11 research outputs found

    La cartoteca della biblioteca di Geoscienze di Padova nell'era digitale

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    La tesi si propone di analizzare il trattamento del materiale cartografico all’interno della biblioteca: sia da un punto di vista catalografico sia in rapporto con le nuove tecnologie e le innovazioni dell’era digitale. Nel primo capitolo si cerca di dare una risposta ad alcune domande cruciali sul futuro della carta: ha ancora senso acquisire, catalogare e conservare la carta nel suo formato a stampa? Quali sono le novità che l’era digitale ha portato alla scienza cartografica? Se è evidente che l’avvento di internet, del web 2.0 e di nuove tecnologie come il GIS, hanno stravolto la cartografia tanto da coniare un nuovo termine come “neogeografia”, viviamo ancora in un’epoca ibrida dove, specialmente in campo accademico, la carta stampata ha ancora una propria utilità e non può essere rimpiazzata dalla sua versione digitale. Nel secondo capitolo viene analizzato il processo catalografico della carta mettendo in relazione i diversi standard di riferimento e la loro evoluzione nel tempo. A termine del capitolo, con l’ausilio dei dati ricavati da un questionario sottoposto agli utenti della biblioteca di Geoscienze di Padova, si analizzano i limiti degli OPAC tradizionali sia in rapporto alla peculiarità della ricerca a catalogo delle carte, sia in rapporto alle nuove tendenze del web (web semantico e linked data). Nel terzo capitolo viene analizzato il caso concreto della cartoteca di Geoscienze evidenziandone criticità ed opportunità: vengono proposte alcune soluzioni che potrebbero aiutare la biblioteca ad integrarsi pienamente nell’era digitale

    ICT nella didattica universitaria: esperienze di blended learning per favorire processi di work-life balance

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    Il lavoro proposto intende presentare un\u2019esperienza di blended learning, nella gestione e organizzazione di un intero corso di studi magistrale, rivolta ad una tipologia di studenti con particolari esigenze di work-life balance (lavoratrici e lavoratori studenti) al fine di indagare e valutare l\u2019efficacia e l\u2019efficienza del modello didattico. In particolare, secondo la prospettiva delle studentesse e degli studenti coinvolte/i, sono state prese in considerazione: l\u2019integrazione e la coerenza progettuale tra le attivit\ue0 in presenza e a distanza; le metodologie, le tecniche e gli strumenti proposti nelle attivit\ue0 online interne agli insegnamenti; il ruolo e la funzione dell\u2019 e-tutor

    The teaching of digital storytelling as a tool for cultural transmission and enhancement

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    Nel mondo dei musei e della comunicazione culturale, oggi, è diventato improrogabile attivare pratiche di coinvolgimento di nuovi pubblici, soprattutto delle nuove generazioni. Attraverso l’esemplificazione del progetto #iziTRAVELSicilia, coordinato a partire da maggio del 2016 dalla scrivente, la tesi vuole dimostrare come lo storytelling digitale sia una pratica didattica fondamentale e sostenibile per la trasmissione e valorizzazione culturale, anche attraverso forme di partecipazione proattiva e cocreativa da parte di quelle comunità definite dalla Convenzione di Faro quali “heritage communities”, ovvero “comunità di eredità” o “comunità patrimoniali”. Dopo un primo inquadramento sullo storytelling, partendo sin dalla trasmissione orale, sarà presentata una classificazione analitica delle varie tipologie di storytelling digitale, fino allo storytelling transmediale, analizzate attraverso specifiche esemplificazioni. Verranno pertanto esaminate sia le forme di comunicazione culturale digitale partecipata (come Wikipedia) sia i social media, divenuti uno strumento fondamentale nella divulgazione culturale e nell’evoluzione del linguaggio di questa comunicazione, divenuto sempre più democratico. L’analisi si concentrerà proprio sul linguaggio di una moderna comunicazione culturale. Si analizzerà il cambiamento del linguaggio stesso della comunicazione culturale, sempre più orientato verso una democratizzazione non solo del lessico ma anche dei contenuti, fino a considerare la pratica dello storytelling come l’approccio più coinvolgente e stimolante per l’utente finale, ulteriormente facilitato dall’utilizzo delle tecnologie digitali. Pratica comune a molti settori della comunicazione (dal giornalismo al turismo), oggi lo storytelling può essere realizzato anche attraverso piattaforme digitali, di cui si sono volute indicare alcune best practices a livello nazionale e internazionale. Abbracciando i principi della democratizzazione culturale attraverso lo storytelling digitale si presenterà in maniera più approfondita la piattaforma izi.TRAVEL e l'uso di quest’ultima realizzato in Sicilia, attraverso il progetto partecipativo #iziTRAVELSicilia. In questo progetto, divenuto processo partecipativo di tipo bottom-up, un ampio ruolo ha avuto la didattica dello storytelling digitale, introdotta con le “comunità patrimoniali” identificate dalla Convenzione di Faro, sia attraverso la progettualità della comunicazione culturale che la rielaborazione di un linguaggio più democratico e adatto allá più ampia audience possibile.Hoy en día, en el mundo de los museos y de la comunicación cultural, se ha vuelto improrrogable activar prácticas que involucren a un nuevo público, sobre todo a las nuevas generaciones. A través de la ejemplificación del proyecto #iziTRAVELSicilia, coordinado a partir de mayo del 2016 por quien escribe, la tesis quiere demostrar que el storytelling digital es una práctica didáctica fundamental y sostenible para la transmisión y valorización cultural, también través de formas de participación proactiva y co-creativa de aquellas comunidades definidas por la Convención de Faro como “heritage communities”; es decir, “comunidad de herencia” o “comunidad patrimonial”. Después de un primer enfoque sobre el storytelling, a partir de la transmisión oral, se presenta una clasificación analítica desde las varias tipologías de storytelling digital, hasta el storytelling transmedial, analizadas a través de específicas ejemplificaciones. Por ello, serán analizadas las formas de comunicación cultural digital participativa (como Wikipedia), al igual que las redes sociales, que se han convertido en un instrumento fundamental en la divulgación cultural y en la evolución del lenguaje de este tipo de comunicación, cada vez más democrática. El análisis se concentrará en el lenguaje usado por una comunicación cultural moderna. Será analizado el cambio del lenguaje de la comunicación cultural, cada vez más orientado hacia una democratización, no sólo del léxico, sino también de los contenidos, lo cual nos llevará a considerar la práctica del storytelling, facilitada además por el uso de las tecnologías digitales, como un enfoque más atractivo y estimulante para el usuario final. Considerado como práctica común en muchos sectores de la comunicación,desde el periodismo hasta el turismo, actualmente el storytelling se puede llevar a cabo también a través de plataformas digitales, de las cuales hemos querido analizar algunas best pratices tanto a nivel nacional como internacional. Abrazando los principios de la democratización cultural, a través del storytelling digital se examina de manera más profunda la plataforma izi.TRAVEL y su uso en Sicilia mediante el proyecto participativo #iziTRAVELSicilia. En este proyecto, convertido en un proceso participativo de tipo bottom-up, la didáctica del storytelling digital ha desarrollado un amplio papel dentro del campo de las “comunidades patrimoniales” identificadas por la Convención de Faro, tanto a través de la proyectualidad de la comunicación cultural como de la reelaboración de un lenguaje más democrático y apto para la mayor audiencia posible.In the world of museums and cultural communication, today, it has become imperative to activate practices for engaging new audiences, especially the younger generations. Through the example of the #iziTRAVELSicilia project, coordinated since May 2016 by the author, the thesis aims to demonstrate how digital storytelling is a fundamental and sustainable teaching practice for cultural transmission and valorisation, also through forms of proactive and co-creative participation by those communities defined by the Faro Convention as "heritage communities". After an initial overview of storytelling, starting from oral transmission, an analytical classification of the various types of digital storytelling will be presented, up to transmedia storytelling, analysed through specific examples. Both forms of participatory digital cultural communication (such as Wikipedia) and social media, which have become a fundamental tool in cultural dissemination and in the evolution of the language of this communication, which has become increasingly democratic, will therefore be examined. The analysis will focus precisely on the language of modern cultural communication. It will analyse the change in the very language of cultural communication, increasingly oriented towards a democratisation not only of the vocabulary but also of the content, to the point of considering the practice of storytelling as the most engaging and stimulating approach for the end user, further facilitated by the use of digital technologies. A common practice in many areas of communication (from journalism to tourism), storytelling can now also be achieved through digital platforms, some of whose best practices at national and international level have been indicated. Embracing the principles of cultural democratisation through digital storytelling, the izi.TRAVEL platform and its use in Sicily through the participatory project #iziTRAVELSicilia will be presented in more detail. In this project, which has become a bottom-up participatory process, digital storytelling didactics played a large role, introduced with the "heritage communities" identified by the Faro Convention, both through the planning of cultural communication and the reworking of a more democratic language suitable for the widest possible audience. Key words: digital storytelling; connecting museum; cultural accessibility; digital platforms; participatory processes

    Passages metrocorporei: il corpo come dispositivo tecnologico in una estetica della transizione.

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    The aim of my research is to re-categorize aesthetics in relation to trans-media and digital flows, analyzing artworks from a different perspective in a “post-digital” context and re-examining the relationship between science and art.\ud Artists have begun to tackle the concepts, the tools, and the contexts of scientific and technological research: the results of their works are provocative and intriguing. I have identified, and studied extensively, those artists who have been working combining both scientific and technological approach, and so I outlined new perspectives in the art fields, in order to explain the complexity of the world following a trans-disciplinary method. The starting point of my research is Walter Benjamin’s concept of “chef d'oeuvre”, that is to say his Parisian Passages. This unfinished work, that kept the German philosopher occupied for thirteen years, from 1927 until his death in 1940, is a patchwork of quotations, fragments and thoughts jotted down with a work-in-progress conception, which has been thought to build the physiognomic construction of a dialectic image of history “in an halting condition”. In the first phase of my research, I used Benjamin’s Passages as a metaphor to draw a body geography, tracing the imprint of the body placed in an image that “floats” in an undefined space. The image offered redefines body condition and the feelings it produces in relation to the world through the use of new technologies. I identify this new condition, undertaken by body, introducing a neologism: the ‘metro-body’. This expression allows me to reconfigure and hypothesize a different level and a different meaning of corporeality. When our body is connected to technological devices, i.e. to Web, the 'intentional arc' mentioned by Merleau Ponty expands; it remains (potentially) in tension, almost on the line break. When we enter in connection with Web, the shape and the image of our body perception are “embedded”, reacting to the presence of our body with a corporeal-feedback. The corporeal-feedback consists of a complex, distinct, decomposed and hybrid image. It is at this stage of re-configuration that the condition of the metro-body comes into existence. It works as a filter between our Leib (lived body), that interacts in connection with Web and our bodies, which are virtually embodied in multiple functional identities marked with distinctive passwords and nicknames (avatar). Art has long questioned its status in relation to modern technologies, taking to understand the importance of this new and varied corporeal dimensions: from Ballard’s sci-fi literature, to Cronenberg’s films; from Artaud’s Body without Organs (CSO), to all the various forms of Body Art; from Orlan’s aesthetic and bio-politic practices, to Sterlac’s contamination between flesh and technology, up to Jaron Lanier’s virtual reality. Artists have investigated the meaning of this new existential dimension, adopting plural and innovative means and elaborating meta-narratives of bodies and changing identities. Aesthetics, considered as the science of sensory knowledge, must take into account and analyze this new social and artistic reality. In order to do that successfully, aesthetics must also be contaminated with anthropology, psychology, semiotics and natural sciences, placing itself in a trans-disciplinarity context. Within this new conception, aesthetics is no longer considered as a delimited area, but moves through bodies floating in a the displaced territory made of humankind connections. Therefore, the aim of my research should be considered as twofold. On the one hand I started my investigation dealing with what might be considered the lower part of this issue, i.e. the ways in which the “re-shaping” / “re-covering” of the aesthetic field come off. Current aesthetics might be redefined as an aesthetic touch-screen. A thorough evaluation/consideration of this composed term has led philosophers to “touch” their discipline and its tools in relation to body, intended as a container of symbolic meanings that interact and mingle with and through mechanisms of connection and hybridization with digital devices and their applications. On the other hand, I try to analyze how this new, contaminated and floating, aesthetics, is capable to illuminate a new multi-identity. In this perspective the idea of metro-body acquires an actual meaning, i.e. it anticipates new corporeal re-configurations. First of all, in order to help their emersion, I take into account the results of the investigations made by some important philosophers, such as Husserl’s corporeal distinctions, Merleau Ponty's phenomenological revision of flesh, Deleuze’s rhizomatous approach towards body and his fascination with viande. As a second step of my research, I investigate the approaches undertaken by scholars and performance artists who have interpreted and reflected on the contemporary condition of body: from the performers operating in the field of digital art, to those operating in the field of new media art; from McLuhan’s Gutenberg Galaxy, to Derrick de Kerckhove’s Brainframes; from Gregory Bateson’s ecology of the mind, to David Le Breton’s anthropology of pain, up to the prosthetic applications recently used in the medical field (from “the fastest thing on no legs”, Oscar Pistorius, to Argus II Retinal Prosthesis System, the bionic eye realized by the University of Santa Cruz in California). In this final phase of my research I try to suggest some practical examples of the metro-body concept. In order to achieve my aim, I observe and implement an ethnographic research on digital arts as well as on performing actions, reflecting on the use of body in relation to technology. I take into account the various international festivals of contemporary art and, at the same time, I try to study and give some examples of prosthetic, or plant application, in medicine, where technology and medicine are combined in a new medical anthropology. Contemporary society is facing the challenge of complexity and in this panorama the metro-body concept functions as a filter of a new bodily condition, placed between the reality and the virtual space. At the same time, aesthetics is going to participate actively, in a trans-disciplinary way, to a new form of narrative (cross-media-narrative). Therefore, we could say that a new form of trans-aesthetics (aesthetics-of-transition) is possible; it floats through hybrid bodies in a digital world. Rethinking the body is the main aim of my project.\ud \ud \ud Passages metrocorporei. Il corpo come dispositivo tecnologico in una estetica della transizione\ud La mia ricerca si orienta nel tentativo di ricategorizzazione estetica in relazione ai flussi transmediali e digitali, ripensando l’opera d’arte da una diversa prospettiva. Come punto di partenza prenderò in considerazione il “chef d’oeuvre” di Walter Benjamin: I “Passages” di Parigi. Questo lavoro incompiuto che tenne il filosofo tedesco occupato per tredici anni, dal 1927 fino alla sua fuga verso la morte nel 1940, si presenta come un montaggio di citazioni, tracce e pensieri frammentari in divenire, alla ricerca di erigere nel tempo ritrovato, una costruzione fisiognomica di un’immagine dialettica della storia “in condizione di arresto”. Nella prima fase di ricerca, scomoderò Walter Benjamin, utilizzando l’opera I “Passages” di Parigi, come metafora per tracciare un’impronta che ricalchi una geografica del corpo collocato in un’immagine che “fluttua” in uno spazio non definito. L’immagine offerta ricalcolerà la condizione corporea e il sentire in relazione con il mondo, attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. Questa nuova condizione che il corpo assume, proverò a chiamarla metrocorpo. Questo termine mi permetterà di riconfigurare e stabilire un diverso grado di corporeità e un differente significato. Nel momento in cui il nostro corpo si connette al dispositivo tecnologico o inserito in uno spazio virtuale, l’“arco intenzionale” di cui parla Merleau-Ponty si espande; esso rimane in tensione (in potenza), quasi sulla linea della rottura. Nel momento di immersione in un ambiente virtuale, la nostra percezione del corpo, lo schema corporeo e l’immagine corporea si “incorporano” restituendo così al nostro corpo un feedback (ritorno corporeo), che si compone di un’immagine complessa, diversa, scomposta e ibrida. Proprio in questa fase di riconfigurazione nasce la condizione del metrocorpo. Esso funziona come filtro-immagine tra il nostro corpo che inserito in uno spazio virtuale riconfigura la sua realtà corporea. L’arte ha da tempo rimesso in discussione il suo statuto in rapporto con la tecnologia e allo stesso tempo ha compreso la pregnanza di questa nuova e molteplice dimensione corporea. Dalla letteratura sci-fi di Ballard, al cinema di Cronenberg, dal Corpo senza Organi (CsO) di Artaud attualizzato da Deleuze, alla Body Art, dalle pratiche estetiche bio-politiche attuate da Orlan, alle contaminazioni tecnologiche della carne di Stelarc, fino alla realtà virtuale di Jaron Lanier; gli artisti hanno indagato, con mezzi plurali e inediti, il significato di questa nuova dimensione esistenziale, costruendo meta-narrazioni del corpo e identità mutanti. L’estetica, in quanto scienza della conoscenza sensibile, deve tener conto di questa nuova realtà sociale e artistica, e per analizzarla, deve anch’essa contaminarsi con l’utilizzo dell’antropologia, della psicologia, della semiotica e delle scienze naturali. La nuova estetica non possiede più uno spazio delimitato, ma si muove attraverso corpi che fluttuano nei piani de-territorializzati di un’umanità in connessione. Lo scopo del mio lavoro di ricerca è duplice. Da un lato indagherò a fondo le modalità con cui avviene questo “rimodellamento” della disciplina che veste un nuovo abito. L’attuale travestimento dell‘estetica potrebbe richiedere l’utilizzo del touch-screen. Quest’ultimo termine conduce il filosofo a “toccare” la disciplina e i suoi strumenti in relazione al corpo, in quanto contenitore di significati simbolici che interagiscono e si contaminano con e attraverso i meccanismi di connessione e ibridazione con la macchina digitale e le sue applicazioni. Dall’altro lato della ricerca, invece, tenterò di analizzare in che modo questa neo-estetica, contaminata e fluttuante, riesca ad illuminare una nuova multi-identità. L’immagine del metrocorpo, a questo punto, si è dotata di un possibile senso, prefigurando nuove riconfigurazioni corporee. Per far questo, mi servirò prima di tutto delle ricerche di alcuni filosofi, come delle distinzioni corporee di Husserl, fino alla revisione fenomenologica della carne di Merleau-Ponty, per poi attraversare l’impostazione rizomatica dell’organismo e la fascinazione della viande in Deleuze. Come seconda modalità d’indagine, impegnerò i teorici e gli artisti performativi che hanno riflettuto e interpretato la condizione del corpo contemporaneo, dai performer del digital art a quelli dei new media art. In questa ultima fase di ricerca proverò a fornire alcuni esempi concreti per finalizzare il concetto di metrocorpo. Per far questo, tenterò di osservare e applicare una ricerca etnografica sia sulle arti digitali che sulle azioni performative, che riflettano sull’uso del corpo in rapporto alla tecnologia. Analizzerò prima di tutto i diversi Festival d’arte contemporanea sia a livello nazionale che internazionale, allo stesso tempo, tenterò di studiare e fornire qualche esempio di applicazione protesica o impiantistica nel settore medico, dove la tecnologia e medicina si completano per una nuova antropologia medica. La contemporaneità a questo punto gioca la sfida della complessità, mentre il metrocorpo filtra una nuova condizione corporea tra lo spazio reale e quello virtuale e l’estetica si trova a partecipare attivamente e trans-disciplinarmente ad una nuova narrazione. Una nuova estetica della transizione (transestetica) verso il digitale è possibile, essa fluttua attraverso corpi ibridi in uno spazio digitale.\ud \u

    La ricostruzione virtuale di una mostra. Il case study “Eleonora Duse e il suo mito”

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    Il fulcro della presente ricerca è la ricostruzione, attraverso i materiale custoditi nell’archivio Guerrieri di Sapienza, della mostra "Eleonora Duse e il suo mito", organizzata da Gerardo Guerrieri a Palazzo Venezia di Roma nel 1985, la quale rappresenta l’ultimo allestimento da lui curato prima della sua tragica scomparsa, e ben si presta come case study di ricostruzione di una mostra attraverso i materiali d’archivio. Tale progetto ambisce alla creazione di un prototipo virtuale della mostra che è stata presentata durante la discussione della presente tesi. L’innovazione della ricerca e il suo fulcro risiedono nel voler riproporre una mostra allestita nel passato attraverso un allestimento in realtà virtuale. Inoltre, questa sezione dell’archivio è stata prescelta non solo perché com’è noto rappresenta l’oggetto del trentennale e ossessivo studio mai ultimato di Guerrieri, ma perché si presta alla formulazione di standard archivistici condivisi per la descrizione del materiale proveniente da archivi di spettacolo, standard tuttora attualmente non disponibili sia sul piano nazionale che su quello internazionale, e pertanto è stato avviato un gruppo di ricerca con l'Istituto Centrale per il Catalogo Unico e la Documentazione (ICCD). L’adozione di standard condivisi permette infatti non solo di semplificare operazioni di routine quali la catalogazione, ma garantisce anche l’interoperabilità tra sistemi differenti, consentendo così la condivisione dei metadati descrittivi. Il presente progetto quindi si pone l’obiettivo di ricercare un metodo per valorizzare il patrimonio culturale custodito negli archivi di spettacolo, basando la riflessione sull’uso delle fotografie e delle immagini digitali

    LA CITTÀ PALINSESTO/II. Tracce, sguardi e narrazioni sulla complessità dei contesti urbani storici: Rappresentazione, conoscenza, conservazione

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    [Italiano]:Questo volume accoglie le più recenti riflessioni attorno ai necessari fondamenti, teorici e di pensiero, nonché gli aspetti tecnici, artistici, tecnologici che portano a concepire la città e il paesaggio come palinsesto figurativo e fenomenologico. Città e paesaggio, infatti, continuamente soggetti a operazioni di cancellature e riscritture – in termini di progetto e restauro, di tutela e valorizzazione, di disegno e ridisegno – sono i testimoni visivi di come appare a noi il palinsesto oggi, grazie al connubio sempre più stretto fra tecnologie e strumenti di visione, in un’ottica proiettiva e trasformativa fortemente relazionale ./[English]:This volume contains the most recent reflections on the necessary foundations, theoretical and thought, as well as the technical, artistic, technological aspects that lead to conceiving the city and the landscape as a figurative and phenomenological palimpsest. City and landscape, in fact, continually subject to erasing and rewriting operations – in terms of project and restoration, protection and enhancement, design and redesign – are the visual witnesses of how the schedule appears to us today, thanks to the increasingly squeezed between technologies and tools of vision, in a highly relational projective and transformative perspective
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