122 research outputs found

    Chiesa di Santa Margherita e sito del Collegio, L’Aquila

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    Scheda su un disegno in pianta del progetto della chiesa del collegio gesuita dell'Aquila inserita nella planimetria del sito, con indicazione schematica della distribuzione delle altre parti del complesso architettonico . La scheda catalografica fa parte di un lavoro di revisione e aggiornamento del catalogo dei disegni di progetto delle sedi della Compagnia di Gesù, custoditi presso la Bibliothèque Nationale de France (BNF) e l'Archivum Romanum Societatis Iesu (ARSI), pubblicato da Vallery-Radot J. nel 1960

    New Architectural Models and Building Tradition: A Dialogue in Early Modern Sardinia - The Jesuit Church in Sassari

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    L'architettura nella Sardegna di età moderna è caratterizzata da una forte continuità con pratiche antecedenti. Nella seconda metà del XVI secolo, nuovi modelli, legati in particolare alle nuove tendenze nel campo dell'architettura militare e il classicismo della controriforma cattolica, affiancano la tradizione costruttiva gotica.La chiesa dei Gesuiti di Sassari offre un interessante esempio di intreccio tra queste modalità architettoniche, causato da un improvviso cambio alla guida del cantiere. Giovan Maria Bernardoni, un architetto gesuita italiano, redasse il progetto iniziale della chiesa sul modello del Gesù di Roma, ed essa fu parzialmente costruita sotto la sua direzione. Dopo la sua partenza dalla Sardegna, maestri locali completarono la costruzione,realizzando strutture proprie della tradizione gotica, con qualche possibile interferenza esterna. Questo articolo analizza la chiesa, concentrandosi in particolare sulle sfide poste dal suo articolato sistema di volte, completato tra 1587 e 1609.Architecture in early modern Sardinia is characterized by a strong continuity with previous practices. In the second half of the sixteenth century, new models join the Gothic building tradition, linked in particular to trends in military engineering and Classicism of the Catholic Counter-Reformation. The Jesuit church in Sassari offers an interesting example of the intertwining of these architectural modes, which originated with a sudden change of leadership at the site. Giovan Maria Bernardoni, an Italian Jesuit architect, initially modelled the church after the Gesù in Rome, and it was partially built under his direction. After his departure from Sardinia, local master builders finished the construction, following the Gothic tradition and possibly some external influences. This article analyzes the church, particularly focusing on the challenges presented by its articulated vaulting system completed between 1587 and 1609

    La construcción de bóvedas en la Sicilia del siglo XIV: las capillas palatinas

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    Il saggio analizza la variegata gamma di soluzioni tecniche e formali riscontrabili nella costruzione di volte reali nella Sicilia del XIV secolo, attraverso la casistica osservabile nelle cappelle platine. Dall'esame dei casi studio selezionati emerge un panorama ricco e vario, indicativo di un intreccio di esperienze e modelli di diversa provenienza, a confutare la tradizionale visione storiografica di un'isola totalmente chiusa in se stessa nel Trecento

    Mazzarino: la costruzione di una piccola capitale

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    Il contributo ripercorre attraverso un esame delle architetture più significative -una sorta di percorso monumentale-,la storia e l'evoluzione di un centro feudale dell'eltroterra siciliano, dalle incerte ipotesi relative alla fondazione del primo nucleo abitato alla sua trasformazione in piccola capitale dei possedimenti della famiglia Branciforte. Dall'esame delle strutture del castello che domina l'abitato, da un'altura a nord dello stesso, alle realizzazioni tardo-settecentesche, l'intreccio tra emergenze architettonico e sviluppo urbano fanno di Mazzarino un caso emblematico delle dinamiche e dei modelli che guidano la trasformazione di centri analoghi in Sicilia nel passaggio dal medioevo all'età moderna, grazie all'intervento di illuminati committenti

    Le architetture della Compagnia di Gesù in Sardegna (XVI-XVIII secolo)

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    Il saggio traccia un quadro d’insieme sulle architetture realizzate dalla Compagnia di Gesù in Sardegna dal 1559 -anno di approdo dell’Ordine nell’Isola- alla sua soppressione nel 1773, a partire da un bilancio critico sugli studi che hanno fino ad oggi affrontato l’argomento. All’interno di quadri di sintesi o in approfondimenti monografici, tali studi ricostruiscono -con un diverso grado di approfondimento per le diverse sedi- alcuni passaggi fondamentali della relativa vicenda storica, sviluppando nell’analisi dell’architettura soltanto letture tipologiche e stilistiche. Il contributo mette in evidenza diversi aspetti che attendono di essere ancora sviluppati o ulteriormente approfonditi, affrontando nuovi interrogativi che gettano una diversa luce sulla lettura storiografica delle architetture in esame. Al bilancio storiografico complessivo, seguono quattro approfondimenti dedicati alle principali sedi della Compagnia in Sardegna, sorte rispettivamente a Sassari, Cagliari, Iglesias e Alghero, con inedite letture inerenti soprattutto gli aspetti costruttivi, l’iter progettuale e quello esecutivo, con tutte le relative interferenze

    Fortifying the Island at the time of the viceroy Ferrante Gonzaga (1536-1546): sites, master builders and designers, clients

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    [EN] The ten-year government of Ferrante Gonzaga marks a crucial time in the process of modernization of fortifications on the largest island of the Western Mediterranean. Even if the cornerstones of the strategy pursued and the projects undertaken to realize an adequate defense system have already been highlighted by previous studies, and it is well-known how much the viceroy himself and the royal engineer Antonio Ferramolino participated in resolving the longstanding problem, new interesting data emerge from research on the archival collections of Tribunale del Real Patrimonio, kept in the State Archive of Palermo. Using this mostly unpublished documentation, the paper focus on building sites started during this decade, looking at aspects related to construction as well as to organization and functioning, and on the intertwining of skills and responsibilities of the various actors involved in the various phases, from design to execution. The information included in the documents allows us to clarify the state of the art of fortification works undertaken in the main Sicilian cities during that decade, providing technical and financial data, but also information on the measures that were adopted to guarantee efficiency and promptness on the sites. Moreover, this knowledge forms a good basis for a new analysis of the roles played by the different people involved.Garofalo, E. (2015). Fortifying the Island at the time of the viceroy Ferrante Gonzaga (1536-1546): sites, master builders and designers, clients. En Defensive architecture of the mediterranean: XV to XVIII centuries. Vol. I. Editorial Universitat Politècnica de València. 69-76. https://doi.org/10.4995/FORTMED2015.2015.1672OCS697

    Fra Tardogotico e Rinascimento: la Sicilia sud-orientale e Malta

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    Questo contributo traccia un quadro d’insieme dell’architettura prodotta in Sicilia sud orientale e a Malta tra 1450 e 1550, ponendo in evidenza le tante sfaccettature e la vitalità di un gotico moderno, che genera una forte resistenza alla piena accettazione del classicismo e una prolungata persistenza di riferimenti al mondo iberico (soprattutto le regioni orientali), nel caso di Malta, filtrati spesso dal contesto siracusano. Il linguaggio classicista, in realtà, esordisce in commissioni artistiche già negli ultimi decenni del XV secolo. In Sicilia sud orientale approda rapidamente anche in architettura, attraverso l’opera di scultori chiamati a realizzare elementi architettonici, ma solo negli anni trenta del Cinquecento inizierà ad avere maggiore presa sulla committenza, sebbene con un approccio libero e antidogmatico. In ambito maltese, neppure l’arrivo dei Cavalieri di S. Giovanni provoca immediati cambiamenti nel linguaggio dell’architettura. Nessun richiamo al classicismo sembra preoccupare i Cavalieri, almeno fino alla metà del secolo XVI. Con molto sforzo, sarà solo nella generazione successiva che il primato dell’Italia del nord e dei suoi modelli si imporrà, almeno nelle intenzioni della committenza.Este artículo traza una visión de conjunto de la arquitectura producida en la Sicilia sudoriental y en Malta entre 1450 y 1550, destacando las numerosas facetas y la vitalidad de un Gótico moderno que origina una fuerte resistencia a la plena aceptación del clasicismo y una prolongada persistencia de referencias al mundo ibérico (sobre todo las regiones orientales), en el caso de Malta filtradas a menudo por el contexto siracusano. El lenguaje clasicista, en realidad, aparece en encargos artísticos ya en las últimas décadas del siglo XV. En la Sicilia sudoriental llega rápidamente a la arquitectura también, de mano de escultores llamados a realizar elementos arquitectónicos, pero solo en el primer tercio del Quinientos empezará a tener más aceptación entre los comitentes, aunque con una aproximación libre y antidogmática. En el ámbito maltés, ni siquiera la llegada de los Caballeros de San Juan causa inmediatos cambios en el lenguaje de la arquitectura. Ninguna referencia al clasicismo parece preocupar a los Caballeros, al menos hasta mediados del siglo XVI. Con mucho esfuerzo, será en la generación siguiente cuando la primacía de Italia del norte y sus modelos se impondrán, al menos en las intenciones de los comitentes

    Crociere e lunette in Sicilia e in Italia meridionale nel XVI secolo : dalla costruzione gotica all'affermazione di un modello peninsulare

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    Se gli studi di storia dell’architettura privilegiano spesso le “avanguardie” e i casi eccezionali, in alcuni contesti aspetti altrettanto importanti per le valutazioni storiografiche emergono da una riflessione su continuità, ripetizioni, serialità. Le ragioni della persistenza o della riproposizione di certe soluzioni non sono infatti sempre le più ovvie o possono risultare meritevoli di ulteriori valutazioni sul peso di alcune componenti piuttosto che di altre. Un ripensamento dei parametri di lettura e del contesto di riferimento può svelare l’infondatezza di alcuni presunti anacronismi; mentre dietro la ripetizione apparentemente inerte si celano non di rado, a un’osservazione più approfondita, una diversificazione e una pluralità inattese all’interno del tipo, frutto di successivi affinamenti che coinvolgono soprattutto gli aspetti tecnici e costruttivi. Compito precipuo dello storico, scriveva George Kubler, è «la scoperta e la descrizione della forma del tempo»; ciò investe tra l’altro la capacità di estrarre un significato da una tradizione e passa per l’osservazione di mutamento e permanenza. Nel complesso quello della costruzione delle volte al principio dell’età moderna nel meridione d’Italia è un ambito di ricerca solo parzialmente indagato e dalle molteplici implicazioni. Tecniche costruttive, materiali, organizzazione di cantiere per un verso, preferenze formali o caricate di valori simbolici, virtuosismi, mode imperanti e fenomeni di emulazione per altro verso, creano un panorama ricco e mutevole, che mette in campo non di rado soluzioni svincolate dai modelli e dalle logiche formali che governano il resto delle fabbriche di uno stesso edificio. Sebbene il perseguimento della firmitas renda le scelte progettuali attuate in questo specifico campo particolarmente delicate, ciò non ha tuttavia inibito sperimentazioni e talora la comparsa apparentemente improvvisa di novità dirompenti. Ciononostante la serialità e la longevità di alcune soluzioni è sicuramente uno dei caratteri preponderanti del tema di studio. Inerzie reali o apparenti, luoghi e condizioni del loro manifestarsi, modi e tempi di affermazione di una nuova “serie” sono oggetto di una riflessione critica che mira a chiarire ragioni e dinamiche tanto delle permanenze quanto dei cambiamenti. Questo volume affronta le questioni brevemente tratteggiate concentrandosi in particolare sul contesto siciliano, ma allargando lo sguardo su vicende che si prestano a un confronto osservabili in altri ambiti dell’Italia meridionale e insulare (Calabria, Puglia, Sardegna), compresa l’isola di Malta nella fase iniziale dell’insediamento dell’ordine cavalleresco di San Giovanni. Gli elementi seccamente enunciati dal titolo del volume, crociere e lunette, segnano gli estremi del nostro discorso, investendo soluzioni formali e tecniche ben distinte che rimandano anche a modelli e ambiti culturali e geografici di riferimento differenti. Se nel primo caso le serie Cinquecentesche si pongono alla fine di un lungo percorso che nel contesto siciliano, in particolare, si dipana attraverso i tre secoli precedenti e concentra le applicazioni più significative e ancora attuali soprattutto nel primo trentennio del XVI secolo, per i padiglioni su lunette si tratta invece di una storia che trova le prime testimonianze in Sicilia nell’ultimo decennio del XV secolo e che conoscerà piena affermazione soprattutto nella seconda metà del secolo successivo. Il fenomeno di una prolungata vitalità del sistema della crociera con costoloni, così come il progressivo affermarsi di volte a padiglione, come alternativa tecnica oltre che formale, si riscontra anche in altri contesti regionali dell’Italia meridionale e insulare, con sfalsamenti temporali tuttavia anche significativi e contorni delle singole vicende di cantiere così come del quadro d’insieme in generale piuttosto sfuggenti rispetto ai più documentati casi siciliani, contribuendo tuttavia alla definizione di adeguati criteri interpretativi.If studies of the history of architecture often prefer the “avant-garde” and extraordinary cases, in certain contexts equally important aspects for historiography can be found through an assessment of continuity, repetitions, and serial productions. The reasons for persevering with or proposing certain solutions again and again are not always the most obvious or may be worthy of further investigation on the relevance of some elements as opposed to others. Reviewing the parameters for interpretation and the context of reference can reveal the groundlessness of some alleged anachronisms and closer scrutiny may reveal that seemingly passive repetition may at times hide an unexpected degree of diversification and plurality within a given type which is the result of subsequent refine-ments involving specifically the technical and construction aspects. The main task of a historian, as George Kubler wrote, is “the discovery of the manifold shapes of time.” This, inter alia, involves the ability to draw meaning from a tradition as well as the observation of change and permanence. Overall, the construction of vaults in the early Modern Age in Southern Italy is a field of research that has been only partially explored and which is ridden with implications. Construction techniques, materials, organization of the yard, on the one hand, and preferences, whether formal or laden with symbolic values, virtuosism, prevailing fashions and emulation phenomena, on the other, create a rich and ever-changing landscape that at times features solutions that break away from the models and the formal logic governing the rest of the structures of a same building. Though the pursuit of firmitas makes the design choices implemented in this specific field particularly del-icate, it did not however inhibit experimentation and at times even the seemingly sudden appearance of disruptive innovations. Nevertheless, serial productions and the longevity of some solutions are certainly among the major characteristics of the topic at hand. Inertia, whether real or apparent, the places and conditions of its manifestation, the ways and time in which a new “series” becomes mainstream are the subject of a critical reflection that aims to clarify the reasons and dynamics of both what was preserved and what was changed. This book deals with the issues I have briefly outlined focusing in particular on Sicily, while extending our gaze to stories that lend themselves to a comparison in other areas of southern Italy and its islands (Calabria, Puglia, and Sardinia), including the island of Malta in the early days of the establishment of the order of the Knights of St John. The elements bluntly enunciated in the title of the book, namely rib vaults and lunettes, mark the two opposite ends of our discourse, involving distinct formal solutions and techniques that also refer to different cultural and ge-ographical models and areas of reference. While in the former case the sixteenth-century series are the result of a long path that particularly in Sicily spanned the three previous centuries and concentrated the most significant and still topical applications above all in the first thirty years of the sixteenth century, in the case of the cloister vault with lunettes, it first appeared in Sicily in the last decade of the fifteenth century and would reach its climax around the middle of the next century. The long-standing popularity of the rib vault as well as the progressive spreading of cloister vaults, as a technical and formal alternative, can also be found in other regions of southern Italy and its islands, even at a great distance in time and with rather elusive contours and circumstances of the in-dividual yards and of the overall general picture as opposed to the more documented Sicilian cases, while con-tributing to determining appropriate criteria for interpretation

    Architecture, materials and languages. From marble to stone and viceversa (Sicily 15th-16th centuries)

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    Entre la segunda mitad del Cuatrocientos y las primeras décadas del Quinientos, la arquitectura en Sicilia ofrece un caso de coexistencia de dos ‘mundos’ ligados a técnicas y lenguajes relacionados con ámbitos culturales diferentes: Tardogótico y Renacimiento, según las etiquetas de la historiografía tradicional. Este artículo propone una aproximación no convencional que parte de una reflexión sobre los materiales y las prerrogativas profesionales de los representantes de las dos culturas de proyecto como campo de observación para las cambiantes relaciones de fuerza entre las dos. Si en un primer momento la piedra es el campo del Tardogótico y el mármol blanco el del Clasicismo, y las dos realidades conviven, progresivamente —gracias a la naturalización de las dinastías de escultores ‘marmorari’— los ambientes se interrelacionan y se hibridan, hasta la superación de los confines impuestos por los materiales usados y la llegada de los mármoles polícromos locales que preludia la afirmación de un nuevo lenguaje a finales del siglo XVI

    Modelli lignei e architettura in Sicilia tra XV e XVI secolo

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    La realizzazione di modelli lignei nel processo di creazione di opere architettoniche in Sicilia \ue8 documentata a partire dalla fine del XV secolo. Oltre ad alcune testimonianze nel campo dell\u2019architettura militare, si tratta principalmente di edifici chiesastici, nei quali una articolata committenza svolge un ruolo propositivo. Nell\u2019ambito delle comunit\ue0 benedettine, in particolare, trova riscontro l\u2019esistenza di un modus operandi che include la realizzazione di modelli lignei. Da tale modalit\ue0 operativa, tuttavia, non rimane esclusa l\u2019architettura civile. Questo contributo analizza le testimonianze relative a tale casistica, valutando l\u2019attendibilit\ue0 per il contesto in esame dei parametri interpretativi proposti dagli studi pregressi sul tema. Oggetto di riflessione sono, in particolare, le funzioni attribuite al modello ligneo nel processo di ideazione e realizzazione delle opere architettoniche, i momenti nei quali si \ue8 fatto ricorso a tale mezzo all\u2019interno dei suddetti processi e il rapporto con altri elaborati progettuali, gli aspetti relativi alla loro realizzazione (artefici e competenze, materiale e costi).The realization of wooden models in the process of creating architectural works in Sicily is documented since the end of the fifteenth century. Besides some examples in the field of military architecture, they are mainly linked to design and construction of churches, for those a composite group of clients plays a propositional role. In the Benedictine community, in particular, we noticed a modus operandi that includes the realization of wooden models. From this operating mode, however, civil architecture is not excluded. This contribution analyzes the testimonies related to such cases, evaluating the reliability, for the context under examination, of the interpretative parameters used in other studies on the topic. In particular, attention has been payed on the functions attributed to the wooden model in the design and construction of architectural works, the moments in which such a tool has been used within the aforementioned processes and the relationship with other media for the presentation of designs, the aspects related to their implementation (authors and their skills, material and costs)
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