293 research outputs found

    Wagner à l'italienne: notes sur la traduction de l'Anneau du Nibelung

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    La langue du mélodrame italien, jusqu‟à Aida (1871), est caractérisée par ce que le compositeur Luigi Dallapiccola appelait "surréalisme", c‟est à dire l‟absence de vraisemblance et le refus de la réalité ; il s‟agit en plus d‟une langue très codifiée et répétitive : les situations dramatiques des librettos sont souvent récurrents et cela facilite le passage des images, des locutions, des vers d‟un libretto à l‟autre. Les traductions des drames wagnériens confirment la force de cette langue. Les résultats sont différentes : si la version italienne de Lohengrin e Tannhäuser italianise les deux opéras, dans le sens où le modèle de la langue du mélodrame italien s'impose et les transforme en opéras italiens, dans le cas de l'Anneau le tentative de conduire la matière wagnérienne dans la tradition italienne échoue car les nouveautés dramatiques de l'Anneau ne se prêtent pas à être exprimées par une langue abstraite et très codifiée. La version italienne reste à mi-chemin entre l'allemand et l'italien : on reconnaît les traits de la langue du mélodrame, mais on ne retrouve pas ce qu'elle exprimeUp until Aida (1871), the Italian melodrama language presents very specific characters, including a highly codified and repetitive linguistic patterns. Such codified language stems from the Italian poetical tradition, whose main features are the absence of realism and its stately tone. The translation of Wagner's drama highlights the strength and the power of the Italian melodrama language. Results however are rather diverse: whilst the more traditional operas, Lohengrin and Tannhäuser are assimilated into the Italian tradition, the innovative Ring hardly finds any satisfactory expression and translation in Italian. The Italian translation by Angelo Zanardini fails in assimilating the novelty that the Ring brings on stage. The stereotyped language of the Italian melodrama is too constrictive for the dramaturgic innovations of the Rin

    Scrittura e riflessione linguistica. Appunti per un percorso di formazione di mediatori linguistici

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    Il contributo mette a fuoco la necessit\ue0 della riflessione nella propria lingua madre per l'acquisizione di competenze per sviluppare la consapevolezza linguistica, un'abilit\ue0 di secondo grado fondamentale anche per l'apprendimento delle altre lingue. La scrittura \ue8 vista come strumento al servizio della riflessione linguistica e per questo si suggeriscono percorsi (per esempio attivit\ue0 di riformulazione e sintesi) per sviluppare e riflettere sulla comprensione dei testi

    Dalle due alle tre. Appunti sul parlato radiofonico di Mario Bortolotto

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    Il contributo descrive il parlato delle trasmissioni radiofoniche del musicologo Mario Bortolotto, avendo come termine di confronto la sua complessa scrittura saggistica: dal confronto emergono scelte linguistiche costanti e funzionali all’esplicitazione richiesta dal mezzo radiofonico e dalla sua funzione divulgativa, senza però che questo si traduca in una semplificazione e banalizzazione di contenuti e di registro linguistico.    Aim of the paper is to describes the speech of radio broadcasts of the musicologist Mario Bortolotto in comparison to his complex and sophisticated non-fiction prose. The comparison shows constant linguistic choises that are funcional to the clarification required by the radio medium and by dissemination. Hoever it doesn’t become a semplification and trivialization of contents and language

    La scrittura al centro del percorso di formazione di un mediatore linguistico e di un traduttore

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    Il contributo si sofferma sulla scrittura come strumento per sviluppare la riflessione linguistica, cioè come strumento funzionale all’acquisizione della capacità di ragionare e di riflettere sui nostri comportamenti linguistici, una riflessione che può svilupparsi solo a partire dalla propria lingua madre. L’uso strumentale della scrittura nel seminario che affianca il corso di Linguistica italiana consente di sviluppare questa capacità partendo alla dimensione concreta del “fare”, come auspicava Daniela Zorzi. Argomenti come la comunicazione scritta e quella orale, la comprensione del testo, e così via, sono argomenti centrali nel percorso formativo della mediazione e sono argomenti che possono trovare altra evidenza se affrontati partendo dalla produzione scritta degli studenti

    Note sulla sintassi e la testualit\ue0 della scrittura saggistica contemporanea

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    In questo contributo si intende come scrittura saggistica la scrittura non specialistica n\ue9 accademica e soprattutto non d\u2019invenzione. Il contributo si propone di descrivere le tendenze testuali e sintattiche della recente scrittura saggistica, che sembra prediligere la comunicazione narrativa

    SCRIVERE PER PENSARE, SCRIVERE PER COMUNICARE. RIFLESSIONI SULLA DIDATTICA DELLA SCRITTURA A MARGINE DI UN’ESPERIENZA NELLA LAUREA MAGISTRALE PER TRADUTTORI SPECIALIZZATI

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    L’articolo illustra un’esperienza di didattica della scrittura saggistica tenuto all’interno della laurea magistrale per traduttori specializzati. La scrittura saggistica, per la sua intrinseca libertà, si presta a fare riflettere sul complesso processo della scrittura, una riflessione spesso trascurata dagli studenti che si concentrano sul testo finale, focalizzandosi in maniera ossessiva sulle caratteristiche dei generi testuali. Questo tipo di scrittura creativa (nonfiction creativa) obbliga lo studente a prendersi la responsabilità nei confronti del testo, del suo significato. Solo dopo aver recuperato la scrittura alla riflessione, è produttivo avviare una didattica della scrittura che si confronti con la specificità dei singoli generi testuali.   Writing to think, writing to communicate. Considerations on teaching writing in a master degree program for specialized translators The paper reflects on teaching the essay writing course which is part of the Master’s degree in “Specialized translation”: the module required students to practice different kinds of creative nonfiction writing. This kind of writing allowed the students to consider their writing process as a whole instead of focusing solely on the final product, namely the textual genre and its rules, as often happens. Nonfiction writing forced students to take responsibility for the text and its meaning. For these reasons, greater attention to textual genres after this training in nonfiction writing is advised

    SCRITTURA E RIFLESSIONE LINGUISTICA. APPUNTI PER UN PERCORSO DI FORMAZIONE PER MEDIATORI LINGUISTICI

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    Il passaggio dal testo originale al testo finale costituisce il punto nevralgico del processo di mediazione e di traduzione; su questo processo si deve innestare la specificità del percorso formativo di un mediatore, una specificità che si riflette naturalmente anche sulla scrittura e sulla relativa didattica universitaria, destinata a mediatori linguistici e traduttori. Il presente contributo offre alcuni spunti di riflessione in merito, maturati grazie alle attività dei laboratori di scrittura e alle attività di scrittura “diluite” all’interno del corso di Linguistica italiana presso il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione (ex SSLiMIT) dell’Università di Bologna.Writing and reflection on language. Notes for a training course for  cultural-linguistic mediatorsThe transition from the original text to the final text is the focal point of the process of mediation and translation; this process must engage the specificity of the training of a cultural-linguistic mediator, a specificity that is reflected in writing and university training for linguistic-cultural mediators and translators. This paper offers some thoughts based on the activities of writing workshops and "diluted" writing activities in Italian Linguistics at the Department of Interpretation and Translation (ex SSLiMIT) University of Bologna

    Introduzione

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    La richiesta di contributi per questo numero monografico di SILTA è stata formulata in modo volutamente ampio: nella consapevolezza dell’impossibilità di trattare in maniera esaustiva l’argomento (basti pensare all’aspetto lessicale e terminologico, volutamente non considerato), sono stati chiesti contributi in cui genericamente la componente linguistica e quella traduttologica si intersecassero. I saggi pervenuti convergono in modo significativo verso un ambito particolarmente ricco e produttivo, cioè quello della testualità, e delineano due macro-ambiti: uno di carattere più teorico (i contributi della prima parte )e uno di carattere più pratico-applicativo (i contributi raccolti nella seconda), in cui la prospettiva testualista include anche una visione comparativo-contrastiva. La componente testuale viene indagata non solo per la verifica dell’incidenza dei diversi generi e tipi testuali nel processo traduttivo (Samardzic), ma soprattutto come ambito privilegiato in cui la traduzione sollecita e richiede la riflessione linguistica per venire a capo delle complesse relazioni transfrastiche attraverso le quali ciascuna lingua esprime determinati contenuti concettuali (l’ambito propriamente delle scelte, secondo la definizione di Prandi) e, viceversa, ambito in cui la traduzione fornisce importanti spunti alla linguistica. Anche i contributi in cui prevale la prospettiva comparatistica-contrastiva si concentrano su aspetti quali la segmentazione degli enunciati (Biagini), la testualità nella traduzione assistita (Pecorari), gli avverbi illocutivi (De Cesare) o la traduzione in italiano degli "ajouts prédicatifs" collocati in posizione iniziale (Brianti e Canavese), che riconducono necessariamente alla dimensione testuale per essere pienamente illustrati. I saggi confermano, inoltre, l’importanza dei corpora sia per l’analisi contrastiva (anche in chiave testuale), sia per l’elaborazione di strumenti informatici per la traduzione. Se in apparenza la traduzione assistita relega l’intervento del traduttore al post-editing, cioè alla revisione del testo tradotto automaticamente, gli sviluppi dell’intelligenza artificiale alla base dell’elaborazione delle più avanzate risorse informatiche restituiscono una nuova centralità alla competenza del linguista, che deve essere coinvolto nella creazione di corpora attendibili, capaci cioè di porsi come rappresentazione, pur sempre approssimativa ma realistica, degli usi linguistici e dei diversi generi testuali, pena lo “schiacciamento” della lingua tradotta su di una unica dimensione (Raus), pericolo non trascurabile vista la pervasività degli strumenti informatici che, come nel caso degli algoritmi, alle volte finiscono per modellare i comportamenti invece che proporsi come strumenti di conoscenza

    Neuronutraceuticals Modulate Lipopolysaccharide- or Amyloid-β 1-42 Peptide-Induced Transglutaminase 2 Overexpression as a Marker of Neuroinflammation in Mouse Microglial Cells

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    Background: Tissue type 2 Transglutaminase (TG2, E.C. 2.3.2,13) is reported to be involved in phagocytosis of apoptotic cells in mouse microglial BV2 cells and peripheral macrophages. In this study, by using Lipopolysaccharide (LPS)- or Amyloid-beta 1-42 (Abeta 1-42) peptide-stimulated mi-croglial cell line BV2 and mouse primary microglial cells, we examined the effects of different neuronutraceutical compounds, such as Curcumin (Cu) and N-Palmitoylethanolamine (PEA), known for their anti-inflammatory activity, on TG2 and several inflammatory or neuroprotective biomarkers expressions. Methods: Mouse BV2 cells were treated with LPS or Abeta1-42 in presence of Curcumin or PEA, in order to evaluate the expression of TG2 and other inflammatory or neuro-protective markers by RealTime PCR and Western Blot analyses. Results: Curcumin and PEA were capable to reduce TG2 expression in mouse microglial cells during co-treatment with LPS or Abeta 1-42. Conclusions: The results show the role of TG2 as an important marker of neuroinflamma-tion and suggest a possible use of Curcumin and PEA, in order to reduce LPS- or Abeta1-42-induced TG2 overexpression in mouse microglial cells

    Implication of Cellular Senescence in Osteoarthritis: A Study on Equine Synovial Fluid Mesenchymal Stromal Cells

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    : Osteoarthritis (OA) is described as a chronic degenerative disease characterized by the loss of articular cartilage. Senescence is a natural cellular response to stressors. Beneficial in certain conditions, the accumulation of senescent cells has been implicated in the pathophysiology of many diseases associated with aging. Recently, it has been demonstrated that mesenchymal stem/stromal cells isolated from OA patients contain many senescent cells that inhibit cartilage regeneration. However, the link between cellular senescence in MSCs and OA progression is still debated. In this study, we aim to characterize and compare synovial fluid MSCs (sf-MSCs), isolated from OA joints, with healthy sf-MSCs, investigating the senescence hallmarks and how this state could affect cartilage repair. Sf-MSCs were isolated from tibiotarsal joints of healthy and diseased horses with an established diagnosis of OA with an age ranging from 8 to 14 years. Cells were cultured in vitro and characterized for cell proliferation assay, cell cycle analysis, ROS detection assay, ultrastructure analysis, and the expression of senescent markers. To evaluate the influence of senescence on chondrogenic differentiation, OA sf-MSCs were stimulated in vitro for up to 21 days with chondrogenic factors, and the expression of chondrogenic markers was compared with healthy sf-MSCs. Our findings demonstrated the presence of senescent sf-MSCs in OA joints with impaired chondrogenic differentiation abilities, which could have a potential influence on OA progression
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