11 research outputs found

    Pour une approche discursive de la terminologie europ\ue9enne et nationale, en fran\ue7ais et en espagnol, des textes non contraignants sur les politiques s\ue9curitaires (2001-2018)

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    Le pr\ue9sent travail se propose d\u2019examiner, par une analyse contrastive, les positionnements qui ressortent d\u2019une terminologie relative aux politiques s\ue9curitaires. Cette recherche s\u2019appuie sur une s\ue9lection de textes juridiques non contraignants, en fran\ue7ais et en espagnol, publi\ue9s entre 2001 et 2018 par la Commission europ\ue9enne et deux \uc9tats membres : la France et l\u2019Espagne. Le choix d\u2019analyser les actes \ue9mis par les autorit\ue9s europ\ue9ennes et nationales d\ue9coule de certaines sp\ue9cificit\ue9s qui caract\ue9risent le discours institutionnel. Les \ue9tudes r\ue9centes dans ce champ de recherche ont d\ue9montr\ue9 que celles-ci tendent \ue0 favoriser une rh\ue9torique consensuelle qui soit \ue0 m\ueame de d\ue9samorcer le d\ue9bat politique. Or, ces strat\ue9gies discursives comportent en elles-m\ueames la trace de positionnements id\ue9ologiques pr\ue9cis. L\u2019observation de la circulation des termes permet alors de d\ue9tecter les discordances qui caract\ue9risent les productions discursives plurielles concernant la s\ue9curit\ue9 commune. Pour ce faire, nous avons adopt\ue9 une approche th\ue9orique qui articule l\u2019\ue9tude de la terminologie \ue0 certaines notions de l\u2019analyse du discours \uab \ue0 la fran\ue7aise \ubb (ADF). La terminologie place le terme, \ue0 savoir l\u2019unit\ue9 lexicale utilis\ue9e dans un domaine sp\ue9cialis\ue9 de la connaissance, au centre de sa r\ue9flexion. Nous focalisons donc notre \ue9tude sur la valeur que le lexique acquiert lorsqu\u2019il est prononc\ue9 par une autorit\ue9 l\ue9gitime \u2013 l\u2019institution \u2013 dans le secteur des politiques s\ue9curitaires. La recherche terminologique a progressivement montr\ue9 que les termes, comme les unit\ue9s lexicales, sont li\ue9s au contexte d\u2019utilisation et aux conditions de production du discours dans lequel ils s\u2019ins\ue8rent. Les variantes d\ue9nominatives, qui \ue9mergent du corpus, d\ue9pendent donc du contexte linguistique et extralinguistique qui entoure l\u2019utilisation du terme. \uc0 partir de cet arri\ue8re-plan, nous nous sommes demand\ue9e si les variantes pouvaient \ueatre le sympt\uf4me de positionnements discordants. En ce sens, l\u2019ADF, qui s\u2019int\ue9resse traditionnellement aux id\ue9ologies sous-jacentes au langage, nous a fourni les notions n\ue9cessaires pour comprendre les raisons pouvant expliquer la variation d\u2019un terme. L\u2019approche m\ue9thodologique nous a permis de combiner une analyse lexicom\ue9trique du corpus \ue0 une observation d\ue9taill\ue9e du terme dans son contexte. Nos r\ue9sultats sont pr\ue9sent\ue9s apr\ue8s un parcours d\u2019analyse qui commence par le choix de certains termes : \uab pr\ue9vention\ubb, \uab d\ue9tection\ubb, \uab r\ue9pression \ubb, \uab combattant terroriste \ue9tranger \ubb et \uab criminalit\ue9 transfrontali\ue8re\ubb. Ces derniers ont \ue9t\ue9 s\ue9lectionn\ue9s sur la base de recherches men\ue9es en amont dans la litt\ue9rature des relations internationales et sont repr\ue9sentatifs de certaines tensions qui alimentent le d\ue9bat acad\ue9mique, politique et juridique. Il s\u2019agit, d\u2019une part, d\u2019observer les termes concernant les actions strat\ue9giques (\uab pr\ue9vention \ubb, \uab d\ue9tection \ubb, \uab r\ue9pression \ubb) et, d\u2019autre part, de r\ue9fl\ue9chir \ue0 la conceptualisation de l\u2019ennemi (\uab combattant terroriste \ue9tranger \ubb et \uab criminalit\ue9 transfrontali\ue8re \ubb). Dans le premier cas, nous nous attardons sur les diff\ue9rentes temporalit\ue9s qui caract\ue9risent les strat\ue9gies de dissuasion et de condamnation d\u2019une infraction ; dans le second cas, nous observons deux d\ue9nominations qui pr\ue9sentent des ambigu\ueft\ue9s sur le plan terminologique et discursif et qui \ue9voquent le concept de \uab fronti\ue8re \ubb et d\u2019appartenance \ue0 un \uc9tat. En conclusion, notre travail vise \ue0 observer les d\ue9calages et les ouvertures interpr\ue9tatives qui se cr\ue9ent lorsque des termes circulent et sont utilis\ue9s pour l\ue9gitimer des pratiques discursives. La th\ue8se montre que le discours institutionnel sur la s\ue9curit\ue9 finit par occulter les d\ue9bats qui pourtant sont bien pr\ue9sents et qui devraient donc \ueatre explicitement inclus dans l\u2019espace public.Il lavoro indaga i posizionamenti che si manifestano nella terminologia relativa alle politiche pubbliche sulla sicurezza tramite un\u2019analisi contrastiva condotta su un corpus bilingue francese e spagnolo. La ricerca si basa su un confronto fra una selezione di testi giuridici non vincolanti emessi, tra il 2001 e il 2018, dalla Commissione europea e da due Stati membri, la Francia e la Spagna. La scelta di analizzare degli atti emessi dalle autorit\ue0 europee e nazionali dipende da alcune specificit\ue0 che caratterizzano la produzione del discorso istituzionale. Gli studi recenti in questo campo hanno dimostrato che il genere discorsivo istituzionale tende a privilegiare una retorica volta a smorzare il dibattito politico e a rafforzare il consenso del pubblico. Si tratta per\uf2 di strategie discorsive che denotano la presenza di scelte politiche precise. L\u2019osservazione della circolazione dei termini permette di rilevare delle discordanze sulle costruzioni terminologiche e discorsive che riguardano la sicurezza comune. A tal fine abbiamo adottato un approccio teorico che integra lo studio terminologico con alcune nozioni dell\u2019analisi del discorso di Scuola francese (ADF). La terminologia pone al centro della sua riflessione il termine, ovvero l\u2019unit\ue0 lessicale usata in un settore specifico della conoscenza. Ci interessiamo quindi al valore che acquisisce il lessico nel momento in cui s\u2019inserisce in un discorso emesso da un\u2019autorit\ue0 legittima, l\u2019istituzione, nell\u2019ambito specifico delle politiche sulla sicurezza. Le ricerche in campo terminologico hanno dimostrato progressivamente che i termini, come le unit\ue0 lessicali, sono subordinate al contesto d\u2019uso e alle condizioni di produzione del discorso in cui appaiono. Le varianti denominative che emergono dai corpora dipendono quindi dal contesto linguistico ed extralinguistico che circoscrive l\u2019uso del termine. Partendo da queste basi ci siamo chiesti se le varianti potessero essere il sintomo di posizionamenti ideologici discordanti. In tal senso l\u2019ADF, che tradizionalmente si \ue8 interessata alle ideologie soggiacenti alla lingua, ci ha fornito gli strumenti adatti per ricercare le ragioni che potessero spiegare la riformulazione di un termine. Il nostro approccio metodologico ci ha consentito di affiancare un\u2019analisi lessicometrica dei corpora all\u2019osservazione dettagliata del termine nel contesto. I risultati sono quindi presentati dopo un percorso d\u2019analisi che parte dalla scelta di alcuni termini: \u201cpr\ue9vention\u201d, \u201cd\ue9tection\u201d, \u201cr\ue9pression\u201d, \u201ccombattant \ue9tranger\u201d e \u201ccriminalit\ue9 tranfrontali\ue8re\u201d. Quest\u2019ultimi sono stati selezionati sulla base una ricerca effettuata a monte nella letteratura delle relazioni internazionali e sono rappresentativi di alcune tensioni che alimentano il dibattito accademico, politico e giuridico. Si tratta, da un lato, di osservare dei termini che riguardano le azioni strategiche (\u201cpr\ue9vention\u201d, \u201cd\ue9tection\u201d, \u201cr\ue9pression\u201d), dall\u2019altro di riflettere sulla concettualizzazione della minaccia e del nemico (\u201ccombattant terroriste \ue9tranger\u201d e \u201ccriminalit\ue9 tranfrontali\ue8re\u201d). Nel primo caso ci soffermiamo in particolare sulle diverse temporalit\ue0 che caratterizzano le strategie di dissuasione e di punizione di un\u2019infrazione; nel secondo caso osserviamo due denominazioni che presentano delle ambiguit\ue0 sul piano terminologico e discorsivo, e che evocano il concetto di \u201cconfine\u201d e di appartenenza allo Stato. In conclusione, il nostro lavoro si propone di osservare gli slittamenti e le aperture interpretative che si creano nel momento in cui i termini circolano e vengono usati per legittimare delle pratiche discorsive. La tesi dimostra che il discorso istituzionale sulla sicurezza, attraverso consce o inconsce scelte terminologiche, finisce per offuscare dei dibattiti che sono invece presenti e che dovrebbero quindi inserirsi esplicitamente nello spazio pubblico

    Multilinguisme et variétés linguistiques en Europe à l’aune de l’intelligence artificielle Multilinguismo e variazioni linguistiche in Europa nell’era dell’intelligenza artificiale Multilingualism and Language Varieties in Europe in the Age of Artificial Intelligence

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    Il presente volume Ăš il frutto di una riflessione interdisciplinare e multilingue maturata attorno a diversi eventi organizzati nell’ambito del panel concernente i diritti e le variazioni linguistiche in Europa nell’era dell’intelligenza artificiale all’interno del progetto Artificial Intelligence for European Integration, promosso dal Centro studi sull’Europa TO-EU dell’UniversitĂ  di Torino e cofinanziato dalla Commissione europea. L’interrogativo iniziale che abbiamo voluto sollevare Ăš se l’IA potesse avere un impatto negativo sulle varietĂ  linguistiche e sul multilinguismo, valore “aggiunto” dell’UE, o se potesse, e in che modo, divenire utile per la promozione di essi. Il volume, interamente inedito, puĂČ dirsi tra i primi ad affrontare, almeno in Europa, questo tipo di tematiche.This book is the outcome of an interdisciplinary multilingual reflection carried out on research into linguistic rights, multilingualism and language varieties in Europe in the age of artificial intelligence. It is part of the Artificial Intelligence for European Integration project, promoted by the Centre of European Studies To-EU of the University of Turin and co-financed by the European Commission. Our aim was to investigate more generally the negative and/or positive outcomes of AI on language varieties and multilingualism, the latter a key value for the EU. The result is a volume of original unpublished research being made generally available for the first time, at least in Europe.Ce livre a Ă©tĂ© Ă©laborĂ© Ă  partir d’une rĂ©flexion interdisciplinaire et multilingue qui a Ă©tĂ© menĂ©e dans le cadre d’une recherche sur les droits, le multilinguisme et les variĂ©tĂ©s linguistiques en Europe Ă  l’aune de l’intelligence artificielle Ă  l’intĂ©rieur du projet Artificial Intelligence for European Integration promu par le Centre d’études europĂ©ennes To-EU de l’UniversitĂ© de Turin et cofinancĂ© par la Commission de l’Union europĂ©enne. Notre propos Ă©tait de rĂ©flĂ©chir plus gĂ©nĂ©ralement sur les consĂ©quences nĂ©gatives et/ou positives de l’IA sur les variĂ©tĂ©s linguistiques et le multilinguisme, ce dernier Ă©tant une valeur de l’UE. Ce que nous proposons par ce numĂ©ro est un livre inĂ©dit qui peut se vanter d’ĂȘtre parmi les premiers Ă  s’occuper de ce type de thĂ©matique, du moins en Europe

    UE/France : normaliser la terminologie de la « frontiÚre ». Le cas de « criminalité transfrontaliÚre »

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    La « criminalitĂ© transfrontaliĂšre » renvoie Ă  un type de menace qui concerne et dĂ©passe les frontiĂšres de l’Union europĂ©enne et de ses États membres. À partir d’une analyse contrastive entre discours institutionnel europĂ©en et français, l’étude de ce terme invite Ă  s’interroger sur la confusion et les positionnements discordants qui peuvent surgir lorsque le franchissement de la « frontiĂšre » est Ă©voquĂ© dans le domaine des politiques sĂ©curitaires.“CriminalitĂ© transfrontaliĂšre” (cross-border crime) refers to threats of a type likely to criss-cross the borders of the European Union and its Member States. Comparative analysis of European institutional discourse on the one hand, and French institutional discourse on the other, leads one to wonder upon the confusion and conflicting standpoints, the moment the term “cross-border” arises in a security context

    Les ouvertures interprĂ©tatives du terme « law enforcement » dans l’espace multilingue de l’Union europĂ©enne

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    International audienceIn reliance upon a multilingual corpus of European directives (1991-2020) and various terminological and automatic translation devices, the present paper sets out to analyse differences in meaning that may arise whenever the term “law enforcement” is to be transposed into another legal and linguistic system. The outcome will highlight the concept’s political dimension and the enunciators’ ideological standpoints.Cet article se propose d’analyser Ă  la fois dans un corpus multilingue de directives europĂ©ennes (1991-2020), dans des dispositifs terminologiques et de traduction automatique, les Ă©carts de signification qui se manifestent lorsque le terme « law enforcement » doit ĂȘtre transposĂ© dans des systĂšmes juridiques et linguistiques diffĂ©rents. Ces observations nous permettront de faire ressortir la dimension politique de ce concept et les positionnements idĂ©ologiques des Ă©nonciateurs

    For a discursive approach to European and domestic terminology in French and in Spanish in non-binding texts on security policies

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    Le prĂ©sent travail se propose d’examiner, par une analyse contrastive, les positionnements qui ressortent d’une terminologie relative aux politiques publiques sĂ©curitaires. Cette recherche s’appuie sur une sĂ©lection de textes juridiques non contraignants, en français et en espagnol, publiĂ©s entre 2001 et 2018 par la Commission europĂ©enne et deux États membres : la France et l’Espagne. Le choix d’analyser les actes Ă©mis par les autoritĂ©s europĂ©ennes et nationales dĂ©coule de certaines spĂ©cificitĂ©s qui caractĂ©risent la production du discours institutionnel. Les Ă©tudes rĂ©centes dans ce champ de recherche ont dĂ©montrĂ© que celles-ci tendent Ă  favoriser une rhĂ©torique consensuelle qui soit Ă  mĂȘme de dĂ©samorcer le dĂ©bat politique. Or, ces stratĂ©gies discursives comportent en elles-mĂȘmes la trace de positionnements idĂ©ologiques prĂ©cis. L’observation de la circulation des termes, dans un contexte pluriel comme celui de l’UE, permet alors de dĂ©tecter les discordances qui caractĂ©risent les productions discursives plurielles concernant la sĂ©curitĂ© commune. Pour ce faire, nous avons adoptĂ© une approche thĂ©orique qui articule la terminologie Ă  certaines notions de l’analyse du discours « Ă  la française » (ADF). La terminologie place le terme, Ă  savoir l’unitĂ© lexicale utilisĂ©e dans un domaine spĂ©cialisĂ© de la connaissance, au centre de sa rĂ©flexion. Nous focalisons donc notre Ă©tude sur la valeur que le lexique acquiert lorsqu’il est prononcĂ© par une autoritĂ© lĂ©gitime – l’institution – dans le secteur spĂ©cifique des politiques sĂ©curitaires. La recherche terminologique a progressivement montrĂ© que les termes, comme les unitĂ©s lexicales, sont liĂ©s au contexte d’utilisation et aux conditions de production du discours dans lequel ils s’insĂšrent. Les variantes dĂ©nominatives, qui Ă©mergent des sous-corpus, dĂ©pendent donc du contexte linguistique et extralinguistique qui entoure l’utilisation du terme. À partir de cet arriĂšre-plan, nous nous sommes demandĂ© si les variantes pouvaient ĂȘtre le symptĂŽme de positions idĂ©ologiques discordantes. En ce sens, l’ADF, qui s’intĂ©resse traditionnellement aux idĂ©ologies sous-jacentes au langage, nous a fourni les notions nĂ©cessaires pour comprendre les raisons pouvant expliquer la variation d’un terme. L’approche mĂ©thodologique nous a permis de combiner une analyse lexicomĂ©trique du corpus Ă  une observation dĂ©taillĂ©e du terme dans son contexte, dans les reprises intertextuelles et dans les sources terminographiques. Nos rĂ©sultats sont prĂ©sentĂ©s aprĂšs un parcours d’analyse qui commence, selon une mĂ©thode dĂ©ductive, par le choix de certains termes : « prĂ©vention», « dĂ©tection», « rĂ©pression », « combattant terroriste Ă©tranger » et « criminalitĂ© transfrontaliĂšre». Ces derniers ont Ă©tĂ© sĂ©lectionnĂ©s sur la base de recherches menĂ©es en amont dans la littĂ©rature des relations internationales et sont reprĂ©sentatifs de certaines tensions qui alimentent le dĂ©bat acadĂ©mique, politique et juridique. Il s’agit, d’une part, d’observer les termes concernant les actions stratĂ©giques (« prĂ©vention », « dĂ©tection », « rĂ©pression ») et, d’autre part, de rĂ©flĂ©chir Ă  la conceptualisation de la menace et de l’ennemi (« combattant terroriste Ă©tranger » et « criminalitĂ© transfrontaliĂšre »). Dans le premier cas, nous nous attardons notamment sur les diffĂ©rentes temporalitĂ©s qui caractĂ©risent les stratĂ©gies de dissuasion et de condamnation d’une infraction ; dans le second cas, nous observons deux dĂ©nominations qui prĂ©sentent des ambiguĂŻtĂ©s sur le plan terminologique et discursif et qui Ă©voquent le concept de « frontiĂšre » et d’appartenance Ă  un État. En conclusion, notre travail vise Ă  observer les dĂ©calages et les ouvertures interprĂ©tatives qui se crĂ©ent lorsque des termes circulent et sont utilisĂ©s pour lĂ©gitimer des pratiques discursives. La thĂšse montre que le discours institutionnel sur la sĂ©curitĂ© finit par occulter les dĂ©bats qui pourtant sont bien prĂ©sents et qui devraient donc ĂȘtre explicitement inclus dans l’espace publicIn reliance upon contrastive analysis, our study examines the standpoints which become manifest through the use of terminology as it relates to public policy in security matters. Our research rests upon a selection of non-binding instruments in French and in Spanish, published between 2001 and 2018 by the European Commission and by two Member States, namely France and Spain.Behind our decision to analyse documents issued by both European and domestic authorities, lie peculiarities in the way institutional discourse is produced. Recent studies in the area have shown that such discourse fosters a rhetoric of consensus, and tends to drown political debate. As it happens, these communication strategies themselves reflect clear-cut ideological standpoints. By examining how such terms circulate in an environment as diverse as the EU, one uncovers discrepancies that prove to be typical of the varied utterances produced in collective security matters.For our purpose here, we have adopted a theoretical approach that weaves the study of terminology into certain notions of French discourse analysis (ADF). Terminology places the term itself, i.e. the lexical unit used in a specialised field of knowledge, at its very core. Our own study will therefore focus on the value which the lexicon acquires when uttered by a legitimate authority – the institution – in the specific area of security policy. Terminological research has gradually shown that like lexical units, terms are bound both to the context in which they are used and to the circumstances in which their surrounding discourse is produced. Variants in the expressions used, as these emerge from each sub-corpus, will thus depend on the linguistic and extra-linguistic environment surrounding use of the term. Against that background, we have set out to ascertain whether the variants might be symptomatic of discrepant ideological standpoints. In that sense, ADF, which has traditionally dealt with the ideologies underpinning language, lends us the notions one requires to grasp the reasons that may lie behind shifts in a given term. The methodological approach has allowed us to combine lexicometric analysis of the corpus with detailed, in-context observation of a term’s inter-textual recurrences and terminographical sources. We set out our results further to a course of analysis which in reliance on deductive method, begins with selecting certain terms: “prĂ©vention”, “dĂ©tection”, “rĂ©pression”, “combattant terroriste Ă©tranger” et “criminalitĂ© transfrontaliĂšre”. The terms have been selected based upon upstream research into the literature of international relations, and typify the tensions that feed into academic, political and legal debate. In the first section, we examine the terms which pertain to strategic action (“prĂ©vention”, “dĂ©tection”, “rĂ©pression”), and in the second, we reflect on how the notions of a threat and the enemy have been conceptualised (“combattant terroriste Ă©tranger” and “criminalitĂ© transfrontaliĂšre”). Accordingly, we shall first scrutinise the stages proper to deterrence, prosecution and sentencing, before examining two expressions that are ambiguous from both a terminological and a rhetorical standpoint. These refer to the notion of border (“frontiĂšre”) and to belonging to a State.In conclusion, our work has been designed to examine the mismatches and interpretative loopholes that are generated, as terms circulate and are put to the purpose of legitimising rhetorical practices. Our thesis will demonstrate that at the end of the day, institutional discourse in security matters has obscured a debate which is nonetheless very much alive, and a worthwhile topic of concern to a far wider publi

    La dénomination « combattant terroriste étranger » dans les actes non contraignants de la Commission européenne (2001-2018) : une normalisation fondée sur la menace ?

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    This paper will analyse the emergence and prevailing use of the term combattant terroriste Ă©tranger (foreign terrorist fighter), in non-binding legal acts adopted by the European Commission from September 2001 to March 2018. We have taken a quantitative lexicometric approach, influenced by French discourse analysis, in order to encourage critical scrutiny of the terminology. In our view, the risk attendant upon continued wielding of an opaque, poorly-defined term, is that an unreliable framework may be set up for legal documents designed to be binding. Indeed, the vehicle for the nomenclature at issue is comprised of a range of declaratory strategies, which purport to rest upon a threat posed by the referent. The twofold perception that new legislation is urgently needed, and that consensus must be achieved, seems to have prevailed over another imperative, namely standardising the nomenclature so as to precisely elucidate what is meant by a combattant terroriste Ă©tranger from a legal and social standpoint, in order to avoid blurred and doubtful legal practice

    Pour une approche discursive de la terminologie européenne et nationale, en français et en espagnol, des textes non contraignants sur les politiques sécuritaires (2001-2018)

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    In reliance upon contrastive analysis, our study examines the standpoints which become manifest through the use of terminology as it relates to public policy in security matters. Our research rests upon a selection of non-binding instruments in French and in Spanish, published between 2001 and 2018 by the European Commission and by two Member States, namely France and Spain.Behind our decision to analyse documents issued by both European and domestic authorities, lie peculiarities in the way institutional discourse is produced. Recent studies in the area have shown that such discourse fosters a rhetoric of consensus, and tends to drown political debate. As it happens, these communication strategies themselves reflect clear-cut ideological standpoints. By examining how such terms circulate in an environment as diverse as the EU, one uncovers discrepancies that prove to be typical of the varied utterances produced in collective security matters.For our purpose here, we have adopted a theoretical approach that weaves the study of terminology into certain notions of French discourse analysis (ADF). Terminology places the term itself, i.e. the lexical unit used in a specialised field of knowledge, at its very core. Our own study will therefore focus on the value which the lexicon acquires when uttered by a legitimate authority – the institution – in the specific area of security policy. Terminological research has gradually shown that like lexical units, terms are bound both to the context in which they are used and to the circumstances in which their surrounding discourse is produced. Variants in the expressions used, as these emerge from each sub-corpus, will thus depend on the linguistic and extra-linguistic environment surrounding use of the term. Against that background, we have set out to ascertain whether the variants might be symptomatic of discrepant ideological standpoints. In that sense, ADF, which has traditionally dealt with the ideologies underpinning language, lends us the notions one requires to grasp the reasons that may lie behind shifts in a given term. The methodological approach has allowed us to combine lexicometric analysis of the corpus with detailed, in-context observation of a term’s inter-textual recurrences and terminographical sources. We set out our results further to a course of analysis which in reliance on deductive method, begins with selecting certain terms: “prĂ©vention”, “dĂ©tection”, “rĂ©pression”, “combattant terroriste Ă©tranger” et “criminalitĂ© transfrontaliĂšre”. The terms have been selected based upon upstream research into the literature of international relations, and typify the tensions that feed into academic, political and legal debate. In the first section, we examine the terms which pertain to strategic action (“prĂ©vention”, “dĂ©tection”, “rĂ©pression”), and in the second, we reflect on how the notions of a threat and the enemy have been conceptualised (“combattant terroriste Ă©tranger” and “criminalitĂ© transfrontaliĂšre”). Accordingly, we shall first scrutinise the stages proper to deterrence, prosecution and sentencing, before examining two expressions that are ambiguous from both a terminological and a rhetorical standpoint. These refer to the notion of border (“frontiĂšre”) and to belonging to a State.In conclusion, our work has been designed to examine the mismatches and interpretative loopholes that are generated, as terms circulate and are put to the purpose of legitimising rhetorical practices. Our thesis will demonstrate that at the end of the day, institutional discourse in security matters has obscured a debate which is nonetheless very much alive, and a worthwhile topic of concern to a far wider publicLe prĂ©sent travail se propose d’examiner, par une analyse contrastive, les positionnements qui ressortent d’une terminologie relative aux politiques publiques sĂ©curitaires. Cette recherche s’appuie sur une sĂ©lection de textes juridiques non contraignants, en français et en espagnol, publiĂ©s entre 2001 et 2018 par la Commission europĂ©enne et deux États membres : la France et l’Espagne. Le choix d’analyser les actes Ă©mis par les autoritĂ©s europĂ©ennes et nationales dĂ©coule de certaines spĂ©cificitĂ©s qui caractĂ©risent la production du discours institutionnel. Les Ă©tudes rĂ©centes dans ce champ de recherche ont dĂ©montrĂ© que celles-ci tendent Ă  favoriser une rhĂ©torique consensuelle qui soit Ă  mĂȘme de dĂ©samorcer le dĂ©bat politique. Or, ces stratĂ©gies discursives comportent en elles-mĂȘmes la trace de positionnements idĂ©ologiques prĂ©cis. L’observation de la circulation des termes, dans un contexte pluriel comme celui de l’UE, permet alors de dĂ©tecter les discordances qui caractĂ©risent les productions discursives plurielles concernant la sĂ©curitĂ© commune. Pour ce faire, nous avons adoptĂ© une approche thĂ©orique qui articule la terminologie Ă  certaines notions de l’analyse du discours « Ă  la française » (ADF). La terminologie place le terme, Ă  savoir l’unitĂ© lexicale utilisĂ©e dans un domaine spĂ©cialisĂ© de la connaissance, au centre de sa rĂ©flexion. Nous focalisons donc notre Ă©tude sur la valeur que le lexique acquiert lorsqu’il est prononcĂ© par une autoritĂ© lĂ©gitime – l’institution – dans le secteur spĂ©cifique des politiques sĂ©curitaires. La recherche terminologique a progressivement montrĂ© que les termes, comme les unitĂ©s lexicales, sont liĂ©s au contexte d’utilisation et aux conditions de production du discours dans lequel ils s’insĂšrent. Les variantes dĂ©nominatives, qui Ă©mergent des sous-corpus, dĂ©pendent donc du contexte linguistique et extralinguistique qui entoure l’utilisation du terme. À partir de cet arriĂšre-plan, nous nous sommes demandĂ© si les variantes pouvaient ĂȘtre le symptĂŽme de positions idĂ©ologiques discordantes. En ce sens, l’ADF, qui s’intĂ©resse traditionnellement aux idĂ©ologies sous-jacentes au langage, nous a fourni les notions nĂ©cessaires pour comprendre les raisons pouvant expliquer la variation d’un terme. L’approche mĂ©thodologique nous a permis de combiner une analyse lexicomĂ©trique du corpus Ă  une observation dĂ©taillĂ©e du terme dans son contexte, dans les reprises intertextuelles et dans les sources terminographiques. Nos rĂ©sultats sont prĂ©sentĂ©s aprĂšs un parcours d’analyse qui commence, selon une mĂ©thode dĂ©ductive, par le choix de certains termes : « prĂ©vention», « dĂ©tection», « rĂ©pression », « combattant terroriste Ă©tranger » et « criminalitĂ© transfrontaliĂšre». Ces derniers ont Ă©tĂ© sĂ©lectionnĂ©s sur la base de recherches menĂ©es en amont dans la littĂ©rature des relations internationales et sont reprĂ©sentatifs de certaines tensions qui alimentent le dĂ©bat acadĂ©mique, politique et juridique. Il s’agit, d’une part, d’observer les termes concernant les actions stratĂ©giques (« prĂ©vention », « dĂ©tection », « rĂ©pression ») et, d’autre part, de rĂ©flĂ©chir Ă  la conceptualisation de la menace et de l’ennemi (« combattant terroriste Ă©tranger » et « criminalitĂ© transfrontaliĂšre »). Dans le premier cas, nous nous attardons notamment sur les diffĂ©rentes temporalitĂ©s qui caractĂ©risent les stratĂ©gies de dissuasion et de condamnation d’une infraction ; dans le second cas, nous observons deux dĂ©nominations qui prĂ©sentent des ambiguĂŻtĂ©s sur le plan terminologique et discursif et qui Ă©voquent le concept de « frontiĂšre » et d’appartenance Ă  un État. En conclusion, notre travail vise Ă  observer les dĂ©calages et les ouvertures interprĂ©tatives qui se crĂ©ent lorsque des termes circulent et sont utilisĂ©s pour lĂ©gitimer des pratiques discursives. La thĂšse montre que le discours institutionnel sur la sĂ©curitĂ© finit par occulter les dĂ©bats qui pourtant sont bien prĂ©sents et qui devraient donc ĂȘtre explicitement inclus dans l’espace publi

    Synérgies Italie. Revue du GERFLINT. n. 17. INDUSTRIES DES LANGUES FRANCE-ITALIE

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    Ce numĂ©ro de Synergies Italie est l’occasion de prĂ©senter quelques recherches en cours en France et en Italie dans le domaine linguistique qui ont des applications concrĂštes au sein des industries des langues, ainsi que d’analyser les produits (corpus, bases de donnĂ©es terminologiques, outils de traitement automatique) existants, un quart de siĂšcle aprĂšs l’essor de ces industries. Nous nous sommes intĂ©ressĂ©es aux retombĂ©es que l’emploi gĂ©nĂ©ralisĂ© des technologies du traitement automatique des langues (TAL) a eues dans ces deux pays sur le grand public, sur les professionnels de la langue (traducteurs, terminologues, lexicographes) et dans le monde de la recherche universitaire. Nous nous sommes interrogĂ©es en particulier sur la prĂ©sence de la langue française et de la langue italienne (et de la traduction de l’une Ă  l’autre) Ă  l’intĂ©rieur des nouveaux instruments dĂ©veloppĂ©s

    La question européenne dans les organisations

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    Le dossier intitulĂ© « La question europĂ©enne dans les organisations » analyse comment « l’Europe » se donne Ă  voir, non seulement par le canal d’institutions communautaires mais aussi par le canal d’organisations diverses qui mobilisent le thĂšme europĂ©en en fonction de leurs intĂ©rĂȘts. Comment l’identitĂ© europĂ©enne se dĂ©finit-elle dans le contexte des demandes d’adhĂ©sion et d’élargissement ? Que nous apprend la circulation de l’expression « criminalitĂ© transfrontaliĂšre » Ă  une Ă©poque oĂč les enjeux sĂ©curitaires sont prĂ©gnants dans les politiques europĂ©ennes ? Comment les dispositifs numĂ©riques dĂ©ploient-ils diverses figures des publics de la communication europĂ©enne ? Quelle stratĂ©gie collective l’industrie du cinĂ©ma indĂ©pendant europĂ©en tente-t-elle de construire ? Comment les sites web de musĂ©es Ă  vocation europĂ©enne construisent-ils leur univers sĂ©mantique ? Comment les tĂ©lĂ©spectateurs d’un mĂ©dia paneuropĂ©en s’engagent-ils dans la sphĂšre publique europĂ©enne ? De quelle maniĂšre la protestation antinuclĂ©aire française s’articule-t-elle Ă  la protestation Ă  l’échelle europĂ©enne ? Autant de questions auxquelles les auteurs rĂ©pondent en articulant les dimensions stratĂ©gique et organisationnelle aux dimensions discursives et symboliques.Hors dossier, trois articles complĂ©mentaires s’intĂ©ressent aux coulisses du Centre de contact Europe direct Ă  Bruxelles, aux engagements interdisciplinaires du Centre d’études europĂ©ennes Ă  Turin et aux perspectives de recherches en communication europĂ©enne proposĂ©es par la coordinatrice du Laboratoire de recherche sur l’Europe sociale Ă  Bucarest
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