10 research outputs found

    Boron Levels in Drinking Water Sources from the Volcanic Area of Sicily (South Italy): Risk Evaluation of Developing Chronic Systemic Effects

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    Short- and long-term oral exposures to boric acid or borax demonstrated boron toxicity in reproductive system. European Union standard of boron in drinking water has a maximum allowable concentration of 1 mg/L, but in Sicily (south Italy) there are often higher concentrations. Accordingly, the main objectives of this study, the first of its kind in the south Italy, were (1) to monitor the boron levels in drinking water sources from Mt. Etna, and (2) to estimate the daily intake (EDI) and the Target Hazard Quotient (THQ) in adult population to evaluate the risk of developing chronic systemic effects due to drinking boron intake. We divided the study area into five sectors. Mt. Etna water sources, were collected from 2000 to 2014 and were analyzed by inductively coupled plasma - optical emission spectrometry (ICP-OES). We found boron mean values ranged from 0.199 to 0.863 mg/L with minimum and maximum concentrations of 0.010 and 2.620 mg/L, respectively. Adult EDI concentration was between 0.004 and 0.020 mg/Kg day, thus below the Reference Daily Dose (RfDo) suggested by the Environmental Protection Agency (EPA). THQ always resulted below the level of risk, indicating no risk to develop chronic systemic effects due to drinking boron intake during the lifetime.</p

    Valutazione dell’esposizione passiva a pesticidi a lungo termine mediante flussi informativi di popolazione: aspetti metodologici

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    INTRODUZIONE: I fattori ambientali di rischio delle malattie cronico-degenerative quali i contaminanti chimici necessitano con ogni probabilità di un periodo d’azione assai prolungato per esercitare tale effetto, specie per livelli espositivi ridotti. Negli studi caso-controllo di popolazione basati su flussi informativi, tuttavia, la ricostruzione storica dei tempi e della tipologia dell’esposizione è di difficile effettuazione e talora addirittura impossibile. METODI: Abbiamo utilizzato informazioni raccolte nell’ambito di una indagine sulle cause ambientali della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) per valutare eventuali differenze nelle stime di rischio per esposizione passiva a pesticidi, utilizzando dati recenti (residenza alla diagnosi nel periodo 1998-2011 in prossimità di coltivazioni specifiche quali vigneti, seminativi, culture orticole e frutteti) e storici (cioè dati residenziali e di uso del suolo riferiti agli anni ‘70). Si è trattato di uno studio caso- controllo di popolazione condotto in tre province emiliane (Parma, Reggio E. e Modena) e in quella di Catania, ricostruendo e georeferenziando la storia residenziale dei soggetti e confrontando tali dati con la cartografia regionale dell’uso del territorio. RISULTATI: I soggetti inclusi nello studio al momento della diagnosi nel periodo 1998-2011 sono stati complessivamente 3440 (703 casi): per 2235 di essi abbiamo potuto ricostruire i dati espositivi relativi agli anni ’70. I valori di rischio relativo di SLA riferiti ai due periodi sono risultati pressochè identici, in entrambi i contesti geografici, pur con una minore stabilità statistica nel periodo meno recente per la ridotta numerosità della casistica. CONCLUSIONI: Nel complesso, questi risultati suggeriscono come nel caso dei pesticidi l’utilizzazione di dati espositivi recenti non pregiudichi in modo significativo la valutazione dell’esposizione a lungo termine

    Valutazione dell’esposizione passiva a pesticidi a lungo termine mediante flussi informativi di popolazione: aspetti metodologici

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    INTRODUZIONE: I fattori ambientali di rischio delle malattie cronico-degenerative quali i contaminanti chimici necessitano con ogni probabilità di un periodo d’azione assai prolungato per esercitare tale effetto, specie per livelli espositivi ridotti. Negli studi caso-controllo di popolazione basati su flussi informativi, tuttavia, la ricostruzione storica dei tempi e della tipologia dell’esposizione è di difficile effettuazione e talora addirittura impossibile. METODI: Abbiamo utilizzato informazioni raccolte nell’ambito di una indagine sulle cause ambientali della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) per valutare eventuali differenze nelle stime di rischio per esposizione passiva a pesticidi, utilizzando dati recenti (residenza alla diagnosi nel periodo 1998-2011 in prossimità di coltivazioni specifiche quali vigneti, seminativi, culture orticole e frutteti) e storici (cioè dati residenziali e di uso del suolo riferiti agli anni ‘70). Si è trattato di uno studio caso- controllo di popolazione condotto in tre province emiliane (Parma, Reggio E. e Modena) e in quella di Catania, ricostruendo e georeferenziando la storia residenziale dei soggetti e confrontando tali dati con la cartografia regionale dell’uso del territorio. RISULTATI: I soggetti inclusi nello studio al momento della diagnosi nel periodo 1998-2011 sono stati complessivamente 3440 (703 casi): per 2235 di essi abbiamo potuto ricostruire i dati espositivi relativi agli anni ’70. I valori di rischio relativo di SLA riferiti ai due periodi sono risultati pressochè identici, in entrambi i contesti geografici, pur con una minore stabilità statistica nel periodo meno recente per la ridotta numerosità della casistica. CONCLUSIONI: Nel complesso, questi risultati suggeriscono come nel caso dei pesticidi l’utilizzazione di dati espositivi recenti non pregiudichi in modo significativo la valutazione dell’esposizione a lungo termine

    Valutazione dell’esposizione passiva a pesticidi a lungo termine mediante flussi informativi di popolazione: aspetti metodologici

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    INTRODUZIONE: I fattori ambientali di rischio delle malattie cronico-degenerative quali i contaminanti chimici necessitano con ogni probabilità di un periodo d’azione assai prolungato per esercitare tale effetto, specie per livelli espositivi ridotti. Negli studi caso-controllo di popolazione basati su flussi informativi, tuttavia, la ricostruzione storica dei tempi e della tipologia dell’esposizione è di difficile effettuazione e talora addirittura impossibile. METODI: Abbiamo utilizzato informazioni raccolte nell’ambito di una indagine sulle cause ambientali della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) per valutare eventuali differenze nelle stime di rischio per esposizione passiva a pesticidi, utilizzando dati recenti (residenza alla diagnosi nel periodo 1998-2011 in prossimità di coltivazioni specifiche quali vigneti, seminativi, culture orticole e frutteti) e storici (cioè dati residenziali e di uso del suolo riferiti agli anni ‘70). Si è trattato di uno studio caso- controllo di popolazione condotto in tre province emiliane (Parma, Reggio E. e Modena) e in quella di Catania, ricostruendo e georeferenziando la storia residenziale dei soggetti e confrontando tali dati con la cartografia regionale dell’uso del territorio. RISULTATI: I soggetti inclusi nello studio al momento della diagnosi nel periodo 1998-2011 sono stati complessivamente 3440 (703 casi): per 2235 di essi abbiamo potuto ricostruire i dati espositivi relativi agli anni ’70. I valori di rischio relativo di SLA riferiti ai due periodi sono risultati pressochè identici, in entrambi i contesti geografici, pur con una minore stabilità statistica nel periodo meno recente per la ridotta numerosità della casistica. CONCLUSIONI: Nel complesso, questi risultati suggeriscono come nel caso dei pesticidi l’utilizzazione di dati espositivi recenti non pregiudichi in modo significativo la valutazione dell’esposizione a lungo termine

    Valutazione dell’esposizione passiva a pesticidi a lungo termine mediante flussi informativi di popolazione: aspetti metodologici

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    INTRODUZIONE: I fattori ambientali di rischio delle malattie cronico-degenerative quali i contaminanti chimici necessitano con ogni probabilità di un periodo d’azione assai prolungato per esercitare tale effetto, specie per livelli espositivi ridotti. Negli studi caso-controllo di popolazione basati su flussi informativi, tuttavia, la ricostruzione storica dei tempi e della tipologia dell’esposizione è di difficile effettuazione e talora addirittura impossibile. METODI: Abbiamo utilizzato informazioni raccolte nell’ambito di una indagine sulle cause ambientali della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) per valutare eventuali differenze nelle stime di rischio per esposizione passiva a pesticidi, utilizzando dati recenti (residenza alla diagnosi nel periodo 1998-2011 in prossimità di coltivazioni specifiche quali vigneti, seminativi, culture orticole e frutteti) e storici (cioè dati residenziali e di uso del suolo riferiti agli anni ‘70). Si è trattato di uno studio caso- controllo di popolazione condotto in tre province emiliane (Parma, Reggio E. e Modena) e in quella di Catania, ricostruendo e georeferenziando la storia residenziale dei soggetti e confrontando tali dati con la cartografia regionale dell’uso del territorio. RISULTATI: I soggetti inclusi nello studio al momento della diagnosi nel periodo 1998-2011 sono stati complessivamente 3440 (703 casi): per 2235 di essi abbiamo potuto ricostruire i dati espositivi relativi agli anni ’70. I valori di rischio relativo di SLA riferiti ai due periodi sono risultati pressochè identici, in entrambi i contesti geografici, pur con una minore stabilità statistica nel periodo meno recente per la ridotta numerosità della casistica. CONCLUSIONI: Nel complesso, questi risultati suggeriscono come nel caso dei pesticidi l’utilizzazione di dati espositivi recenti non pregiudichi in modo significativo la valutazione dell’esposizione a lungo termine

    Magnetic fields exposure from high-voltage power lines and risk of amyotrophic lateral sclerosis in two Italian populations

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    The aetiology of amyotrophic lateral sclerosis (ALS), a rare and extremely severe neurodegenerative disease, has been associated with magnetic fields exposure. However, evidence for such a relation in the general population is weak, although the previous null results might also be due to exposure misclassification, or a relationship might exist only for selected subgroups. To test such a hypothesis we carried out a population-based case-control study in two Northern and Southern Italy regions, including 703 ALS cases newly diagnosed from 1998 to 2011 and 2737 controls randomly selected from the residents in the study provinces. Overall, we found that a residence near high-voltage power lines, within the corridors yielding a magnetic fields of 0.1 lT, was not associated with an excess disease risk, nor did we identify a dose-response relationship after splitting the exposed corridor according to the 0.1, 0.2 and 0.4 lT cut-points of exposure. These results were confirmed taking into account age at onset, period of diagnosis, sex, geographical area, and length of exposure. Overall, despite the residual possibility of unmeasured confounding or small susceptible subgroups not identified in our study, these results appear to confirm that the exposure to magnetic fields from power lines occurring in the general population is not associated with increased ALS risk

    MN1 C-terminal truncation syndrome is a novel neurodevelopmental and craniofacial disorder with partial rhombencephalosynapsis

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    MN1 encodes a transcriptional co-regulator without homology to other proteins, previously implicated in acute myeloid leukaemia and development of the palate. Large deletions encompassing MN1 have been reported in individuals with variable neurodevelopmental anomalies and non-specific facial features. We identified a cluster of de novo truncating mutations in MN1 in a cohort of 23 individuals with strikingly similar dysmorphic facial features, especially midface hypoplasia, and intellectual disability with severe expressive language delay. Imaging revealed an atypical form of rhombencephalosynapsis, a distinctive brain malformation characterized by partial or complete loss of the cerebellar vermis with fusion of the cerebellar hemispheres, in 8/10 individuals. Rhombencephalosynapsis has no previously known definitive genetic or environmental causes. Other frequent features included perisylvian polymicrogyria, abnormal posterior clinoid processes and persistent trigeminal artery. MN1 is encoded by only two exons. All mutations, including the recurrent variant p.Arg1295* observed in 8/21 probands, fall in the terminal exon or the extreme 3' region of exon 1, and are therefore predicted to result in escape from nonsense-mediated mRNA decay. This was confirmed in fibroblasts from three individuals. We propose that the condition described here, MN1 C-terminal truncation (MCTT) syndrome, is not due to MN1 haploinsufficiency but rather is the result of dominantly acting C-terminally truncated MN1 protein. Our data show that MN1 plays a critical role in human craniofacial and brain development, and opens the door to understanding the biological mechanisms underlying rhombencephalosynapsis.status: publishe

    2016 American College of Rheumatology/European League Against Rheumatism Criteria for Minimal, Moderate, and Major Clinical Response in Adult Dermatomyositis and Polymyositis: An International Myositis Assessment and Clinical Studies Group/Paediatric Rheumatology International Trials Organisation Collaborative Initiative

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    Objective: To develop response criteria for adult dermatomyositis (DM) and polymyositis (PM). Methods: Expert surveys, logistic regression, and conjoint analysis were used to develop 287 definitions using core set measures. Myositis experts rated greater improvement among multiple pairwise scenarios in conjoint analysis surveys, where different levels of improvement in 2 core set measures were presented. The PAPRIKA (Potentially All Pairwise Rankings of All Possible Alternatives) method determined the relative weights of core set measures and conjoint analysis definitions. The performance characteristics of the definitions were evaluated on patient profiles using expert consensus (gold standard) and were validated using data from a clinical trial. The nominal group technique was used to reach consensus. Results: Consensus was reached for a conjoint analysis\u2013based continuous model using absolute percent change in core set measures (physician, patient, and extramuscular global activity, muscle strength, Health Assessment Questionnaire, and muscle enzyme levels). A total improvement score (range 0\u2013100), determined by summing scores for each core set measure, was based on improvement in and relative weight of each core set measure. Thresholds for minimal, moderate, and major improvement were 6520, 6540, and 6560 points in the total improvement score. The same criteria were chosen for juvenile DM, with different improvement thresholds. Sensitivity and specificity in DM/PM patient cohorts were 85% and 92%, 90% and 96%, and 92% and 98% for minimal, moderate, and major improvement, respectively. Definitions were validated in the clinical trial analysis for differentiating the physician rating of improvement (P &lt; 0.001). Conclusion: The response criteria for adult DM/PM consisted of the conjoint analysis model based on absolute percent change in 6 core set measures, with thresholds for minimal, moderate, and major improvement
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