratteristiche climatiche, ci sono altri fattori che giocano a favore del fenomeno desertificazione, come l’elevata erodibilità dei suoli, l’eccessiva antropizzazione delle coste, la frequenza degli incendi boschivi, l'abbandono dell'agricoltura e l'intenso sfruttamento delle riserve idriche delle falde. Un terreno “desertificato”, in altri termini, è un terreno che ha perso la sua capacità di recuperare la propria configurazione in seguito ad una azione di disturbo. Il suolo, a causa di disturbi esterni, può subire un processo di degradazione che provoca la regressione da uno stato di qualità più elevato ad uno inferiore e può portare, nel caso estremo della desertificazione, al completo annullamento del potenziale biologico e della capacità di resilienza. Il suolo è considerato una risorsa naturale non rinnovabile, e per tale motivo necessita di una tutela pari a quella che si ha per altre risorse come l’aria e l’acqua. L’impatto che la pressione zoogena ha sul suolo, contribuisce ad incrementare il processo di degradazione dello stesso e per tale ragione, si dimostra una tra le maggiori cause responsabili del processo di desertificazione. Il tipo di disturbo che il pascolamento opera ai danni del terreno è la riduzione della vegetazione, che lo protegge dall’erosione e garantisce un buon livello di sostanza organica. I danni nei confronti della fitocenosi possono quindi dar luogo a problemi importanti relazionati alla qualità dei suoli e di conseguenza alla loro fertilità. D’altro canto un ulteriore effetto del pascolamento sul terreno è attribuibile alla compattazione degli orizzonti superficiali determinata dal calpestamento da parte degli animali. Entrambe queste cause che concorrono alla formazione del fenomeno, provocano nel suolo una diminuzione della vitalità, dimostrabile attraverso parametri fisici, biochimici e chimico strutturali. Ciò che questo studio ha affrontato riguarda appunto le modifiche a cui tali parametri vanno incontro in suoli sottoposti al pascolo di diverse specie di interesse zootecnico, in modo da valutarne l’impatto ambientale. La prova si è articolata in due fasi distinte. La prima consiste in un indagine sulle variazioni dei parametri in questione del suolo interessato dal pascolamento di diverse specie animali. Alla luce di questo sono stati effettuati dei campionamenti su 12 siti, (oculatamente scelti secondo alcuni criteri), tre per ogni specie animale oggetto di studio, che risultavano sottoposti a pascolo da un minimo di 5 anni consecutivi. Su ciascun sito sono stati effettuati dei campionamenti di suolo disturbato che sono stati confrontati con i relativi indisturbati al fine di esaminare alcuni parametri indicatori del livello di degrado dei suoli disturbati. La seconda consiste nel monitoraggio dell’evoluzione nel tempo della qualità del suolo e dei cotici erbosi sottoposti per la prima volta a pascolamento. Questa seconda fase ha avuto come riferimento due siti specifici uno situato a San Piero a grado (PI), l’altro a Coltano (PI), pascolati rispettivamente da ovini e suini. L’obiettivo è stato quello di valutare l’impatto ambientale derivante da un situazione di sovrappascolamento provocata da due specie animale con attitudini comportamentali differenti. I risultati ottenuti in entrambe le fasi sperimentali hanno messo in evidenza come i danni sulla vegetazione (in particolar modo sul cotico erboso) e sul suolo (rimozione del terreno dovuta a rooting e calpestamento) sia strettamente correlato con i parametri analitici a piccola scala riguardanti le caratteristiche chimiche, biochimiche, fisiche e fisico-strutturali del terreno. In definitiva lo studio effettuato mette in rilievo come l’utilizzazione sconsiderata delle aree di pascolo possa mettere a rischio la qualità del suolo, creando i presupposti per una perdita irreversibile delle sue proprie funzioni

    Ri(abitare). Riqualificazione di un intervento di edilizia sociale a bologna, quartiere bolognina.

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    L’oggetto di questa tesi è un intervento di rigenerazione, riqualificazione ed efficientamento energetico di un edificio residenziale di 40 alloggi a Bologna, zona Bolognina. Quest’ultimo, vittima dei bombardamenti della seconda Guerra Mondiale fu ricostruito nel 1952 mantenendo le caratteristiche di quello precedente. Come in molti edifici analoghi per epoca di costruzione e aratteristiche, anche in questo caso si manifestano alcune criticità ricorrenti, in particolare: - Scarsa efficienza energetica; - Inadeguatezza sismica; - Comfort abitativo insoddisfacente; - Taglio degli alloggi pensato per nuclei famigliari diversi da quelli attuali; - Spazi pubblici, dotazioni e arredi urbani carenti. L'obiettivo che si pone la tesi è quello di migliorare la vivibilità dell'edificio e dell'area in cui si colloca, adattandolo alle esigenze di oggi e di domani. Il progetto propone un insieme di interventi coordinati, definiti con attenzione per la loro fattibilità tecnica e tenendo conto del fatto che si tratta di un complesso di edilizia residenziale pubblica del patrimonio ACER Bologna. In termini pratici, il progetto interviene sia sugli spazi circostanti l'edificio, sia sul manufatto architettonico. A scala micro-urbana è stata prevista la riorganizzazione e il riordino delle aree scoperte di pertinenza, ridefinendo la viabilità dotandole di elementi di arredo che ne consentano la fruizione. A scala edilizia è stato progettato un efficientamento energetico che portasse l'edificio in classe A dalla attuale classe energetica F. Ciò ha richiesto di ridefinire le stratigrafie delle chiusure verticali ed orizzontali in coerenza con gli aspetti di composizione delle facciate. Piccole riconfigurazioni interne hanno poi portato ad un riassetto del taglio degli alloggi per disporre in maggior numero di unità di piccole dimensioni, adatte alla domanda oggi prevalente
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