109 research outputs found

    Contributo della simbiosi micorrizica alla realizzazione di agroecosistemi arborei sostenibili

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    La salvaguardia e la valorizzazione degli equilibri naturali presenti negli agroecosistemi rappresentano lo strumento principale per poter ottenere produzioni vegetali eco-compatibili. I funghi micorrizici arbuscolari (MA), grazie al diretto coinvolgimento nei meccanismi di fertilita’ biologica del suolo e alla loro capacita’ di intervenire positivamente nella nutrizione minerale della pianta, sono in grado di dare un contributo fondamentale alla realizzazione di agroecosistemi a maggiore sostenibilita’. Le potenzialita’ dei funghi micorrizici possono manifestarsi in maniera particolarmente efficace nelle colture pluriennali e in particolare nelle specie arboree. Nella determinazione dei vantaggi che portano al successo ecologico della simbiosi, un ruolo insostituibile viene svolto dalle reti micorriziche extraradicali, costituite dalle sottilissime ed estremamente ramificate ife che il fungo produce dopo aver colonizzato la radice per esplorare il terreno circostante e attraverso le quali piante presenti nello stesso ambiente possono essere interconnesse. In questo lavoro, mediante l’utilizzo di un idoneo sistema bidimensionale in vivo, e’ stato possibile visualizzare il micelio extraradicale intatto e dimostrare l’esistenza di un collegamento ifale tra piante contigue della stessa specie o di specie differente, mediante la rete micorrizica extraradicale prodotta dai funghi G. mosseae e G. intraradices in simbiosi con 2 differenti portinnesti di specie arboree da frutto (Mr.S. 2/5 e GF 677). Successivi esperimenti svolti in suolo hanno permesso di dimostrare che, almeno nelle associazioni fungo-pianta ospite da noi prese in considerazione, non esistono sostanziali differenze tra combinazioni vegetali intra ed interspecifiche. Per verificare la funzionalita’ di tale sistema di interconnessione, lo sviluppo di piante ombreggiate collegate tramite le ife micorriziche extraradicali con una pianta alla luce (tesi LB) e’ stato confrontato con quello di piante ombreggiate collegate tramite le ife fungine con piante mantenute in condizioni di luminosita’ ridotta (Tesi BB). Gli esperimenti hanno dimostrato che le piante ombreggiate della tesi LB mostravano un maggiore accumulo di sostanza secca, soprattutto nelle radici, rispetto a quello rilevato in piante della tesi BB. Varie modalita’ di ombreggiamento sono state testate ed e’ risultato che una drastica riduzione dell’intensita’ luminosa aumentava l’entita’ delle risposte osservate. Inoltre, attraverso la determinazione del contenuto di glucosamina intraradicale(GLC), e’ stato riscontrata anche una maggiore presenza di biomassa fungina nelle piante ombreggiate “ in rete” con una pianta illuminata (tesi LB) rispetto a quello riscontrato nelle piante ombreggiate della tesi BB. Considerando le modificazioni ambientali in corso e le possibile ripercussioni di queste sugli equilibri naturali presenti nell’agroecosistema, nel presente lavoro e’ stato valutato l’effetto che la maggiore disponibilita’ di CO2 atmosferica potrebbe determinare sullo sviluppo delle reti micorriziche extraradicali. I risultati ottenuti dimostrano che i funghi MA sono in grado di avvantaggiarsi in tempi molto rapidi della maggiore disponibilita’ di CO2 atmosferica; il fungo G. mosseae, infatti, dopo soltanto 12 giorni di sviluppo, produceva un micelio extraradicale piu’ esteso, la cui lunghezza aumentava di una percentuale variabile tra il 68 e il 97% rispetto a quello prodotto da piante micorrizate mantenute alla concentrazione ambientale di CO2. Il sistema sperimentale adottato ha permesso di stabilire che la maggiore estensione del micelio esterno non era dovuta a una maggiore ampiezza dell’area occupata dalla rete micorrizica extraradicale, bensì all’incremento della densita’ ifale. L’effetto della differente disponibilita’ di CO2 sullo sviluppo dei funghi MA e’ stato valutato, per la prima volta, in termini di biomassa, mediante la stima preliminare di un apposito fattore di conversione che permette di convertire la quantita’ di GLC intraradicale ed extraradicale in quantita’ di peso secco del fungo. La metodologia adottata consentiva l’utilizzazione di un micelio estremamente omogeneo e puro ed il risultato ottenuto, di 68.2 μg di glucosamina per mg di peso secco di fungo, e’ stato confrontato con altri valori reperibili in letteratura. Le prove effettuate hanno mostrato che, in presenza di una maggiore disponibilita’ di carbonio (C) la produzione di biomassa fungina extraradicale era circa 3 volte maggiore rispetto a quella prodotta alla concentrazione ambientale; inoltre, a livelli piu’ elevati di CO2, la quantita’ di biomassa fungina extraradicale prodotta per ciascuna unita’ di biomassa intraradicale veniva significativamente incrementata, dimostrando una redistribuzione del C a favore della fase extraradicale del fungo. Le risposte ottenute dimostrano che la capacita' di sottrazione ed immagazzinamento nel suolo di carbonio da parte dei funghi MA risulta significativamente incrementata in presenza di livelli piu’ elevati di CO2, con conseguenze positive sia per l’ambiente che per la qualita’ dei suoli

    Avaliação da eficácia do uso de um bip digital acoplado à caixa do medicamento na adesão ao tratamento farmacológico : um estudo quasi-experimental

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    A adesão ao tratamento é fundamental para o correto manejo de doenças agudas e crônicas. Entretando, muitos pacientes possuem dificuldade em seguir o tratamento recomendado. Com isso, torna-se necessária a busca por um método simples e econômico que auxilie na adesão ao uso de medicamentos, que possa ser utilizado na prática clínica e também no âmbito da pesquisa clínica, visando diminuir a não adesão dos pacientes. Portanto, este estudo teve como objetivo avaliar a eficácia do uso de um bip digital acoplado à caixa do medicamento na adesão ao tratamento farmacológico oral diário de 26 pacientes, por um período de 28 dias. Tratou-se de um estudo quasi-experimental, onde a adesão foi avaliada nos períodos pré e pós-intervenção através da Escala de Adesão Terapêutica de 8-Itens de Morisky e da contagem de comprimidos. O estudo foi realizado na Unidade de Pesquisa Clínica do Hospital São Vicente de Paulo, gerenciada pela Bioserv SMO, em Passo Fundo-RS. No período pré-intervenção do estudo, 76,9% dos participantes foram classificados como “baixa adesão”, com média da pontuação da escala de 4,96. No período pós-intervenção, a média da escala foi de 7,34, e apenas 11,5% dos participantes obtiveram classificação de “baixa adesão” (p0,05). Os resultados indicam que o dispositivo proposto neste trabalho mostrou-se como uma ferramenta útil e de baixo custo para aumentar a adesão ao tratamento, tendo sido bem avaliado e aceito pelos participantes. Além disso, também é um método aplicável aos estudos clínicos, sendo este seu principal diferencial. Entretanto, estudos mais robustos podem ser desenvolvidos visando aperfeiçoar o delineamento da pesquisa para que conclusões mais precisas sejam obtidas.Adherence to treatment is fundamental for the correct management of acute and chronic diseases. However, many patients have difficulty following their prescriptions. Therefore, it is necessary to search for a simple and economical method that assists medication adherence, which can be used in clinical practice and also in the scope of clinical research, aiming to reduce patient noncompliance. Thus, this study aimed to evaluate the efficiency of using a digital beep coupled to the medication box in adherence to the pharmacological treatment of 26 patients on daily oral medication, for a period of 28 days. It was a quasi-experimental study, where adherence was assessed in pre- and post-intervention periods through the Eight-item Morisky Medication Adherence Scale and the tablet count. The study was conducted at the Clinical Research Unit of Hospital São Vicente de Paulo, managed by Bioserv SMO, in Passo Fundo-RS. In the pre-intervention period of the study, 76,9% of the participants were classified as "low adherence", with a mean scale score of 4,96. In the post-intervention period, the mean scale score was 7,34, and only 11,5% of participants were classified as "low adherence" (p 0,05). The results indicates that the device proposed in this study proved to be a useful and inexpensive tool to increase adherence to treatment, being well evaluated and accepted by the participants. In addition, it is also a method applicable to protocols in clinical trials, which is its main differential. However, robustest studies should be developed aiming to improve the research design, so that more precise conclusions can be obtained

    ANÁLISE DA POSSÍVEL INFLUÊNCIA DO ALELO D DO GENE ECA NA LONGEVIDADE DA POPULAÇÃO DE MAUÉS NO ESTADO DO AMAZONAS

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    A população tem sofrido uma transformação demográfica muito importante, devido ao crescente número de idosos na sociedade. Na busca de entender quais são os reais fatores que proporcionam tal fenótipo, o papel da genética se mostrou de fundamental importância. Com isso, diversos genes têm sido foco de pesquisas e feitas associações destes com um maior tempo de vida, como é o caso do polimorfismo Inserção/Deleção (I/D) do gene que codifica a Enzima Conversora de Angiotensina (ECA). Objetivou-se com esta pesquisa identificar a distribuição do alelo D desse polimorfismo na população de Maués-AM, cidade esta que apresenta um elevado índice de idosos longevos, e avaliar sua possível associação com a longevidade em indivíduos entre 69 a 96 anos (n= 200). A técnica de Reação em Cadeia da Polimerase (PCR) foi realizada para a amplificação gênica e obtenção dos genótipos, com utilização do Kit Phusion Blood Direct PCR, no laboratório de Biologia Molecular da Unoesc, Campus de São Miguel do Oeste. Os resultados foram categorizados de acordo com a faixa etária dos indivíduos: idoso jovem (60-79 anos) e idoso longevo (≥ 80 anos). O genótipo com maior frequência na população total foi o ID com 50,48% seguido do II com 25,47% e DD com 24,05%, e a frequência do alelo D não diferiu estatisticamente entre os dois grupos de idade (p = 0.30). Dessa forma, não foi possível fazer uma associação entre o alelo D do gene ECA e longevidade na amostra estudada. Porém, é importante a manutenção de pesquisas futuras com indivíduos centenários para o melhor entendimento do papel desse gene na longevidade.Palavras-chave: Genética. Longevidade. Enzima Conversora de Angiotensina (ECA). Alelo D

    At the root of the wood wide web: self recognition an nonself incompatibility in mycorrhizal networks.

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    Arbuscular mycorrhizal (AM) fungi are mutualistic symbionts living in the roots of 80% of land plant species, and developing extensive, below-ground extraradical hyphae fundamental for the uptake of soil nutrients and their transfer to host plants. Since AM fungi have a wide host range, they are able to colonize and interconnect contiguous plants by means of hyphae extending from one root system to another. Such hyphae may fuse due to the widespread occurrence of anastomoses, whose formation depends on a highly regulated mechanism of self recognition. Here, we examine evidences of self recognition and non-self incompatibility in hyphal networks formed by AM fungi and discuss recent results showing that the root systems of plants belonging to different species, genera and families may be connected by means of anastomosis formation between extraradical mycorrhizal networks, which can create indefinitely large numbers of belowground fungal linkages within plant communities

    General role of the amino and methylsulfamoyl groups in selective cyclooxygenase(COX)-1 inhibition by 1,4-diaryl-1,2,3-triazoles and validation of a predictive pharmacometric PLS model

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    A novel set of 1,4-diaryl-1,2,3-triazoles were projected as a tool to study the effect of both the heteroaromatic triazole as a core ring and a variety of chemical groups with different electronic features, size and shape on the catalytic activity of the two COX isoenzymes. The new triazoles were synthesized in fair to good yields and then evaluated for their inhibitory activity towards COXs arachidonic acid conversion catalysis. Their COXs selectivity was also measured. A predictive pharmacometric Volsurf plus model, experimentally confirmed by the percentage (%) of COXs inhibition at the concentration of 50 μM and IC50 values of the tested compounds, was built by using a number of isoxazoles of known COXs inhibitory activity as a training set. It was found that two compounds {4-(5-methyl-4-phenyl-1H-1,2,3-triazol-1-yl)benzenamine (18) and 4-[1-(4-methoxyphenyl)-5-methyl-1H-1,2,3-triazole-4-yl]benzenamine (19)} bearing an amino group (NH2) are potent and selective COX-1 inhibitors (IC50 Combining double low line 15 and 3 μM, respectively) and that the presence of a methylsulfamoyl group (SO2CH3) is not a rule to have a Coxib. In fact, 4-(4-methoxyphenyl)-5-methyl-1-[4-(methylsulfonyl)phenyl]-1H-1,2,3-triazole (23) has COX-1 IC50 Combining double low line 23 μM and was found inactive towards COX-2

    Análise do polimorfismo I/D do gene da enzima conversora de angiotensina I (ECA) em uma população idosa de Maués, AM, e sua relação com a longevidade

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    O envelhecimento é um processo natural, inevitável e gradual, no qual a contribuição da genética é fundamental para a sua modulação, bem como para garantir a longevidade. Na busca por compreender o papel dos fatores que proporcionam esse fenótipo, o polimorfismo inserção/deleção do gene que codifica a Enzima Conversora de Angiotensina I (ECA) tem sido foco de pesquisas. Neste trabalho teve-se como objetivo analisar o polimorfismo I/D do gene ECA em uma população idosa no Município de Maués, AM. Avaliou-se a prevalência alélica desse polimorfismo na amostra, a fim de relacioná-lo com a predisposição para a longevidade. Tratou-se de um estudo transversal, envolvendo 605 indivíduos com idades entre 60 e 98 anos, de ambos os sexos, caracterizados de acordo com o gênero e a idade como “idoso jovem” ou “idoso longevo”. A técnica de PCR foi utilizada para obtenção dos genótipos a partir de amostras de sangue periférico. Os resultados obtidos mostraram que, na amostra total, o alelo I foi o mais frequente, com 50,8%. A idade e o gênero dos participantes do estudo não influenciaram nas variações das frequências alélicas e genotípicas desse gene, não sendo observada diferença estatisticamente significativa nas comparações entre os grupos (p<0,05). Portanto, não foi verificada nenhuma associação entre o polimorfismo I/D do gene ECA e longevidade na amostra avaliada. Porém, é válida a continuação de pesquisas com indivíduos centenários para o melhor entendimento do papel desse gene na longevidade, bem como na busca de biomarcadores de envelhecimento e demais variantes genéticas.Palavras-chave: Envelhecimento. Longevidade. Genética. Gene ECA. Polimorfismo I/D

    AVALIAÇÃO DO POLIMORFISMO ILE105VAL DO GENE DA GLUTATIONA STRANSFERASE P1 (GSTP1) EM PACIENTES OBESOS OU COM SOBREPESO ACIMA DE 60 ANOS

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    A obesidade está relacionada com a possibilidade de numerosos danosmetabólicos associados com o estresse oxidativo. As enzimas da família Glutationa STransferase(GST) tem como função promover a detoxificação, entretanto,polimorfismos no gene da Glutationa S-Transferase P1 geram alelos menos eficientes,bem como, a diminuição da sua quantidade e atividade. Este estudo teve como objetivoanalisar a frequência dos alelos (A e G) e dos genótipos do polimorfismo Ile105Val dogene GSTP1 e sua associação com a obesidade em idosos. Tratou-se de um estudotransversal envolvendo 232 indivíduos com idades entre 60 a 98 anos, de ambos ossexos. Os voluntários foram caracterizados de acordo com o IMC em 3 grupos: pesonormal (n=52), sobrepreso (n=133) e obesos (n= 47). A antropometria foi avaliada e atécnica de PCR-RFLP foi usada para a análise genética, determinada a partir de sangueperiférico. A frequência alélica no grupo de idosos obesos foi de 37,2% para o alelo A e62,8% para o G, e a frequência genotípica observada foi de AA 8,5%, AG 57,4% e GG34,1%. Tanto o alelo G, quanto os genótipos GG e AG, foram significativamente maioresno grupo obeso quando comparado com os demais grupos (p<0,001). Observou-se umamaior prevalência do alelo G no grupo de idosos obesos, responsável pela codificação deuma enzima anormal e consequente diminuição das defesas antioxidantes, quecontribuem para o processo inflamatório e a obesidade em idosos

    ANÁLISE DA POSSÍVEL INFLUÊNCIA DO ALELO D DO GENE ECA NA LONGEVIDADE DOS SERES HUMANOS

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    O envelhecimento é um processo natural e contínuo, que começa desde o nascimento e se prolonga por todas as fases da vida. O índice de idosos integrantes da população, atualmente, está passando por um evidente aumento, gerando um desafio para a sociedade e também para a comunidade científica. Na busca de compreender quais são os reais fatores que proporcionam tal fenótipo, o papel da genética se mostrou de fundamental importância e muitos genes diferentes têm sido foco de pesquisas, como o polimorfismo I/D do gene que codifica a Enzima Conversora de Angiotensina (ECA). O objetivo desta pesquisa foi identificar a distribuição do alelo D do gene ECA e sua possível associação com a longevidade em indivíduos de diferentes faixas etárias. O DNA foi extraído dos linfócitos do sangue periférico em amostras da população geral e de mucosa oral em amostras de idosos longevos. A técnica de PCR foi utilizada para obtenção dos genótipos e os resultados foram categorizados de acordo com a faixa etária dos indivíduos: “jovens”, “adulto jovem”, “adulto (meia-idade)”, “idoso jovem” e “idoso longevo”. De acordo com as frequências observadas nessa população de estudo, o alelo D do polimorfismo do gene ECA parece não ter influência na longevidade (p = 0,3919), porém, é importante a manutenção de pesquisas futuras com indivíduos centenários para o melhor entendimento do papel desse gene na longevidade.Palavras-chave: Genética. Longevidade. Enzima Conversora de Angiotensina (ECA). Alelo D

    Association between the glutathione S-transferase P1 (GSTP1) Ile105Val gene polymorphism in obese and overweight patients over 60 years Associação entre o polimorfismo Ile105Val do gene da glutationa S-transferase P1 (GSTP1) em pacientes obesos e com sobr

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    aBStraCt Introduction: Obesity is related to the possibility of a number of metabolic damage associated with oxidative stress. The enzymes of the glutathione S-transferase (GST) family have the function of promoting detoxification; however, polymorphisms in the glutathione S-transferase P1 (GSTP1) gene generate less efficient alleles as well as a decrease in their amount and activity. Objective: This study aimed to analyze the frequency of the alleles (A and G) and the genotypes of the GSTP1 Ile105Val gene polymorphism, and its association with obesity in the elderly. Materials and methods: This was a cross-sectional study involving 232 subjects aged between 60-98 years, of both sexes, originating from southern Brazil. The volunteers were categorized according to the body mass index (BMI) in three groups: normal weight (n = 52), overweight (n = 133), and obese (n = 47). Anthropometry was evaluated and the polymerase chain reaction-restriction fragment length polymorphism (PCR-RFLP) method was used for genetic analysis, from peripheral blood samples. Results: The allelic frequency in the elderly obese group was 37.2% for A and 62.8% for G allele, and the genotypic frequency observed was AA 8.5%, AG 57.4% and GG 34.1%. Both the G allele as the GG and AG genotypes were significantly higher in the obese group compared to the other groups (p < 0.001). Conclusion: A higher prevalence of the G allele was observed in elderly obese group, responsible for encoding an abnormal enzyme and consequent reduction of antioxidant defenses, which contribute to inflammation process and obesity in the elderly

    Effect of mofezolac-galactose distance in conjugates targeting cyclooxygenase (COX)-1 and CNS GLUT-1 carrier

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    Neuroinflammation is the earliest stage of several neurological and neurodegenerative diseases. In the case of neurodegenerative disorders, it takes place about 15â 20 years before the appearance of specific neurodegenerative clinical symptoms. Constitutive microglial COX-1 is one of the pro-inflammatory players of the neuroinflammation. Novel compounds 3, 14 and 15 (Galmof0, Galmof5and Galmof11, respectively) were projected, and their synthetic methodologies developed, by linking by an ester bond, directly or through a C5 or C11 unit linker the highly selective COX-1 inhibitor mofezolac (COXs selectivity index > 6000) to galactose in order to obtain substances capable to cross blood-brain barrier (BBB) and control the CNS inflammatory response. 3, 14 and 15 (Galmofs) were prepared in good to fair yields. Galmof0(3) was found to be a selective COX-1 inhibitor (COX-1 IC50= 0.27 μM and COX-2 IC50= 3.1 μM, selectivity index = 11.5), chemically and metabolically stable, and capable to cross Caco-2 cell monolayer, resembling BBB, probing that its transport is GLUT-1-mediated. Furthermore, Galmof0(3) powerfully inhibits PGE2release higher than mofezolac (1) in LPS-stimulated mouse BV2 microglial cell line, a worldwide recognized neuroinflammation model. In addition, Fingerprints for Ligands and Proteins (FLAP) was used to explain the different binding interactions of Galmofs with the COX-1 active site
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