47 research outputs found

    osservazioni sulla fauna a lepidotteri ropaloceri delle isole eolie sicilia lepidoptera papilionoidea

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    Nel 2014 sono stati raccolti dati su alcune specie di Ropaloceri delle Isole Eolie (Sicilia, Italia). Questi dati precisano meglio la distribuzione di otto specie e nel caso di Cacyreus marshalli Butler, [1898] e di Danaus chrysippus (Linné, 1758) costituiscono la prima segnalazione per queste isole

    i ropaloceri del litorale a duna della zsc it5160004 padule di bolgheri livorno toscana lepidoptera

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    Nel 2015 è stata studiata la fauna a Ropaloceri del litorale a duna della ZSC IT5160004 Padule di Bolgheri (provincia di Livorno). I campionamenti sono stati effettuati due volte al mese, da aprile a ottobre, in un transetto di 1 km utilizzando il metodo di Pollard and Yates (1993). Complessivamente sono stati campionati 422 esemplari attribuibili a 30 specie. Le specie dominanti sono 7 (Lasiommata megera, Leptotes pirithous, Colias crocea, Gonepteryx rhamni, Pieris brassicae, Gonepteryx cleopatra, Hipparchia statilinus, Coenonympha elbana, Anthocharis cardamines, Pieris rapae e Limenitis reducta), abbondanti 4, 7 comuni, 7 occasionali e 5 rare. Rilevante è la presenza di Gegenes nostrodamus, in diminuzione in Italia e di Coenonympha elbana, endemica della Toscana. Si tratta di una fauna povera in specie, costituita da entità euriece e che non sono esclusive dell'ambiente di duna. Nel sistema a duna indagato i Ropaloceri sono, quindi, rappresentati in modo limitato e non annoverano entità utili a caratterizzarle in maniera univoca

    recenti acquisizioni sulla fauna a lepidotteri ropaloceri del parco nazionale delle foreste casentinesi monte falterona e campigna emilia romagna e toscana

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    Negli anni 2012-2014 è stato raccolto un cospicuo numero di dati faunistici sui Ropaloceri del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna (Emilia-Romagna e Toscana). Questi dati contribuiscono a definire meglio la distribuzione di 17 specie rare o poco comuni e, nel caso di Melitaea aurelia Nickerl, 1850 e di Apatura ilia ([Denis & Schiffermüller], 1775), rappresentano la prima segnalazione per il territorio del Parco

    i lepidotteri ropaloceri della montagnola senese siena toscana meridionale lepidoptera

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    Una ricerca ventennale (1991-2011) sulla ropalocerofauna della Montagnola Senese, un Sito d'importanza Comunitaria della Toscana meridionale, ha permesso di accertare la presenza di 97 specie, (15 Hesperiidae, 3 Papilionidae, 13 Pieride, 31 Lycaenidae, 35 Nymphalidae). Le specie più significative sono Pyrgus sidae (Esper, 1784), Carcharodus lavatherae (Esper, 1783), Lycaena thersamon (Esper, 1784), Satyrium w-album (Knoch, 1782), Cupido minimus (Fuessly, 1775), Phengaris arion (Linnaeus, 1758), Polyommatus daphnis (Denis & Schiffermuller, 1775), Polyommatus hispanus (Herrich-Schaffer, 1851) e Brenthis hecate (Denis & Schiffermuller, 1775), entità di valore conservazionistico o di interesse biogeografico. Particolarmente interessanti risultano C. minimus e P. daphnis poiché in nessun'altro comprensorio della Toscana meridionale risultano così abbondanti come nella Montagnola Senese. Gli habitat di maggior interesse sono le praterie xeriche, le garighe e gli ex coltivi ("insule coltivate") che ospitano oltre i tre quarti delle specie note per la Montagnola Senese. Anche le leccete, tuttavia, rivestono una certa importanza dal momento che ospitano entità di pregio faunistico e conservazionistico come S. w-album e Charaxes jasius (Linnaeus, 1767). La principale minaccia è rappresentata dall'attività estrattiva che determina perdita di habitat. La riduzione o la riprogrammazione delle attività di estrazione insieme alla tutela di praterie, garighe e "insule coltivate" si configurano come azioni fondamentali per garantire la sopravvivenza della ropalocerofauna della Montagnola Senese

    Experimental simulation of environmental warming selects against pigmented morphs of land snails

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    H-R.K. and R.T. were gratefully hosted by INRA-PACA, Avignon, France, during the time of fieldwork in 2017. We gratefully acknowledge assistance in the field and with the open-top chamber experiments by Nik Triebskorn and Tim Triebskorn. The 35 field sites were sampled within the 2018 European Theba survey initiated by H-R.K and Thomas Knigge, Le Havre University, France. We also thank Menno Schilthuizen, Leiden University, the Netherlands, and another anonymous reviewer for constructive remarks on a previous manuscript version. Open access funding enabled and organized by ProjektDEAL.In terrestrial snails, thermal selection acts on shell coloration. However, the biological relevance of small differences in the intensity of shell pigmentation and the associated thermodynamic, physiological, and evolutionary consequences for snail diversity within the course of environmental warming are still insufficiently understood. To relate temperature‐driven internal heating, protein and membrane integrity impairment, escape behavior, place of residence selection, water loss, and mortality, we used experimentally warmed open‐top chambers and field observations with a total of >11,000 naturally or experimentally colored individuals of the highly polymorphic species Theba pisana (O.F. MÜLLER, 1774). We show that solar radiation in their natural Mediterranean habitat in Southern France poses intensifying thermal stress on increasingly pigmented snails that cannot be compensated for by behavioral responses. Individuals of all morphs acted neither jointly nor actively competed in climbing behavior, but acted similarly regardless of neighbor pigmentation intensity. Consequently, dark morphs progressively suffered from high internal temperatures, oxidative stress, and a breakdown of the chaperone system. Concomitant with increasing water loss, mortality increased with more intense pigmentation under simulated global warming conditions. In parallel with an increase in mean ambient temperature of 1.34°C over the past 30 years, the mortality rate of pigmented individuals in the field is, currently, about 50% higher than that of white morphs. A further increase of 1.12°C, as experimentally simulated in our study, would elevate this rate by another 26%. For 34 T. pisana populations from locations that are up to 2.7°C warmer than our experimental site, we show that both the frequency of pigmented morphs and overall pigmentation intensity decrease with an increase in average summer temperatures. We therefore predict a continuing strong decline in the frequency of pigmented morphs and a decrease in overall pigmentation intensity with ongoing global change in areas with strong solar radiation.ProjektDEA

    Ciclostomi e Pesci

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