138 research outputs found

    Caratterizzazione della gamma-glutammiltransferasi circolante e delle relative frazioni durante il follow-up post-trapianto di fegato

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    La γ-glutamiltransferasi (GGT) è un enzima evolutivamente conservato, in grado di catalizzare specificamente la scissione del legame γ-glutamilico del glutatione (GSH) ed, inoltre, il trasferimento del gruppo γ-glutamile all’acqua (idrolisi), ad amminoacidi o a peptidi (transpeptidazione). La GGT ha un ruolo centrale nel metabolismo del glutatione e nel ciclo del γ-glutamile, che comprende la sintesi e la degradazione del glutatione. L’enzima è localizzato sulla superficie esterna della membrana plasmatica e per tale motivo si ritiene che esso abbia un ruolo chiave nella captazione, da parte delle cellule, dei precursori per la sintesi del glutatione intracellulare. Il dosaggio della GGT, spesso richiesto negli esami di laboratorio di routine, è utilizzato nello screening e nel trattamento delle patologie del fegato e delle vie biliari, in quanto un suo innalzamento è stato osservato in vari disturbi, quali cirrosi, colestasi, steatosi, ma anche in epatopatie virali e in tumori primari e secondari. Le concentrazioni di GGT nel plasma sembrano dipendere principalmente dalla funzionalità del sistema epatobiliare, pur essendo l’enzima riscontrabile nelle membrane cellulari di moltissimi tessuti (tra cui rene, pancreas, milza, cuore); per tal motivo alti livelli di GGT nel sangue sono comunemente associati a tutte le malattie a carico del fegato e delle vie biliari. Nel 1981 Huseby e collaboratori hanno fornito una prova sull’origine prevalentemente epatica della GGT sierica, dimostrando nei loro studi l’identità di caratteristiche chimico-fisiche tra la GGT estratta dal fegato e la GGT sierica. Per quanto nessuno neghi l’importanza del dosaggio sierico della GGT, la sua rilevanza viene diminuita dal fatto che, pur essendo un test particolarmente sensibile, esso è scarsamente specifico, dal momento che diversi fattori sia genetici, sia ambientali, come ad esempio genere, età, ipertensione, colesterolemia, trigliceridemia, glicemia, impiego di contraccettivi orali, abitudini al fumo ed attività fisica, ne influenzano i valori. In diversi studi è stata messa in evidenza l’eterogeneità della GGT sierica, difatti sono presenti diverse forme di GGT con caratteristiche chimico-fisiche diverse, non ancora ben definite. Nel laboratorio in cui sono state elaborate le procedure per ottenere i risultati utilizzati nella presente tesi, è stata messa a punto una tecnica che, tramite cromatografia per esclusione molecolare, permette di separare quattro frazioni di GGT plasmatica ed ,in modo sensibile e selettivo, di rilevarne l’attività mediante una reazione enzimatica post-colonna. Sono stati identificati tre complessi ad alto peso molecolare dotati di attività enzimatica e sono stati denominati in base al rispettivo peso molecolare, pertanto si hanno le frazioni: big-GGT (b-GGT; 2000 kDa), medium-GGT (m-GGT; 940 kda), small-GGT (s-GGT; 140 kda); la quarta frazione identificata, free-GGT (f-GGT; 70kda), ha un peso molecolare compatibile con l’enzima libero. L’elaborazione della tecnica mira ad approfondire lo studio della natura dei complessi coinvolti nel trasporto della GGT nel plasma e nella bile. I dati ottenuti su plasma, relativi alle caratteristiche chimico-fisiche, alla suscettibilità a detergenti e all’azione proteolitica della papaina, fanno ipotizzare che la b-GGT possa essere inclusa in microvescicole di membrana (dette esosomi), la m-GGT e la s-GGT presentino, invece, un comportamento compatibile con la presenza in micelle di acidi biliari, ed infine, la f-GGT sia una forma solubile dell’enzima, priva del peptide idrofobico N-terminale. Negli ultimi tempi è emerso che la ricerca e l’analisi delle frazioni della GGT costituiscono un utile biomarcatore per la diagnosi della steatosi epatica non-alcol correlata (NAFLD), in cui si riscontra un aumento di GGT sierica dovuta all’aumento della frazioni di b-GGT e in minor misura di s-GGT. La frazione s-GGT, invece, mostra un prominente incremento in soggetti affetti da epatocarcinoma (CHC) ed epatite virale (HCV), in questi ultimi non si registra un concomitante aumento significativo della frazione b-GGT, con conseguente diminuzione del rapporto b-GGT/s-GGT (b/s). La s-GGT sembra pertanto essere un buon biomarcatore di danno epatocellulare e colestatico, difatti è associata positivamente con le transaminasi AST e ALT, la bilirubina e la fosfatasi alcalina; per cui la frazione dell’s-GGT e il rapporto b/s risultano essere altamente specifiche per la diagnosi differenziale tra NAFLD e CHC. In soggetti alcolisti sottoposti ad un periodo di astinenza, il rapporto b/s è stato un sensibile biomarcatore per il danno epatico persistente; in aggiunta, i livelli di m-GGT ed s-GGT sono rimasti costantemente elevati rispetto al valore di GGT totale e delle frazioni b-GGT e f-GGT. Pertanto, l’analisi delle singole frazioni può essere utilizzata per il monitoraggio di soggetti alcolisti in astinenza, rispetto ai valori di GGT totale. Ne consegue che la giusta interpretazione del valore prognostico ed anche del valore diagnostico di ciascuna frazione della GGT, possa migliorare ed anche facilitare la comprensione dei meccanismi patogenetici delle malattie associati all’incremento del suddetto enzima. Il proposito di tale elaborato è lo studio delle frazioni di GGT in campioni di plasma, prelevato da pazienti sottoposti a trapianto ortopico di fegato (OLT). I risultati ottenuti dall’analisi delle frazioni di GGT nei campioni di plasma, sono stati confrontati con i risultati dell’analisi delle frazioni di GGT in campioni di bile, appartenenti, sia i campioni di bile che di plasma, agli stessi pazienti sottoposti ad OLT. Nello stesso laboratorio, in tempi precedenti, sono state effettuate le analisi sui campioni di bile, prelevati dai pazienti nel post-trapianto grazie ad un drenaggio (Tubo di Kehr) posizionato nel coledoco, con lo scopo di facilitare il deflusso della bile e allo stesso tempo un’ottima cicatrizzazione del coledoco stesso in questi pazienti, pertanto, la raccolta dei campioni di bile è una procedura totalmente non invasiva. I campioni di bile e di plasma del nostro gruppo di pazienti sottoposti a OLT, sono stati prelevati, in corso di ricovero, nelle prime due settimane post operatorie, durante il follow-up precoce nel post-trapianto di fegato. Il periodo peri-operatorio nel trapianto di fegato è senza dubbio il momento più critico per la buona riuscita dell’intervento stesso. Le variabili che possono influire positivamente o negativamente sono molteplici e possono interagire tra loro in maniera non facilmente prevedibile. Dall’1 al 5% degli organi trapiantati sono soggetti a disfunzione primaria (Primary Non Function, PNF) e sino al 20% hanno una ripresa ritardata (Delayed Graft Function, GDF). Nel primo caso il decesso del ricevente è inevitabile in assenza di un ritrapianto, nel secondo il rischio di morbidità e mortalità è estremamente più elevato. Questi fenomeni sono frequentemente riconducibili a danni da ischemia e riperfusione dell’organo, processi inevitabili che avvengono durante le procedure di prelievo e nel successivo trapianto. Un monitoraggio attento della funzione d’organo nel periodo intra-, peri-, e post-operatorio è fondamentale per ottimizzare la ripresa del trapianto, permettendo di intervenire con tempestività e appropriatezza nelle diverse situazioni cliniche. L’analisi dei biomarcatori come indici di funzione epatica e delle frazioni di GGT si può ipotizzare possano contribuire a valutare il danno subito dall’organo trapiantato. Le analisi effettuate mediante cromatografia per esclusione molecolare hanno dimostrato che il profilo di eluizione della GGT sierica risulta costante per le frazioni b-GGT ed f-GGT, mentre risulta variabile per le frazioni f-GGT ed s-GGT. In questo elaborato sono stati utilizzati i campioni di plasma raccolti da pazienti sottoposti a OLT, i prelievi sono stati effettuati durante i primi 15 giorni post-trapianto. I valori medi di GGT plasmatica totale nei primi 15 giorni presentano un’alta variabilità interindividuale con un picco al settimo giorno con un valore medio maggiore di 230U/L e successivamente tali valori tendono lentamente a diminuire. Anche per le frazioni b-GGT ed m-GGT possiamo notare un picco al settimo giorno, con successiva tendenza a diminuire nei giorni seguenti. Per le frazioni s-GGT ed f-GGT non è stato possibile delineare uno schema temporale che possa dare una visione d’insieme dell’andamento dell’attività media delle suddette frazioni nei primi 15 giorni post-trapianto. I risultati, derivanti dall’analisi dei suddetti campioni, sono stati confrontati con i risultati ottenuti dall’analisi di campioni di bile prelevati anch’essi nello stesso arco temporale ed anch’essi aventi come oggetto l’indagine delle varie frazioni di GGT, dapprima osservando l’andamento di entrambe le forme, biliare e plasmatica, e dopo analizzando i valori medi mediate programma informatico. Non è presente correlazione tra gli andamenti della GGT biliare e plasmatica. In conclusione, i dati raccolti dall’analisi delle frazioni plasmatiche di GGT, confrontati con i dati forniti dall’analisi delle frazioni biliari dell’enzima, in pazienti sottoposti a trapianto di fegato, sono stati incrociati con i dati emato-chimici di ogni paziente. L’analisi di correlazione ha mostrato correlazione significativa tra l’attività della GGT totale plasmatica e delle relativa frazioni plasmatiche con la bilirubina totale, le frazioni b-GGT ed m-GGT con valore positivo, mentre per le frazioni s-GGT ed f-GGT con valore negativo. L’analisi ha mostrato ulteriore correlazione significativa con i valori di ALP per tutte le frazioni di GGT e con i valori relativi a monociti, eosinofili e basofili per le frazioni b-GGT ed m-GGT. Non è emersa alcuna correlazione tra i valori di GGT totale biliare e i valori emato-chimici dei pazienti; tale risultato è stato ottenuto anche per l’analisi di correlazione tra i valori della frazione b-GGT e i valori emato-chimici dei pazienti. Il lavoro svolto nella seguente tesi indica come il significato della GGT circolante non possa essere circoscritto solamente ad un ruolo di indicatore di danno epatico, ma i dati raccolti suggeriscono che lo studio sul suo significato diagnostico debba essere ampliato e l’analisi delle sue frazioni potrebbe essere un valido strumento per raggiungere tale obiettivo

    Lipoplatin Treatment in Lung and Breast Cancer

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    The introduction of cisplatin in cancer treatment represents an important achievement in the oncologic field. Many types of cancers are now treated with this drug, and in testicular cancer patients major results are reached. Since 1965, other compounds were disovered and among them carboplatin and oxaliplatin are the main Cisplatin analogues showing similar clinical efficacy with a safer toxicity profile. Lipoplatin is a new liposomal cisplatin formulation which seems to have these characteristics. Lipoplatin was shown to be effective in NSCLC both in phase 2 and phase 3 trials, with the same response rate of Cisplatin, a comparable overall survival but less toxicity. A new protocol aiming to elucidate the double capacity of Lipoplatin to act as a chemotherapeutic and angiogenetic agent in triple-negative breast cancer patients is upcoming

    Acute exacerbation of idiopathic pulmonary fibrosis: Lessons learned from acute respiratory distress syndrome?

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    Idiopathic pulmonary fibrosis (IPF) is a fibrotic lung disease characterized by progressive loss of lung function and poor prognosis. The so-called acute exacerbation of IPF (AE-IPF) may lead to severe hypoxemia requiring mechanical ventilation in the intensive care unit (ICU). AE-IPF shares several pathophysiological features with acute respiratory distress syndrome (ARDS), a very severe condition commonly treated in this setting. A review of the literature has been conducted to underline similarities and differences in the management of patients with AE-IPF and ARDS. During AE-IPF, diffuse alveolar damage and massive loss of aeration occurs, similar to what is observed in patients with ARDS. Differently from ARDS, no studies have yet concluded on the optimal ventilatory strategy and management in AE-IPF patients admitted to the ICU. Notwithstanding, a protective ventilation strategy with low tidal volume and low driving pressure could be recommended similarly to ARDS. The beneficial effect of high levels of positive end-expiratory pressure and prone positioning has still to be elucidated in AE-IPF patients, as well as the precise role of other types of respiratory assistance (e.g., extracorporeal membrane oxygenation) or innovative therapies (e.g., polymyxin-B direct hemoperfusion). The use of systemic drugs such as steroids or immunosuppressive agents in AE-IPF is controversial and potentially associated with an increased risk of serious adverse reactions. Common pathophysiological abnormalities and similar clinical needs suggest translating to AE-IPF the lessons learned from the management of ARDS patients. Studies focused on specific therapeutic strategies during AE-IPF are warranted

    What Factors are Associated with Health-Related Quality of Life in Mixed Dentition Children?

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    Objective: To associate the OHRQoL and HRQoL in mixed dentition children with the influence on age range, socioeconomic and clinical variables. Material and Methods: A cross-sectional study was carried out with 1,240 children between 6 and 12 years of age. HRQoL was assessed by the Quality of Life Assessment Scale, considered an outcome variable. OHRQoL was determined using specific questionnaires related to the age group: Oral Health Impact Scale in Early Childhood, Child Perceptions Questionnaire for 8 to 10 years, and 11 to 12 years. Dental caries and malocclusion were diagnosed. The socioeconomic class was evaluated. A multiple negative binomial regression analysis was used to test the relationship between HRQoL, OHRQoL scores and socioeconomic and clinical variables. Correlation analyses were performed between the total HRQoL and OHRQoL, with a significance level of 5%. Results: The HRQoL is inversely related to the impact of OHRQoL (p<0.05), modulated by the age group. There was a significant weak negative correlation between the HRQoL scores and the impact of OHRQoL (p<0.05). Conclusion:The OHRQoL impacts the HRQoL, modulated by the age group and with minor influence from socioeconomic and clinical variables

    Multidimensional Impact of Mediterranean Diet on IBD Patients

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    Malnutrition with the accumulation of fat tissue and nonalcoholic fatty liver disease (NAFLD) are conditions associated with inflammatory bowel disease (IBD). Visceral fat and NAFLD-related liver dysfunction can both worsen intestinal inflammation. Because the Mediterranean diet (Md) has been shown to ameliorate both obesity and NAFLD, the aim of this study was to analyze the impact of Md on the nutritional state, liver steatosis, clinical disease activity, and quality of life (QoL) in IBD patients

    Residência médica: fatores relacionados à dificuldade para ajudar na relação médico residente-paciente

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    CONTEXT AND OBJECTIVE: Previous studies have attempted to understand what leads physicians to label patients as 'difficult'. Understanding this process is particularly important for resident physicians, who are developing attitudes that may have long-term impact on their interactions with patients. The aim of this study was to distinguish between patients' self-rated emotional state (anxiety and depression) and residents' perceptions of that state as a predictor of patients being considered difficult. DESIGN AND SETTING: Cross-sectional survey conducted in the hospital of Universidade Federal de São Paulo (UNIFESP). METHODS: The residents completed a sociodemographic questionnaire and rated their patients using the Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS) and Difficulty in Helping the Patient Questionnaire (DTH). The patients completed HADS independently and were rated using the Karnofsky Performance Status scale. RESULTS: On average, the residents rated the patients as presenting little difficulty. The residents' ratings of difficulty presented an association with their ratings for patient depression (r = 0.35, P = 0.03) and anxiety (r = 0.46, P = 0.02), but not with patients' self-ratings for depression and anxiety. Residents from distant cities were more likely to rate patients as difficult to help than were residents from the city of the hospital (mean score of 1.93 versus 1.07; P = 0.04). CONCLUSIONS: Understanding what leads residents to label patients as having depression and anxiety problems may be a productive approach towards reducing perceived difficulty. Residents from distant cities may be more likely to find their patients difficultCONTEXTO E OBJETIVO: Estudos têm tentado compreender o que leva os médicos a rotularem pacientes como difíceis. Entender este processo é particularmente importante para os médicos residentes, que estão desenvolvendo atitudes que podem ter impacto a longo prazo em suas interaç ões com pacientes. O objetivo deste estudo foi de distinguir entre o estado emocional (ansiedade e depressão) auto-avaliado pelos pacientes e a percepção dos residentes desse estado, como preditor de pacientes serem considerados difíceis. TIPO DE ESTUDO E LOCAL: Estudo transversal realizado no hospital da Universidade Federal de São Paulo (UNIFESP). MÉTODOS: Os residentes responderam a um questionário sociodemográfico e pontuaram seus pacientes com a Hospital Anxiety and Depression Scale (HADS) e o Difficulty in Helping the Patient Questionnaire (DTH). Os pacientes completaram a HADS de forma independente e foram avaliados usando o Karnofsky Performance Status Scale. RESULTADOS: Em média, os residentes avaliaram seus pacientes como mobilizadores de pouca dificuldade. Os escores de dificuldade dos residentes apresentaram associação com os escores de depressão (r = 0.35, P = 0,03) e ansiedade (r = 0,46, P = 0,02) que atribuíram aos pacientes, mas não com os escores de ansiedade e depressão na auto-avaliação dos pacientes. Residentes provenientes de cidades distantes mostraram-se mais propensos a classificar os pacientes como difíceis de ajudar do que os residentes provenientes da mesma cidade do hospital (pontuação média de 1.93 versus 1.07, P = 0,04). CONCLUSÕES: Compreender o que leva os residentes a classificar pacientes como tendo problemas de ansiedade e depressão pode ser uma abordagem produtiva para reduzir a dificuldade percebida. Residentes de cidades distantes do local do hospital podem ser mais propensos a considerar seus pacientes como difíceisFundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)Universidade Federal de São Paulo (UNIFESP) Department of PsychiatryHealth Department of the State of São Paulo Health InstituteJohns Hopkins Bloomberg School of Public Health Department of Health Policy and ManagementUNIFESP, Department of PsychiatrySciEL

    Unsupervised Learning by Spike Timing Dependent Plasticity in Phase Change Memory (PCM) Synapses

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    We present a novel one-transistor/one-resistor (1T1R) synapse for neuromorphic networks, based on phase change memory (PCM) technology. The synapse is capable of spike-timing dependent plasticity (STDP), where gradual potentiation relies on set transition, namely crystallization, in the PCM, while depression is achieved via reset or amorphization of a chalcogenide active volume. STDP characteristics are demonstrated by experiments under variable initial conditions and number of pulses. Finally, we support the applicability of the 1T1R synapse for learning and recognition of visual patterns by simulations of fully connected neuromorphic networks with 2 or 3 layers with high recognition efficiency. The proposed scheme provides a feasible low-power solution for on-line unsupervised machine learning in smart reconfigurable sensors

    Attitudes toward relevant aspects of medical practice: a cross-sectional study with a random sample of second- and sixth-year students

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    This was a cross-sectional study with two random samples: 50 second-year and 50 sixth-year undergraduate medical students. An open-ended questionnaire was applied, in addition to a scale known as the Instrument for evaluating medical students' attitudes towards key aspects of medical practice (Colares, 2002). The scale contains 52 questions on: 1. Psychological and emotional aspects of physical and mental illness; 2. managing situations related to death; 3. primary healthcare; 4. aspects related to mental illness; 5. the physician's contribution to scientific progress in medicine; and 6. other aspects of medical work and health policies. The attitudes are categorized as positive, negative, or conflictive. According to the findings, students had positive attitudes towards at least three of the six aspects. Second-year and sixth-year students differed significantly (chi² = 6.901, d.f. = 1, p < 0.05) in their attitudes toward factor 2 (managing situations related to death).Estudo transversal com duas amostras randomizadas de 50 alunos do segundo e 50 do sexto ano de graduação em Medicina. Foi aplicado um questionário com questões abertas e a escala Instrumento de avaliação de atitudes de estudantes de medicina frente a aspectos relevantes da prática médica (Colares, 2002). A escala contém 52 questões referentes à: 1. Aspectos psicológicos e emocionais nas doenças orgânicas e mentais; 2. Manejo de situações relacionadas à morte; 3. Atenção primária à saúde; 4. Aspectos relacionados à doença mental; 5. Contribuição do médico ao avanço científico da medicina; 6. Outros aspectos relacionados à atuação médica e às políticas de saúde. As atitudes são categorizadas em positivas, negativas e conflitantes. Observou-se que os estudantes apresentaram atitudes positivas frente a pelo menos três dos seis aspectos abordados; os alunos do segundo ano e do sexto ano apresentaram diferença estatisticamente significativa (chi² = 6,901, g.l. = 1, p < 0,05) nas atitudes relacionadas ao fator 2 (manejo de situações relacionadas à morte).Universidade Federal de São Paulo (UNIFESP)Secretaria de Estado da Saúde de São Paulo Instituto de SaúdeUNIFESP, Psiquiatra-EPMSciEL

    Bipolar switching in chalcogenide phase change memory

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    Phase change materials based on chalcogenides are key enabling technologies for optical storage, such as rewritable CD and DVD, and recently also electrical nonvolatile memory, named phase change memory (PCM). In a PCM, the amorphous or crystalline phase affects the material band structure, hence the device resistance. Although phase transformation is extremely fast and repeatable, the amorphous phase suffers structural relaxation and crystallization at relatively low temperatures, which may affect the temperature stability of PCM state. To improve the time/temperature stability of the PCM, novel operation modes of the device should be identified. Here, we present bipolar switching operation of PCM, which is interpreted by ion migration in the solid state induced by elevated temperature and electric field similar to the bipolar switching in metal oxides. The temperature stability of the high resistance state is demonstrated and explained based on the local depletion of chemical species from the electrode region
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